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Identità distorte – Massimo Maugeri

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Massimo Maugeri è un giovane autore siciliano che con il suo primo romanzo dimostra come la narrativa italiana contemporanea potrebbe fare a meno di guardarsi l’ombelico per impiegare tempo e risorse costruendo storie. Identità distorte è un thriller ambientato nel mondo della new economy che parte da un assunto fantastico per approdare a un finale imprevedibile. Claudio Crivi è un imprenditore catanese che dirige una società di internet insieme a Valerio Giordano. Un giorno resta bloccato nell’ascensore per colpa di un black-out elettrico e quando ne esce fuori ha assunto le sembianze di Stefano Re, un giovane dipendente della ditta. La partenza del romanzo è davvero geniale e il lettore si sente catapultato in un mistero inspiegabile, anche perché subito dopo si rende conto che Claudio Crivi è morto da un anno. Un attacco kafkiano, ma che in parte ricorda anche certi racconti russi del Novecento – senza voler fare paragoni azzardati – come Il naso di Gogol. Un piccolo assaggio della scrittura di Massimo Maugeri fa capire che l’autore ama raccontare in terza persona, da narratore onnisciente, seguendo un periodare breve e frammentario che non si perde in ricami barocchi ma va subito al sodo. L’aver preso coscienza di essere Stefano Re era una novità di vitale importanza. Non che adesso avesse risolto tutti i suoi problemi. Ma in quegli ultimi giorni aveva fatto dei passi in avanti. E non si trattava di una semplice sensazione. C’era dell’altro. Vedeva immagini diverse. Era un po’ come se un vecchio muro avesse iniziato a sgretolarsi e vi si stessero formando piccole crepe, spesse quanto un’unghia, capaci tuttavia di farti vedere dall’altra parte. Non vado oltre con la trama perché il romanzo prende subito una piega realistica da thriller economico e si sviluppa in maniera imprevedibile. Dico solo che siamo nel campo della narrativa di genere, ma l’autore non rinuncia a inserire parti di pura poesia giocando su un personaggio che scrive liriche struggenti come La vita è un clown. Molto bello anche il finale con un ripetitivo ma intenso Tutto passa, solo l’amore resta che rimane impresso a lungo nella memoria del lettore. Al tempo stesso Maugeri è padrone del dialogo, che usa al meglio per far progredire la narrazione e ne approfitta un po’ troppo solo nel finale quando il personaggio chiave dà vita a un lungo (e noioso) monologo. A mio parere sarebbe stato meglio far accadere qualcosa che facesse intuire lo sviluppo della trama invece di far precipitare rapidamente la situazione. In ogni caso si tratta di un buon esordio narrativo e l’autore ha tempo davanti a sé per confermare le indubbie doti che già si intuiscono da questo primo lavoro.

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