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Intervista a Larcher Editore

13 min read

Intervista a Fabio Larcher della Larcher Editore per saperne di più su una casa editrice piccola ma stimolante


(www.larchereditore.com)

Una breve storia della Vostra Casa Editrice e della sua collocazione sul mercato italiano.
Larcher Editore nasce nel gennaio del 2002, dalla (diciamo le cose come stanno) megalomania di Fabio Larcher, ventinovenne operaio metalmeccanico da sempre innamorato della letteratura fantastica. La storia di questo progetto editoriale è ancora breve ma già intensa; i volumi realizzati sono stati per lo più accolti con favore dal pubblico, soprattutto i saggi inerenti Tolkien e Star Wars. Molte sono state le nostre iniziative. Molte stanno bollendo nella nostra pentola.

Quali sono al momento i Vostri punti di forza?

La qualità dei testi scelti (a parte qualche eccezione, specie fra i titoli iniziali) è per lo più buona. La confezione dei volumi è molto curata dal punto di vista grafico. Inoltre i prezzi sono più che abbordabili.

 

Parlateci di una iniziativa cui volete dare il massimo risalto, e alla quale tenete molto.

Stiamo cercando di produrre alcune riviste da fumetteria, ma per adesso c’è il silenzio stampa su tutto…

 

I Vostri consigli a un autore esordiente?

Affidarsi per quanto possibile al magistero di qualche professionista che possa guidarlo nella produzione di un testo pubblicabile (se non proprio nella stesura di un capolavoro… cosa che tutti gli editori aspettano ansiosamente).

 

Un esordiente come deve presentarVi un manoscritto?

In forma cartacea, naturalmente, e fornito di: lettera di presentazione e sinossi. Ma preferiamo che siano i nostri uomini di fiducia a segnalarci qualche scrittore promettente…

 

Come può orientarsi un esordiente nella selezione delle case editrici a cui inviare il proprio lavoro?

Tanto per cominciare: mai inviare un manoscritto a una casa editrice di cui non si conosce il catalogo e di cui non si siano letti almeno tre/quattro libri.

 

Vi sentite di indicare qualcosa di particolare a un emergente circa la revisione dei suoi testi?

Nessuno è miglior giudice di se stesso. Affidatevi alle orecchie di persone qualificate… in mancanza delle quali organizzate una lettura pubblica… leggere in pubblico è talvolta traumatico ma utile…

 

Quando è il momento per un autore esordiente di spedire la sua opera agli editori?

Sempre (se è privo di senso critico). Mai (se ne è troppo dotato).

 

Ritenete che sia fondata l’utilità dei corsi di scrittura?

I corsi di scrittura sono utili nella misura in cui tentano di fornire una professionalità all’aspirante. Spesso sono gestiti da persone incompetenti, ma questo è un altro discorso. La cosa fondamentale resta comunque il talento dell’aspirante, senza il quale un corso di scrittura sarebbe inutile.

 

E il ruolo delle Agenzie Letterarie nel panorama editoriale italiano quale è? C’è da fidarsi?

In Italia esiste (oltre a centinaia d’altri) questo paradosso curioso: le agenzie letterarie o sono piccole e senza veri contatti presso le case editrici che contano (ma forniscono a pagamento una moltitudine di servizi più o meno utili); oppure sono talmente grosse che si curano esclusivamente di gestire i diritti di best-selleristi stranieri. In entrambi i casi nessuno fa opera di scouting. Ma da qui a dire che esse sono inutili ce ne passa…

 

Cosa consigliereste di leggere a un autore esordiente per migliorare la sua formazione?

Tutto, ovviamente.

 

Domanda cruciale: Scrittori si nasce o si diventa? In breve quanto conta il talento di base rispetto a quanto si può eventualmente acquisire in seguito a livello di tecnica?

Come detto più sopra, scrittori si nasce… ma senza lo studio scrittori mancati si muore!!!

 

Si dice che l’aver vinto dei concorsi letterari a volte sia un’arma a doppio taglio nei confronti delle case editrici. E’  vero? Insomma, giova o gioca a sfavore?

Secondo me è del tutto indifferente. I concorsi letterari sono un mondo a parte.

