KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista al collettivo Oscillator 707

24 min read

 

 

OSC707 Crew
!((0rkza1 (popp0)
Purusha
www.ogredung.org/
Guignol
Orchestra Vuota
Paolo Veneziani
Mark
Luca Confusione
Urkuma
Strinqulu
Daniele Cortese

Davide Riccio

 

Il collettivo Oscillator 707 è un gruppo di musicisti elettronici provenienti da diverse città italiane. Principale (non)luogo di raccolta è http://www.oscillator707.net Dalle pagine del  loro sito si può accedere ai brani, caricati dagli autori man mano che vengono realizzati. Chi vuole, può partecipare a questo continuo processo creativo e collettivo inserendo facilmente i propri mp3 (consiglio però di astenersi dal farlo, se non si è in linea con una certa musica, quella che per intanto vi consiglio di ascoltare dal sito… Non succede nulla, salvo vedersi poi cancellati). Dalla home page si può accedere ai siti e alle ultime release dei diversi progetti singoli o condivisi.

Il collettivo ha un indirizzo sostanzialmente aperto e libero, in continua evoluzione, accoglie chi voglia manipolare, remixare, reinterpretare suoni e tracce. A me è capitato così di farne il primo incontro. Da un anno ho potuto condividere con loro molte cose interessanti, trovando in questo collettivo una bella reciprocità di stimoli. Altra particolarità del sito è un proprio forum, sul quale si parla non soltanto di musica, ma di tutto come tra vecchi affiatati amici, tra informazioni di vario genere e momenti quasi goliardici. Ed è stato attraverso questo forum che ho realizzato l’intervista che segue.

 

Davide
Chi ha fondato il collettivo Osc 707, cioè come è nato, e perché Oscillator 707? Cosa vuol dire?

 

 

poppO (Orkza1 alias Ruben Francioli)

 

Oscillator707 è nato nel 2003 dopo la chiusura virtuale del forum di Spectrum (e qui bisognerebbe parlare di Spectrum, ma magari lo farà qualcun’altro, sennò la risposta si allunga troppo): alcuni di quel forum si sono uniti a ixem, mentre altri (cioè noi) non condividevano molto l’impostazione troppo “professionalista” di ixem e hanno deciso di continuare a sentirsi tramite oscillator707. A parte qualche polemica iniziale, non si trattava di una divisione così netta e più o meno i contatti di Spectrum sono rimasti indipendentemente dalle scelte successive. Il nome se l’è inventato Guignol, non voleva dire niente di particolare ma c’è piaciuto e così è rimasto.

 

Purusha

2003? Pensavo prima.

 

poppO

Eh si, 2003. Spectrum aveva cominciato tra la fine del 2001 e l’inizio del 2002, era una webzine di musica elettronica creata da Adriano Zanni (“punck”, ma a quei tempi si chiamava ancora loop collective), che partendo dai vari contatti trovati su siti come Vitaminic e simili aveva riunito una buona quantità di persone che facevano elettronica in Italia. Fino a quel momento i vari generi dell’elettronica erano rimasti piuttosto separati tra loro (cose da ballare da una parte e elettronica sperimentale/contemporanea dall’altra) , mentre su Spectrum c’era molto eclettismo e per molti di noi è stato molto interessante scoprire e confrontarsi con realtà che prima nemmeno conoscevamo. Su Spectrum c’erano principalmente recensioni e un forum in cui chi suonava o era interessato alla musica elettronica si teneva in contatto. E in pratica ci siamo tutti conosciuti su quel forum. Sempre su Spectrum nel 2002 c’era stato uno scambio di cd proposto e organizzato da Paolo Veneziani, che in tempi in cui le connessioni a internet erano ancora lente era servito ad ascoltare più facilmente quello che facevano gli altri.

 

Paolo Veneziani

Sì, il nome è di Guignol, ovviamente si è ispirato all’hardware Roland anni 80 e alla moda di qualche anno fa di mettere questo nome a qualsiasi “scatola musicale plasticosa” senz’anima.

 

Mark (Maoro Sanna)

E finalmente so che significa…

 

Davide

Alla Osc707 crew manca allora un nome significativo, quello di Punck.
Dal vostro sito si può non solo scaricare, ma anche caricare liberamente i propri mp3; quindi, sovente capiterà qualcuno che si inserisca. Come gestite l’ingresso di nuovi collaboratori, riconoscendogli appartenenza al collettivo?

