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La Provincia di Modena (3)

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La Provincia di Modena

e la promozione artistica (3)

Scultura

Si registra un’articolata adesione a Novecento, con B. Boccolari,
Dante Zamboni, pure validi incisori, come si rileva dai loro rilievi della Loggia nel cortile del Palazzo comunale, con figure allegoriche dalle pose manierate e fattezze monumentali.
Giovanni Bandieri risente dei modelli primitivisti di Arturo Martini, in “Busto di Giovanna”, (’27) alla Galleria nazionale di Roma.
Alfredo GUALDI con “Testa femminile” (’33), in gesso dipinto, riproduce i Valori plastici, mediati dai Compianti policromi di Guido
MAZZONI, mentre con Mucca e vitellino, un gesso patinato a bronzo
(’34) risente del Graziosi de “La madre” (’12), ma la resa stilizzata assume valori impressionistici, che risaltano in contrasto con la modellatura di tipo platico.
Uno dei più notevoli scultori, é Vittorio MAGELLI, che vincendo il
Premio Poletti, viene in contatto con La Scuola romana assumendo per referenti Mafai, Scipione, Antonietta Raphael che, in polemica con
Martini, aveva scritto: Scultura, lingua viva. Di questo modello plastico, risente il suo Adamo ed Eva del Museo Civico (’31); espone alla I Quadriennale romana con “Nudo di bimba” d’influsso martiniano, come Donna seduta (’39) della Raccolta, una forma essenziale che spicca nella calda tattilità plastica della terracotta. “Il ritratto di Cristina Vigarani” presenta emblematiche affinità elettive con
Medardo ROSSO, come in Volto di bimbo. Il primitivismo di Martini si rileva nei vividi alto-bassorilievi, in cui balzano in primo piano toccanti fattezze morbide di bimbi per l’Istituto provinciale per l’infanzia (’53) che risentono del modellato sinuoso dei putti di
Della Robbia dell’Ospedale degli Innocenti, ma anche dello
“stiacciato” di Donatello.
Aderisce a Novecento anche IVO SOLI, ispirato al Graziosi, nel “Nudo femminile” della Raccolta (’27), un gesso patinato a marmo, di tipo naturalistico, desunto dal modello di ‘ALSOLE’ del Museo Civico , il cui bronzo fu esposto a Ca’ Pesaro nel ’19, in una stilizzazione elegante novecentista che s’ispira a MAILLOL, poi abbreviata e animata dalla tensione materica e dall’abbreviazione, apportata alle masse e ai volumi, con la Deposizione’ del Museo civico, articolando le forme frammentate, intaccate da slabbrature, come nel plasticismo espressionista di MINGUZZI.

Grafica

Si deve di Giuseppe Graziosi l’affermarsi di tecniche incisorie con acqueforti, litografie, ountesecche; segue le sue orme, Alberto
Artioli con Abbazia di Nonantola, un’acquaforte della raccolta, animata da un’inquietudine decadentista. Fra gli allievi del Graziosi che, a Firenze, conobbe l’alto magistero pittorico e incisorio di
FATTORI, annoveriamo A. Baracchi, Vellani Marchi, D. Zamboni che, avendo in scultura, per referente, Arturo Martini, in grafica, traduce il visionarismo delle Illuminazioni di W. Blake e il più drammatico espressionismo di Ensor.
Ubaldo Magnavacca oltre che pittore e scultore, é grafico di rara finezza, esperisce una tecnica di consumata valentìa; le sue acqueforti risentono del Graziosi in Pozzaioli (’30) sul lavoro; suoi allievi, sono W. Morselli, Iro Malavasi, Peppino Ascari, il cui
Castello di Vignola (’33) con strutture architettoniche ponderose e massicce.
Benito Boccolari è garbato illustratore dei Classici del ridere di A.
F. Formiggini e si riallaccia alle xilografie di De Carolis, con il filtro di Bistolfi in movenze Liberty; partecipa alla XIX Biennale veneziana con Il mio torchio, in un contrasto tra la saldezza compositiva e l’irrompere di fiotti di luce, a scardinare l’assetto formale, intaccandone la compattezza, altrimenti a tutta prova.

