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La rivoltella di Maigret – Georges Simenon

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Traduzione di  Pia Cillario
Edizioni Adelphi
Narrativa romanzo
Collana gli Adelphi – Le inchieste di Maigret
Pagg. 165
ISBN 9788845918087
Prezzo € 10,00
 
Un  Simenon sottotono
 
Credo che questa volta Simenon si sia lasciato prendere la mano privilegiando l’aspetto intimistico rispetto alla trama gialla che si presenta nel complesso esile. L’idea, di per sé, è interessante, con una vicenda di ricatti in cui anche uno degli estorsori finisce per essere una vittima, plagiato dal capo banda. Ma se le indagini per scoprire cosa si celi dietro l’omicidio di un deputato conosciuto per le sue continue interpellane e interrogazioni è il fil rouge attorno a cui ruota tutto, l’aver voluto, al di là di qualsiasi pratica investigativa, descriverci un Maigret quasi paterno finisce con lo squilibrare la struttura, smorza la tensione del poliziesco e in buona sostanza fornisce un prodotto che senz’altro non è in linea con l’eccellenza degli altri dell’autore belga. E’ un peccato, poiché l’indagine del noto commissario, alle prese con un giovane angosciato dal comportamento del padre, avrebbe aggiunto tensione alla tensione vera e propria del caso, ma purtroppo quella che latita è quest’ultima, perché già da quasi subito si sa chi è il colpevole di un omicidio, mentre quello che c’è ancora da scoprire è il movente. Intendiamoci, La rivoltella di Maigret non è romanzo da buttare, ma ha una certa caduta di tono che peraltro ci può anche stare in una produzione così vasta. E visto che allora Simenon ha inteso privilegiare il rapporto fra Maigret e questo giovane angosciato c’è anche da dire che il comportamento paternalistico del commissario è sì interessante, ma presenta la spiacevole sensazione di un qualcosa di precostituito, come se  non fosse spontaneo, ma agisse così secondo un calcolo ben preciso per arrivare alla verità. Forse è solo una mia impressione, ma ci sono delle forzature negli atteggiamenti che, per quanto pietoso si possa considerare in certuni casi il commissario,  qui sono un po’ eccessivi e certamente non in linea con quello che può essere il comportamento di un uomo che è coniugato da tempo, ma senza figli.
Detto questo, nulla toglie che l’opera sia meritevole di lettura, ma per chi è abituato ai gialli di Maigret potrà forse riuscire una delusione.
 
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».

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