 

Mark

Siamo piuttosto informali riguardo l’adesione di nuovi membri. Ciò che conta è avere passione per la musica elettronica sperimentale ma senza troppi assilli formali. Ciascuno è libero di proporre il suo stile. Chi desidera farlo, carica i propri brani e poi dialoga con noi nel forum. Se nasce un interesse reciproco, un nuovo soggetto si aggiunge alla crew. Per richiamare una frase che un tempo appariva in home page, lo spirito del collettivo è una specie di mutevole liquidità.

 

poppO

Si, è vero, anche punck in sostanza potrebbe far parte del non-collettivo, infatti ogni tanto si fa sentire qui. All’inizio non era molto convinto, ma poi si è riavvicinato. Nel 2005 abbiamo anche suonato a Padova, organizzando la serata insieme. Uso il termine non-collettivo perché, nonostante dal sito possa sembrare che siamo un collettivo, in realtà non valgono le regole che di solito ci sono nei collettivi. Il sito è più un punto di ritrovo episodico per chi ha da proporre qualcosa o anche solo per parlare di quello che si vuole. Non ci sono programmi o scadenze da rispettare, se capita qualcosa che si può fare insieme lo si fa, ma ognuno rappresenta se stesso all’interno del non-collettivo. Comunque in questi anni è capitato spesso di trovarci a suonare o di fare uscire release e collaborazioni collettive: l’ultima è quella che abbiamo fatto con l’intervistatore J
Non è che mi sono stancato della mutevole liquidità, però visto che dopo un po’ di anni siamo rimasti più o meno sempre gli stessi mi sembrava un po’ ridicolo come termine. Poi in italia il problema principale in campo musicale è ancora quello di andare troppo a compartimenti stagni, ed inevitabilmente questa staticità ha coinvolto anche il nostro sito. Qualcosa si è mosso negli ultimi anni ma è ancora troppo poco. Ad esempio l’elettronica viene vista ancora come un genere a parte, mentre in realtà è solo un mezzo per suonare generi che si possono fare anche con altri strumenti o oggetti. Però è un mezzo molto comodo e immediato, che ormai può interagire direttamente con i suoni reali lasciando anche molto spazio all’improvvisazione.

 

Guignol Dangereux

2003! Ne è passato di tempo! Ma veramente il nome l’ho inventato io? Perdite di memoria a parte, c’è da dire che effettivamente senza Spectrum e Adriano non avremmo combinato niente… non che abbiamo combinato chissà che, però se non altro abbiamo avuto la possibilità di ascoltare i pezzi degli altri e di collaborare.

 

poppO

Però, considerando la grossa crisi dell’ambiente musicale e l’emarginazione che continuano a subire i generi considerati meno istituzionali, non ce la siamo cavata male. E  poi abbiamo il vantaggio di non avere grosse aspettative o pressioni esterne o finanziarie. Usando internet, i costi praticamente non ci sono e possiamo fare le cose come e quando vogliamo.

 

Davide

Allora entriamo nel vivo e facciamo finta di poter davvero fare qualsiasi cosa che vogliamo… L’apparecchio per l’analisi dell’ultimo respiro di Villiers de l’Isle Adam era un piccolo apparecchio per imparare a rimpiangere i genitori senza soffrire nel giorno del loro trapasso. Bastava accostarlo alla bocca degli adulti o degli anziani, raccogliendo in un piccolo alambicco un buon numero di “penultimi” sospiri colti durante fasi di stanchezza della vita da riascoltare  sovente. Un semplice divertimento che riusciva a familiarizzare i bambini con l’angoscia futura del giorno di lutto. Il calometro di Primo Levi era una macchina fotografica provvista di obbiettivo a prisma per riprese angolate, in modo da non insospettire la persona che si voleva immortalare. Era quindi un misuratore/comparatore di bellezza tarabile su un modello maschile o femminile. Serviva a misurare la bellezza degli altri sulla base della propria e soddisfare perciò una solipsistica richiesta di adulazione.
E avanti… La letteratura e l’arte sono piene di strambe invenzioni inutili o improbabili: l’erpice di Kafka, l’equilibratore di tartine e il bottone elettrico da gilet per conversazione di Gaston de Pawlowski, il fornicon, la macchina ammazzacattivi, la macchina scrostacervelli, l’organo odoroso, i turgo-petrattori e il tandem indedicibile di Bruno Touschek… Bel libro al riguardo è “Macchine fantastiche – manuale di stramberie e astuzie elettro-meccaniche” di Antonio Castronovo. Ora, mi piacerebbe sapere se avete mai fantasticato intorno a macchine improbabili o impossibili? Se no, pensateci e inventatene una per ciascuno! Ovvero, quella che vi piacerebbe…

 

poppO

Io, essendo noto culo di piombo, e considerando i viaggi come grossi disagi, ho sempre fantasticato sul teletrasporto o sulle porte interdimensionali.

