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Intervista con Alessandra Celletti

10 min read
 
Ventesimo disco di Alessandra Celletti a ventiquattro anni dal suo esordio con “Debussy, Ravel, Satie Les sons et les parfums” e a vent’anni da “Gurdjeff/De Hartmann: Hidden Sources” del 1998. La pianista e compositrice romana torna dunque al filosofo e mistico armeno Georges Ivanovič Gurdjieff il cui insegnamento combinava in un sistema sincretico ed esoterico di religioni diverse a danze sacre e a tecniche psicofisiche e meditative al fine di ottenere livelli superiori di vitalità e di coscienza. Al pianoforte in questo lavoro si aggiungono suoni elettronici e di strumenti musicali acustici quali l’eufonio o flicorno basso, il kaval – flauto tipico di Armenia e Turchia -, il contrabbasso e lo harmonium. Al disco collabora il polistrumentista Daniele Ercoli. Già disponibile all’ascolto su Spotify, in aprile uscirà la versione in cd con tre bonus tracks.
 
SACRED HONEY
16 brani, 46 minuti
2018

 

Meditation / The waltz / Canon of Seven / The Spinners / Sacred / Chant of a Holy Book / The Sacred Goose / Sayyd Chant and Dance (30.III.1926) / Song of the Aisors / The Struggle and the Magicians: Fragment No. 6 (Tibetan Dance) / The First Dervish Prayer (Camel’s Step) / Hindu Melody / Assyrian Women Mourners / Song of the Fisherwomen / Easter Hymn and Night Procession / Sayyd Dance (Dedicated to Mr. Gurdjeff’s Wife)
 
 
 
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Intervista
 
Davide
Ciao Alessandra e ben tornata su Kult Underground. Intanto ti chiedo subito perché Gurdjieff e perché questo ritorno al mistico armeno a vent’anni dal precedente lavoro a lui dedicato? Quelle di “Sacred Honey” sono tue composizioni ispirate a Gurdjieff o sono di Gurdjeff, il quale suonava l’harmonium e per la scrittura suggeriva le sue creazioni al compositore russo Thomas De Hartmann?
 
Alessandra
Ci sono amori che non si dimenticano… la musica di Gurdjieff è intensa e va in profondità, così a distanza di vent’anni è riaffiorato il desiderio di immergermi nuovamente in quelle atmosfere misteriose e un po’ “magiche” che il “mistico armeno” ha saputo portare alla luce attraverso i suoni e grazie alla collaborazione con De Hartmann. Nel precedente lavoro dedicato a lui quasi vent’anni fa, “Hidden Sources”,  avevo affrontato queste pagine esclusivamente come interprete mentre in “Sacred Honey” ho realizzato anche arrangiamenti originali inserendo suoni elettronici, l’harmonium e il prezioso contributo del polistrumentista Daniele Ercoli che ha suonato il contrabbasso, il Kaval e l’eufonio. È nato un lavoro personale, ma le composizioni sono comunque tutte firmate Gurdjieff/De Hartmann e anche in questo caso è più giusto definirmi semplicemente interprete.
 
Davide
Personalmente ho sempre avuto qualche difficoltà con gli insegnamenti degli esoteristi, primi tra tutti quelli di Aleister Crowley e proprio di Gurdjeff, nonostante le rispettive differenze e le enormi loro influenze ancora oggi. Una delle affermazioni, magari anche affascinante, ma che non ho mai accettato di Gurdjeff è per esempio quella che l’uomo non nasce con un’anima, ma se la deve creare in vita o morirà come un cane, cioè senz’anima. Qual è il tuo rapporto con il suo pensiero?
 
Alessandra
Ho sempre preferito avvicinarmi agli autori che scelgo di eseguire direttamente attraverso i suoni e non “perdendomi” in studi troppo intellettuali. Il Suono è “esoterico” a prescindere da tutto il resto, da qualsiasi pensiero che vi sia alla base. Non c’è niente di più misterioso ed evocativo di un suono che vibra nell’aria… Comunque questa storia dell’anima che va creata mi piace, mi sembra stimolante, la vedo come un invito ad impegnarsi al massimo, a creare se stessi, ad evolvere… diciamo che potrei quasi condividere questa affermazione se non avessi qualche perplessità proprio sul concetto di anima. E poi se esiste l’anima chi l’ha detto che un cane non la possieda anche lui? Anzi, mi pare che proprio Pitagora (esoterico per eccellenza), alla vista di un uomo che bastonava il suo cane lo implorò di fermarsi sostenendo che in quel cane aveva riconosciuto l’anima di un suo vecchio amico…
 
Davide
Cos’è il miele sacro?
 
