:: Articoli correlati
:: In lettura ora
2011
6
Set
I Quaderni di Poiein - Valeria Serofilli


Monografie di poeti
contemporanei
2010, Puntoacapo,
editrice.
Va riconosciuto a Gianmario Lucini
il merito dell’iniziativa: i Quaderni di Poiein, che per sua esplicita
ammissione intendevano frugare il talento poetico oltre le personalità più in
vista, per le quali talora la visibilità difetta di merito, non solo
configurano un’iniziativa interessante, ma alla lettura si rivelano convincenti
ed efficaci sul piano della qualità.
Gli autori finora selezionati appaiono
di livello ed esemplare la loro presentazione in una cornice biografica,
critica e bibliografica di ampiezza apprezzabile. La messa a fuoco comprende
per ciascun poeta tutto il percorso della scrittura e pertanto ci viene ogni
volta consegnata una monografia che nel contempo è silloge poetica e saggio
critico.
Il secondo numero, uscito nel 2010,
è dedicato a Valeria Serofilli, che si presenta con i testi inediti di Amalgama,
divisi nelle tre sezioni: Morsi di Parola, Dantesche, La Chiocciola,
le quali, subito, sin dai titoli, individuano per lei tre possibili filoni di
indagine.
Il primo riguarda la rilevanza che lei
attribuisce alla Parola sia come ente da manipolare per i suoi fini sia come frutto
maturo del crogiolo letterario della tradizione, convinzioni che la inducono a
un lavorio incessante su di essa, quasi un accanimento, prima di consegnare i
suoi testi alla perfezione formale della pagina.
Al secondo punto poniamo il legame
che la stringe ai grandi del passato, nella cui scia si pone. Li ama e non ne
fa mistero.
Il riconoscimento del loro lascito
formidabile la induce ad attingere, in una sorta di omaggio, alla messe
letteraria per trasfigurarla e riversarla nella sua scrittura.
Infine, è possibile analizzare l’opinione
che la Serofilli ha della condizione dell’uomo e soprattutto del poeta che
possiede, con la Parola, il dono dello svelamento del reale.
Ovviamente la ripartizione ha valore
esemplificativo ed è intuitivo che le tematiche in oggetto nelle composizioni
s’intrecciano e divengono inestricabili l’una dall’altra, formando un amalgama
come il titolo medesimo suggerisce.
Fortini espresse in un’intervista il
sentire comune sul fare poetico, ritenendo che per un verso nella poesia
prevalgono elementi di ritmo e cadenze, di ripetizioni, di immagini che
alterano i significati immediati e che conferiscono loro, oltre i primi, anche
significati interiori. Per un altro verso, si intende qualcosa di nobile, di
rassicurante, di commovente…
Nella poesia della Serofilli i due
ambiti, formale ed emotivo, sono equilibrati e convergenti. Non solo si tengono
con naturalezza ma meritano la medesima attenzione.
Colpisce, come si accennava più
sopra, il dominio che la Serofilli esercita sulla Parola, inteso proprio come esperienza
di ogni possibilità lessicale, linguistica e metrico-prosodica. Il lemma
diventa creta, entra in una sorta di gioco.
Assonanze, rime, rime interne,
allitterazioni (cito a caso da un solo testo: perfetto, astratti, misfatto,
sottrarsi, petto, letto… Quell’imperfezione in più) si susseguono senza
forzature nell’ambito del ritmo prescelto: una struttura, insomma, composita e
musicale che applica ogni modulazione e guarda fiera al passato esigendone
eleganza e ricchezza semantica.
L’interesse dell’autrice per Dante, ma
anche per Leopardi o Luzi, come per tutta la poesia raffinata, fa capolino in
veri e propri prestiti, talora visibili solo in trasparenza.
Pur senza poterla definire
sperimentale, di fatto la lingua è piegata dalla Serofilli ai suoi intenti, in
un impasto duttile e variegato, che applica, lo ripetiamo, ogni opportunità connessa
al significante e alla percezione sonora dell’impianto.
Schivato il tranello del manierismo
o dell’oscurità, la poesia della N. si staglia, al contrario, limpida nel suo
mosaico di accordi, rime, risonanze che anche critici come Maffia hanno rilevato,
definendo il suo verso una danza di parole affascinante e piacevole.
Ma la Parola per la Serofilli non ha
solo valore estetico. Dal magma di parole intende far uscire il senso
oltre che il verso e il canto.
La Parola, che è ente concreto,
carne, legamenti, pane ingoiato dalla sua bocca vorace, dissetata solo da
inchiostro, è mezzo di ricerca di sé e del mondo. Per l’essere imperfetto che
abita la terra è l’unica strada capace di condurre alla verità. Non a caso il
lemma senso, anzi la locuzione senso del verso ritorna più volte
nella silloge.
