KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con gli Earthset

9 min read
10 brani che spaziano dall’indie al grunge, dal prog alla psichedelia passando per new wave e punk in un vortice di sensazioni volte ad esprimere un diverso “stato alterato di coscienza/incoscienza”.
 
Genere: indie psych rock/grunge/prog/new wave/punk
Label: Seahorse Recordings
Distribuzione:  Audioglobe/The Orchard
 
In a State of Altered Unconsciousness” è il disco d’esordio degli Earthset, giovane gruppo indipendente nato a Bologna, in uscita per Seahorse Recordings il 26 ottobre 2015 e distribuito da Audioglobe/The Orchard. Insieme dal 2012, dopo un primo demo-ep nel 2013 e due anni trascorsi a proporre dal vivo il proprio repertorio di inediti in inglese nelle principali venues bolognesi (Freakout, Arterìa, Locomotiv, Alchemica), in parte dell’Emilia nonché al The Good Ship di Londra, la band si presenta con un concept album di dieci tracce che sfuggono a rigide classificazioni di genere: agli Earthset piace giocare con le armonie e con i suoni, arricchendo i brani di inserti noise e classicheggianti, solo apparentemente fuori contesto, per creare una dinamica ed alternativa soluzione musicale atta a sorprendere e, a volte, a “ferire” l’ascoltatore. Si spazia dall’indie rock al grunge, virando verso la psichedelia ed il progressive. Tra i principali riferimenti del gruppo possono ritrovarsi i Pink Floyd (citati nel disco come “ispiratori”), Jeff Buckley, Sonic Youth, Smashing Pumpkins e Radiohead, ma non mancano venature new wave ed una certa attitudine punk rock.
 
La musica degli Earthset è pervasa di riferimenti alla filosofia ed alla psicoanalisi, alla sociologia, alle teorie economiche, alla mitologia ed alla letteratura, racchiuse in un disco il cui senso ultimo è una disincantata descrizione dell’esistenza da una prospettiva inusuale, che non scivola mai verso un nichilismo. Perché questo è “Earthset”.
 
Il primo singolo, accompagnato dal relativo videoclip, è “rEvolution of the Species”. La band definisce il brano “una critica velata al sistema economico ed alla società contemporanea, in cui un’umanità passiva assorbe stimoli e bisogni indotti. Il tutto raccontato da un “io” che non riesce a capire se il suo disgusto è autentico o anch’esso indotto e funzionale al sistema. La risposta finale è un’esortazione alla distruzione e ricostruzione del tutto, sulla consapevolezza che ciascuno di noi vive in “stati alterati di incoscienza”, sia chi è assuefatto al sistema che il paranoico ribelle.”
 
“rEvolution of the Species”
 
In a State of Altered Unconsciousness” è autoprodotto con il prezioso contributo di Carlo Marrone (già produttore per “Petali” di Gianluca Mondo e polistrumentista con, tra gli altri, My Own Parasite, Carlomargot, Murder, attualmente Soren Larsen) che ha anche suonato in alcune tracce, ed Enrico Capalbo (fonico presso lo studio Fonoprint di Bologna, e sound engineer per, tra gli altri, Arto Lindsay, Luca Carboni, Gianmaria Testa, Paolo Fresu, Ofeliadorme, Francesco Guccini, Humberto Gatica, polistrumentista attualmente Soren Larsen). L’artwork, realizzato da Mauro Belfiore, raffigura una foresta immersa nella nebbia, immagine presente nell’ultimo brano  e che condensa l’aura di sospensione ed incertezza che attraversa l’intero lavoro.
 
Tracklist
1. Ouverture
2. Drop
3. The Absence Theory
4. rEvolution of the Species
5. Epiphany
6. So what!?
7. Skizofonìa
8. Gone
9. A.S.T.R.A.Y.
10. Lovecraft
11. Circle Sea
 
 
 
Contatti
  
Intervista
 
Davide
Quando e come nasce il gruppo Earthset e quali esperienze hanno preceduto questo vostro esordio discografico?
 
