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Intervista con Cranchi

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“Spiegazioni Improbabili” è il quarto disco di Cranchi, creatura artistica di Massimiliano Cranchi e della sua band, attualmente composta da Marco Degli Esposti (chitarre e voce), Simone Castaldelli (basso), Alessandro Gelli (violino), Fausto Negrelli (batteria) e Luca Zerbinati (tastiere). Un lavoro che rinnova il forte legame con la tradizione della canzone d’autore aggiungendo nuovi elementi lirici e paesaggi sonori con la struttura di un viaggio così come racconta Massimiliano Cranchi: “È difficile, forse impossibile, spiegare una vita, a volte risulta impossibile spiegarla pure a noi stessi. Le canzoni sono scelte, passaggi, incontri e scontri di questa vita”. Nell’album, dietro a storie apparentemente distanti, ha voluto parlare di sé, della sua famiglia e delle persone a lui vicine.
Nonostante ci siano gli stessi musicisti coinvolti, “Spiegazioni Improbabili” è nato e si è sviluppato in maniera differente dai dischi che lo hanno preceduto come “Non Canto Per Cantare”, frutto di un’elaborazione collettiva, dove era forte il contributo di Marco Degli Esposti, autore o co-autore in diverse canzoni. I sette brani che compongono il disco sono stati sviluppati in studio con la collaborazione di Marco Malavasi che ne ha curato insieme a Cranchi la produzione artistica ed ognuno ha sonorità differenti, grazie anche alla presenza di ospiti.
Si parte da un viaggio non solamente fisico in “Spiegazioni improbabili sul metodo”, per approdare a una città, “Ferrara” intrisa di ricordi, proprio come quel soprannome “Malabrocca” che sa della fatica degli ultimi. “Anna” è il nome dietro a cui si nascose Bertha Pappenheim, scrittrice e giornalista austriaca, una persona tormentata, tra problemi mentali e grandi slanci artistici e culturali. “Anna” è il nome dove nascondere un amore vero non corrisposto che fugge via come i nonni di “Cinque mesi” che si sono amati così tanto da essere indivisibili. Di loro rimangono le filastrocche rappresentate da “L’amore è un treno”. Infine una convivenza in bilico tra la quotidianità e l’idealità dell’amore è lo spunto di “Fa un caldo che si muore”, in realtà il brano più pop di tutto il lavoro, anche questo costruito su un gioco di contrasti.
Discografia: Caramelle Cinesi (2011) / Volevamo Uccidere Il Re (2013) / Non Canto Per Cantare (2015) / Spiegazioni Improbabili (2017)
 
Videoclip “ANNA”
 
Intervista
 
Davide
Il numero Quattro si dice sia un numero perfetto. Quattro è anche la rappresentazione del senso pratico, della concretezza, e della costruttività delle idee intesa in senso tangibile. Cos’è per voi invece questo vostro disco numero quattro rispetto ai primi tre?
 
Cranchi
Intanto è il primo disco interamente registrato in uno studio… (Sonic design di Marco Malavasi).
Gli altri sono stati registrati in “casa” con un gran lavoro di Marco Degli Esposti. In questo disco volevo raccontarmi, ho cercato di costruire le canzoni anche al di fuori della band, coinvolgendo molti musicisti e non solo, vedi cinque mesi, l’amore è un treno e fa un caldo che si muore. Ne è uscito un disco molto eterogeneo. Non sapevo del numero Quattro, ma direi che è un numero Quattro in pieno.
Comunque ai numeri ci bado molto, i miei sono 7, 14 e 17 fin da piccolo, non chiedermi il perché. Non a caso il disco ha 7 canzoni ed è uscito il 17.
 
Davide
Il disco è ricco di ospiti. Vuoi presentarceli?
 
Cranchi
Marco Degli Esposti: chitarra elettrica, dodici corde, fisarmonica e cori.
Ma sopratutto amico e anima di questo progetto, molta della musica deriva dalle sue mani.
Simone Castaldelli: basso elettrico, praticamente un fratello, come Marco.
Daniele Merighi: batteria e autore del quadro di copertina
Alessandro Gelli: violino
David Merighi: Pianoforte e tastiere in Ferrara e Malabrocca e che ha accompagnato me e Marco nel tour del Cile.
Valentina Curti: voce in Anna
Matteo Zibordi: chitarra acustica in Cinque mesi
Gianni Ribola: fisarmonica in Ferrara
Marco Malavasi: sintetizzatori in Fa un caldo che si muore 
In l’amore è un treno
Andrea Smiderle: tromba e flicorno
Gabriele Pavani: trombone
Fausto Negrelli: batteria. Attuale batterista della band
Filippo Molinari: basso elettrico. Abbiamo suonato per tanti anni insieme, un grande.
I bambini delle classi seconde di Sermide, anno 2015- 2016 con le maestre Roberta, Gina e Giuseppina: cori  e che mi hanno riempito il cuore
Irene Barichello che ha controllato tutti i testi e regalato suggerimenti preziosi.
Luca Zerbinati che insegna musica e attualmente il tastierista della band
 
Davide
Il filosofo libanese Nassim Nicholas Taleb scrive, ne “Il Cigno Nero, come l’improbabile governa la nostra vita…”:  Siamo animali caratterizzati dalla ricerca di una spiegazione, portati a pensare che tutto abbia una causa identificabile e a scegliere la più evidente come spiegazione. E continua dicendo che veniamo educati fin dalla scuola da e a un sistema che ci obbliga a elaborare spiegazioni e che ci biasima se non esprimiamo dei giudizi, se diciamo dei “non lo so”. Cosa sono le “spiegazioni improbabili” di Cranchi?
 
