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Prigioniere del silenzio – Maria Carmen Lama

3 min read
Prefazione diValentino Vitali
Aletti Editore
Poesia silloge
Collana “Gli Emersi– Poesia”
Pagg. 204
ISBN 978-88-6498-368-4
Prezzo € 14,00

 

Unasilloge scrosciante di parole e di lacrime

 

Se devo essere sincero non ho mai pensatoalla sofferenza delle donne, soprattutto per quanto concerne i loro rapporticon gli uomini. La domanda, o meglio le domande, sono sorte spontanee leggendoquesta silloge di Maria Carmen Lama e sono stato indotto a fare un esame dicoscienza, dal quale sono uscito assolto (ma il giudice sono io). Un senso dicolpa, però, mi è venuto poiché mai avrei immaginato che questo fenomeno avessecaratteristiche così ampie.
Quindi, se uno degli scopi di Prigionieredel silenzio era quello di allertare, di denunciare una situazione,questo è stato senz’altro raggiunto.
Non sono teneri, questi versi, neiconfronti dei maschi, visti come egoisti ed egocentrici (Tu, maschio, / chevivi solo di te stesso – ( Non uomo, / solo maschio! / Assente, / nella tuapresenza. / Debole, nella tua arroganza / che credi forza. /…).
E lirica dopo lirica la dose si rincara ( Saiscorticare / le ali di una farfalla, / sai calpestare / senza neppure vederlo /un bel fiore rosso, / dai morbidi / e delicati petali / come il papavero, / saicolorare di nero / la luna piena, /…).
Insomma, c’è di che restare basiti e,francamente, ogni tanto, fra un verso e l’altro, sono assalito dal timore dinon essere io stesso immune da simili comportamenti, insomma, magariinconsciamente, di essere succube di un Dna che caratterizza il maschio.
Mi chiedo allora se più che un odio degliuomini nei confronti delle donne sia presente invece un senso di rivalsa dellestesse nei confronti dei maschi per quell’atavica sottomissione che, a dispettodi leggi e costituzioni, permane e serpeggia magari travestita da malcelatobuonismo.
(…/ Griderei forte / soltanto / per farsvanire / d’un colpo / quel battito d’ali /     / che ti condusse / a me.).
In questi versi si mescolano un rigettoimprovviso con la sensazione di aver sbagliato in passato, magari di aver credutoin buona fede. Vero è che le situazioni non sono tutte uguali e che quindisarebbe ingiusto generalizzare, ma sono dell’opinione che questo grido didolore, se pur così ben delineato, più che aiutare a risolvere il problema loenfatizzi.
Comunque, meglio alzare i toni, magarianche tanto, piuttosto che il silenzio, che potrebbe essere scambiato peraccettazione di una condizione che non deve esistere.
C’è indubbiamente una distanza fra l’uomo,inteso come essere umano, e il maschio, ed è giusto che esista; il problemasorge quando l’aspetto istintivo, la radice bestiale prendono il sopravvento,determinando così un individuo sostanzialmente immaturo perché più maschio cheuomo.
Non si deve, in verità, generalizzare, ma,purtroppo, non è infrequente ed è di questi bambini mai diventati adulti cheparla questa silloge, interessante, incalzante, senza accidia, scrosciante diparole e di lacrime.
Da leggere, senz’altro, e per il tematrattato e per come, egregiamente, è stato svolto.   

 

Maria Carmen Lama è nata inprovincia di Messina il 20.11.’49. Vissuta a Capo d’Orlando fino all’età divent’anni, nel 1970 si è trasferita per lavoro a Milano, dove si è laureata inFilosofia, e dal ’77 vive in provincia di Lecco. 
Ha svolto attivitàdi insegnamento e poi di Dirigente scolastica in Istituti comprensivi e alLiceo Artistico lecchese.
Ha tenuto corsi diformazione per docenti e genitori e ha pubblicato articoli di caratterepedagogico e culturale su riviste professionali per docenti e dirigenti, congli editori Maggioli,Fabbri, Edizioni Didattiche Gulliver.
Ha prevalentiinteressi letterari e in ambito filosofico e psicologico. Scrive recensioni,che pubblica su diversi siti web, relative a testi di vario genere, a romanzicoinvolgenti a livello emotivo e a libri di poesie. Scrive anche poesie e amaapprofondire la conoscenza delle produzioni poetiche dei grandi del passato. Hainiziato da pochi anni a entrare nel mondo poetico attuale, anche attraverso laconsultazione di siti web dove le scelte risultano essere traboccanti, ma nonsempre adeguate all’idea di poesia come vera e propria arte destinata a pochi  edeletti adepti.

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