Il dopoguerra

Ghigo Zanfrognini era assiduo della Saletta amici dell’arte, che ha siglato le tendenze dell’arte contemporanea, accogliendo le opere degli esponenti più significativi. Zanfrognini, con la “Natura morta” del ’48 partecipa alla XXIV Biennale veneziana, impiegando la trasparenza dell’acquerello, per dar vita a una stilizzazione geometrica, scomponendola in sfaccettature cubiste che si animano nelle strutture dinamiche futuriste. Sotto l’influsso di Prampolini e
Balla aeropittori, come Gerardo Dottori, risulta “Composizione per vetrata”, mentre “Piccola darsena”, “Costa ligure” e “festa di cocomero” risente della lezione cubista; la successiva “Vetrina”, in un’incessante sperimentazione, che gli fa accogliere le istanze polimateriche del Dada, di Prampolini e di più tardi: esiti Pop.
Gino Scapinelli meriterebbe una miglior valorizzazione con un’antologica adeguata; voglio ricordare la sua cultura eclettica, anche con una grande sensibilità musicale, una propensione per la letteratura e il teatro, che si sarebbe estrinsecata nella scenografia, con parecchi bozzetti e appunti visivi.
La sua feconda vena trova il clou nelle raffinatissime nature morte, delineate in punta di pennello, in cui la luce si dispone in tocchi fosforici, virgole cromatiche guizzanti che accarezzano i contorni delle cose che sembrano pulsare, animando la composizione. Toccante la
“Natura morta a con melone”, in cui il globo solare del melone spicca su uno sfondo perlato, in cui la pennellata ariosa diviene stesura vellutata.
Pompeo Vecchiati assume come medium il monotipo, con interventi cromatici a olio o a tempera. Risente di Braque la “Caffettiera” della
Raccolta, intrisa di un rosso primario; guarda anche a Matisse e a
Rouault, ma anche di Chagall nei Pagliacci, acquistato dalla
Provincia, presso la XXVII Biennale veneziana.
Gli esordi di Mario Molinari risentono dell’aeropittura di PrampolIni, con “Anima va nel cosmo” del Museo. Ma il Molinari più noto é quello della bonomia sorridente in cui esprime la vena caricaturale, come
Graziosi, Jodi, Vellani Marchi ed Enzo Manfredini, confluiti nell’illustrazione delle numerose riviste umoristiche locali. Bella è
L’acquerello La Scuola della Raccolta, che ricorda l’analogo soggetto di Alberto Viani della Pinacoteca di Bologna.
La presenza di artisti “forestieri” è legata soprattutto alla “Saletta amici dell’arte”, ma anche ad alcune gallerie, come La Sfera che ospitò opere di. Renato Guttuso, 2 delle quali esposte sono,
Revanscismo e Testa d’uomo. Sono confluiti nella Raccolta anche opere di Tono Zancarto che rese con un segno esile e fluido l’impalpabilità del sogno; la stessa levità, si rileva in Periferia di Comacchio e un vaso in ceramica, ammirato in mostra. Delle opere simboliste di Carlo
Mattioli, quali le Marcite tradiscono un sapiente dosaggio cromatico, come nelle Hautes Pates di Fautrier; entrano nella Raccolta La Capra e
Paesaggio del misantropo Mattioli.
Dell’ottimo Alberto Sughi, cesenate, ma romano d’adozione, abbiamo ammirato diverse personali punteggiate dalle ambientazioni notturne, di personaggi, in alcune personali, presso gallerie private, punteggiate da ambientazioni notturne, costellate di personaggi al night club, intrisi espressionisticamente di nero-pece; della
Raccolta, fan parte gli Impiegati, una superba tela in cui si assiste a una tensione materica, in cui il cupo dissolvi del fondo e acceso da sprazzi di luce fosforica.
Di Zigaina, si ammira Ceppaia in primavera, ma vorrei ricordare superbe prove grafiche, di soggetto entomologico e animale dell’artista friulano, di grande levatura e di rara perizia tecnica in soggetti espressionisticamente vitalistici.
Dovuta all’applicazione della legge del 2%, é il progetto per l’Istituto Barozzi, affidato a Ilario Rossi, di cui fu acquistato il bozzetto progettuale che però non fu realizzato.

