KULT Underground

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Intervista con Luca Giuoco

7 min read
L’Oracolo Di Berlino
il progetto di Luca Giuoco tra elettronica sperimentale, guerra fredda e industrial
da Seahorse Recordings  
 
 
“L’Oracolo di Berlino” è il primo concept-album di Luca Giuoco, composto e registrato tra il 2016 e il i primi mesi del 2017.
Il lavoro è il primo di un progetto più ampio volto ad analizzare la comunicazione umana attraverso l’uso e la manipolazione di brevi frammenti vocali
provenienti dal passato e provenienti da un diverso contesto politico e sociale. L’Oracolo di Berlino è ambientato nella Berlino postbellica, in piena Guerra Fredda, quando le radio-spia diffondevano i loro messaggi criptati a onde corte in un clima politico sempre sull’orlo della catastrofe nucleare.
Uno di questi documenti storici attraversa tutte le tracce del disco subendo continue metamorfosi sonore, campionato come una voce solista in “La Sfinge di Ferro”
e “La Macchina della Solitudine”, fagocitato nel turbinìo ritmico de “L’Abbattimento della Sfinge” nel quale si assiste ad una vera e propria rivoluzione sociale e infine del tutto disumanizzata nella conclusiva “The German Lady” attraverso l’utilizzo del vocoder.
In mezzo le due parti complementari di “Die Glocken”(Le Campane) immerse in un clima da guerra batteriologica e “L’Oracolo Muto” dove esplode all’improvviso la guerra, quella vera, combattuta sotto una pioggia di proiettili e di bombe che cadono dall’alto.
In questo mondo sconvolto la voce di una donna di cui non sapremo mai il nome trasmetteva da Berlino un messaggio che ora nessuno raccoglie, una sequenza casuale di numeri, lettere e parole che ora suonano come una cupa profezia ancora da adempiersi.
Luca realizza le sue tracce elaborando improvvisazioni estemporanee ottenute con sintetizzatori analogici, accumulatori di ritardo, unità echo e drum-machines, tutto rigorosamente in formato digitale all’interno di un piccolo PC divenuto il suo microstudio portatile e col quale cattura anche suoni e rumori dal mondo reale incorporandoli nel tessuto sonoro.
Nei suoni e nelle atmosfere del disco convergono anche gli interessi extramusicali dell’autore, affascinato dagli enigmi storici del secolo scorso, dall’ufologia e in generale da ciò che trascende l’ordinaria esperienza umana.
Questo è L’Oracolo di Berlino.
 
Tracklist: 1. L’Oracolo di Berlino / 2. La Sfinge di Ferro / 3. Die Glocken / 4.La Sacerdotessa Elettrica/ 5. La Macchina della Solitudine / 6. L’Abbattimento della Sfinge / 7. La Sacerdotessa Elettrica II / 8 Die Glocken II / 9.  L’Oracolo Muto / 10. The German Lady 
 
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Luca. Per iniziare vorremmo saperne un po’ di più sulla tua formazione musicale e su quanto precede questo tuo primo lavoro.
 
Luca
Ciao Davide. Ho a che fare con i sintetizzatori fin da ragazzo anche se non ho mai studiato musica.
Mi piacevano le sperimentazioni atonali, le dissonanze e i rumori che si potevano ottenere senza necessariamente suonare gli strumenti tradizionali. Successivamente ho cercato di accostarmi alla musica minimalista ma in quel frangente mi sono reso conto dei miei limiti e ho abbandonato tutto per alcuni anni. Nel 2012 ho sentito la necessità di ricominciare spinto dalla volontà di uscire da una sindrome depressiva che aveva profondamente cambiato la mia vita e il mio modo di vedere l’esistenza stessa. Decisi di sfruttare i miei limiti piuttosto che tentare di superarli: così iniziai a sperimentare con loop, droni, campionamenti e ritmiche sintetiche in un clima di totale libertà.
 
Davide
“L’Oracolo di Berlino” esiste per ora solo in forma liquida. Scelta o necessità?
 
Luca
Direi una scelta necessaria. Una pubblicazione digitale ti permette di contenere i costi e di crearti un pubblico che in seguito sarà propenso ad acquistare una copia del disco su un supporto fisico. Vinili, CD e musicassette hanno sempre fatto parte della mia vita: da ragazzo disegnavo le copertine delle cassette che duplicavo e osservavo a lungo le covers dei vinili per cogliere tutti i dettagli. Spero con tutto il cuore che in futuro potrò vedere pubblicato L’Oracolo di Berlino in formato CD. La musica su supporto fisico sembra più reale anche se è solo una nostra percezione.
 
Davide
Lo stesso messaggio da una numbers station appare in tutte le tracce. Perché in particolare quel messaggio e perché ripetuto traccia dopo traccia con variazioni come quella al vocoder? Qual è l’idea che si snoda lungo tutto il lavoro? Cos’è l’oracolo di Berlino?
 
