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Dalla parte del torto – Elisabetta Bucciarelli

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Davvero felice l’incipit del più recente romanzo di Elisabetta Bucciarelli: autrice di cinema, teatro e televisione. Dopo un prologo mozzafiato, ci si imbatte infatti in una frase che strizza l’occhio a uno dei più grandi romanzi della storia della letteratura mondiale: “Tutti i cieli azzurri sono uguali. Ogni cielo grigio è grigio a modo suo”. Il lettore attento non avrà difficoltà a riconoscere la trasposizione dell’incipit dell’Anna Karenina del grande Tolstoj: “Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo“.
Un incipit del genere depone senz’altro a favore dell’autrice e di questo suo nuovo romanzo: “Dalla parte del torto” (Mursia, 2007), volume corposo dalla copertina gialla che incornicia la foto in bianco e noir di un acquitrino che non lascia presagire nulla di buono.
Protagonista del libro è l’ispettore di polizia Maria Dolores Vergani, personaggio letterario che aveva già visto la luce nel primo romanzo della Bucciarelli: “Happy Hour” (Mursia, 2005), ambientato in una Milano moderna, abbiente e all’avanguardia per mode e tendenze.
Con “Dalla parte del torto” l’ispettore Vergani – quarant’anni, ex psicologa, vita sentimentale irrisolta – è stata dunque ri-catapultata in libreria a far compagnia all’ultimo Montalbano. Anche stavolta la morte bussa alle porte della Milano bene: quella dell’arte e della cultura, della elite e della fashion.
Il cadavere di una giovane donna, bella ed elegante, viene trovato all’interno del milanesissimo parco Forlanini. È solo il primo di una serie di delitti efferati consumati all’interno di parchi cittadini. La Vergani indagherà a modo suo avvalendosi del supporto di una delle più originali squadre investigative dove operano un pittore, un musicista, una copy writer e un fotografo di moda. L’indagine la porterà nel mondo oscuro delle pratiche sessuali estreme, intriso di sadismo, masochismo, feticismo. Un mondo oscuro che coincide, in parte, con l’alta società di una Milano insospettabile.
Con questo romanzo la Bucciarelli punta il dito contro gli aspetti vacui e superficiali di una società che tende all’estetica e alle mode effimere. Una società dove tutto è bello, ma nessuno è buono; o meglio, dove la differenza tra buoni e cattivi è più sottile della lama di un coltello. Per cui, come si legge a chiare lettere da questa sorta di slogan stampato in quarta di copertina, “nessuno può chiamarsi fuori, dal momento che tutti, prima o poi, si sono trovati, almeno per una volta, dalla parte del torto“.
Un’ulteriore nota. In questo libro il lettore avrà modo di apprezzare una scrittura ricca di commistioni e citazioni (commistioni linguistiche con prevalenza di inglesismi e citazioni di ogni tipo che toccano il mondo della letteratura, della musica, dell’arte) e tratti umoristici che risaltano da originali e riuscite didascalie comico/teatrali a supporto dei dialoghi.
In definitiva, davvero convincente la seconda prova narrativa di questa regina del noir milanese.
 
L’autrice.
Elisabetta Bucciarelli vive e lavora a Milano. Ha scritto per il cinema, il teatro e la televisione. Ha pubblicato i saggi Strategie di comunicazione, Riza Scienze,  Io sono quello che scrivo. La scrittura come atto terapeutico, Calderini ed. e Le professioni della scrittura, Il sole 24ore. Ha scritto molti racconti pubblicati su quotidiani e antologie e cinque sceneggiature tra cui Amati Matti, menzione speciale della giuria alla 53 Mostra del Cinema di Venezia. Ha pubblicato i romanzi Happy Hour, Mursia 2005, e Dalla parte del torto, Mursia 2007. Collabora con diverse testate giornalistiche occupandosi di filosofie, arte e manie. Ha ideato e conduce da più di dieci anni il laboratorio Esprimersi con la scrittura, scrivere per stare bene.

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