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CicloPoEtica 2010

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un’esperienza d’incontro e confronto nelladialettica poetica
 
CicloPoEtica è la terzarassegna itinerante recentemente ultimata dopo due edizioni del SiciliaPoetry Bike, con la “poesia in bicicletta” che approda lungo il corso delfiume Po mediante una denominazione preposta per rendere, sotto altra forma,l’iniziativa permeabile ai nuovi territori coinvolti e, nondimeno, rafforzarnei contenuti già insiti negli originari intenti. Viene evidenziato il lemma”ciclo” in funzione della maggiore diffusione della bicicletta nell’areainteressata, come pure a sancire una continuità nel perpetuarsi dell’evento conaltre titolazioni in diversi luoghi, volto tanto alla divulgazione quanto alconsolidamento di una cultura d’innovazione nella tradizione. Inoltre, persillabazione, viene estrapolato il fiume “Po” in quanto percorso determinanteuna comunanza geofisica che si riflette nei limitrofi insediamenti. L’assonanzaè determinata da quanto viene evidenziato per esteso con “poetica”, relativa acostituire identità e peculiarità non solo in quanto espressione artistica, maanche attraverso un immaginario collettivo nella funzione mitopoietica, qualecollante di popoli e rispettive culture. In evidenza, inoltre, un ulterioreconcetto, quello di “etica”, quale comune e nondimeno diversificato impegno perciascuno di noi.
Coerente all’idea di un “pensiero” poetico attivo, ho sostenutole molteplici tematiche insite nella manifestazione con la sola sintesi dellapoesia, quella del movimento lento, assecondato dalla zavorra di oltre mezzoquintale complessivo tra carico e mezzo. L’impegno civile nasce dalla stessaazione poetica intrapresa, volta a svincolare il verso dai circuiti chiusiinnescati dall’ego del poeta. Un’efficace poetica è di per sé un ideale strumentopolitico, il solo autonomo e trasversale nonché capace di condizionare lastessa politica. Viceversa, lasciare spazio alla politica nella poesiasignifica condizionare contaminando quanto, per sua natura, dovrebbe essereetica stessa del vivere. Faccio quel poco che posso perché la poesia siaaperta, libera da recinti e qualitativamente accettabile, a partire dallacondizione esistenziale che l’ha generata è, peraltro, quanto commentavo in unpost poco prima della partenza. Un’altra idea di fondo resta anche quella diuno strumento idoneo alla riappropriazione di un tempo narrativo, capace disedimentare nella memoria dilatandosi. La visione di un film come “Poeti”,sollecitata ed accolta dall’amico e poeta Biagio Propato, mi ha reso ancor piùcosciente di quanto, di fatto, la poesia sia divenuta ristagnante nella suacomunicazione, quindi incapace di tramandare raccontandosi, soprattutto se sullosfondo si sollecita la compresenza del festival di Castel Porziano del ‘79, ilcontrasto appare più che mai evidente. Un’incomunicabilità che persiste aprescindere dai successivi sviluppi telematici agglomeranti aree d’interesse.Dunque anni Settanta che, tutto sommato, non erano poi tanto bui e dogmaticicome spesso si vuol far credere, se non per una fagocitante minoranza difanatici; anni soprattutto umanistici, per ruoli e centralità della persona cherisorgevano preminenti, destrutturando l’assetto ideologico sovrapposto al ’68con uno spontaneismo finalmente libero da censure di costume. Quindi l’amorelibero, da trasgressione ideologica, evolve in consuetudine di un libero viveree condividere, apertura ed espressione di ogni individuo nel gruppo, un attoprivato, finanche poetico, che viene a coincidere con quello pubblico divenendopolitico. Col riflusso è l’egoismo trasgressivo a prevalere, complementare aspinte conservatrici e reazionarie, in una comune, apodittica solitudine. L’amorenon sarà mai più libero bensì asservito a pornografici fini, tra sempre piùlabirintiche, ipocrite tutele di facciata.
Per il terzo anno consecutivo, incredibile ma vero, hotrovato ancora abbastanza energie per inseguire utopie percorribili nellamalsana quotidianità che ci circonda. Una settimana di poesia e libertà,vissuta con un moto lento ma efficace, tanto nel verso quanto nel pedalecadenzato e capace, nel variare dei registri, di un sincretismo ancorapossibile, quello percepibile attraverso un mezzo meccanico come la bicicletta,quale adeguato strumento per una poetica della condivisione. Otto tappe coneventi-sosta no-stop, da Torino a Venezia, si sono susseguite dal 2 al 10agosto, sino all’epilogo di congedo: un happening tra strade frapposte atraghettamenti sulla laguna. Spesso, nelle più brevi pause del tragitto, hoavuto occasione dell’incontro conviviale con lo straniero, situazione peraltroevidenziata da un carico inclusivo di tenda, sacco a pelo e strumentazioni talida essere sovente scambiato per un tedesco. Una velocità di crociera intono ai16 chilometri orari, scandita perlopiù controvento ed in falsi piani suglioltre 500 chilometri complessivi di percorso effettuati