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Nuova Costituzione Cubana

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addio comunismo e benvenuta iniziativa privata
 
«Come si definisce un comunista? Beh, è qualcuno che legge Marx e Lenin.
Come si definisce un anticomunista? È qualcuno che capisce Marx e Lenin
»
(Ronald Reagan)
 
Domenica 22 luglio, l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, il Parlamento cubano, ha approvato il testo del progetto di riforma della Costituzione repubblicana[1].
Alcune novità rappresentano autentiche rivoluzioni nell’isola patria iconica della Rivoluzione e, per questo motivo, dopo diversi giorni di studio, dubbi e analisi del documento, i deputati hanno concordato di sottoporre la riforma al giudizio degli elettori con un referendum popolare da celebrarsi entro il prossimo 15 novembre.
In attesa dell’esito di questa consultazione, cerchiamo di conoscerne i contenuti più innovativi.
Innanzitutto, bisogna aver presente quanto detto dall’allora Presidente Raúl Castro il 28 gennaio 2012 circa l’importanza di «lasciarsi alle spalle il fardello della vecchia mentalità e forgiare con intenzionalità di trasformazione e grande sensibilità politica la visione verso il presente e il futuro della Patria, senza abbandonare, nemmeno per un istante, l’eredità marxiana e la dottrina del marxismo-leninismo, che costituiscono il principale fondamento ideologico del nostro processo rivoluzionario».
In seguito, Miguel Diaz-Canel Bermudez, Presidente dei Consiglio di Stato e dei Ministri, ha precisato che i lavori della Commissione parlamentare sono stati guidati dalla necessità di analizzare l’impatto dei cambiamenti economici e sociali sull’ordine costituzionale, valutare alcune questioni che devono essere recepite nell’ordinamento e studiare processi costituzionali sviluppati in altri paesi, il tutto alla luce della storia e della tradizione di Cuba.
Il progetto di riforma consiste in un preambolo e 224 articoli, suddivisi in 11 titoli, 24 capitoli e 16 sezioni.
Lo Stato cubano continua ad essere definito al suo art. 1[2] come «uno stato socialista dei lavoratori, indipendente e sovrano, organizzato con tutti e per il bene di tutti, come Repubblica unitaria e democratica, per il godimento della libertà politica, la giustizia sociale, il benessere individuale e collettivo e la solidarietà umana».
Ma se il testo riafferma il carattere socialista del sistema politico, economico e sociale e il collaterale ruolo guida del Partito Comunista come forza trainante della società e dello Stato, notevole è la scomparsa del comunismo dall’attuale art. 5[3] dove viene cassato l’obiettivo di “progresso verso una società comunista”.
Il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Esteban Lazo, ha chiarito che ciò «non significa rinunciare alle nostre idee, bensì pensare ad un paese socialista, sovrano, indipendente, prospero e sostenibile».
Sarà molto interessante a questo proposito seguire gli sviluppi dell’attuazione dei prossimi programmi governativi dell’Avana dove la realizzazione dell’ideale società comunista viene sostituita da un più lieve modello di socialismo integrale mentre tutte le leve del potere permangono nel sempiterno Partito Comunista di Cuba.
Altro punto di rottura con il passato che, però, recepisce costituzionalmente alcune progressive riforme degli ultimi anni è il riconoscimento del ruolo chiave del settore privato per la crescita economica: dunque iniziativa privata e proprietà privata.
Si ribadisce che il settore pubblico, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la pianificazione economica restano essenziali per l’isola caraibica ma a ciò si affianca il ruolo dell’economia aperta di mercato e delle nuove forme di proprietà, tra cui la privata (con alcune limitazioni per la proprietà fondiaria).  
Novità in questo settore è la costituzionalizzazione dell’importanza degli investimenti esteri per lo sviluppo economico del paese: dai limiti che si porranno in fase di attuazione della previsione astratta dipenderà il successo della misura e l’arrivo di investitori stranieri veramente interessati allo sviluppo dell’economia locale e non solo a speculazioni di breve periodo.
Terza rivoluzione epocale per l’ordinamento ancora marcatamente castrista è la radicale modifica del primo comma dell’art. 36[4] relativo alla famiglia, nel quale si intende sostituire le parole «unione volontariamente consensuale di un uomo e di una donna» con la formula «unione volontariamente consensuale di due persone» senza specificarne il genere, aprendo così di fatto la strada al riconoscimento legale del matrimonio omosessuale.
