KULT Underground

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Storie di notte

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Storie di notte

La notte si allarga sulla casa.
Mamma.
Che c’è, Bebo, piccolo Bebo.
Ho paura. Ci sono gli ecstraterrestri sotto il mio letto?
No, Bebo, stai tranquillo, amore.
Mamma, ho paura.
No, amore, non devi avere paura.
Mamma.
Sì.
Una storia, mi racconti una storia.
La madre sospira. Una storia. Cerca dentro di sé una storia per il suo Bebo che ha paura degli extraterrestri. Ma non ne trova.
Ha tanti figli la madre. Cerca una storia per il piccolo Bebo. Ma le viene da pensare agli altri suoi figli.
Pensa a Nando, che sogna di diventare un musicista famoso e lavora in un bar. Lavora, per ora. Ma quando il bar chiude puoi sentirlo che si esercita. Lo chiamano… il sassofonista1 fantasma1

Mamma, raccontami una storia.
Ma la madre non ha storie per il piccolo Bebo che ha paura.
Ne ha per Nando, che lavora e sogna musica.
Ne ha per Michi, che soffre per amore e passa le serate accanto al telefono2

Mamma.
Dimmi, Bebo.
Mi racconti una storia, così non avrò più paura?
La madre accarezza il bimbo e cerca disperatamente una storia per lui.
Ma la madre ha anche altri figli che stanno crescendo ed hanno paura.
Nando, che lavora e sogna.
Michi, che soffre per amore.
Fabio, che studia sei giorni a settimana e stasera è andato a ballare.
Fabio che guida l’auto del padre. Fabio che ancora non torna.
Fabio che immagina colla3

La madre sospira ed accarezza il suo Bebo.
Bebo che vorrebbe una storia da lei. Bebo che ha paura.
E la madre cerca dentro di sé. Ma non trova storie per Bebo.
Ha storie per Nando, che lavora e sogna.
Ha storie per Michi, che soffre per amore.
Ha storie per Fabio, che ancora non torna.
Ha storie per tutti i suoi figli per le strade del mondo. Che sono ragazzi4 in4 affitto4

Mamma, non capisco.
La madre stringe a sé il bimbo e cerca una storia.
Ha storie per tutti i suoi figli e ne cerca una anche per Bebo.
Bebo che ha paura degli extraterrestri.
Bebo che cerca il segreto5

La madre guarda Bebo e sospira. Sospira ancora.
Pensa ai suoi figli che stanno crescendo. E lei è madre.
Bebo ha paura. Finalmente, ecco una storia per lui. Una storia che parla di lontano6

La notte ha coperto la casa.
La madre guarda Bebo. Bebo che non ha più paura degli extraterrestri. Bebo che dorme tranquillo.
Il rumore delle chiavi nella serratura. E’ Fabio. Fabio che è andato a ballare e che torna in punta di piedi. Fabio che la bacia e le augura la buona notte.
Fabio che non ha sonno e passerà la notte a consolare Michi, Michi che soffre per amore. Finché si addormenteranno entrambi.
Lontano, dal bar in fondo alla strada, si ode, leggero il suono di un sax.
La madre guarda il cielo, sospira e chiude gli occhi.


Pierluigi Cassano

1
Rallenta il ritmo della notte,
ma c’è ancora musica
in fondo al bicchiere.
Tra briciole di pane
e cenere di sigaretta,
parole d’amore
che nessuno ha più detto.
Lui le raccoglie, le asciuga,
le porta nella luce buia
dell’alcova abbandonata.
Ci improvvisa su fino all’alba
un blues che ascolti nel sonno,
che trovi fra le lenzuola,
che perdi col primo sole.
Un blues che ti commuove
e non sai il perchè.


2
Cinque anonime cifre
per parlare con te,
miracolo dell’oggi.
E mi chiedo se anch’io
non sono che un numero
scritto sul morbido.
Cinque volte, sì, tante,
ho provato a chiamarti
ma ne ho perso il coraggio.
E mi chiedo se il filo
che stringo nel pugno
stia ridendo di me.
Cinque squilli, sei, sette,
ma quanto ci metti,
otto, finalmente, ciao.
E mi spiace che manchi
il tuo sguardo al discorrere
srotolato nell’etere.
Cinque parole, più o meno,
per capire che non pensi a me,
che non sono neanche un numero
scritto sul morbido.
E mi spiace, ma forse è meglio così,
che il filo ti celi le lacrime.


3
Testa rintronata,
bagnato di sudore.
Piede sul pedale.
Che stupida canzone.
Piatti da lavare.
Libri da studiare.
Vita da riempire.
Piede sul pedale.
Ho colla sul palato.
Che stupida canzone.
Gente da evitare,
da potercisi mischiare.
Vita da riempire.
Che stupida canzone.
Ho colla sul palato.
C’è colla sulla strada.
Piede sul pedale.
Potrei dimenticare,
forse, di frenare.
Che stupida canzone.


4
La tua macchina ci schizza di fango.
E’ solo un’altra macchia, non fa niente.
Ma i fari, quelli spegnili, per favore.
Non guardarci, tu che non senti il freddo,
se non per scegliere uno di noi,
che allora, certo, puoi far come ti pare.
Se il portafogli ti pesa in tasca
(o anche se è già quasi vuoto
e lo alleggerisci lo stesso
perché il tuo cuore è più vuoto ancora)
allora apri lo sportello
e facci quello che più ti piace.
Ma se vieni a cercarci nella nebbia
solo per curiosità, per gioco,
per domandarci i nostri nomi
e perché viviamo randagi,
o magari per prenderci in giro,
allora, per favore, abbi pietà
della nostra stanchezza
e passa oltre.


5
Mi guardi, ragazzo?
Cucciolo sornione
dal ciuffo ribelle,
ti lasci accarezzare
la nuca tenera
e aspetti, fissandomi,
ch’io ti riveli il segreto,
quello dei grandi,
del loro mondo perfetto,
delle loro vite importanti…
Ci crederesti, ragazzo,
se ti dicessi
che non lo conosco,
che non ho smesso di sognare,
che non ho smesso di piangere?
Tu, piccolo miracolo,
prodigio inconsapevole
che adoro tanto,
dimmi se questa notte
ci sogneremo ancora.


6
Amore, dove sei?
Era tornata a casa e non aveva trovato nessuno.
Dove sei?
Lo trovò fuori, all’aperto, a guardare le stelle.
Che ci fai qui? Divertita, curiosa.
Non so… Un attimo di malinconia… A volte sento mancarmi il coraggio…
Che dici, amore?
Sì, di fronte a tanta violenza, tanta corruzione… mi manca il coraggio di andare avanti. Cosa ci riserva il futuro?
Lei lo guardò con comprensione. Erano ancora giovani e non era giusto che dovessero vedere infranti i propri sogni.
Allora sono venuto a guardare le stelle come facevo da piccolo. Mi chiedevo se almeno su uno di quei mondi c’è vita. Adesso mi chiedo anche se lì la gente è felice… Se esiste un posto per vivere in pace, nel rispetto reciproco.
Chissà, mormorò lei, da qualche parte nel cielo, forse.
Le loro code si intrecciarono dolcemente, mentre due delle tre lune del loro pianeta spuntavano quasi piene all’orizzonte.

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