 

Tra centinaia di manoscritti che una casa editrice esamina, quali sono i particolari che possono significare la differenza?

Dirò una banalità: lo stile.

 

Vi è mai capitato, come dire, di non dare considerazione a una giovane promessa, che poi magari è stata “scoperta” e lanciata da altre case editrici concorrenti?

No.

 

 Si comincia a pensare che dopo il primo successo molti autori emergenti, dopo la prima pubblicazione, siano destinati a un flop quasi predestinato. Quanto influenza questo sulle Vostre scelte editoriali?

Nessuna.

 

Siete dunque alla ricerca più di un valido professionista, altamente motivato, e capaci di vendersi bene, piuttosto che di un diletttante entusiasta. Me lo conferma?

Siamo alla ricerca di qualcuno che sappia scrivere cose che ci appassionano e che potrebbero appassionare un pubblico. Meglio se al posto di personaggi isterici e mitomani si ha a che fare con persone ragionevoli.

 

Autori continui, regolari, costanti, che scrivono con regolarità e che si suppone possano crescere fino a raggiungere un alto livello di professionalità e di bravura. Potrebbe essere questo l’identikit del Vostro autore ideale?

Ehm… se non giungono da noi già bravi non li pubblichiamo di certo…

 

E quando ne incontrate uno da cosa siete in grado di riconoscerlo? E soprattutto siete veramente certi di essere in grado di riconoscerlo?

Che domanda! No, ovviamente! Siamo solo esseri umani.

 

Una volta che avete individuato un autore promettente fino a quanto e come siete disposti ad investire su di lui?

Tutto il possibile, ma non di più.

 

Eppure nonostante tutto sugli scaffali delle librerie ancora si continuano a vendere solo e soltanto i bestsellers di autori affermati, questa tendenza non si prevede invertibile,  o forse qualcosa sta cambiando?

Ci saranno sempre i best-sellers e nessuno potrà farci mai nulla; però ultimamente si odono nomi italiani giovanissimi “scoperti” da case prestigiose e si scopre che tutto sommato “vendicchiano”. Sono ottimista.

 

Ultimamente quali sono gli autori esordienti sui quali avete deciso di investire particolarmente?

Fulvio Gatti, giovane laureando in cinematografia. Il suo saggio su Star Wars è davvero accattivante.

 

E il risultato che avete ottenuto in questi casi è stato rispondente alle Vostre aspettative?

Ci si aspetta sempre di più rispetto a quel che si ottiene. L’editoria non fa eccezione.

 

Quali sono le modalità per inviare un manoscritto alla Vostra casa editrice?

Meglio non farlo… se non richiesti. Di solito ci affidiamo all’esperienza di nostri scouts… essi ci segnalano il materiale “buono” che capita fra le loro mani…

 

Quante persone si occupano della lettura dei materiali pervenuti in redazione e che procedure seguono per l’esame, la valutazione e il responso finale?

Domanda complessa. Risposta variabile. Il processo non è standardizzato. Ogni caso è un caso a sé.

 

Spesso gli editori parlano degli autori esordienti come di un “male necessario”, possiamo capire che alcuni autori possano essere particolarmente invadenti, o permalosi in caso di un rifiuto, ma continuiamo a pensare che gli autori esordienti, bravi o meno bravi, siano fondamentali per lo sviluppo dell’editoria, e che le case editrici dovrebbero forse costruire una specie di ponte virtuale per aiutarli ad attraversare il vasto mare agitato della tentata pubblicazione. Voi a tale proposito come la pensate?

Niente ci farebbe maggior piacere che attuare quel che lei suggerisce. Bisogna tener conto del fatto che molto spesso a un’infima capacità scrittoria tien dietro un’altissima vanità…

 

La Vostra posizione sul fenomeno oramai tanto diffuso della Pubblicazione con Contributo o a Pagamento?