Anche per la suddetta norma, la dimostrazione dell’effettività della previsione si avrà con i conseguenti provvedimenti di diritto civile ed amministrativo per darle piena e completa attuazione nella vita quotidiana dei cubani.
Collegato al precedente, vi è il rafforzamento del diritto all’uguaglianza ex artt. 42 y 43[5] che incorpora esplicitamente la non discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Un notevole passo avanti per un paese dove la legge prevedeva i campi di rieducazione forzata per gli omosessuali dichiarati.
Se gli elementi fondanti dell’ordinamento costituzionale socialista e rivoluzionario permangono invariati, si introducono concetti innovatori quali la promozione di uno sviluppo sostenibile per garantire la prosperità individuale e collettiva, il lavoro finalizzato al raggiungimento di una maggiore equità e giustizia sociale, la tutela e diffusione dei risultati della rivoluzione che insieme contribuiranno a forgiare la Cuba del XXI secolo.
Ecco che in tema di relazioni internazionali si formalizza il principio di rispetto del diritto internazionale e della multipolarità tra gli Stati; il ripudio di tutte le forme di terrorismo, in particolare del terrorismo di Stato; il rifiuto della proliferazione e dell’uso di armi nucleari, di sterminio di massa o con effetti simili; la protezione e la conservazione dell’ambiente e la lotta contro il cambio climatico; la difesa e la democratizzazione del cyberspazio.
Per quanto riguarda il sistema dei poteri, da evidenziare la proposta di istituzione della figura del Presidente della Repubblica (e di un vicepresidente) quale Capo dello Stato, eletto dall’Assemblea Nazionale tra i suoi membri, per un periodo di cinque anni, e di un Primo Ministro, che dovrà guidare l’organo esecutivo, il Governo della Repubblica.
In quanto agli enti locali decentrati del Potere Popolare, è significativa la abolizione delle assemblee provinciali e del suo organo di amministrazione e la loro sostituzione con un governo provinciale, costituito da un governatore e un consiglio, integrato dai presidenti delle assemblee municipali e dai rispettivi sindaci, estendendo al contempo l’autonomia comunale e le garanzie dei diritti di partecipazione cittadina in ottica di efficienza ed efficacia sussidiaria.
In chiusura del documento, vengono ribadite le clausole di intangibilità relative alla irrevocabilità del socialismo quale sistema di riferimento politico, sociale ed economico, così come il divieto di negoziare con una potenza straniera in caso di aggressione, minaccia o costrizione.
Il lavoro creativo di elaborazione e redazione è giunto al termine; per la definitiva approvazione della riforma dobbiamo ora attendere l’esito del prossimo referendum popolare; in caso di vittoria, poi, si dovrà sviluppare un imponente processo di attuazione che permetterà a Cuba di presentarsi in maniera differente sullo scenario globale.
Ne saranno capaci gli attuali e futuri governanti dell’isola caraibica? E il popolo chiamato alle urne si dimostrerà fedele al mandato politico o ribalterà le previsioni (come ultimamente avvenuto in Regno Unito, Italia e Colombia)? La rivoluzione continua: «hasta siempre»?

[1] Cfr. Testo vigente della Costituzione della Repubblica di Cuba, www.cuba.cu/gobierno/cuba.htm.
[2] Art. 1: «Cuba es un Estado socialista de trabajadores, independiente y soberano, organizado con todos y para el bien de todos, como República unitaria y democrática, para el disfrute de la libertad política, la justicia social, el bienestar individual y colectivo y la solidaridad humana».
[3] Art. 5: «El Partido Comunista de Cuba, martiano y marxista-leninista, vanguardia organizada de la nación cubana, es la fuerza dirigente superior de la sociedad y del Estado, que organiza y orienta los esfuerzos comunes hacia los altos fines de la construcción del socialismo y el avance hacia la sociedad comunista».
[4] Art. 36: «El matrimonio es la unión voluntariamente concertada de un hombre y una mujer con aptitud legal para ello, a fin de hacer vida en común».
[5] Cfr. art. 42 e 43: «[…] raza, color de la piel, sexo, origen nacional, creencias religiosas y cualquiera otra lesiva a la dignidad humana […]».

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