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Nerocavo – Stefano Donno

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Lupo (Lecce, 2014) pag. 80
prefazione d’Alessandra Peluso, post-fazione di Vittoria Coppola, con opere di Paola Scialpi
euro 12.00
 
La generosa Alessandra Peluso, in sede di prefazione dell’ultima raccolta di versi di Stefano Donno, “Nerocavo”, parla di “una vera e propria catàbasi negli strati più profondi della vita” ma presenta l’opera anche come “l’allegoria di un viaggio interiore per versi che l’autore compie in bilico tra l’esoterico e l’essoterico, ovvero il salto di coscienza da uno stato esistenziale in cui si ha la consapevolezza della fine di ogni cosa, alla trasmutazione in un’altra dimensione spirituale, già proiettata verso l’eternità”. Con buona dose di modestia, invece, noi riferiamo che Donno, superato “Ieratico poetico”, vira in una dimensione tutta esplicita del versificare; sancisce, ovvero, la fine del rapporto diretto col votimo della contraddizione a tutti i costi. Ad arrivare ‘serenamente’ a una più matura riflessione di certo intimistica però pure arrotondata nel disagio assoluto della società in bilico. Facendo un congeno, ed è evidente, mordicchiato – a (più) riprese – dal desiderio e della presenza dell’Amore. Vedi VIII, e poi muovi: “Taglia il tramonto la futile grazia / dell’ultima luce scheggiata / nel fondo dell’iride / la misura eccessiva dell’apparire / desideri implumi all’imbrunire”. Qui, oltre al contenuto, del quale in qualche misura abbiam accennato in precedenza, sentiamo il primo contatto con una nuova ispirazione nella costruzione del verso. A impaginare assonanze quasi nel voler far un disco ridondante. Ma con lo sconquassamento proprio dell’eccezione alla forma detta di banalità. Dove si regge il solito, già ri-preso, fascino della vita interiore che introduce la ceca ossessione di stare in un posto che sia, in contemporanea, fuori e dentro il mondo. Con gioia di tristezza e tristezza di gioia. Di gioia e di tristezza. Stefano Donno meritava la pubblicazione di questa nuova opera, accompagnata dalle perle moderne donate da Paola Scialpi tra l’altro, dopo “Corpo Mistico” – ma anche più avanti del più curioso “Il prezprezzario della rinomata casa del piacere” (con Anna Chiriatti). Perché Donno è dedito quotidianamente alla letteratura. E alla ricerca. Alla divulgazione della lettura, perfino. Massimo rispetto per Stefano Donno. Però attenzione a queste poesie che scontentano l’abitudine ai versi della domenica e/o della pensione.

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