L’editoria a pagamento esiste in ragione del fatto che alcuni aspiranti scrittori sono disposti a pagare per essere pubblicati. Gli editori a pagamento svolgono un servizio né più né meno. Nessuno è costretto a rivolgersi a essi. E se mi si obiettasse: ma costoro lucrano sul narcisismo delle persone… be’, tutto il capitalismo si regge sul titillamento del narcisismo di chi compra…

 

Una volta deciso di investire su un particolare autore, quali sono i meccanismi di promozione che adottate per incentivare l’iniziativa?

Esiste un ufficio stampa molto bravo, anzitutto. Poi c’è internet (che è meno inutile di quanto si pensi). In fine: fiere e presentazioni (un classico sempreverde).

 

Capita invece che qualche nuovo autore, dopo la prima opera, Vi proponga un nuovo lavoro per la pubblicazione, e che Voi vi troviate a rifiutarlo a causa dei risultati non soddisfacenti di vendita finora ottenuti? Vi trovate a volta a dover dire di no a un Vostro pupillo?

Certo!

 

E’ vero che molti autori esordienti calano di livello dopo il primo successo, o peggio ancora non sono in grado di mettere a punto la seconda opera e rinunciano del tutto? E in caso come Ve lo spiegate?

A dire il vero non ci è mai successo finora… in generale credo che troppi oggi diventino “autori per caso”, senza vere motivazioni, senza qualcosa di autentico da condividere con un pubblico. Altra spiegazione: non è mica detto che il discorso di un autore si debba per forza esaurire in un arco di tempo considerevole; a volte basta un solo libro a tramandare tutto…

 

Nell’economia generale del Vostro catalogo quanto puntate sulle opere degli autori esordienti?

Sempre meno, a dire il vero, ma è una questione di scelte. La stessa cosa non vale per tutti gli editori.

 

Quale può essere una buona tiratura per un romanzo di esordio di un autore italiano?

Le classicissime mille copie. E’ tanto se se ne venderanno ottocento. Non è pessimismo. Oh, certo! Se la pubblicazione fosse fatta da Mondadori o Einaudi le cose muterebbero…

 

E dopo che cosa succede?

Il mondo continua per la sua strada.

 

Rimane ancora vero che il sogno di ogni editore è quello di creare un autore, e dunque un nuovo fenomeno editoriale?

Assolutamente sì, per quanto mi concerne.

 

Parliamo di percentuali, su centinaia di manoscitti inviati a una casa editrice quanti sono ragionevolmente proponibili e quanti di quelli accettabili giungono poi alla pubblicazione? Insomma su che numeri viaggia la selezione di un nuovo autore? I nostri lettori sospettano che la probabilità di riuscire sia paragonabile alla vincita dell’Enalotto, è davvero così?

Diciamo il 3% del materiale pervenuto presso il nostro ufficio?

 

Non dovreste essere Voi a cercare gli autori, e non essere viceversa sottoposti da questi ultimi a un costante ed asfissiante corteggiamento?

Sarebbe l’ideale. Infatti in questo senso cerchiamo di muoverci, raccogliendo segnalazioni di amici fidati, editor, giornalisti, etc…

 

Quali sono le opere che prediligete? E in base a quali criteri progettate le collane editoriali? Successo di pubblico, o passione per il genere letterario prescelto?

Passione o successo? A livello del nostro fare editoria (piccolo) entrambi gli elementi sono fondamentali.

 

Come fa un autore a sapere che sorte ha avuto il suo manoscritto inviato in lettura presso di Voi?

Se non viene contattato entro un ragionevole lasso di tempo significa che il suo manoscritto è servito da combustibile per la nostra stufa. Grazie per aver riscaldato i nostri cuori e le nostre mani. In caso di responso negativo non contattiamo nessuno. Lo so, la vita è dura.

 

La politica editoriale non è mai incentrata su un solo libro, ma è rivolta generalmente alle potenzialità dello scrittore, ma come si può con un esame frettoloso di poche pagine di ogni manoscritto individuare non solo il valore letterario di un’opera ma anche le capacità di sviluppo di chi scrive e che potrebbe diventare un buon autore?

Sta scherzando? Basta la lettura di una sola pagina per capire il valore di uno scrittore. E questo lo dico con tutta la fermezza di cui dispongo. Talvolta non c’è neppure bisogno di fare una cosa simile: è sufficiente la lettera di presentazione. Da come è vergata si arguiscono moltissime cose…

 

Avete una vera e propria politica editoriale per gli esordienti?