Alessandra
Questa tua domanda potrebbe dar vita a pagine e pagine, ma ti darò solo qualche spunto. Le api sono una forza della natura. Un apicoltore mi disse che avere delle api è come avere una tigre… Ci sono grandi affinità tra il lavoro (una danza) compiuto dalle api per ottenere il miele e il lavoro proposto da Gurdjieff per ottenere il “risveglio del sé”. E ancora potrei parlarti della confraternita dei Sarmoung  (la parola Sarmoung significa “ape”) con cui Gurdjieff entrò profondamente in contatto…
 
Davide
La relazione tra musica ed esoterismo è strettissima fin dall’antichità più remota. Cosa rappresenta per te questo rapporto?
 
Alessandra
Oh! Credo di averti in parte risposto in una delle domande precedenti, ma a questo punto devo approfondire!? Spesso (soprattutto penso per il mio amore per Erik Satie)  mi sono sentita definire una “musicista esoterica”, ma a dire il vero “mi dichiaro innocente”. Credo che in me questo rapporto tra musica ed esoterismo sia del tutto naturale e spontaneo. Sono affascinata dai suoni “puri”, dalle armonie essenziali, dalla ricerca dei colori. Mi affascina il legame con l’invisibile e niente meglio della musica può fare questo.
 
Davide
Strumenti antichi come il kaval, un tempo suonato dai pastori dei Balcani e dell’Anatolia, suoni elettronici o il principe degli strumenti della musica classica occidentale, quindi il pianoforte ecc. Come avviene, cosa guida la tua scelta a ogni specifica strumentazione di un brano?
 
Alessandra
Nel fare musica (ma anche in tutto il resto) sono molto istintiva. E anche curiosa per cui mi piace mischiare i suoni anche in modo bizzarro. Molto spesso mi sembra che le cose prendano una forma da sole e proprio quelle sono le strade che mi piace assecondare. Non che non mi piaccia pensare, tutt’altro, ma quando è il momento di prendere una decisione mi abbandono semplicemente a ciò che “mi piace”. È successo così anche con le musiche di Sacred Honey. Ho scelto i brani su cui lavorare, ho scelto una “tavolozza” di colori, ma poi ogni pezzo è nato in modo naturale e quasi “per caso”. E poi si è aggiunto Daniele Ercoli che ha svolto un ruolo fondamentale. Non solo perché sa suonare tanti strumenti tra cui il Kaval (perfetto per le atmosfere che volevo ricreare), ma anche perché lavorare con lui è una vera gioia. Daniele è  sempre felice e non è una cosa da poco poter condividere un lavoro con allegria e leggerezza. Infine vorrei nominare Eugenio Vatta, ingegnere del suono molto speciale con cui ho realizzato l’editing e il master, lavorando in modo più razionale, dando equilibrio all’intero lavoro.
 
Davide
Dal ’94 ad oggi hai dedicato pagine a Satie, Debussy, Ravel, Gurdjeff, Baldassarre Galuppi, Scott Joplin, Philip Glass, ad autori boemi quali Vorisek, Dussek, Dvorak e Janacek, a personaggi come Sacagawea o ai segni dello Zodiaco… Quanto è importante per te scegliere e avere un contesto preciso entro il quale articolare il contributo di ogni pezzo per dare ancora più significato nell’insieme?
 
Alessandra
Sì, mi piace che ci sia un filo conduttore; che un album sia anche una storia da raccontare o un viaggio da compiere. Mi piace che chi mi ascolta abbia la sensazione di prendermi per mano per fare un pezzetto di strada con me.
 
Davide
L’Armenia, la prima nazione ad aver adottato nel 301 il cristianesimo come religione ufficiale, ha un importante e significativo patrimonio musicale, molto del quale Padre Komitas salvò dall’oblio della tradizione orale. Anche in tempi recenti in Europa e negli Stati Uniti si sono affermati cantanti e gruppi di origini armene di grande importanza, come Cathy Berberian e Charles Aznavour, il jazzista Tigran Hamasyan o i Sistem of a Down i cui quattro membri discendono tutti da superstiti del genocidio armeno del 1915. Che significato ha per te viaggiare, conoscere altre culture?
 
Alessandra
Se vuoi la verità non amo molto viaggiare. Mi piace stare nella mia piccola casa con il mio pianoforte. Sono abbastanza timida e quando vado in giro non faccio amicizia facilmente. Quando parto per fare concerti però sono felice perché attraverso la musica riesco a creare subito un contatto con le persone. Con la musica è tutto più facile, anche viaggiare, anche conoscersi. È stato così in Africa quando ho suonato in un vecchio teatro al centro di Maputo insieme a musicisti locali (Amavel Pinto, Paito Tcheco e Philipe Pereira), o in America che mi è rimasta nel cuore anche per il viaggio in macchina lungo la costa da San Francisco a Los Angeles insieme al mio produttore Michael Sheppard, al suo amico dj Bennett e  Hans Joachim Roedelius (con cui ero in tour nel 2010). L’anno scorso ho suonato in India e in un piccolo negozio musicale di Mumbai ho comprato un harmonium che ho suonato in Sacred Honey… I viaggi mi piacciono tantissimo nel ricordo perché sono come sogni che però conservano una luce più viva.
 