 

Daniele Cortese

Bè, la macchina più improbabile e più divertente che mi viene in mente è una drum machine suonabile col pensiero, e volendo generalizzare una bella interfaccia diretta pensiero/macchina… mmmh sarebbe tanto bello. Vi è mai capitato di essere a letto nel dormiveglia e di cominciare a immaginarvi una traccia? A me capita di continuo e mi vengono nella mente delle cose incredibili… che ovviamente non riuscirò mai a riportare in musica la mattina dopo.. è già tanto se mi ricordo un suono, un ritmo o una melodia 🙁 Ah!
già che ci sono vi annuncio che i tsh (Talk Show Host) sono definitivamente morti ma sono rinati come Feral Children e presenteranno al mondo il loro e.p. di esordio entro la fine di aprile!

 

Davide
Anch’io, da ragazzo, avevo questa fantasia: il possesso di una macchina che captasse le onde cerebrali per registrare le musiche, specialmente sinfoniche (perché sarei stato sempre incapace di scriverle), che costruivo mentalmente prima di addormentarmi… soprattutto quelle vivide nel dormiveglia!

 

Daniele

Ah ecco mi pareva di non poter essere l’unico 🙂

 

Luca Confusione

Una volta ho sognato un tizio che con la scusa di una nuova esperienza corporea cominciava a praticarmi un foro nel cranio. Io ero seduto su una poltrona tipo dentita e il didietro della testa era scoperto. Là dove si appoggiava la punta, che era strana come un cono larghissimo e basso, produceva un rumore assordante che mi rimbombava veramente nel cervello, un ronzio bassissimo mano a mano che andava avanti e il foro si ingrossava. Il volume aumentava, il ronzio era un misto di, sapete, quel rumore
della pietra che fa attrito, rotola su altra pietra, però a frequenze diverse, e andava avanti sempre più coprente, di me, di quel che avevo intorno, di quel che riuscivo a pensare…  c’era solo il ronzio … secondo me quel ronzio era Dio. Chi riesce a riprodurmi quella roba senza praticarmi un foro nel cervello gli pago una cena…

 

Davide

In mancanza di uno “psico-recorder”, dovresti provarci tu, a ricrearla, magari utilizzando una testa-microfono di quelle olofoniche. Ci sono dei progetti recenti e futuri come singoli o come collettivo variamente combinato?

 

Guignol Dangereux

invenzione immaginaria: ho una fantasia poco tecnologica, ho sempre sognato dei go-kart a vela o macchine del genere… Ho scoperto che esiste qualcosa del genere, inventato da un belga, ma assomiglia di più ad un windsurf da strada. c’è il kitebuggy (che ho provato) ma prepararsi per un corsa anche di pochi minuti è troppo macchinoso e mi passa la voglia. Progetti attuali: per quanto mi riguarda, al momento tutto ciò che riguarda la musica è congelato e aspetta tempi meno incasinati. Sto studiando, operazione che si svolge da seduti. Anche quando smetto di studiare sto seduto, e mi si inizia ad intorpidire la mascella e mi fanno male i nervi della faccia. Per cui, quando sono libero, preferisco muovermi o stare sdraiato, anche muovermi stando sdraiato non è male…. o eventualmente bere.

 

Davide

Guignol, nei tuoi progetti attuali c’è molta materia per l’invenzione di una nuova macchina. La macchina da studio di Guignol consentirà che si possa studiare stando seduti senza che ti si intorpidisca la mascella se leggi ad alta voce o se ti reggi il mento, che quindi abbia un rilassatore di muscoli facciali, che al contempo alterni alla seduta una sdraio con massaggio e una camminata (magari su tapis roulant) con gli odori di bosco e di montagna… e che ti offra sovente da bere una autentica Trappist. Quando al Go Kart a vela, non male… Il casino è il vento. Dovresti dotarlo di un’elica tipo Hovercraft… In tal caso, lo chiameremmo Go Overkart?

P.S. Mi preoccupa la precoce scomparsa di Purusha, l’assenza ancora di David, Stefano e Salvatore..

 

Guignol

Ha ha si, se trovo una macchina come quella la prendo di sicuro

 

 

Popp0

Eh si, non si può che parlo sempre io, che poi me si secca la gola. non sono abituato…

 

Salvatore (Orchestra Vuota alias Salvatore Pecoraro)

Sono presente; è che poppo mi va bene come portavoce 🙂 e poi non ho progetti particolari al momento, capisco che come materiale per un’intervista non è il massimo ma in questo periodo (che dura da almeno due anni!) non ho molti stimoli a produrre musica e ho l’impressione che in generale sia una fase di stanca. Di fatto il “””mercato”””? dell’elettronica italiana mi sembra che abbia raggiunto un punto di totale annichilimento.

