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Il Nuovo Ordine Globale

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Il Nuovo Ordine Globale
«In questo momento storico,
il pericolo maggiore è senza dubbio costituito dagli Stati deboli e falliti
»
(Condoleeza Rice, Segretario di Stato Americano)

Il Segretario di Stato Americano, la Signora Condoleeza Rice, la nuova Lady di ferro dello scenario internazionale, ha compiuto nei primi giorni di questo mese di dicembre un rapido ma significativo viaggio in Europa: rapido perché è durato solo cinque giorni, comprensivi degli spostamenti tra una capitale e l’altra; significativo (o, potremmo dire, simbolico) per i Paesi toccati.
Il tour, difatti, si è snodato tra Germania, Romania, Ucraina e Belgio: dunque, nessun grande alleato storico come il Regno Unito o amico di scampagnate come l’Italia; nessun riconoscimento al ruolo dell’Unione Europea e nemmeno un saluto al nuovo pontefice, capo di quella chiesa cattolica sempre troppo critica verso le scelte statunitensi.
E proprio per rimanere sul piano simbolico, là dove le immagini richiamano significati ulteriori rispetto a quelli immediati creando connubi bellissimi o, a volte, tremendi, la Rice ha rilasciato una interessante intervista alla rivista
Aspenia, altro emblema del legame cultural-ideologico di una certa classe dirigente italiana con gli Stati Uniti, in cui si enunciano chiaramente le basi teoriche, gli obiettivi di breve e lungo periodo e gli strumenti del Nuovo Ordine Globale così come era già stato brillantemente descritto, ma solo da pochi veramente compreso, nel documento sulla nuova strategia di sicurezza, meglio noto come la “nuova dottrina Bush”.
Abbiamo, dunque, in questo Avvento 2005, il passaggio di consegne che molti si aspettavano da tempo e che altri temevano: dai profeti che gridano nel deserto e si cibano di locuste come Giovanni il Battista, dai portatori della buona Novella a tutti gli uomini del mondo conosciuto come Paolo di Tarso, passiamo ora a questa lady hawk, che sceglie accuratamente a chi e in che modo predicare il nuovo catechismo.
La Rice pone subito in chiaro che, nel momento storico in cui stiamo vivendo, «il pericolo maggiore è senza dubbio costituito dagli Stati deboli e falliti», quelli che risultano, per svariate cause, «incapaci di garantire ciò che definiamo “sovranità responsabile”: la protezione dei propri confini, il mantenimento di forze di polizia non corrotte, una gestione degli affari interni che non permetta la crescita di cellule terroristiche e altre simili organizzazioni, la capacità di controllare il commercio e i movimenti di persone in modo da impedire il traffico di materiali destinati alla produzione di armi di distruzione di massa».
Risulta interessante sottolineare che si è ampliato il concetto, caro alla diplomazia della Casa Bianca, di Stato canaglia
, in cui si facevano rientrare solo i “cattivi”, per far rientrare sotto l’ideale ombrello a stelle e strisce anche i “poveri ed incapaci” meritevoli di tutto l’aiuto possibile da parte del buon Zio Sam.
Siamo veramente lontani anni luce da quel discorso della montagna
ove si chiamavan “beati” i miti, i poveri, quelli che hanno fame e sete della giustizia e gli operatori di pace; in questo nuovo credo, coloro i quali non riescono, ad insindacabile giudizio dell’unica grande potenza ormai rimasta, a rispettare l’ordine e le regole imposte, devono essere perseguiti e puniti.
Perseguiti e puniti da chi? Il nostro Segretario di Stato in tailleur chiarisce subito anche questo punto ponendosi sulla scia del suo dominus: il sistema di diritto internazionale fondato sul consesso assembleare e, almeno apparentemente democratico, delle Nazioni Unite è superato perché non all’altezza di rispondere alle esigenze di sicurezza ed immediatezza made in USA. Dunque, come dimostrato nei più recenti episodi
, meglio operare in autonomia o creando delle “coalizioni della volontà”, ove Paesi economicamente sviluppati e di comprovate tradizioni democratiche si uniscano per portare a termine la loro missione.
In che modo sia orientata ed orientabile la volontà di questi partners, non è il caso di approfondire, ma pensando a due delle tappe europee della Rice (Romania e Ucraina) e agli interessi che legano questi Paesi con Washington (aiuti economici, ruolo all’interno della NATO, protezione dallo “scomodo” vicino, gasdotti e metanodotti, uso di basi militari, etc.) risulta chiaro che anche la volontà è un bene acquistabile sul libero mercato.
La Rice prosegue affermando che gli Stati Uniti hanno il compito di attuare una “diplomazia orientata al cambiamento”, «che consiste nel cercare di rafforzare gli Stati nella loro capacità di gestire e affrontare i problemi», e ciò senza porsi il problema dell’esistenza o meno di “limiti invalicabili” alla propria azione, anche militare, anche preventiva.
E questo era già chiaro nel documento citato in apertura, nel quale il Presidente George W. Bush dichiara senza mezzi termini che gli Stati Uniti si pongono al di sopra del diritto internazionale convenzionale quando siano in gioco i superiori interessi della nazione
.
Per chiudere, assistiamo ad una lezione di diritto costituzionale che avrebbe fatto rabbrividire anche i nostri padri costituenti e nella quale ci viene ricordato che «la democrazia non consiste soltanto nelle elezioni. La democrazia, in realtà, presuppone anche la costruzione di istituzioni liberali e il rafforzamento della società civile, ed è proprio alla realizzazione di questi due obiettivi che puntano quasi tutti i nostri programmi per lo sviluppo della democrazia», quali ad esempio Enduring Freedom ed Iraqi Freedom rispettivamente per riportare lo stato di diritto in Afganistan ed Iraq.
D’altronde, secondo la Rice, dobbiamo «avere fiducia nei nostri valori democratici, e bisogna sottolineare che, per quanto la democrazia sia difficile da realizzare, dobbiamo tenere sempre presenti due cose: primo, esiste forse qualcosa di meglio al quale possiamo aggrapparci? Secondo, quali sono le alternative?». Alla prima domanda, vorrei ricordare a cosa si sono “aggrappati” i prigionieri di Abu Graib e di Guantanamo: a nulla! Alla seconda, ribatto invece, forse provocatoriamente, con quanto proclamato dal Magnificat
: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente […]. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» e ricordando quale immenso valore, anch’esso simbolico, ha avuto il canto di questo splendido inno al termine della cerimonia funebre di papa Giovanni Paolo II, ove primi ministri, presidenti e sovrani di tutto il mondo, grandi e piccoli che fossero i loro Paesi, si sono ritrovati, gli uni stretti accanto agli altri, in silenzio, davanti ad una semplice bara di un grande uomo e a milioni di persone comuni che davano il loro ultimo saluto ad un vero profeta della vera pace e della vera libertà.
Ecco la vera alternativa per un Nuovo Ordine Globale fondato su pace, libertà e democrazia in cui l’Uomo sia centro e fine di tutto: e a promuoverlo è stato un folle, circa duemila anni fa, in quella terra stretta tra il fiume Giordano e il mar Mediterraneo; un folle che andava in giro a predicar l’amore per i nemici e il perdono; un folle che, alla fine, è stato condannato e ucciso dal potere imperiale. Un folle, di cui ricordiamo la nascita nel Natale!
Speriamo di essere tutti un po’ più folli e un po’ meno Rice: buon Natale!

