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La legge dell’attimo – Guia Falck

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ed. LietoColle 2011
 
Ci troviamo a leggere una raccoltacorposa, tutta rinchiusa nello scrigno di un pensiero originale che si pone inosservazione dell’accadere e ne annota il riverberare dentro lo specchio dellapropria identità. La si potrebbe definire poesia del flusso interiore, questache troviamo nella silloge di Guia Falck, una sorta di diario intimo nel quale però-occorre sfatare il possibile equivoco- la realtà non rimbalza e i fatti, anchequelli dolorosi, insieme alle cose reali, appaiono come ombre o eco lontana.
Si tratta appunto di unameditazione, un guardare la mente che osserva se stessa, riflettendo sullapropria concezione della vita, in una serie di considerazioni senza connotatotemporale e geografico: versi intimi, ma non intimistici nel senso emotivo edecadente del termine.
Da questo punto di vista, significativisono i testi della prima sezione Custode di gioia. Qui i versi assumonola valenza di aforismi: nel dolore c’è la pace della verità… la bellezza èun istante… la vita nuova è da imparare e il veloce si compie lentamente…bisogna che qualcosa muoia perché qualcosa nasca dal suo lutto… la verità è dichi scava… ecc.
La stessa cadenza sentenziosa hannogli haiku di Intermezzo giapponese.
l’artista pensa /ai moti del presente / agli istanti.
ci è concesso/attimo per attimo / tutta la vita.
goccia agoccia / si riempiono cisterne / di ciò che passa.
cosa faccio? / minutro di dubbi / sola purezza.
L’autrice, come si vede, espone lasua concezione del mondo, con piglio convinto e occhio asciutto, sorretta sempreda un pensiero forte e coerente. L’antica diatriba tra poesia come empito delcuore e sistema coerente di riflessione trova alla fine la riconciliazione inpagine come queste.
Dopotutto, la grande poesia daFoscolo a Leopardi a Montale non sfugge mai a un sistema concettuale chesottende a tutta la costruzione prosodico-metrico-stilistica.
L’attimo di cui parla la Falck sindal titolo non è quello del carpe diem, quanto il sintomo di una realtàparcellizzata, contraddittoria e incomprensibile nel suo eventuale ordine efine generale. Infilando il cuneo dello scandaglio, si possono sottrarre alfluire attimi e pause di non contraddizione, di verità e autenticità.
La vita è durata antinomica, ilreale non si lascia attraversare e solo nell’attimo possiamo impigliare lacertidi pace e di bellezza. Tutto si regge sul principio di contraddizione. Laconcezione aristotelica del reale è inapplicabile formulazione teorica dellalogica.
Se esiste un senso della vita, essosi lascia solo sfiorare, dunque elementi della quotidianità sono il dubbio, ma,senza contrasto, anche la ricerca che il limite dell’inconcludenza edell’inconoscibile si possa superare.
La raccolta trova quasi la suaconnotazione in questo precario ossimorico equilibrio del bianco e del nero,del vicino e del lontano della verità.
Desiderio dell’uomo, in generale, èquello di trasformare l’istante in Tempo, ma l’artista, più consapevole deglialtri è più di tutti condannato a prendere coscienza che l’intento èvelleitario, rassegnandosi a compiere la vita baleno per baleno, rimanendofuori dall’immaginabile ma incerto flusso cosmico.
In tutta la silloge si avvertequesto sentimento di incompiutezza, di caducità, ma anche l’aspirazione a unordine più alto. Non a caso l’autrice fa esplicito riferimento alla sua ricercadi fede, col suo setaccio fino, e persino a dio.
direi che la vita è respiro/ èdio che rivela la presenza.
Dopo la parte centrale costituita dahaiku, troviamo la terza parte della raccolta, che va sotto il titolo Nelsanto stupore.
Qui sembra affiorare più evidente l’aspirazioneal sacro e all’infinito. Sembra di scorgere quasi un’invocazione a colui che èpreposto a squarciare le tenebre. Ma si nota anche una maggiore accettazionedella vita, per le stupefacenti offerte all’essere umano, lungo il cammino dell’esistenza(vita dannata e prodigiosa), sebbene gli antichi postulati insistano avenire in primo piano: c’è la vita o c’è la conoscenza/ come c’è l’essere ol’apparenza.
Talora l’autrice adombra la pace nelsolo regno vegetale, quasi in un roussoviano afflato di natura. Nel suo regnodella serenità, l’albero è immerso nel silenzio e in esso pacificato vive emuore. Ma la vita si può salvare anche attraverso lo spirito della follia che èpoi quello dell’artista, ma pure conservando la purezza  dell’infanzia (è l’infanziaadulta santità).
È da sottolineare nella raccolta,come elemento per determinarne il valore, il lungo lavoro di sottrazione espoliazione della frase, il gioco di incastri contrastanti, la rima che va eviene, in un’operazione lessicale e stilistica minuziosa che sembra meglioriuscita nella prima sezione.

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