 

Davide

Mi piacerebbe che tu spiegassi la sensazione o le ragioni che secondo te hanno portato all’annichilimento dell’elettronica italiana.

E’ una sensazione di punto di annichilimento condiviso? L’elettronica (italiana o meno) ha toccato davvero il suo fondo? In che modo e perché? Oppure no? O, per dirla con parole di Daniel Levy (musicologo), oggi viene sempre più a mancare la musica, il suono e la ricerca come strumenti per un’ecologia psicofisica? Levy disse anche: L’Arte adopera la forza del discernimento. Il discernimento è una facoltà dell’Intuizione. La critica una figlia della discorsività concettuale. L’Artista del futuro non verrà rinchiuso nella cella critica con concetti, ma liberato per opera del discernimento. E, questo, secondo me, si è avverato, ma in un senso negativo, che lui, nel suo “misticismo” filo-orientale non aveva invece previsto. Nel senso che molta elettronica e molta musica sperimentale oggi sono prive di (auto)critica e di concetti alla base di una ricerca. Ma, secondo me, la ricerca non può essere slegata da un qualcosa di concettuale, e ciò anche quando si tratti di una ricerca emozionale e psicofisica.

 

Salvatore
Ritorniamo agli stessi problemi e vale a dire la quantità esorbitante di produzione, le pochissime etichette che investono nel settore sapendo che non esiste un mercato reale e quel poco che potrebbe esserci è fagocitato dal dawnload. Non ho idea Di che cosa significhi mercato, anche in considerazione del passato, da qualche parte ho letto che il disco d’elettronica che ha venduto di più è stato Trans Europe dei Kraftwerk che, di fatto, è uno dei primi dischi d’elettronica pop! Non penso che altri dischi fondanti dell’elettronica abbiano venduto molto anche in periodi da vacche grasse del mercato discografico.
Ripeto oggi i problemi sono sempre gli stessi: da una parte il mercato (in senso sia positivo che negativo) che non riesce ad avere significato, dall’altra l’aspetto concettuale produttivo di varie “etichette” che, a mio parere, si è “arenato” in una specie di scientismo più da studio di fonologia che da ricercatore divertito (su questo ci sarebbe da aprire un sotto dibattito sulle motivazioni diverse che portano a fare musica). Alla fine penso che un luogo virtuale d’incontro scambio come Oscillator sia l’unica possibilità reale di condividere sensazioni/idee; dopo esiste solo la propria vita, il proprio spazio mentale e la propria musica. Io personalmente non metto grosse elaborazioni concettuali nelle cose che faccio. Normalmente le idee derivano da assonanze o da cortocircuiti che mi riportano ad altri lavori del passato che provo a rielaborare ed innovare (nei limiti delle possibilità tecniche personali) ed i miei evidenti riferimenti derivano dall’elettronica Krauta degli anni 70, dal minimalismo e dalla iniziale musica industriale che di fatto erano le cose che ascoltavo di più.

 

Davide

Il ricercatore divertito (o dissacrante) non ha affatto meno dignità dello scientista fonologo… Vedi i futuristi (soprattutto Luigi Russolo e Silvio Mix), Gyorgy Ligeti, Frank Zappa, John Cage, popp0 e avanti. Però, alla base di tanta produzione di elettronica e di più eterogenea sperimentazione, secondo me, non c’è affatto ricerca, in nessuna forma. Spesso è la cosa più semplice da fare, una maschera per apparire e illudersi anche per chi non sappia suonare. Cose che non ho trovato in Osc707. Nel tuo caso, Salvatore, si sente l’impianto emotivo e storico dei ’70… C’erano altre motivazioni, altre fascinazioni. Questo già fa una notevole differenza rispetto a chi non abbia assorbito (anche e soprattutto a livello inconscio) le origini dell’elettronica con il suo implicito ricercare.

 

Mark

E’ una sensazione di punto di annichilimento condiviso?

Non condivido. Tante produzioni, tanto meglio. Solo il tempo dirà cosa e dove ha lasciato qualche segno.

L’elettronica (italiana o meno) ha toccato davvero il suo fondo?

Controdomanda: il massimo quando lo avrebbe raggiunto?

(…)oggi viene sempre più a mancare la musica, il suono e la ricerca come strumenti per un’ecologia psicofisica?

Meno prosaicamente, è il caso di ampliare i propri orizzonti. Il mondo è fradicio di musiche, rumori ed umori. Io ho voglia di ascoltare e perciò cerco in continuazione. E trovo tantissimo. Ed aggiungo senza alcun intento polemico che chi dice che c’è poco da aggiungere, ha forse esaurito quello che poteva dire.