Presenze artistiche contemporanee
E’ una carrellata tra gli artisti, “giovani relativi”, che il fiuto del compianto Giorgio Cornia aveva assicurato alla Raccolta: accanto a maestri della generazione precedente, come l’espressionista Alberto
Cavallari, di cui esistono toccanti prove in un drammatico diario visivo del lager, dov’era prigioniero l’artista e le sublimi, scabre prove del Delta, con una tavolozza cupa, appena rischiarata da tocchi di luce perlata; il simbolista M. Venturelli che traduce un naturalismo elegiaco in cui ci si cala panicamente; Enzo Trevisi espressionista offre sapidi paesaggi e personaggi ironici, anche in ottimi esemplari grafici, su carta e in tiratura; ammalianti, le superbe policrome nature morte, ma di sapida e brillante consistenza, in cui gli oggetti, resi con sapienti tocchi di colore radioso, sono incastonati in un fondo neutro; Covili é in bilico tra il Naif e l’Espressionismo; l’ineffabile G. Della Casa, lirico illustratore dei poeti, già cari a Fernanda Pivano, oltre a eleganti tavole, per le poesie di Paul Vangelisti; recente la mostra, dedicata al Duomo: Anima mia; ammiriamo Rosa di Luca Leonelli, che dopo il superbo Bestiario, con una varietà canina e un repertorio entomologico, che piacerebbe a
Giorgio Celli, fa librare Variopinte Farfalle, alla Darsena; il
Nuclearismo è ancora in auge, col filtro di Vecchiati e Spazzapan, nelle opere recenti di Carlo Barbieri; Carlo Cremaschi e lo sperimentalismo materico, che ha siglato gli “ismi” del secolo, come
Dada, Cubismo, Futurismo e soprattutto i Polimaterici di Prampolini e certe accumulazioni Neodada, che talvolta richiamano l’arte Povera, che ha fatto ricchi gli esponenti, varati da Germano Celant.
L’ironico Erio Carnevali attraversa la stagione materico-espressionistica da Vecchiati, a Rothko, in ampie tele, intessute di vivide tarsie cromatiche.
Il sensibile Davide Benati, da un lirismo, tradotto in un sintetico repertorio floreale, tradotto in effusivi tocchi, che ne sfidano la struttura, fino all’abstraction lirique, fino a rasentare l’astrazione vera e propria, con moduli geometrici, saldamente impaginati in primo piano che finiscono, per disgregarsi col ricorso a sapienti “fuochi” di una luce fosforica della recente produzione dell’artista; che ha ottenuto importanti affermazioni, come le personali in un paio di
Biennali veneziane.
Gianni Valbonesi é colto da amor di materia sub specie neo-dada, che rivela l’influsso degli sperimentalismi polimaterici prampoliniani e l’incursione nei territori fantastici delle Hautes Pàtes di Fautrier; per le consumate carte, guarda a Burri, ma anche a Corrado Cagli. Il suo Arcipelago fluttua nella Raccolta.
Franco Vaccari ha un curriculum di tutto rispetto con ben 4 personali ad altrettante Biennali veneziane, siglato da incursioni nel labile territorio della Body art, nel concettualismo, con l’ausilio del medium fotografico; ironiche , le sue sculture, ammirate in un’antologica alla Palazzina.

Giuliana Galli

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