No, perché esistono solo i bravi scrittori, esordienti o meno che siano.

 

Investimento sul libro ma soprattutto sull’autore, quale sono le modalità che applicate e le forze che mettete in campo per motivare un buon autore a rimanere nella Vostra scuderia? In poche parole i Vostri meccanismi di fidelizzazione.

Se attuare un meccanismo del genere o meno dipende dal rapporto che si viene a creare, oltre che dalla buona riuscita commerciale del progetto… Come sopra tutti i casi sono a sé.

 

Ultimamente molte collane dedicate al Giallo e Noir tendono a sconfinare nel Pulp o nello Splatter. Qual’è la Vostra posizione in proposito?

Abbiamo pubblicato tre titoli di quel genere. Vendite scarsissime. Qualità pessima. Errori di gioventù. Grazie a Dio i tempi della gioventù cannibale sono tramontati (spero per sempre).

 

Le vecchie e nuove collane editoriali dedicate al genere Giallo, Thriller e Noir, con qualche coraggiosa puntata verso il genere Horror, si stanno rivelando una scelta vincente.

Le scelte vincenti attualmente sono: il fantasy e l’horror soprannaturale. Il resto appartiene alle mode passate. La gente non ha mai veramente amato il sangue e il sadismo gratuito ed è stata lieta di tornare a cose più “sane”.

 

Quali sono i motivi di questo fenomeno di pubblico?

Il fenomeno si è creato attorno a figure di contorno che non contano nulla per la storia editoriale e pochissimo per la moda editoriale. Sto parlando dell’Italia ovviamente. Solo l’ego smisurato di questi pseudo-scrittori ha potuto creare l’illusione in altre persone che esistesse un “fenomeno” legato al genere pulp italiano.

 

Forse si tende ancora considerare questo tipo di letteratura un intrattenimento di serie B, o le cose stanno diversamente?

L’horror noirizzato all’italiana non è altro che pornografia sado-masochista. Non ha nulla a che fare con il genere e tantomeno con la letteratura.

 

Anche nella letteratura come in ogni altro genere di cose si assiste spesso a fenomeni di corsi e ricorsi storici in cui i riflussi di tendenze precedenti continuano a influenzare fortemente il mercato, è questo il motivo del prolificare di tutti i generi Mistery, Detection, Procedural, Techno e Legal Thriller?

A volte ritornano, come disse qualcuno. Purtroppo.

 

Si dice che anche al Cinema il crescente favore che il pubblico riserva a pellicole inquietanti e terrorifiche sia dovuto al bisogno che la gente ha di provare comunque emozioni forti, per scuotersi dalla noia e dalla ripetitività ciclica del nostro attuale stile di vita. Siete d’accordo? E’ allora questa la molla che attira i lettori verso gli scaffali Horror e Noir delle librerie?

No. Stiamo confondendo le acque. Esistono due possibilità: o parliamo di horror e allora parliamo di “soprannaturale”, o parliamo di pornografia sado-masochista travestita da noir. E’ il primo genere a contare: colui che ama la paura, ama i mostri, gli spettri, i vampiri… non le torture.

 

E’ vero che gli appassionati del genere Giallo e Noir costituiscono una sorta di mondo parallelo? Una specie di mercato di nicchia dalle insospettabili proporzioni?

Un mercato di nicchia di assai RIDOTTE proporzioni. Ne fa fede la mia esperienza quadriennale a contatto con quel mondo. Brrr!

 

Non conosco nessun altro genere letterario capace di una così intensa e duratura fidelizzazione. Come Ve lo spiegate?

Ora sta parlando del Giallo classico, non dell’horror-noirizzante. Il Giallo sì che attira il pubblico! Non è l’esposizione della violenza nuda e cruda ad attrarre la massa; è la consolazione che deriva dal veder punito il malvagio. Ora come sempre.

