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Intervista con Zeffjack

7 min read
FRIENDLESS
 
Si intitola Friendless ed è il nuovo album degli Zeffjack, band del Nord Italia attiva sin dai primi anni 2000. La lingua scelta è quella del rock, con alcuni dei suoi dialetti: wallnoise, new wave, punk e con un pizzico di quello che un saggio baffuto un tempo chiamava “pop tirato”. Il titolo Friendless – afferma il gruppo – era destinato da tempo in quanto capace di spiegare rapidamente il disorientamento che abbiamo provato nei periodi precedenti al determinante incontro con la Rocketman Records”. Le musiche proposte dal power trio strumentale, come spesso accade, sono legate a stati d’animo, bisogni sonori, geometrie mentali o semplici sfoghi musicali che trovano la loro migliore dimensione grazie all’affiatamento acquisito nel tempo e alla convinzione che “suonato è meglio”.
 
 
Tutti i pezzi di questo album sono nati da continue improvvisazioni in sala prove. Alcuni sono carica, alcuni gioia, altri sono frustrazione e disperazione, a volte si fanno giostra, a volte specchio e difficilmente parlano a bassa voce. In pieno contrasto con la tendenza a concepire la musica strumentale come ripetizione o come semplice sfondo, alcune di queste musiche hanno l’ardire di farsi chiamare “canzoni” e come tali provano a “cantare con la musica” o a essere compiute come piccoli universi slegati, senza la paura di risultare troppo brevi o di non trovare una categoria contenitore già rodata, di sicuro non adatte a conciliare il sonno. Il primo video-single estratto è quello di Poretti party. Girato volutamente nella più dimenticata periferia parmense proprio per rendere ancora più evidente il contrasto che si vuole raffigurare, il video raffigura un pazzo che tenta di portare il “divertimento” e “l’intrattenimento” fuori dai luoghi che tradizionalmente lo accolgono, demolendo con un incalzante drumming il preconcetto di immobilità a cui la periferia è abitualmente relegata. Il pezzo nasce da una improvvisazione in sala prove consumata tra risate e forse qualche birra di troppo, il sound immediato pare ricordare nebulosamente i Block Party o qualcosa degli Electric Six.
 
Poretti party
 
Tracklist
Mont Blanc
Arnold Press
Poretti Party
Starting Light
St. Antony’s Fire
Demo Cemetery
Deep Impact
California Butterfly
Number 9
Fade Out
 
Discografia
– La cura del freddo (EP 2008)
– Dimentica (2010, singolo)
– La Stagione delle piogge (EP 2011, autoprodotto)
– Friendless (2018, Rocketman records)
 
Ufficio Stampa Blob Agency
 
 
Intervista
 
 
Davide
Chi sono i Zeffjack? Raccontateci la vostra storia e il vostro background musicale…
 
Zeffjack
Un saluto e un ringraziamento, è un piacere essere qui.
Gli ZEFFJACK sono innanzitutto persone con la passione per la musica che diversi anni fa, non contente di fermarsi ad un “semplice ascolto”, decidono di unirsi in gruppo, per provare a ricreare delle sonorità con l’ intenzione di lasciare messaggi o emozioni.
Il nostro background è vario e vista la nostra età inizia ad essere anche imponente… il più giovane di noi ha 30 anni il più vecchio 40, quindi puoi capire che gli “ascolti formativi” sono veramente tanti.
Per rapidità ci piace dire che si va dal punk dei NOFX al rock dei Foo Fighters passando per i My Bloody Valentine.
 
Davide
Da chi o cosa viene il nome Zeffjack?
 
Zeffjack
Il nome è nato veramente tanti anni fa quando eravamo un altro tipo di gruppo: è composto dal nome della marca della stufa a legna (anni ’60) che ci ha scaldato nei primi anni di garage e da un omaggio ai “Jack on fire”, mitico gruppo dove ha mosso i primi passi Cristiano Godano.
 
Davide
Dall’autoproduzione di due EP e di un singolo, finalmente un album per l’etichetta alla Rocketman records. Come vi siete approdati?
 
Zeffjack
Terminata una nostra parziale pre-produzione abbiamo deciso di cercare qualcuno che potesse valorizzarla e così, come normalmente accade, scrivi, contatti, spedisci materiale e siamo inizialmente incappati in altre situazioni che non si sono poi rivelate adatte a al nostro modo di essere.
C’è un pezzo meraviglioso dei Marta sui Tubi che nei versi iniziali racconta nel modo migliore alcune delle situazioni e delle persone che abbiamo incontrato in quel periodo. Il pezzo si chiama “Pensieri a sonagli” e speriamo di non incappare in qualche problema di copyright se ve ne citiamo la parte iniziale: “Si ama soltanto qualcuno che fa la nostra stessa strada e si odia chi l’ha fatta già e l’ha dimenticata”… Mai sentito parole più vere.
Trovare gente che ha giocato sulla nostra inesperienza ci ha solo rinforzato, forse dovremmo ringraziarli perché hanno ridefinito lo standard di ciò che non vogliamo.
Qualche tempo dopo abbiamo ricevuto risposta dalla ROCKETMAN RECORDS, vederne poi la struttura, la storia  e l’attitudine ha fatto il resto gasandoci non poco.
 