Earthset
Il gruppo nasce nel 2012, per puro caso. Eravamo quattro studenti fuorisede ritrovatisi a Bologna tramite annunci online. Eravamo tutti più o meno reduci da altre esperienze musicali nelle nostre città di provenienza, prevalentemente in cover bands, ed avevamo tutti voglia di provare a metter su un progetto diverso e di metterci alla prova scrivendo pezzi nostri, cosa che abbiamo cominciato a fare sin da subito.
Dopo pochi mesi abbiamo registrato una prima demo di cinque brani, prevalentemente per proporci ai locali, ed  abbiamo cominciato a suonare dal vivo soprattutto a Bologna e dintorni.
Nel tempo abbiamo avuto l’occasione di suonare anche a Londra, al The Good Ship, e di aprire gli show di Martin Hagfors & C+C=Maxigross al Locomotiv Club di Bologna e degli About Wayne all’Alchemica Club, sempre di Bologna.
Nel maggio del 2013 abbiamo avuto la fortuna di partecipare come “oggetto di studio” al corso di Sound Engineer tenuto da Maurizio Biancani presso gli studi Fonoprint, esperienza che ha un po’ segnato un punto di svolta per il progetto.
Serviva una band per il corso, per insegnare ai ragazzi come registrare dal vivo un brano e siamo stati scelti noi. Catapultati dal nulla in uno studio super professionale, ci siamo sentiti emozionati ed anche un po’ spauriti all’inizio… poi però abbiam preso confidenza con quella realtà ed è andato tutto benissimo. E’ stato un momento importante per due motivi: il primo è che per la prima volta abbiamo percepito che quello poteva essere davvero il nostro mondo; il secondo, che in realtà è ancor più importante, abbiamo conosciuto Enrico Capalbo, fonico presso lo studio, che ha deciso di seguire il progetto e di aiutarci nella realizzazione del disco. Grazie a lui ed a Carlo Marrone, siamo tornati in Fonoprint nell’ottobre del 2014 per registrare “In a State of Altered Unconsciousness”.
 
Davide
Cosa vuol dire esattamente “Earthset”: il tramonto della terra vista dallo spazio? E perché la scelta di questo nome per il gruppo?
 
Earthset
Si, non proprio dallo spazio ma dalla luna, in una frase “the Earthset from the Moon”. È la lirica di uno dei nostri testi,  A.S.T.R.A.Y., brano in cui si descrive lo stato “alterato” dell’ispirazione artistica.
Il protagonista si trova sul suolo lunare a guardare la terra (Earth) che tramonta (set): quindi Earthset.
È un nome che esprime un cambio di prospettiva assoluto, un’inversione spaziale e sensoriale totale…è sintetico, essenziale, ed in un’immagine racchiude, se vogliamo, l’intero concept del disco e della nostra idea di arte. Per questo l’abbiamo adottato come nome per il progetto. 
 
Davide
Cosa c’è alla base, quali le coordinate del vostro progetto musicale?
 
Earthset
Alla base c’è la voglia di far musica, un bisogno di comunicazione e di espressione. Quanto alle coordinate proveniamo tutti da ascolti e percorsi musicali molto differenti, che però si incastrano bene tra loro. L’unica coordinata che riusciamo a dare è che stiamo nel filone del rock alternativo, e con questo abbiamo detto tutto e niente. 
 
Davide
Qual è il concept del disco?
 
Earthset
Il disco è un viaggio, tra diversi stati alterati di coscienza, uno per ogni canzone. Ciascuno di essi esprime un po’ quali erano i nostri stati d’animo nel periodo in cui queste canzoni sono venute fuori. È  stato tutto molto spontaneo, in realtà, e la cosa ci ha abbastanza sorpresi. Non abbiamo scritto il disco pensando al concept ma questo ci si è palesato una volta che la rosa dei brani da registrare era completa.
Perciò ogni canzone ha una sua storia ma sono tutte legate da questo filo conduttore: l’alterazione sensoriale vista come stato ottimale per un’operazione di autoanalisi e scoperta di sé. Ed in realtà lo stesso disco, essendosi auto scoperto concept solo dopo, è realmente un prodotto dell’Inconscio.   
 
Davide
Oggi si fa musica che sfugge alla classificazione. La sfida alternativa e anche un po’ la provocazione potrebbe essere fare invece qualcosa di nuovamente classificabile? In che modo vi confrontate con il già fatto in musica?
 
