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L’uomo pieno di donne – P.D. La Rochelle

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(ANCORA) A PROPOSITO DELL’ETERNO FEMMININO.

“Gille non aveva mai trovato sufficienti le donne che aveva incontrato e al culmine stesso del piacere che gli procuravano non dimenticava mai di dirsi che ne esistevano altre, invisibili, che non possedeva. Per soddisfare il suo molle ascetismo di pigro, contava sul tempo, prolungando con indifferenza la giovinezza. Per il momento, anche se il momento era tutta la sua bella giovinezza, aveva bisogno solo di incidenti che gli facessero sentire a sufficienza la resistenza e insieme la soggezione delle cose” ( Pierre Drieu La Rochelle, “L’uomo pieno di donne”, capitolo IV )

Gille è un ragazzo di ventisette anni. È giovane in una generazione che ha già conosciuto una guerra e sembra non sapere assumere coscienza d’aver oltrepassato la linea d’ombra. Si vive d’una esasperata, e dunque artefatta, spontaneità, sforzandosi di dimenticare; sforzandosi di dimenticarsi di se stessi. Non sempre invano. È la nuova origine del culto dell’istante.

Gille “ha desiderato troppo le donne per poterle conoscere”, sin dall’adolescenza; “è affascinato dalle persone, poi la realtà lo respinge, lo disgusta” : è l’archetipo dell’eroe dongiovannesco, accecato dal sole dell’eterno femminino, costretto a un’eterna, insolubile ricerca, lacerato da una coscienza della propria condizione che è autentica e irrisolvibile dannazione.

Così, può ad un punto affermare: “io non ho vissuto, come gli adolescenti ho conosciuto solo il desiderio” . E questa ossessiva insistenza sul desiderio è proprio la sorgente della storia di Drieu La Rochelle, che intendeva probabilmente liberarsi della propria esperienza del dopoguerra, trasfigurandola, re-inventandola e adattandola a una antica figura letteraria.

L’evidente sovrapposizione si respira in più di un frangente: le memorie dello scrittore convergono nella rappresentazione dell’archetipo (nominato, non è certamente una casualità, in più d’una circostanza: modello e spettro), il cortocircuito frastorna e l’impressione è quella di essersi accostati a un romanzo orribilmente celebrale.

Quando infatti “L’uomo pieno di donne” sembra poter costituire una lunga novella di sapore boccaccesco subito irrompono tedianti e para-moraleggianti(pertanto esclusivamente estetiche?) le digressioni dell’autore, sulla sua condizione di amante infelice e di individuo solitario e fondamentalmente incompreso dal sistema; allora ci si illude che il romanzo abbia elementi sufficienti a poter essere riconosciuto come trait d’union tra certa esperienza post-decadente e certo proto-esistenzialismo (è una supposizione e dunque è naturalmente artefatta: i puristi perdonino e comprendano). Ma non è il La Rochelle in stato di grazia ad aver scritto questo libro: è un giovanotto acerbo e un po’ narcisista che s’innamora della tragedia della sua inquietudine e la scaraventa senza scrupoli sulle donne.

Si scrive questo non soltanto per l’aporia centrale nella nuova rappresentazione dell’archetipo: e cioè, per la grave assenza d’un altro “convitato di pietra”. Si scrive questo perché risultano, in fin dei conti, stucchevoli e ripetitive le avventure di questo infelice seduttore, che sembra costantemente sul punto di trasformarsi e di divenire altro da sé, e si costringe infine ad una solitudine assolutamente prevedibile e dunque noiosa.

La trama: in un villa dalla “reputazione sospetta”, Gille e il suo nuovo amico Luc raggiungono un gruppo di donne: la sensuale e lasciva Molly, la scostante Françoise, la fragile e borghese Finette, sorella di Luc. Gille giura di essere di passaggio, assicurando d’essere in partenza per Biarritz; in realtà, scopriremo che si è presentato perché consapevole d’aver affascinato Finette in un’altra circostanza e perché bramoso(non intendo ripetere: “desideroso”) di perdersi in una situazione di particolare promiscuità.

Il suo esordio è promettente: in un brevissimo lasso di tempo ha già amato Molly e Françoise e ha lasciato intendere a Finette d’essere pronto ad averla.

Fedele alla sua indipendenza, non si lega a nessuna: soltanto il primo fallimento erotico nella carica a Finette scatena una serie imbarazzante di confidenze e riflessioni, che sembrano derivare dall’intento di sgravarsi l’anima dalla vergogna d’esser stato assieme a prostitute, in passato.

Si staglia una misteriosa e umbratile figura femminile “più amata” e poi perduta; il precipizio sensuale-intellettuale stornerà i dubbi.

Romanzo cedevole e chiaramente di transizione: impossibile riconoscervi l’estremo e spregiudicato ultimo La Rochelle del “Racconto segreto”, difficile pure intravedere i prodromi dello splendido “Fuoco fatuo”. È una storia che può rivelarsi al limite cinematograficamente interessante, oggi: una volta spurgata dai suoi eccessi narcisistici, si intende, e girata con piena coscienza del necessario manierismo (esito: un accorto trionfo artigianale).

Letteratura mediocre dal tossico retrogusto borghese.

“L’uomo pieno di donne” è riservato ai cultori (oltranzisti) di La Rochelle.

“Gille fu testimone dell’irrimediabile rimpianto di quegli esseri umani che erano lì, di un rimprovero senza possibile espiazione: ognuno, abbandonato a tutti, malediceva il mondo intero per avergli rubato, strappato il cuore di ognuno. Nell’immensa materia informa in cui scivola la carne con tutto il suo peso, ci sono dei frammenti d’anima come schegge che segnalano qua e là ancora un po’ di sofferenza. Tale sofferenza fuggevole è l’ultima traccia di coscienza” ( Pierre Drieu La Rochelle, “L’uomo pieno di donne”, capitolo V )

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Pierre-Eugène Drieu La Rochelle (Parigi, 3 gennaio 1893 – Parigi, 16 marzo 1945), romanziere e saggista francese. Esordì nel 1917 con “Interrogation”.

Partecipò ventenne alla prima guerra mondiale, fu collaborazionista nella seconda. Direttore, in quegli infelici anni, della Nouvelle Revue française, morì suicida, rifiutando(o evitando) d’essere processato per la sua adesione al nazismo .

Pierre Drieu La Rochelle, “L’uomo pieno di donne”, Passigli, Firenze, 1995. Traduzione di Maria Cristina Marinelli.

Il romanzo è strutturato in diciotto capitoli, numerati progressivamente, sprovvisti di titolo.

Prima edizione: “L’homme couvert de femmes”, Paris, 1925.

A proposito del Don Giovanni, fondamentale lo studio di Rank: l’edizione segnalata è a cura di Francesco Marchioro.

Otto Rank, “La figura del Don Giovanni”, Sugarco, Varese, 1987.

Approfondimento in rete: Pierre Drieu La Rochelle Est Toujours Parmi Nous .

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