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Lost Legacy

6 min read
gioco per 2-6 persone
Autori: Seiji Kanai, Hayato Kisaragi
Editore: Alderac Entertainment Group (www.alderac.com)
 
Seiji Kanai è l’autore di Love Letter, un gioco minimalista composto da sole sedici carte (del quale ho già parlato in questi lidi), dalle regole molto semplici, molto rapido da giocare, e purtroppo dalla longevità abbastanza limitata; dato che l’idea che sta alla base è molto intrigante, ovvero l’essere riuscito a creare un regolamento giocabile con così pochi componenti, era un peccato non riuscire a sfruttarla maggiormente, creando altre carte con nuove capacità. Questa serie di giochi dal nome “Lost Legacy” è il risultato di questa “estensione”, prima pubblicata dalla casa editrice creata dall’autore stesso, la Japon Brand (ma, essendo giapponese, dalla limitata reperibilità e fruizione a causa della lingua) ma poi ripubblicata e tradotta dalla AEG, che così ha potuto raggiungere un pubblico molto più esteso. Si tratta di una serie, dato che sono stati pubblicati ben cinque giochi sotto lo stesso titolo, ovvero:
– The Starship,
– Flying Garden,
– Vorpal Sword & Whitegold Spire,
– Sacred Grail & Staff of Dragons,
– The Werewolf & Undying Heart.
La trama, comune a tutti, parla di un’astronave in avaria che è precipitata su una Terra dai tratti tipicamente fantasy, disperdendo strani artefatti dai poteri misteriosi, le cosiddette “Lost Legacy”, che a seconda del set assumono connotati differenti.
I primi due titoli sono composti ognuno da sedici carte, il regolamento, quattro carte riassuntive e un bel sacchetto di velluto per contenere il tutto, mentre gli altri tre sono in una normale scatola di cartoncino, e contengono ognuno due set da sedici carte, regolamento, carte riassuntive, e alcuni cubetti di legno per tenere traccia dei punti. Le carte sono robuste (ma dato che andranno continuamente manipolate, conviene imbustarle), illustrate molto bene (in stile fantasy), realizzate tutte con la stessa struttura, ovvero oltre a titolo e immagine abbiamo un numero da “1” a “8” (oppure una “X”), un’indicazione di quante copie contiene il mazzo (da uno a tre puntini bianchi di fianco al numero) e un testo che indica l’effetto della carta (per cui conviene che i giocatori conoscano l’inglese, oppure facciano riferimento a un foglio con le traduzioni). Tutti i set hanno un’identica distribuzione delle carte, ovvero una copia delle carte da “1” a “5” (e il “5” corrisponde sempre alla “Lost Legacy”), due copie del “6” e tre copie di “7”, “8”, e “X”.
La preparazione è praticamente istantanea, si mischia il mazzo, si distribuisce una carta a testa e si piazza una carta a faccia in giù a fianco del mazzo di pesca (questa carta e le successive eventualmente aggiunte vengono denominate “Rovine”).
Il regolamento è molto simile a quello di Love Letter, con un’importante differenza nel finale: nel proprio turno ogni giocatore pesca una carta, e tra le due che ora ha in mano ne sceglie una da scartare davanti a sé a faccia in su e attivarne il potere speciale.
La partita continua fino a quando il mazzo di pesca non si esaurisce, a quel punto inizia una fase di “investigazione”: partecipano tutti i giocatori che non hanno in mano una carta con il valore “X” (questi ultimi hanno perso), e inizia chi ha la carta con il valore “1”, poi eventualmente si procede con chi la carta con il valore “2” e così via (in pratica vengono chiamati i valori via via crescenti, e se un giocatore risponde può eseguire l’investigazione): se due o più giocatori hanno una carta dello stesso valore, nessuno di loro può eseguire l’investigazione (e quindi hanno perso). Se il giocatore, nel proprio turno di investigazione, indica correttamente dove si trova la carta con la denominazione di Lost Legacy (nella mano propria o altrui, negli scarti, o nelle rovine), allora vince; se nessuno è in grado di trovarla, tutti i giocatori hanno perso.
Una partita ha una durata estremamente limitata (al massimo dieci minuti), e per questo hanno previsto di giocare un certo numero di partite, attribuendo a ogni vittoria un punto (tenendo il conto con i cubetti), e dando la vittoria assoluta a chi per primo raggiunge un certo punteggio (dipendente dal numero dei giocatori).
Quindi abbiamo otto set di carte, ed è possibile giocare con uno qualsiasi di questi, oppure combinare due set per arrivare anche a sei giocatori (e avere una partita più lunga, con l’unica accortezza di togliere una delle due “Lost Legacy”), oppure creare un mazzo personalizzato prendendo liberamente le carte dai vari set (rispettando le uniche regole di mantenere omogenei i gruppi di carte uguali, e avere anche qui una sola carta “Lost Legacy”); notare che proprio per questo gli otto set hanno lo stesso unico dorso.
E con otto set abbiamo una notevole varietà, dato che vengono implementate anche strutture di regole particolari: nel set “The Starship” c’è combattimento, in “Flying Garden” si punta all’interazione con le carte scartate, in “Vorpal Sword” ci sono metodi alternativi per vincere, in “Whitegold Spire” cambiano anche le regole per la vittoria (introducendo un conteggio dei punti dati dalle carte presenti negli scarti), in “Sacred Grail” le carte hanno effetto solo in certe situazioni (se l’ultima carta degli scarti ha un certo valore), in “Staff of Dragon” ci sono molte modifiche (con anche la possibilità di una vittoria istantanea), in “Werewolf” si possono svolgere più fasi di investigazione e infine in “Undying Heart” si punta sull’attacco; in realtà in tutti i set ci sono carte per attaccare e eliminare gli avversari, e carte per difendersi da tali attacchi (in generale l’eliminazione di un giocatore non è un elemento positivo, ma in questo caso la durata di una partita è talmente limitata che si può sopportare, tanto si rientrerà nella partita successiva).
Alla prova dei fatti Lost Legacy rimane immediato come Love Letter, ma la modifica della regola sulla conclusione corregge il problema del predecessore, ovvero lascia la possibilità per chi non ha la Lost Legacy di vincere ugualmente, ovvero bisogna avere una carta con valore più basso, e avere un’idea di dove si trovi la Lost Legacy (invece in Love Letter se uno aveva la Principessa in mano la vittoria era assicurata). E ogni set nuovo che si utilizza “azzera” le strategie e crea la necessità di analizzare tutto nuovamente da capo, costituendo effettivamente un nuovo gioco; considerate che ogni set apre possibilità quasi infinite (potendo mischiare tra loro anche le singole carte).
Quindi abbiamo un gioco rapido, semplice, dalla rigiocabilità che cresce esponenzialmente con l’aggiunta dei set, giocabile da due a sei persone (in realtà con tre set si può anche provare con più persone, se non avete paura di caos e ingovernabilità). Forse se puntate a tutti e otto i set il costo si farà sentire (è basso per una confezione singola, ma alla fine sono 128 carte, che si possono trovare in qualunque gioco di sole carte sui 15 Euro). Difetti? Se non vi è piaciuto il minimalismo e il regolamento alla base di Love Letter, difficilmente vi piacerà Lost Legacy, ma almeno non è una fotocopia identica all’originale, come i tanti titoli usciti di recente che modificano solo l’ambientazione di Love Lettere mantenendo inalterato il regolamento, come Love Letter Star Wars, The Hobbit, o Batman (no, non dovete mandare una lettera d’amore a Batman, però siamo da quelle parti, dato che la corrispondente in questo gioco alla Principessa è il Joker).

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