 

Davide

Infatti, anche se mi ripeto, un artista che smetta di cercare, smette ogni tensione creativa. A volte la parola “ricerca” viene scambiata per un qualcosa di “intellettualoide” e, invece, va vista in un senso più… “olistico”. Quel che è più difficile oggi è disciplinarsi (e affezionarsi) rispetto a tanta offerta variegata. Cosa cogliere ora, cosa rielaborare da un punto di vista personale e in quale punto della propria vita, senza farsi prendere dall’angoscia che c’è tanto, c’è troppo ancora prima di cominciare?

 

Luca Confusione

Metto in chiaro un punto di vista… il mio! Io non faccio musica elettronica… produco suoni ,  che l’origine, la fonte, o il risultato finale possa esser definito ELETTRONICA è fisionomico (sapete, la riproduzione è basata su un mezzo… e il mezzo raramente è organico, per non dire poi dei vari trasduttori) quindi … elettronica è anche quando suono acustico o parlo. Se per musica elettronica intendiamo quella definita da gruppi di persone accomunate da qualcosa, allora faremmo prima a parlare di tribù… comunque al momento sono assorbito da CARNAIO http://www.myspace.com/carnaio progetto nel quale cerco di leggere, quasi cantare e accompagnare, sottolineare quel che scrivo mentre Luca Confusione http://www.myspace.com/lucaconfusione attraversa un periodo di stasi con piccoli sommovimenti progetti a breve termine… uhm vedere la fine del tempo.

 

Popp0

Non so, su questi argomenti è difficile per me prendere una posizione. Io tendo nettamente a essere istintivo nel suonare e mi verrebbe da vantarmi del mio dilettantismo, ma mi rendo conto che alla base di questo c’è anche molta pigrizia e paraculaggine. All’altro estremo però c’è anche chi punta troppo sulla concettualizzazione e sull’intellettualismo, o almeno ho questa impressione. Quello che però non mi piace è quando per far piacere qualcosa si buttano in faccia a chi ascolta 2000 spiegazioni su perchè quel tipo di musica ha un grosso valore. Se una cosa al semplice ascolto non regge è inutile, può essere stata anche composta con metodi complicatissimi e frutto di una ricerca durata anni, ma se non mi piace non c’è verso di farmi cambiare idea.
Sull’inesistenza di un mercato per questo genere di cose ho ancora meno opinioni. Se una cosa mi piace, la faccio anche se ho lo 0% di guadagnarci qualcosa.

 

Paolo Veneziani

Non posso che quotare! E aggiungo solo un paio di cosette semplici semplici. C’ è troppa spazzatura in giro e c’è troppa ansia da “release” da parte degli artisti… si dovrebbe capire che il mondo non ha bisogno della nostra musica, nessuno sta aspettando. Per una buona uscita ci vuole tempo, molto più tempo di anni fa, ci vuole tempo per la ricerca, tempo per la composizione e tempo per rifinire il tutto. Solo in questo modo si potrà avere qualcosa di veramente buono in grado di non passare inosservato, tutto il resto non serve. E allora le sperimentazioni fini a se stesse andrebbero tenute sul proprio hard disk, in attesa di una composizione che ne possa trarre giovamento. I cd che preferisco li ascolto per la musica, non ho mai guardato nel libretto per trovare un senso…ce l’avevano già… Nel 2007 abbiamo possibilità infinite che richiedono solo tempo, la tendenza però è di non prenderselo questo tempo, tutto si muove velocemente e il risultato è che è tutto un grande caos che può essere anche affascinante concettualmente ma in concreto ci porta solo ad ascoltare un sacco di spazzatura perdendo di vista come deve suonare un disco…

Mark

Scusa Paolo, ma ‘come deve suonare un disco’?

 

Luca Confusione

Uhm… comunque un media non va mai da solo. Mai avuto un cd o una cassetta o vinile che fosse solo quello. C’erano disegni parole concetti e liquidi corporei, il più delle volte, se erano abbandonati e coperti di polvere, avevano ancora di più da dire o meno … le performance dal vivo poi sono forse solo musica? Sono acustica interpretazione presenza ballo e recitazione polvere e altre puttanate quindi forse mai nessuno è stato solo un musicista ditelo a Zappa… e in definitiva esprimo tutto il mio disprezzo per la parola artista
VIVA LOST!! !*

 

*           N.d.R. (che non è nota del redattore, ma è nota di Davide Riccio… J Lost è un serial televisivo statunitense di avventura/thriller prodotto a partire dal 2004, ambientato su una misteriosa isola tropicale in cui si ritrovano i sopravvissuti di un incidente aereo. Il serial è prodotto negli Stati Uniti dalla ABC, scritto da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber.