zigzagando lungo ilfiume Po, ha caratterizzato il mio incedere. A rendere più colorato ed epico iltutto, non sono mancate sequenze d’imprevisti. L’acquazzone di Pavia ha certamentecontribuito ad un adattamento più anfibio della specie “ciclopoetica”,culminato con la bicicletta in mezzo metro di fango poco più avanti. A coronarela sequenza di avverse vicissitudini, seguirà il cedimento del copertone. Significative,tra le altre, alcune performance svoltesi in movimento con l’ausilio delmegafono propagante “loop poetici”, un neorealismo che il tempo restituiscecome dispensatore di poesia e il comune cinismo rende adulteratonell’omologante registrazione di un “arrotino” privato del suo fiato, unafflato poetico popolare ormai disperso nel disincanto. Variegata, indipendentee affiatata è parsa subito la compagine di oltre una dozzina di ciclisti partecipantitramite iscrizione al Circolo dei Lettori. Una coerente preparazione atleticaha permesso loro di ultimare il tour gioendone a pieno. La presenza di menobiciclette storiche, elaborate o fantasiose a vantaggio di più collaudati emoderni cicli, ha prevalso nel gruppo che, a prescindere, come tale ha comunqueavuto grande capacità d’impatto e visibilità. Due soltanto sono stati iciclo-poeti al seguito, Ugo Magnanti ed Enrico Lazzarin, mentre si annoveranopiuttosto presenze di ciclo-artisti, cicloamatori e cicloturisti. La poesia, inogni caso, è stata comune denominatore ed espressione attraverso più forme peroltre una settimana trascorsa insieme. Rilevante e degna di nota la presenza diIrene Cabiati e le sue “orecchie poetiche”, capaci di suscitare congruaattenzione soprattutto durante il congedo alla volta di Venezia, per mezzo di un’istallazionemobile realizzata sulla rispettiva bicicletta; altrettanto validi e pressochécostanti gli interventi del “suonicista randagio” Daniele Contardo.  Certamentetra i più vicini all’iniziativa, sia pure non prendendo parte agli spostamenti,è stato Tiziano Fratus, nelle determinanti tematiche socio-ambientali che locaratterizzano. Notevole anche il livello di diversi artisti che si sonosusseguiti nelle varie tappe, sebbene sia impossibile elencarli tutti,doverosamente ne rammento alcuni, come Luca Bertoletti, Michele Marziani eGiancarlo Micheli, senza escluderne altri. Itinerari coinvolgenti, non sempreconvergenti e tuttavia significativi si sono alternati tra piste ciclabili,statali, provinciali e sterrati, assecondando ampi tratti di argine del Po. Allavia Emilia, sempre trafficata e pullulante di punti di ristoro ed accoglientitrattorie, si sovrappone il sole accecante che si riflette nei canali deiviottoli di campagna, tra indefinite quantità e varietà di zanzare con serviziocontinuato, nell’anelata ricerca di un primo borgo utile per rifocillarsi. Pedalareè la costante fede che tutt’intorno disperde un paesaggio lentamente, sfumatotra pensieri e motivetti che cadenzano il ritmo spezzando la fatica insempreverdi canzonette evocative. Arrivare spesso all’ultimo momento,percorrendo fin oltre tratti di cento chilometri. Docce rimandate edaltrettanto appassionato sudore per montare attrezzature e conoscere i poetidel posto. Rapidi scambi di scalette ed efficaci, naturali dosid’improvvisazione coinvolgono un pubblico sempre attento e numeroso. A Pavia sisfiorano un centinaio di presenze, arrivando non lontano dal gremito pubblicodi Messina del 2008, con ospite Diana Battaggia e diversi autori di Lietocolle,come Dona Amati, intervenuti per la serata. Notevole impegno viene puretestimoniato da Eugenio Rebecchi di Blu di Prussia nella piovosa tappapiacentina. Ferrara, nondimeno, con gli Scrittori Ferraresi e Melinda TamasTarr cristallizza suggestivi momenti poetici, mentre Parma coniuga bene architetturee versi in una piazza. Momenti oltremodo condivisi in diretta streaming,perlomeno laddove possibile, con congrue punte d’audience di diverse decine dicuriosi e afecionados, ma forse anche di semplici amanti della poesia.
CicloPoEtica  è un progetto chenasce come diretta conseguenza del precedente Sicilia Poetry Bike,realizzato insieme ad Ugo Magnanti nonché curato e organizzato con AndreaIngemi e Vittoria Arena. Inizialmente assemblato durante il tour del libro “AdIstanbul, tra pubbliche intimità” a Varese, è stato curato e organizzato conDaniela Fargione. Determinante l’apporto al coordinamento di Gloria Scarperiae, per la gestione della sezione grafica, quello di Claudio Cravero. Complessivamente,in tre anni di attività “ciclopoetiche”, sono stati coinvolti quasi uncentinaio di collaboratori e circa duecento artisti, evidenziandoli in tutta lacomunicazione svolta, oltre venti sono state le località toccate in uncostante, seppure a tratti gravoso, spontaneo palcoscenico poetico capace disuscitare adeguata attenzione dei media lungo tutto il percorso. Notevoli iriconoscimenti pervenuti da enti ed associazioni. Esigui e perlopiù privati glisporadici concreti sostegni ricevuti.
 

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