In realtà la poesia della Serofilli
parla per lo più del ruolo della poesia e del ruolo del poeta. È soprattutto
metapoesia, ma nel senso nobile e spirituale del termine.
È poesia che si interroga sui suoi
obiettivi e sul suo valore, quasi per confermare ulteriormente le proprie
certezze sul dono ricevuto come poeta e sull’uso più appropriato di esso (ma
noi/ la cui misura è l’imperfetto/ la ricerca intraprendiamo di quel senso/ per
rivestire larve di non detto).
Siamo ben lontani dalla cosiddetta poesia
femminile intimista, lirica o peggio piagnucolosa perché non lo è. Non è
neanche una poesia che scandisca gli accadimenti, ma essa, quando si riversa di
fuori, incontra spazi ampi di cielo, luna e sole, o quelli dell’altrove.
Di tanto in tanto fa capolino un
amore, un interlocutore, ma non è mai preminente se non come punto di riferimento
della propria riflessione.
La poesia salva, perché è in grado,
almeno per il poeta, di autenticare la propria presenza sotto la volta del
cielo. Anche se il poeta non è il vate, la poesia è sostanza tangibile del
mondo e mezzo per definirlo.
Tra noi poeti basta
quell’occhiata
e la realtà diventa
un’altra cosa
riscritta amata/ sedotta
ricreata
In questa accezione, essa è, la
chiave per dissipare il velo di Maya, l’ascia per rompere il guscio da
chiocciola che ci circonda e impedisce la nostra possibilità di conoscere,
dando l’opportunità all’anima di ridestarsi e comprendere. Si adombrano echi di
Schopenhauer, ma si potrebbe forse meglio utilizzare il mito della caverna di
Platone, giacché l’autrice nomina in una sua composizione proprio la caverna (Fuor
di caverna/ illumino e traduco/ il buio ai tuoi occhi:/ vedo oltre//oltre vado.
Compito di poeta) ma il risultato è lo stesso.
Il poeta, se valido, possiede l’arma
per dipanare le immagini false e ingannevoli, il riflesso della realtà che si
percepisce sotto forma di ombre sul muro della grotta-prigione, per distribuire
il pane-parola della verità. Non a caso l’autrice scrive:
Botte di Diogene,
la verità nel profondo.
E tu poeta non
farti lumaca
nel tuo guscio
se a sfiorarti è
mano di poesia.
Tutte le domande e i dubbi che il
secolo appena trascorso si è posto sulla possibilità di fare poesia in un’epoca
che non predilige la parola, veloce, violento o tecnologico in senso lato, sono
superate.
Adorno considerò che dopo Auschwitz,
la trascendenza non offre più all’immanenza alcun significato e quindi a questo
punto è diventata impossibile anche la poesia, ma nella silloge troviamo la
convinzione opposta di un’arte poetica rivelatrice e consolatrice, una
scintilla metafisica destinata agli eletti: un concetto condiviso da Luzi, tanto
amato dall’autrice, espresso con queste parole: nulla più che la poesia
credo abbia valore… di risveglio della coscienza. La poesia ha il potere di
chiamare l’uomo a se stesso… perché si insinua nella cultura di un’epoca e la
lavora .
Con termini simili si espresse anche Magrelli quando affermò che qualsiasi cosa
accada alla storia la poesia non smetterà mai di testimoniare i battiti del
tempo umano.
:: Vota
Vota questo articolo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 (1 = scarso - 5 = ottimo)
:: Fortuna Della Porta
Fortuna Della Porta è nata a Nocera Inferiore (SA), scrittrice, poeta e critico letterario. Ha pubblicato quattro raccolte di versi: Rosso di sera, ed. Il Calamaio -2003- Diario di minima quiete, ed. LietoColle -2005- Io confesso, ed. Lepisma –2006- Mulinare di mari e di muri, ed. LietoColle, 2008. Un poemetto di circa 1000 versi, Canto Primo, è apparso sul periodico letterario Poiesis. Numerosi i testi in antologie e in rete. In prosa: Scacco al re è opera teatrale per le edizioni Carta e Penna, 2006. I racconti: Ritratti, Oèdipus edizioni, 2007 e Labirinti, e-book, kultvirtualpress, 2007. Articoli e saggi compaiono con regolarità sui maggiori periodici letterari sia cartacei sia on line. Numerosi i premi e le segnalazioni. È iscritta al P.E.N. club Italia. Laureata in lettere, ha insegnato per alcuni anni. Vive stabilmente a Roma.
WEB: www.fortunadellaporta.it
WEB: www.fortunadellaporta.it
:: Commenti
:: Automatic tags
Adorno Luzi Valeria Serofilli Valerio Magrelli letteratura monografia parola poesia silloge vate veritÃ
:: Articoli recenti