 

Mark

Si ma lo sai sempre dopo averla sentita. Indi, l’ascolto di ‘spazzatura’ è inevitabile. Ieri ho letto una ricostruzione completa del fenomeno death-metal. Un articolo che ho trovato seguendo un link di wikipedia. Mi ha colpito una notazione, diciamo così, tecnica. I primi lp dei Venom, considerati la band seminale del genere, erano volutamente sporcati a livello di produzione per camuffare la scarsa perizia tecnica del trio rispetto alla media metallara britannica. Chi si è messo ad imitarne lo stile, sai che faceva? Sporcava a sua volta il mix anche se sapeva suonare meglio perchè quell’ impasto conferiva un valore aggiunto. Se prendi gli epigoni contemporanei, sono molto tecnici e le registrazioni sono generalmente perfette con il ride che stacca come se fosse cristallo. Ponendo che si invertano i periodi, secondo la sensibilità odierna ‘Black Metal’ dei Venom sarebbe quasi rigettato dai cultori del genere mentre (poniamo) ‘The sound of perseverance’ dei Death ascoltato allora suonerebbe altro, quasi una sorta di classic metal giusto un pò più cupo. Però non è affatto detto che possa essere capace di iniziare un (sub)genere che vada avanti per decenni. Questo per dire che le variabili sono troppe e saperle in anticipo non è possibile. Ed a volte, credo, non è facile nemmeno dopo. Ci vuole tempo e pazienza. Un brano , secondo me, piace perchè suona giusto al momento giusto. Poi siamo noi che ci mettiamo a ricostruirne i passaggi ed i ‘perchè’ sia così ‘giusto’. Ma è solo senno del poi.

 

Davide

Conoscete Olivia Block? Lima per anni ogni suo disco, mai più lungo di mezz’ora… Una rarità di questi tempi. Ha fatto pure un percorso al contrario, iniziando dall’elettonica per arrivare alla elettro-acustica e agli studi di conservatorio. Io sono stato fermo cinque anni prima di riprendere a fare musica due anni fa. Però non è detto debba essere la regola. Dipende da quanto ciascuno ha da dire e come… Talvolta vi sono cose che escono con immediatezza e sono perfette così; tal’altra vi sono musicisti o periodi in cui si riesce a produrre molto e a farlo sempre in modo valido (ammiro molto Mark in questo senso, anche per la sua ecletticità). Non c’è una regola che possa valere per tutti a parte questa: chiedersi se quel che si fa è davvero necessario per se stessi e perché. E’ il primo anello della catena. Torno a dire che “concettuale” non è qualcosa di intellettuale soltanto ma, secondo me, un lavoro di ricerca in contenuti anche emozionali e istintuali.

Perché il termine “intellettuale” fa così ribrezzo, secondo voi? Io penso che tutta la musica su Osc 707 lo sia… (a cominciare dal fatto che è intelligente). Anche punk e metal sono un fatto intellettuale! Lo dimostra il fatto che più sono suonati con “purezza” di inquietudine, semplicità o nichilismo e più piacciono agli intellettuali! Finisce per sembrare un controatteggiamento.

Mark

‘Intellettuale’ non ha niente di male in sé. Come rilevi, tutto ciò che si suona è in qualche modo elaborato dall’intelletto, anche quando si gioca a caso con strumenti e computer. Semmai è ‘Intellettualoide’ che non piace, indicando con questo termine il voler attribuirsi un valore particolare in virtù di aspetti chiari solo a ‘pochi-in-grado-di-capirli’. Il livello di ‘intelleggibilità’, a mio parere, distingue i due atteggiamenti. L’intellettuale, anche il più ostico, vuole comunque essere compreso da più persone possibile. Ed è disposto a venire incontro a chi lo chiede. L’intellettualoide invece complica artatamente le forme per nascondere la pochezza creativa delle sue proposizioni. A volte la differenza è sottilissima.

 

 

 

Davide

Però credo che sia quasi impossibile giudicare l’onestà intellettuale di qualcosa, e che il giudizio di intellettualoide passi necessariamente attraverso l’umore e i limiti o risorse del fruitore. Io non penso che debba essere la più ampia comprensibilità e “spendibilità” ciò che può caratterizzare l’opera di intelletto. Comunque, fatemi degli esempi musicali che secondo voi appartengono alla categoria di intellettuali e a quella di intellettualoidi.