Earthset
Il nostro approccio alla musica sin dall’inizio è stato privo di qualsiasi preclusione di genere. L’importante era suonare e la sfida era quella di partire da zero con la scrittura: nessuno di noi ha “portato i propri brani”, ma ci siamo messi insieme a lavorare sulle idee che nascevano spontaneamente in sala prove o a casa. Provenendo tutti e quattro da esperienze diverse, che vanno dal metal alla musica classica, ci incuriosiva capire cosa avrebbe prodotto l’unione delle nostre influenze personali.
I generi sono cose che contano poco quando si scrive: è la musica che conta.  
Non crediamo che Bach si fosse prefissato di scrivere “musica barocca”, o che Kurt Cobain avesse in mente il “grunge” quando urlava nel suo microfono nei club di Seattle… La classificazione o la creazione di  un genere si fa dopo, e spetta ad altri. La cosa importante è fare musica che abbia personalità e carattere.
E poi, detto sinceramente, tra le due alternative preferiamo essere ricordati per aver portato avanti il “discorso musicale” con nuove sperimentazioni e, perché no, un nuovo genere piuttosto che arare un campo già seminato. Questo risponde anche alla domanda circa il “già fatto”: è parte del discorso musicale dell’umanità… noi vogliamo portarlo oltre.
 
Davide
Federico Fellini disse che una lingua diversa è una diversa visione della vita. Perché l’inglese?
 
Earthset
Certo, ha ragione il Maestro: ogni lingua esprime una diversa visione della vita e del mondo. Ma nel nostro caso più che questo hanno inciso altri fattori.
E’ stata innanzitutto una scelta stilistica e di musicalità. Ci piaceva l’idea che i nostri pezzi fossero cantati in inglese, ci suonavano meglio all’orecchio … ti confessiamo che abbiamo provato agli inizi ad abbozzare qualche testo in italiano ma il risultato non ci soddisfaceva a pieno.
Aggiungi che il nostro amato Luigi (bassista) ha vissuto per anni in Inghilterra e la voglia di andare anche oltre i confini nazionali … Sarebbe stato un peccato non sfruttare questa occasione per provare a proporci anche all’estero. Così abbiamo scelto definitivamente l’inglese. 
 
Davide
Lo stato di coscienza alterato corrisponde a uno stato di coscienza con caratteristiche e dinamiche diverse rispetto a quello che viene considerato stato di veglia lucida. Uno stato di incoscienza alterato (In a state of altered unconsciousness) è dunque una specie di paronomasia o bisticcio (gli inglesi direbbero pun) per dire una “veglia lucida”?
 
Earthset
Non è esattamente corretto. Lo stato di alterata “incoscienza” è si un gioco di parole, e perciò volutamente ambiguo, per cui è facile cadere in errore. Il concetto è più o meno quello della impossibilità di tracciare una netta linea di demarcazione tra veglia lucida e stato alterato, nella misura in cui la veglia lucida è essa stessa uno stato di incoscienza.
Ciò accade quando nell’apparente lucidità della nostra vita non siamo presenti a noi stessi, per cui la nostra è una coscienza alterata dai sistemi mentali e sociali che governano il nostro agire: ciò coincide con un’esistenza caratterizzata da incoscienza. Viceversa la coscienza può appartenere a chi osa mettere in discussione la lucidità della nostra veglia e dei sistemi che la governano, risultando incosciente agli altri, ma pienamente cosciente di sé. È il dubbio che governa il tutto.
Il disco, in sostanza pone delle domande: cambiano le tematiche ma siamo sempre nell’ottica che il protagonista si interroga, mette in discussione ciò in cui e crede; si chiede se la vita che ha scelto è giusta o se deve cambiare rotta…Sono situazioni comuni che vanno dai piccoli dubbi che ci poniamo nel quotidiano, a vere e proprie crisi dell’io…La soluzione potrebbe essere in un rapporto dinamico e di sperimentazione con il proprio inconscio, attraverso vie che portano in dimensioni sensoriali differenti, cambi di prospettiva in cui, forse, potremmo trovare meglio la risposta ai nostri dubbi.
 
Davide
Nicola Piovani ha detto che la musica serve a raccontare l’invisibile. Cos’è per voi la musica e a cosa serve?
 
Earthset
Se dovessimo fare una classifica tra le cose necessarie per vivere lo metteremo dopo mangiare e dormire, probabilmente in mezzo alle due … Delle volte una canzone può sistemarti la giornata.
La musica è vita, nella misura in cui è il prodotto della vibrazione dei corpi, a livello fisico ed a livello emotivo. Quindi quando ci chiedi a cosa serve…serve a vivere, a stimolare ciò che abbiamo dentro, a scuotere gli animi. Non vediamo cosa più fondamentale. 
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Earthset
Per ora abbiamo un solo desiderio: suonare questo disco e portare il pubblico con noi attraverso questo viaggio ovunque ci troveremo a suonare. Per il resto continuiamo a scrivere musica insieme ed a divertirci, con un occhio ad un possibile secondo capitolo…
 
Davide
Grazie e à suivre…

Commenta