Cranchi
Ecco appunto, non lo so…
Siamo sicuri che le canzoni diano delle risposte?
Un giornalista mi chiese in che modo scrivessi le mie canzoni e da qui nasce l’idea di Spiegazioni improbabili sul metodo. Nel mio immaginario questo disco avrebbe dovuto spiegarmi chi sono e dove sono arrivato, in pratica non lo fa, però mi ha dato molti spunti per il futuro.
Ferrara è la città dell’università, Malabrocca è come mi chiamava il custode della palestra alle scuole medie, Anna è anche il nome di mia sorella, Cinque mesi ha resistito mio nonno paterno senza  nonna, l’amore è un treno è l’inizio di una canzoncina inventata da Pierina, la nonna materna. Fa un caldo che si muore… provate a venire qui ad agosto
 
Davide
Mi sono piaciuti molto anche i testi, che riescono a ricreare delle storie anche senza una vera e propria linearità narrativa. Leggevo nella introduzione a “Italo Calvino e gli anni delle canzoni” una interessante osservazione fatta da Enrico De Angelis. Cioè a proposito di Calvino e dei Cantacronache in generale, le cui canzoni hanno una struttura che la canzone italiana sta trascurando; una linearità narrativa, anche se magari non-realistica. Dice De Angelis: “Ho l’impressione che per gli autori sia più facile scrivere filosofeggiando, sentenziando, indugiando in divagazioni esistenziali, anziché fotografare una situazione concreta, raccontare una storia. L’astratto è più comodo da giostrare, anche tecnicamente, perché ci si può infilare qualunque parola generica che stia sulla musica, mentre una narrazione precisa non può ignorare la verità di quel che si sta raccontando, nei suoi dettagli“. Cosa ne pensi e come ti poni rispetto alla scrittura dei testi per canzone?
 
Cranchi
La mia scrittura parte sempre da un vissuto o da una storia reale. La voglia di raccontare è il fulcro del mio lavoro, non lo faccio per scelta, è una necessità.
 
Davide
Perché  la “Bocca di uomo con rossetto” di Daniele Merighi per copertina?
 
Cranchi
Ho visto quel quadro a un mercatino. Daniele poi ha suonato con noi (anche in questo disco suona la batteria in Ferrara, Malabrocca e Anna). Un giorno, a casa sua, rivedo quel quadro e non aveva gli occhi. Me lo ricordavo benissimo ma gli occhi non c’erano mai stati. La sua forza è che si vedono gli occhi senza che siano disegnati. Credo che le canzoni siano storie senza occhi, film senza cineprese, da ascoltare a letto, luce spenta, ci pensano loro.
 
Davide
“Anna” è un brano dedicato a Bertha Pappenheim, la scrittrice viennese ritenuta un’antesignana del movimento femminista, ma più nota come Anna O., la celebre paziente di Josef Breuer trattata mediante ipnosi per diversi sintomi dell’isteria finché del caso non si interessò Freud e da tale interesse derivò un importante stimolo per la nascente psicoanalisi. Perché questo omaggio?
 
Cranchi
Avevo già scritto su di lei nel primo disco Caramelle Cinesi, ero rimasto sul vago e volevo approfondire l’argomento. Anna rappresenta l’amore non consumato. Penso che Breuer, lo si può capire da come ne scrive, ne fosse segretamente e intimamente innamorato ma tenesse un distacco dettato dall’etica professionale, quello che poi non riuscì a fare Jung.
Anna, poi, come dicevo prima è il nome di ma sorella e mio padre è un neurologo…
 
Davide
Cosa ti ha colpito della vita del ciclista Luigi Malabrocca da dedicargli una canzone (“Malabrocca”)?
 
Cranchi
A volte basta un ricordo, una frase e la canzone prende forma da sola. Con Malabrocca è stato diverso, ho dovuto faticare un bel po’ per scriverla, ma fatica vera. Mi ricordavo di questo nome perché quando ero piccolo, Giuliano, il custode della palestra delle scuole medie soleva gridare:  “Ma dai Malabrocca cà tse l’ultim!”
Dopo tanti anni ho letto le vicende del grande Luisin e mi è arrivato subito l’incipit: Tieni lo sguardo sui raggi che la salita sembra meno salita. Per il resto mi sono fatto prestare una vecchia bici da corsa e ho cominciato a pedalare e tanto…
 
Davide
L’ultima traccia, “Fa un freddo che si muore”, si discosta dalle precedenti ballate per un uso più importante della ritmica e dell’elettronica. C’è una spiegazione improbabile al riguardo?
 
Cranchi
Non riuscivo ad arrangiarla e l’ho “affidata” a Marco Malavasi. Poi ci è sfuggita di mano…
 
Davide
Cosa sono il mestiere della musica e l’arte della vita per Cranchi?
 
Cranchi
Queste sono domande troppo difficili, cerco aiuto in persone più abili di me.
Rubo una frase di Gerardo Pozzi “la musica è la mia vita ma non il mio mondo” e di De Filippo “Chi cerca lo stile trova la morte, chi cerca la vita trova lo stile”
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Cranchi
Spero che la band non cambi più per un pochino così il prossimo disco lo facciamo a forza di prove e lambrusco, ho già in mente qualcosa…
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Cranchi
Grazie a te

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