Poi, per me, la musica resta un prodotto fondamentalmente legato all’intelligenza emotiva e, quindi, qualsiasi sia l’esito, anche quando essa è scaturita dai processi più antipaticamente intellettualoidi (vedi Metal machine music di Lou Reed, frutto della più pura provocazione), finisce per bastare a se stessa (c’è a chi piace e lo ritiene un caposaldo). Per Tornare a citare Daniel Levy (“Eufonia, il suono della vita”): La Musica, in tutte le epoche della storia, ha dimostrato la sua primordialità perché non si è mai lasciata cogliere fino in fondo. Non è definibile e non lo sarà mai, talmente è perfetta nel suo regno.

 

Salvatore

Argomento difficile! Definire cosa può essere “sincero/valido” e “falso/non valido” è quanto di più vicino ad un campo minato ci può essere. Gusti personali, propensioni all’ascolto e in definitiva tutto quello che d’ineffabile ed intoccabile fa parte di qualsiasi prodotto “d’arte” definiscono dei parametri, per me, validi soltanto per ogni singolo essere umano. Faccio già un esempio prendendo spunto dall’ultimo post di Davide. Metal Machine Music di Lou Reed è stato, probabilmente, una provocazione ma alla fine uno spazio, per quanto ambiguo, nella sperimentazione se l’è ritagliato. Per ricapitolare Lou Reed aveva un contratto con l’RCA che l’obbligava alla produzione d’altri due dischi. Lui completamente strafatto e intossicato di droga non aveva nessun’intenzione di fare i dischi allora, per chiudere il contratto, si è barricato in studio e ha prodotto MMM.
Ovviamente qualsiasi opinione può essere valida faccio un elenco di possibilità:
1) Bufala gigantesca senza nessun supporto né tecnico né teorico;

2) Stupidaggine inascoltabile di un rocker drogato al più basso livello di creatività;

3) Opera fondante per l’industrial estremo;

4) Provocazione ragionata dell’artista. Partendo da un bisogno di tipo contrattuale fa di ragion virtù e produce un’opera storica, utilizzando le idee free form già usate con i velvet (vedi Loop);

5) Opera legata all’improvvisazione totale e che permette, per la prima volta, a Lou Reed di liberarsi e dare sfogo alle sue capacità sperimentali.

Posso continuare ma mi fermo qui, quello che resta è l’esperienza personale dell’ascolto.
Sul concetto di creazione di un’opera attraverso “teorie e logiche” oppure attraverso “perdita totale di coscienza” potremmo stare a parlare per mesi se non anni, per riprendere alcune cose scritte in un vecchio post le opere che considero fondanti per l’arte contemporanea (l’orinatoio di Duchamp e 4’33” di Cage) non hanno richiesto nessun’applicazione di tipo tecnico e probabilmente prima sono state fatte per provocazione e poi sono state “analizzate “ragionate” e fondate concettualmente.
Ogni uno può definire un proprio spazio di significato a qualsiasi opera di tipo artistico, in considerazione della propria propensione alla comprensione od al “piacere” che riceve dal relazionarsi all’opera stessa. P.S. Metal Machine Music era uno dei miei dischi preferiti e l’ascolto avveniva al buio con la cuffia e il volume al massimo sopportabile (il loop finale l’ascoltavo per 10 minuti :).

 

Mark
Fatemi degli esempi musicali che secondo voi appartengono alla categoria di intellettuali e a quella di intellettualoidi… O Dà, questa è istigazione a delinquere. Rigetto perciò il mio precedente post ed affermo che la differenza è un questione puramente soggettiva.

 

Davide

Eh sì, grazie al cielo è tutto soggettivo! Potremmo passare a parlare del sesso degli angeli… Come possiamo concludere questa intervista? Si accettano aforismi, frasi celebri, o ad effetto, qualunque cosa per rattoppare l’abisso delle questioni insolubili…

 

Salvatore

Non so se va bene come storiellina conclusiva (da “Silenzio” – John Cage). Un giovanotto, in Giappone, sistemò le cose sue in modo da potersi trasferire in un’isola remota a studiare lo Zen con un certo Maestro, per un periodo di tre anni. Al termine dei tre anni, non avvertendo alcun senso di appagamento, si presentò al Maestro e gli annunciò la propria partenza. Il Maestro disse: “Sei stato qui tre anni. Perché non rimani altri tre mesi?” Lo studente acconsentì, ma al termine dei tre mesi ancora non avvertiva il minimo progresso. Quando tornò ad annunciare la propria partenza al Maestro, questi gli disse: “Guarda, sei stato qui tre anni e tre mesi. Resta altre tre settimane”. Lo studente rimase, ma senza successo Quando riferì al Maestro che assolutamente nulla si era verificato, il Maestro disse; “Sei stato qui tre anni, tre mesi e tre settimane. Rimani altri tre giorni; e se, al termine di essi, non hai raggiunto l’illuminazione, procedi al suicidio”. Verso la fine del secondo giorno, lo studente fu illuminato. J