Davide
Eugenia Romanelli su L’espresso ha scritto delle tue esibizioni dal vivo: Chi c’è stato lo sa: un suo concerto resta scolpito nel cuore come una delle esperienze più emozionanti da ricordare nella vita. Tornerai presto a calcare le scene?
 
Alessandra
Eugenia Romanelli ha scritto su di me parole bellissime… In realtà (e non è per mettere le mani avanti) ogni concerto è totalmente imprevedibile. Ogni volta che salgo in scena non sono mai sicura che le mie mani riusciranno a far uscire qualche suono “sensato”. È ogni volta un salto nel vuoto. Ma forse è proprio questo che garantisce un’emozione. Quest’anno non ho suonato molto in pubblico ma mi sto dedicando ad una ricerca molto speciale (di cui ancora non anticipo nulla). Comunque suonerò di nuovo in pubblico il 15 Aprile a Roma, al Monk. Al tramonto. Presenterò Sacred Honey con Daniele Ercoli, ma riproporrò anche brani dai miei album precedenti e anche un tuffo nel futuro…
 
Davide
Nel 2013 hai attraversato tutta la nostra penisola con il pianoforte a bordo di un camion-palcoscenico per il «Piano piano on the road tour», da qualcuno paragonato ai Carri di Tespi del teatro girovago o nomade popolare italiano d’Ottocento. È uscito anche un documentario nel 2014 “Piano piano on the road”. Come hai avuto questa splendida idea e che cosa ti ha lasciato sopra tutto?
 
Alessandra
Il progetto è nato in un momento di crisi, in cui tutto sembrava bloccato e le istituzioni musicali e artistiche non avevano più né fondi, né fantasia… così è nata l’idea: perché non caricare il pianoforte su un camion e andare a suonare ovunque? Nei posti più nascosti, in quelli più belli, in quelli più fuori mano… portando la musica anche lì dove non arriva quasi mai. Ho suonato in un bosco (a Topolò, al confine con la Slovenia), sulla montagna di Piano Battaglia accompagnata dai campanelli di qualche mucca presente al concerto; e poi all’alba a San Pier Niceto, al porto dell’Isola d’Elba… Mi resta un ricordo unico e stupendo, il calore e gli sguardi stupiti delle persone che a volte mi aspettavano e altre capitavano lì per caso, e la gratitudine per la generosità di tanti che mi hanno sostenuto finanziando questo progetto attraverso un crowdfunding. E per fortuna resta il film di Marco Carlucci che ha documentato “piano piano on the road”  in modo assolutamente “vero” seguendomi in ogni tappa in modo quasi invisibile.
 
Davide
In generale privilegi la musica strumentale o per piano solo, ma hai una bellissima voce, come abbiamo potuto ascoltare nelle canzoni “oblique” di Way Out. Tornerai a farcela sentire?
 
Alessandra
Questa tua domanda finale mi riempie di felicità. Io non sono una cantante ma cantare per me ha un valore particolare. La voce è un dono unico e forse saprai che come per le impronte digitali non ce n’è nessuna uguale ad un’altra. La nostra voce è la nostra essenza e ci vuole coraggio… per questo voglio assolutamente cantare ancora.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Alessandra
È bello fare progetti…Il futuro nessuno lo sa….
 

Davide
Grazie e à suivre…
 
Discografia
·                     1994 – Debussy, Ravel, Satie Les sons et les parfums
·                     1996 – Autori boemi Viaggio a Praga
·                     1997 – Overground
·                     1998 – Gurdjieff-de Hartmann Hidden Sources
·                     2000 – Erik Satie Esoterik Satie
·                     2002 – Scott Joplin Black Baby
·                     2005 – Philip Glass Metamorphosis
·                     2006 – Chi mi darà le ali
·                     2007 – The Golden Fly
·                     2008 – Way Out
·                     2009 – Alessandra Celletti Plays Baldassarre Galuppi
·                     2009 – Sustanza di Cose Sperata (con Hans-Joachim Roedelius)
·                     2010 – The Red Pages (con Mark Tranmer)
·                     2010 – Sketches of Sacagawea
·                     2011 – W.C. (con Jaan Patterson)
·                     2011 – Crazy Girl Blue
·                     2013 – Above the Sky
·                     2014 – Il Viandante nel Cuore dello Zodiaco
·                     2016 – Working on Satie
·                     2018 – Sacred Honey 
 

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