KULT Underground

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Sulle orme di Idrusa e Corimondo

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Sulle orme di Idrusa di Wilma Vedruccio
postfazione di Lucio Toma
con audiolibro, musica di Rocco Nigro
Kurumuny (Lecce, 2012), pag. 48, euro 10.00;
Corimondo – La Strina, suoni e canti di Corigliano d'Otranto, di Michele Costa e Luigi Chiriatti
con interventi di Luigi Chiriatti, Sergio Torsello, Michele Costa e Daniele Durante
con cd musicale, Kurumuny (Lecce, 2012) pag. 64, euro 15.00
 
 
L'Idrusa di Wilma Vedruccio è l'Idrusa inventata dalla compianta Maria Corti, quella donna d'Otranto davvero "trasfigurata dalla storia al mito". Idrusa è la ribelle. La donna ribelle. La donna ribella otrantina per antonomasia. Che rifiuta le convenzioni della sua comunità. "Lotta nella contraddizione – scrive Toma – , soffre, e impara a non fuggire dall'umano, anzi si china sugli occhi infuocati della passione e su quelli cupi e troppo dolci del dolore". Figura femminile antica, questa Idrusa. Figura d'oggi: Idrusa. Un'immagine che addirittura Nigro riesce a render in fili di musica. "Sulle orme di Idrusa", sempre e ancora. E nella Otranto del mare e del passato, si calano le mani preziose e delicate di Luigi Chiriatti e Michele Costa. Che con la loro ultima ricerca, soprattutto Chiriatti molto ha dato e da a questa materia, intervengono nei ritmi forse mai giustamente rimembrati di Corigliano. E se pur alcuni brani li conoscevamo già, come si capirà dal cd, questo vuol dir semplicemente che la tradizione ha camminato nei territori, modellando sfumature a seconda degli spigoli umani incontrati e delle virate di vento incrociate. Ed è vero che quest'opera, "Corimondo – La Strina", prova ci sia stato un tempo quando vivevamo ricercatori esistenzialmente dedicati al paziente lavoro di studiare usi e costumi dei territori. Quando, appunto, si sapeva che persone volevano "andare in giro per i paesi a 'ricercare e cercare' coloro che ricordavano, i grandi ‘alberi’ di cultura e di canto, lavorio che richiedeva pazienza, calma e amore profondo per la conoscenza della memoria orale e delle storie delle nostre comunità". E, quindi: "In questo contesto Corigliano d’Otranto non costituiva sicuramente un’eccezione". Di certo la terra e le sue sofferenze,  la natura e le sue abitudini sono il campo dove ha germinato l'arte popolare. Il ponte che lega quest'arte al futuro è ancora e sarà ancora quella schiera di donne e uomini che hanno inventato strofe, stornelli, musiche per ricordare le sottomissioni e nel frattempo la forza necessaria delle comunità. Prima che queste muoiano del tutto. Come se un amaro e impietoso destino stesse ammazzando le comunità più ai margini.

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