Davide
Nessun problema di copyright per le citazioni… Aleggia un po’ di mistero intorno ai vostri nomi (non presenti sul cd) piuttosto che nel video, dove il solo protagonista è il batterista con una maschera di maiale… Fa parte di una qualche scelta precisa?
 
Zeffjack
Ci piacciono le persone che colgono i particolari! Diciamo che la scelta è stata quella di dare maggior spazio possibile alla musica, le nostre facce, i nostri nomi erano semplicemente inutili e poco interessanti e per questo sono stati relegati ad un più consono “secondo piano”.
 
Davide
Registrato e masterizzato nello storico Real Sound Studio di Milano gestito da Roberto Gramegna  ed Ettore “Ette” Gilardoni, già chitarrista dei The Crooks, che ne ha materialmente curato tutte le fasi di registrazione, produzione e arrangiamento. Come descrivereste questo valore aggiunto al vostro lavoro?
 
Zeffjack
Per noi era importante che vi fossero “orecchie e mani” nuove meno condizionate da innumerevoli ascolti e riascolti, una vista esterna delle cose che rimanesse in linea col progetto, ma che lo arricchisse e valorizzasse oltre a mettere a disposizione strutture e competenze professionali. Questo è quello che c’è stato secondo noi. I pezzi avevano più una formula live, qui hanno preso maggior suono e una forma “Album” come si dice  in gergo.
Ettore ha dimostrato un’esperienza che è andata ben oltre al suo essere chitarrista dei The Crooks, ha curato in prima persona tutti gli arrangiamenti e i suoni spostandoci su terreni a noi nuovi, ha posato sul tavolo un background musicale veramente impressionante, ha condito poi il tutto con un’invidiabile strumentazione analogica che ha messo totalmente a disposizione e ha inoltre dimostrato di conoscere un’inesauribile collezione di aneddoti sul mondo della musica!
 
Davide
Se ho capito bene, il disco è stato registrato in digitale e poi riprocessato in analogico su 16 tracce Ampex per ottenere un suono più caldo e compresso? Perché non avete allora lavorato direttamente in analogico?
 
Zeffjack
Al Real Sound Studio c’è la possibilità di registrare l’intero album in analogico, questo però comporta il fatto che i musicisti siano all’altezza.. . ciò significa essere rapidi precisi e preparati, doti rare ormai. Chi faceva il musicista negli anni in cui queste tecnologie venivano largamente usate, lo faceva di mestiere e faceva poco altro per campare, quindi dedicava tutta la propria vita alla musica arrivando poi a “calciare un rigore“ in studio. Per noi non è mai stato possibile dedicare tutta la giornata allo studio sullo strumento per ovvi motivi di lavoro e vita, quindi onde evitare di sperperare un camion di bobine di nastro abbiamo optato per questa soluzione! In realtà le registrazioni dei dieci pezzi sono state poi relativamente rapide, 3 giorni in tutto.
 
Davide
Sicuramente conoscete ( ), chiamato anche Svigaplatan oThe brackets album (dal termine inglese per parentesi), terzo album dei  uscito dei Sigur Rós, che include otto canzoni senza titolo cantate nella lingua inventata hopelandic. Volendo, ogni ascoltatore può inventarsi i suoi titoli. La vostra musica è completamente strumentale ma ha tuttavia dei titoli, i quali inevitabilmente suggeriscono qualcosa in merito a ogni traccia o magari incuriosiscono (per esempio “Arnold Press”… che se non sbaglio è un esercizio del body building). Ecco, se da una parte i vostri brani nascono da lunghe improvvisazioni, come nasce invece poi un titolo a un vostro brano?
 
Zeffjack
I titoli per noi non hanno nessun legame col discorso improvvisazione, non abbiamo mai provato a creare atmosfere che richiamassero un titolo già prefissato poiché avremmo perso in spontaneità. I nomi dei brani sono arrivati quasi sempre alla fine dei pezzi e la scelta è stata fatta a seconda delle atmosfere o del modo in cui sono nati e si sono sviluppati. Ci incuriosisce e ci diverte che “Arnold Press” balzi sempre così all’occhio, per noi è stata solo una scelta per delineare il pezzo più “muscolare” dell’album.
 
Davide
Che significato ha per voi la musica e soprattutto il farne?
 
Zeffjack
Negli anni ha avuto diversi significati; da ragazzi è stata quella risposta che  un adolescente cerca da un padre o da una madre e che invece trova in una canzone. Anni dopo è stata un evidenziatore di ricordi e a volte la carica prima di un “salto in alto”. Oggi è soprattutto una passione che se innescasse in altri giovani anche solo la minima parte di quanto già detto sopra sarebbe già fantastico.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Zeffjack
E chi può dirlo.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Zeffjack 
Gazie a te
 

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