Davide Caocci
«Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi
»

(Dal Vangelo secondo S. Luca, 1, 51-53)

1
Aspenia è la rivista dell’Aspen Institute Italia, associazione privata, indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro dedicata alla discussione, all’approfondimento e allo scambio di conoscenze, informazioni e valori. La sua missione è l’internazionalizzazione della leadership attraverso un metodo che privilegia l’approfondimento di temi strategici della realtà contemporanea e il confronto tra culture e posizioni diverse in condizioni di riservatezza e libertà espressiva. Il network internazionale Aspen è completato da altri centri di attività – indipendenti ma coordinati – con sedi negli Stati Uniti, in Francia, Germania, Giappone e India. Cfr. per l’Italia, www.aspeninstitute.it e, per il mondo, www.aspeninstitute.org.
2
Cfr. The White House, The National Security Strategy of the United States of America, September 2002.
3
I c.d. rogue states.
4
Cfr. il Vangelo secondo S. Matteo, 5, 1-12.
5
Diciamo “apparentemente” dal momento che, come è risaputo, il vero potere decisionale all’interno del sistema delle Nazioni Unite è detenuto dal Consiglio di Sicurezza (organo composto da 15 membri, di cui solo 5 dotati di potere di veto) e non dall’Assemblea Generale (composta da tutti gli Stati membri)
6
In Kosovo nel 1999, in Afganistan nel 2001, in Iraq nel 2003.
7
Cfr. The White House, The National Security Strategy, cit.
8
Cfr. dello stesso A., Diritto di pace e diritto di guerra: come giudicare i talebani a Guantanamo?, in KU n.82, 2002.
9
Cfr. il Vangelo secondo S. Luca, 1, 46-55.

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