 

Luca Confusione

Mah… la prima è mia ed è ovviamento plagiara… “Il caos è bellezza, la bellezza non è un cazzo” Carnaio. La seconda è la citazione di un passo di ‘Questa terra è la tua terra’ di Woody Guthrie, che ovviamente non trascrivo ma racconto (a mo’ di fiaba) affidandomi alla mia seppure debole memoria. Attenzione, contenuto vagamente concettuale…

Un giorno Woody se ne andava a passeggio con la sua chitarra o senza, non ricordo,  comunque ad un certo punto sentì una musica come non l’aveva mai sentita: un’armonica che suonava cose per lui inaudite fino al momento. Woody seguì la musica
e trovò un bambino (o era un vecchio?) seduto nella polvere vicino ad una staccionata che suonava l’armonica a bocca; così Woody si avvicinò e spinto dalla bellezza della musica chiese al giovane (o al vecchio) chi gli avesse insegnato quella musica straordinaria . Immaginate lo stupore quando quello gli rispose che era stato il treno, che in effetti passava poco lontano con il suo fischio e i suoi rumori, a dirgli come fare…

 

Guignol

Sul discorso intelletualoide/spontaneo ecc., anche se è tardi, dico la mia (scrivo anch’io di getto per cui posso fare casini)… guardando le cose da una prospettiva più ampia, la sperimentazione sonora così come la composizione musicale in genere, sono delle cagate pazzesche. ovvero, che io passi 2-3 ore o 2-3 anni a lavorare su un brano, non gliene frega un cazzo a nessuno (giustamente), il mondo va avanti lo stesso e la musica è un sovrappiù che al massimo può rendere piacevole qualche momento della giornata (ma questo significa essere ottimisti). per cui, la cazzata più grande che si può fare è darle (darsi) troppa importanza… anche le cose più serie quando diventano troppo importanti diventano anche stupide, figuriamoci quelle che già di partenza non sono fondamentali. con questo concetto ben fissato in testa, l’approccio giusto secondo me è comunque quello ironico. tentando di fare le cose seriamente si rischia di diventare ridicoli nella migliore delle ipotesi, penosi nella peggiore. per ironico e “non serio” non intendo fatto alla cazzo, anzi, ci si può impegnare al massimo per far suonare bene un disco e continuare a non prendere troppo sul serio quello che si fa… immaginate uno scienziato a cui danno il nobel per una scoperta che rivoluzionerà il mondo… se durante la cerimonia va a ritirare il premio serio e commosso è un grande scienziato, se va a ritirare il premio scorreggiando è un genio.

Lost: qualcuno ha un ciclostile della seconda serie in italiano per caso?

 

popp0  

Sono molto d’accordo con lucaconf quando dice che non esiste solo la musica, ma anche il contorno. E conta anche quello. Però il contorno si deve mischiare con l’aspetto musicale, nel senso che ascoltando anche solo un disco deve trasparire qualcosa di quello che c’è intorno. E più sono inestricabili tutti i vari aspetti meglio è. Al contrario, la cosa che mi fa incazzare è quando per esempio per radio si sente uno che fa tutta una presentazione coi controcoglioni, creando chissà quali aspettative, per poi scoprire che si tratta della solita lagnetta-marcetta indierockpunkettosa o di un anonimo sfrigolio-elettro-acust-elettronico. In quel caso tutte le spiegazioni costruite intorno alla musica sono artefatte e non c’entrano niente con gli aspetti di contorno che possono interessarmi.

 

Davide

“Se va a ritirare il premio scorreggiando è un genio…” (vedi Mozart, inconfutabilmente genio e “petomane”, nel film di Milos Forman). Giustissimo… Esemplare fu John Lennon con quel fan che stette giorni sotto casa sua, finché non decise di scendere e chiedergli perché. Il fan gli disse parole come avesse davanti un dio, e John gli chiese perché mai! Lui era uno che cagava come tutti gli altri! Anzi, traeva maggiore ispirazione proprio quando era seduto sulla tazza del cesso (film, Imagine – The definite film portrait).

 

popp0

Per chiudere la mia parte di intervista sparo un proverbio al contrario per riassumere la sensazione che spesso ho nel leggere recensioni e interviste in campo musicale: quando si suona tra il fare e il dire c’è di mezzo il mare

 

Guignol

No, il mire!!!

 

popp0

Eh lo so, ma le note le conosco solo di nome.

 

Davide
Ciao e grazie a tutti. A’ suivre.

 

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