 

Dicono che il Giallo, con la sua logica rassicurante e matematica, e il Noir, con la sua fredda e impietosa introspezione psicologica, siano in realtà due facce della stessa medaglia che rappresenta efficacemente  in fondo la nostra vita reale di tutti i giorni. Allora è questa la vera spiegazione della vitalità tutto sommato insospettata di questo intramontabile genere?

L’immagine è suggestiva, ma torno a ribadire che ciò che lei intende per noir (specie in Italia) è solo ciarpame. Il Giallo conserva una sua dignità e rappresenta se non la vita reale almeno la soddisfazione di elementari bisogni umani: il senso del mistero, la catarsi dalla violenza, la consolazione di una legge vincente.

 

I migliori fenomeni letterari del momento in questo particolare genere letterario?

Mi astengo. Potrei citare i peggiori se proprio volesse… Ma è meglio di no: i pazzi non sono gente raccomandabile e io non voglio aver a che fare con i pazzi, nemmeno per dibattere su una questione innocua come questa. Lasciamo il can che dorme a dormire.

 

E i mostri sacri che non cesseranno mai di rappresentare un costante punto di riferimento e di comparazione?

Troppi per citarli tutti, ma assai meno e diversi e per diverse ragioni da quelli che comunemente crede lo pseudo-scrittore di horror-noirizzante.

 

E infine Voi in persona, cosa preferite leggere?

Insomma, lei ama gli elenchi voluminosi… Passo.

 

Perchè una casa editrice come la Vostra? Qual’è la sua collocazione attuale?

Perché no?

 

Le collane editoriali in genere sono qualcosa di misteriosissimo, difficile da comprendere per i non addetti ai lavori. A  volte non è facile differenziare le case editrici in base alla tipologia di pubblicazione da loro trattata. Qual’è il modo migliore per farsi un’idea rapida e chiara in proposito?

Altra banalità: l’appeal epidermico delle cover e la consolidata tradizione.

 

Una nota dolente, quanti autori ai quali avete concesso la Vostra fiducia, hanno poi pubblicato la loro seconda opera con altre case editrici?

Tutti. Ma non è una nota dolente. E’ semplicemente la vita. Spesso è un sollievo liberarsi di certi scrittori. Spiace dirlo.

 

Il sodalizio tra autore ed editore quanto è importante nei rapporti futuri lavorativi e professionali? Insomma credete che sentirsi coperto alle spalle da una casa editrice che lo sostiene o lo incoraggia possa aiutare un autore nella sua attività di scrittore, lasciandolo libero da pressioni e da incertezze?

A seconda della personalità dello scrittore. C’è chi produce meglio e di più quando è sottoposto a forte pressione.

 

Si assiste costantemente a un continuo prolificare di case editrici altamente specializzate su una tematicità specifica, giova differenziarsi o è solo fonte di una sterile settorizzazione in un campo dove francamente l’informazione stenta a volte a farsi strada?

Il mercato impone la settorializzazione. Non tutte le scelte dipendono dalla volontà del singolo imprenditore.

 

Quanto pesa il Marketing nell’andamento economico di una Casa Editrice, quanto investite nelle campagne promozionali per il lancio di un prodotto o di un autore, e quali sono i risultati che di solito si conseguono con questi investimenti?

Il marketing è da decenni la prima voce nel pensiero di tutte le case editrici…

 

E’ veramente possibile “influenzare” il mercato con una vigorosa campagna mediatica di promozione e marketing?

Sì e no, ma non basta lo spazio per rispondere degnamente a questa domanda.

 

Come mai le presentazioni degli autori in libreria vanno spesso pressappoco quasi deserte? La gente ha paura di aggregarsi, di farsi coinvolgere, di rapportarsi personalmente con un autore, famoso o meno che sia?

La gente ha paura di una sola cosa: la noia. Perché sprecare del tempo andando alla presentazione di un pallone gonfiato (famoso o meno) che parla estasiato di sé e della propria Opera con la “O” maiuscola, quando ci sono milioni di altre cose più divertenti da fare? Diciamocelo: oggi fare lo scrittore non garantisce uno status sociale tale da attrarre l’ammirazione e l’invidia del popolo… A meno che non si parli degli scrittori famosissimi, i quali più che scrittori sono dei personaggi dello star system, né più né meno.

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