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Il canto a tenore: dai nuraghi all’UNESCO

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Omar Bandinu, dei Tenores di Bitti “Mialinu Pira”, mi ha mandato questo suo pregevole articolo sul canto a tenore e l’UNESCO. Lo propongo con piacere ai lettori di Kult Underground, ricordando, nel presentarlo brevemente, il link all’intervista fattagli in un passato numero di K.U.: http://www.kultunderground.org/archivio.asp?art=6951

 

 Davide Riccio



L’UNESCO,  il 25-11-2005, ha proclamato  i 43 nuovi “capolavori” che andranno a far parte del Patrimonio Orale e Intangibile dell’Umanità.  Questa, avvenuta a Parigi, è la terza proclamazione delle “opere d’arte” del patrimonio orale e intangibile che l’agenzia mondiale intende valorizzare e preservare.

 

Tra i 43 capolavori selezionati da una giuria internazionale, presieduta dalla principessa Basma Bint Talal di Giordania, l’unico italiano è il Canto a tenore dei pastori del centro della Sardegna, in Barbagia. È questo il secondo bene intangibile italiano tutelato dall’UNESCO, dopo l’Opera dei pupi.

 

Il fine dell’UNESCO è far conoscere al mondo e tutelare l’enorme patrimonio della cultura popolare di tradizione orale, come la musica e le danze, forme rituali e mitologiche, e l’universo di conoscenze legate alle credenze tradizionali, così come gli spazi culturali stessi. 

 

Questo patrimonio, collezione della diversità umana, e fondamentale nel processo di costruzione dell’identità delle comunità e dei popoli, risulta, proprio perché orale, facilmente vulnerabile. La proclamazione dell’UNESCO appare pertanto non solo opportuna ma quasi provvidenziale per la salvaguardia del canto a tenore che a partire dagli anni sessanta rischiava l’estinzione. Era giudicato subalterno e anacronistico rispetto alla cultura dominante e etichettato come folklore.

 

Questo canto si è tramandato in Sardegna attraverso i secoli: la prima testimonianza è stata ritrovata in una zona nuragica della Barbagia e risale al VII secolo a.C.. Si tratta di un bronzetto che raffigura un cantore con una mano appoggiata sul mento e l’altra sull’orecchio con due dita che piegano la cartilagine, nella tipica postura dei tenores.

La voce primordiale dell’isola negli ultimi anni ha ricevuto tantissimi riconoscimenti internazionali e da personalità quali Frank Zappa a Peter Gabriel.

A seguito del riconoscimento dell’UNESCO, è nata un’ associazione costituita dai gruppi a tenore della Sardegna, che continua a raccogliere numerose nuove adesioni a prova che questa pratica orale è più che mai viva e attuale. Tra i suoi obbiettivi, l’associazione si propone in primis un censimento dei gruppi, degli stili e delle aree di diffusione del canto, nonché la creazione di un albo dei tenores; inoltre interventi volti alla salvaguardia e alla trasmissione del patrimonio musicale come l’istituzione di scuole di canto,  o finalizzati alla documentazione e agli studi etnomusicologici con l’istituzione di borse di studio, ricerche sul campo e stesura di una rivista specialistica.

 

Cosa è il canto a tenore?

Il canto a tenore è uno dei più straordinari esempi di polifonia del Mediterraneo, per complessità, ricchezza timbrica e forza espressiva. E’ realizzato da quattro voci maschili chiamate, dalla più grave alla più acuta, bassu, contra, oche e mesu oche, che disposte in formazione circolare intonano canti dalle diverse caratteristiche musicali a seconda della provenienza geografica. Per intenderci sarebbe più corretto parlare di canti a tenore e non di canto a tenore, poiché ogni paese che appartiene all’area di diffusione di questa tradizione orale possiede un proprio repertorio di canti sacri e profani che lo caratterizza inequivocabilmente e lo distingue dal paese vicino che spesso dista anche solo pochi chilometri. Per lungo tempo l’isolamento geografico dei paesi ha  favorito l’acuirsi di queste diversità culturali, evidenti non solo nel canto, ma anche nella parlata in limba (lingua sarda), nelle varianti dei costumi tradizionali, negli usi, diversità che sono anche indice di una forte affermazione identitaria che ancora oggi permane in Sardegna. Cantare a tenore nello stile della propria idda (paese), parlare la propria limba sono parte de su connottu ovvero del bagaglio culturale condiviso da una comunità.

Il canto a tenore è uno stile vocale di grande fascino. L’impasto vocale risuona immediatamente arcaico, proveniente da un tempo lontano. Non a caso gli studiosi pensano che questo non sia databile, tanto è antico. Alcuni vecchi, che in gioventù cantavano, raccontano che le tre voci che compongono il coro, altro non fossero che il muggito del bue, il belato della pecora ed il suono del vento opportunamente armonizzati fra loro dai pastori sardi che in questo modo avrebbero dato origine al canto. Anche se non fosse così, questo leggenda ci disvela il forte legame fra natura e cultura che è alla base del canto a tenore.