Luca
Per quanto possa sembrare strano L’Oracolo di Berlino non è un disco sulle number stations: il loro ruolo all’interno dell’opera è legato al concept alla base del lavoro ossia la comunicazione umana.
La german lady trasmette di continuo un messaggio in codice in una Berlino all’indomani di una guerra mondiale e nel pieno di una possibile apocalisse nucleare ponendosi come nuova sacerdotessa di un mondo sull’orlo della fine. Il suo messaggio è sopravvissuto fino ad oggi anche se ora nessuno può con certezza svelarne il significato. Lo stesso frammento vocale subisce continue metamorfosi come se fosse oggetto di un’analisi autoptica fino a disumanizzarsi del tutto: l’uso del vocoder nella traccia conclusiva potrebbe indicare che arriveremo ad un punto nel quale sarà impossibile comunicare al di fuori della macchina.
In quest’ottica il disco è simile ad una rappresentazione teatrale e credo potrebbe prestarsi meglio a questo tipo di trasposizione più che ad una esecuzione live.
 
Davide
Hai usato una registrazione del Progetto Conet? Viviamo una trasformazione importante della radio. Con la tecnologia digitale si restringono le possibilità di incappare in una incredibile molteplicità di segnali radio che possono “accadere” solo via etere nelle diverse bande sempre meno disponibili dai nuovi apparecchi, specialmente le onde corte e tutto quel fascino che rimbalzava nella ionosfera da una parte all’altra del mondo. Cosa ti ha affascinato delle numbers station?
 
Luca
In realtà l’audio originale l’ho recuperato da YouTube, solo successivamente sono venuto a conoscenza del progetto Conet. È vero, la radio ha purtroppo perduto la magia di un tempo ma ora è la rete che va scandagliata. Mi imbatto spesso in video misteriosi e disturbanti che testimoniano quanto noi esseri umani siamo ancora sensibili al fascino del misterioso.
L’utilizzo di una trasmissione a onde corte è dettato anche da un certo gusto per le apparecchiature retrò e le tecnologie obsolete. Ad ogni modo non credo che userò nuovamente registrazioni da number stations in futuro anche se utilizzerò ancora campioni vocali.
 
Davide
Chi e quali sono i tuoi maggiori riferimenti musicali e culturali?
 
Luca
Da ragazzo ero rigidamente selettivo negli ascolti, ora sono più flessibile e aperto alle esperienze musicali più trasversali. In passato ascoltavo molto prog rock, l’eredità più importante che ho ricevuto da questo genere è il concept-album. In realtà mi porto dentro l’influenza di molte correnti artistiche del secolo scorso come il Surrealismo e la pittura metafisica italiana che ammiravo da adolescente e che hanno contribuito a sviluppare il mio attuale gusto artistico che ora trasferisco nelle mie composizioni.
 
Davide
Cosa significa per te sperimentare attraverso l’elettronica?
 
Luca
L’elettronica è un mezzo con cui fissare le proprie idee musicali. L’idea è sempre il motore che spinge un artista a realizzare un’opera, sia essa musicale ma anche figurativa. Oggi con la musica digitale le possibilità sono infinite e non avere limiti è esso stesso un limite: troppi plug-ins e DAW ti ubriacano e ti distraggono dal perseguire la tua idea di base. È per questo che ho deciso di ridurre drasticamente il mio arsenale sonoro a poche, collaudate macchine virtuali. In futuro vorrei dare ancora maggiore spazio alle registrazioni ambientali in presa diretta. Io fatico a vedere il compositore di musica elettronica come una rockstar: per me è più simile ad uno scrittore.
 
Davide
Torino è per me una delle città più belle, complete e stimolanti nel mondo. Per te?
 
Luca
Sinceramente non amo molto le città. Forse perché non mi piace stare in mezzo a tanta gente.
Torino ha però una strana atmosfera e non mi riferisco alle dicerie esoteriche sul suo conto: è qualcosa legato all’architettura dei suoi palazzi che la rende molto metafisica.
 
Davide
Affermò Stockhausen che “un’opera deve poter dare qualcosa di nuovo all’umanità oppure non vale la pena di essere scritta”. Cos’è il “nuovo” per te, cos’è il dare “all’umanità”, cosa quindi un tuo lavoro in relazione al tempo e alle persone che la ascolteranno?
 
Luca
Credo che novità e originalità siano ormai dei miti soprattutto nella musica che da sempre presta e riceve dal passato e dal futuro. Ciò che è importante è far vedere agli altri qualcosa con una prospettiva diversa. In questo senso stai dicendo qualcosa di nuovo. Di certo non realizzerei mai un disco se io per primo non mi sentissi poi spinto a comprarlo.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Luca
L’Oracolo di Berlino è l’inizio di un percorso musicale che si snoderà attraverso altri due dischi nei quali continuerò a sviluppare il tema della comunicazione sfruttando nuovi frammenti vocali e nuove ambientazioni. Il secondo disco è già in fase molto avanzata, spero di terminarlo entro fine anno. Questo è il mio progetto. Contemporaneamente sto imbastendo altri lavori: vorrei poter comporre per rappresentazioni teatrali e mostre d’arte contemporanea potendo continuare ad esprimermi liberamente.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 

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