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Un caimano che piange la sua triste rivoluzione

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Un caimano che piange la sua triste rivoluzione

Le Edizioni Il Foglio vogliono far conoscere il vero volto di Cuba, quello di cui pochi parlano, il volto dolente di una stupenda rivoluzione che si è trasformata in una spietata dittatura. Il nostro progetto è quello di vedere Cuba dalla parte dei cubani e non dalla parte del regime e dei suoi squallidi fiancheggiatori. Vogliamo raccontare il dolore di chi sconta anni di galera per reati di opinione, di chi sceglie l’esilio per sopravvivere e di chi scrive nella clandestinità, magari pubblicando all’estero e ricorrendo a pseudonimi. La nuova collana di letteratura cubana, diretta da Gordiano Lupi e William Navarrete, pubblicherà entro il 2005 tre libri importanti. La raccolta di poesie Età di mezzo al freddo di William Navarrete, l’ Antologia di poesia cubana dissidente e il romanzo trasgressivo e inquietante Vita da jinetera di Alenadro Torreguitart. Vogliamo dare un assaggio del nostro progetto facendo conoscere anche in Italia due poeti incarcerati che ci hanno fatto avere tra mille difficoltà le loro opere. A me che sono un libertario di sinistra hanno dato le stesse emozioni delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci.
Omar Moisés Ruiz Hernández (Santa Clara, 1947).
Giornalista indipendente e poeta condannato a diciotto anni di galera per reati di opinione che sta scontando nel carcere provinciale di Guantanamo, a seicento chilometri da casa sua. Membro del Partito Liberale Democratico cubano. Quando è stato arrestato lavorava per conto dell’agenzia di stampa indipendente Grupo Trbajo Decoro, non riconosciuta dalle autorità cubane. Suo padre è il pastore della chiesa battista Los Pinos Nuievos di Santa Clara e la sua famiglia aveva adottato sette bambini poveri di questa città. Leggiamo una sua stupenda poesia scritta dal carcere per il figlio.
¿CUÁNDO TÚ VIENES PAPÁ?
¿Cuándo tú vienes papá?
pregunta el niño a su padre
quien del otro lado del hilo
no sabe que responder
Todavía no puedo nené
hay que esperar un poco
pero mi corazón me dice
que quizás muy pronto será
¿Cuándo tú vienes papá?
no es una pregunta cualquiera
para un padre que tras rejas
oye a su hijo distante
sin poder explicar al infante
la razón de su prisión
No, no puedes entender, hijo mío
por qué tu papá no está en casa
pero algún día lo sabrás
y entonces comprenderás
que tu papá no está en casa
por defender el derecho
de expresarse en libertad
Pronto, muy pronto será
cuando vuelva feliz a tu lado
y con un abrazo apretado
y en una Cuba diferente
Te diga: aquí estoy hijo mío
para que nunca más nos separen
y tengas que preguntarme
¿Cuándo tú vienes papá?
QUANDO VIENI PAPA’?
Quando vieni papà?
domanda il bambino a suo padre
che dall’altro capo del filo
non sa cosa rispondere.
Ancora non posso bambino
devi aspettare un poco
però il cuore mi dice
che forse sarà molto presto.
Quando vieni papà?
non è una domanda qualsiasi
per un padre che dietro le sbarre
sente suo figlio distante
senza poter spiegare al bambino
il motivo della sua prigionia.
No, non puoi capire, figlio mio
perché tuo padre non è a casa
però un giorno lo saprai
e allora comprenderai
che tuo papà non è a casa
per difendere il diritto
di esprimersi in libertà.
Presto, molto presto sarà
quando tornerà felice al tuo fianco
e con un abbraccio stretto
e in una Cuba diversa
ti dirà: sono qui figlio mio
perché nessuno più ci separi
e tu debba chiedermi
quando vieni papà?
(Traduzione di Gordiano Lupi)
Ricardo Gonzáles Alfonso (Bauta, L’Avana, 1963).
Giornalista indipendente arrestato il 18 marzo del 2004 e condannato a venti anni di prigione il 4 aprile del 2003 per reati di opinione. Nel 1995 inizia la sua attività come giornalista indipendente e collabora con molti periodici all’estero e con l’emittente radiofonica Radio Martì. È vicedirettore dell’agenzia di stampa indipendente Cuba Press e fino al 1998 il corresponsabile di Cuba per Reporter Senza Frontiere (con sede a Parigi). In questo stesso anno organizza e dirige la Biblioteca Indipendente "Jorge Mañach" e nel maggio del 2001 fonda e presiede l’associazione di giornalisti "Manuel Márquez Sterling" che ottiene il V Premio Internazionale per i Diritti Umani assegnato dalla Fondazione Ispano Cubana e la menzione speciale di giornalismo Ilaria Alti, in Italia. Nel 2002 fondato e dirige la rivista De Cuba, unico periodico cubano indipendente diffuso in una situazione di semiclandestinità. Ha scritto e pubblicato numerosi racconti, poesie e articoli in Cuba, Spagna,. Stati Uniti, Belgio, Francia e Porto Rico.
LAS MANOS
Este condenado
no es un hacedor
de cuentos árabes.
No conoce Bagdad
ni el Corán.
Mas optó
por una ley islámica
un ardid de leyenda
una táctica de sangre.
Para conmover a sus verdugos
se amputó la siniestra
y sobornó al convicto
que la diestra
le segó.
Como Sherezada
sobrevivió el rep.
Mientras
sus manos lo aguardan
libres
y en paz.
LE MANI
Questo condannato
non è un narratore
di racconti arabi.
Non conosce Bagdad
né il Corano.
Però optò
per una legge islamica
uno stratagemma di leggenda
una tattica di sangue.
Per commuovere i suoi aguzzini
si amputò la sinistra
e corruppe il secondino
che la destra
gli tagliò.
Come Sherazade
sopravvisse al rep.
Mentre
le sue mani lo attendono
libere
e in pace.
(Traduzione di Gordiano Lupi)
Omar Moisés Ruiz Hernández e Ricardo Gonzáles Alfonzo non sono che due esempi di poesia cubana dissidente in patria, autori diversi nello stile e nella forma delle loro opere poetiche, semplice e immediato il primo, più ermetico il secondo, ma accomunati da un unico sentire libertario. Accanto a loro ci sarà anche Regis Iglesias Ramírez, uno degli estensori del Progetto Varela, che nel 2004 ha pubblicato in Spagna l’opera poetica Historias gentiles antes de la Resurreción (Aduana Vieja, Cadice). Altri ne stiamo cercando, scegliendo, con l’indispensabile aiuto di Wiliam Navarrete, tra i poeti incarcerati per delitti di opinione. Ci teniamo a dire che queste persone non sono spie della Cia o agenti foraggiati dalla mafia cubana di Miami, come invece li qualifica la propaganda di regime. Gli estensori del Progetto Varela non vogliono consegnare Cuba all’invasione statunitense, non inseguono un sogno capitalista, chiedono soltanto libertà, elezioni e democrazia. Sono soltanto uomini liberi che lottano per le loro idee, che vorrebbero una Cuba diversa, per assurdo proprio la stessa Cuba per la quale avevano lottato i loro padri sulla Sierra inseguendo uno stupendo sogno rivoluzionario.

Gordiano Lupi

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