 

Il tenore da un punto di vista musicale può essere considerato come un solista accompagnato  ad accordi da un coro a tre parti vocali. L‘insieme delle tre parti  mesu  oche, contra e bassu viene  denominato anch’esso tenore. Dal punto di vista linguistico la definizione di oche e tenore corrisponde in italiano a solista e coro. La oche, unica delle quattro a cantare un testo verbale, canta una melodia associata ad un testo poetico a volte  improvvisato, mentre le altre tre voci la accompagnano scandendo degli accordi su delle sillabe non sens che sono molto varie e cambiano da paese a paese: bim-bam-bo- baram-bim-ba-bo-bim-ba-ra-roi-rim-ba etc.

I testi, composti da poeti culti o semplicemente tramandati oralmente attraverso il canto stesso, possono essere di carattere epico-narrativo, storico, satirico, di protesta e d’amore e sono scelti con cura dalla oche che spesso li plasma e personalizza per il canto.

Le voci che più definiscono il sound del canto a tenore sono le due più gravi, il bassu e la contra, caratterizzate da una timbrica gutturale, la cui emissione interessa la laringe e tutto l’apparato fonatorio, e che trovano simili soltanto in sperdute lande della Mongolia e negli altipiani della Repubblica di Tuva. Il mistero dell’esistenza di queste voci eguaglia quello dei Nuraghi, le antiche costruzioni in pietra di forma tronco-conica, simbolo della civiltà detta appunto nuragica (1800 a.C.), che probabilmente già conosceva e praticava questa forma di canto.

Non sappiamo assolutamente che cosa fosse allora il canto a tenore, ma sappiamo certamente cosa è oggi e cosa era nel recente passato, quando riecheggiava nella piazza del paese accompagnato dall’agile scalpitio dei passi del ballu tunnu (il ballo sardo tondo) della gente, quando si diffondevano le dolci e melodiose serenate d’amore negli alti e stretti viottoli in pietra, o nelle campagne soleggiate nei giorni de sos tunninzos (la tosatura delle pecore) momento di incontro e festa, nella solennità delle celebrazioni extraliturgiche della settimana santa o semplicemente nelle osterie e negli spuntini. Questa era la scuola del canto a tenore, la scuola impropria come la chiamava l’illustre antropologo Michelangelo Pira di Bitti, dove tutti imparano da tutti ma nessuno è maestro.

Negli ultimi decenni le cose sono cambiate, la trasmissione del canto avviene solo in parte con le modalità della tradizione, e si assiste alla nascita di formazioni professionali divenute molto popolari che portano il canto in giro per il mondo. Queste formazioni continuano però ad esibirsi nei contesti più tradizionali, come le feste paesane, organizzate dai giovani. Ogni festa paesana che si rispetti dedica una giornata alla musica tradizionale ospitando gruppi di ballo e tenores provenienti da tutta l’isola che si esibiscono su palchi di legno ed indossano i variopinti costumi tradizionali del paese di origine.

 

I Tenores di Bitti “Mialinu Pira”

 

Tra i molti gruppi a tenore della Sardegna, un posto speciale spetta certamente ai Tenores di Bitti “Mialinu Pira”. Il gruppo è composto da Omar Bandinu, Marco Serra, Bachisio Pira e Dino Ruiu i quali hanno in passato partecipato a prestigiose manifestazioni e concerti in tutto il mondo. Forti di uno stile meno aspro degli altri quartetti della Sardegna, esemplari ricercatori del proprio patrimonio, impeccabili esecutori dalle eccezionali qualità vocali, hanno raggiunto un alto livello di esecuzione e stile, ammirato in tutta la Sardegna e nel mondo intero. Frequenti le loro partecipazioni a trasmissioni televisive nazionali come “Affari tuoi” di Paolo Bonolis in onda su RaiUno e “Quelli che il calcio” su RaiTre. Negli ultimi anni si sono esibiti con successo in Francia, Germania, Danimarca, Norvegia, Repubblica Ceca, Spagna, Belgio, Olanda, Austria, Lussemburgo, Slovenia, Irlanda, Croazia, Lituania, Ungheria, negli Emirati Arabi e in Brasile. Memorabile la partecipazione nel 2001 al IX Concerto di Natale in Vaticano trasmesso su Canale5 dove hanno avuto l’opportunità di essere ricevuti in udienza privata dal Papa Giovanni Paolo II e cantare per lui alcuni canti sacri della tradizione di Bitti.

Nonostante la sua matrice tradizionale il gruppo ha realizzato vari progetti di elaborazione musicale del canto finalizzati alla valorizzazione e all’utilizzo del Tenore nell’ambito della musica leggera, colta contemporanea e del teatro, registrando diversi CD in Italia e all’estero. Il gruppo inoltre svolge spesso attività didattica presso le scuole e le Università con il compito di diffondere e salvaguardare il patrimonio musicale locale. Nel 1999 ha tenuto un corso di formazione professionale di canto a tenore con il patrocinio della Regione  Sardegna e dell’ UE.

Per ulteriori approfondimenti vi invitiamo a visitare il sito ufficiale del gruppo all’indirizzo www.tenoresdibitti.com  

 

Omar Bandinu

Tenores di Bitti “Mialinu Pira”

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