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Mi Manchi – Ippolita Avalli

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Feltrinelli
 
Ritorna Vera Giovanna Sironi, la protagonista del volume che conclude la triologia della scrittrice milanese iniziata  con La dea dei baci e Nascere non basta. La donna è tormentata dalla scomparsa a Londra del figlio Gabriele, un amore unico, struggente, un amore materno per il quale ha rinunciato, per diciotto anni, a rapporti con uomini. Frutto di una relazione avuta con il suo grande amore Guido, un compagno morto nel giorno del suo 41 anno e al quale non ha rivelato di essere il padre perché aveva una storia con un’altra donna, Vera ripercorre, nel suo soggiorno a Londra, alla ricerca del figlio, la sua tormentata vita privata e pubblica. Il libro si snoda fra gli anni trascorsi a Roma, l’impegno politico, le battaglie per cambiare il mondo, la difficile decisione di abortire dopo un rapporto sessuale con Omar, la morte di Aldo Moro ( che la Avalli condanna) ,  le amicizie durature con Sandra e Carla, i rapporti altalenanti avuti con Guido. Uomo amato, sfuggente, Guido amerà, a suo modo, Vera con la quale avrà una serie di incontri, ma alla quale non si legherà completamente. Le pagine che descrivono il rapporto con Guido sono molto romantiche, intense, così come è struggente il rapporto fra madre e figlio sapientemente tratteggiato nel romanzo. Vera è di sinistra, Gabriele di destra, i loro rapporti sono conflittuali come capita sovente fra genitori e figli e, lascia intendere la scrittrice, a volte è l’eccesso di amore che incrina i rapporti. Basti pensare alla bellissima  scena in cui Omar, ritrovato a Londra, farà buttare a Vera gli abiti del figlio non perché non lo ami più, ma per cercare di equilibrare il rapporto. L’amore assoluto per Gabriele aveva, di fatto, annullato Vera che, non avendo conosciuto la madre, aveva riversato nei confronti del figlio tutto il proprio amore, soffocando la voglia di libertà del giovane. Il finale del libro è positivo perché la donna riuscirà a dare un senso alla propria esistenza e a ritrovare la serenità perduta per decenni. Mi manchi è ,in primis, un libro d’amore: la protagonista descrive il suo amore per Giulio, per Omar, per Gabriele, descrive i conflitti generazionali, alterna molto bene il presente al passato, traccia uno spaccato impeccabile dell’Italia degli anni 70 e 80. E’, altresì, un libro politico perché la scrittrice non fa mistero di esprimere le proprie idee sull’amore, sul sesso, sul matrimonio, sul divorzio, criticando il perbenismo borghese, ma è soprattutto un romanzo intriso di forti  passioni e questo non è una novità per chi conosce la precedente produzione letteraria  della Avalli. Quello che colpisce, procedendo nella lettura, al di là della trama abilmente orchestrata e dei personaggi  magistralmente tratteggiati , è la scrittura. Alta, poetica, intensa.

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