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Gigi Achilli

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Gigi Achilli

Isabella un concentrato di ispanitudine e sangue caliente, per il coefficiente spagnolo del lato materno della famiglia del pittore, rimpinguato recentemente dall’acquisizione della nuora cubana, in anticipo sulla visita di Woitila. Generosamente Gigi, memore della stagione inclemente e dei rigori dell’inverno, ci ha trapiantati in piena estate, su una spiaggia aprica, in un pullulare di procaci fanciulle con le loro grazie al vento, appena dissimulate da esigui bikini. I maschietti non sono troppo attraenti, nulla hanno a che spartire con i vitelloni riminesi in caccia di avvenenti prede, meglio se esotiche, tanto da mantenere l’abbronzatura 9 mesi almeno! questi quadretti sono lacerti guizzanti entità naturalistiche, scalfite daa figurette che sembrano quelle dei pittori bolognesi degli anni ’20-’30: Corsi, Pizzirani, Fioresi. La più vivida è una figuretta di attraente fanciulla, in relax nel classico binomio sdraio-ombrellone a crogiolarsi nel solleone.
Sicuramente l’alveo della pittura di Achilli è espressionistico, per l’abbreviazione stilizzata delle figure rese di getto; la tavolozza è meno aggressiva e squillante conosce la felicità espressiva nel cobalto dello sfondo marino nello sfavillio del sole allo zenith "e naufragar mi è dolce in questo mare!".
Si converte all’animalismo anche l’insospettabile sperimentatore materico Marcello Michelotti.
Amici miei non ha nulla a che spartire con le boccaccesche avventure filmiche di gigioni attempati di provincia; sono invece amici, muniti di più zampe, piume, ali, branchie, pinne. Sono animali, questi amici, raffigurati dagli artisti della Galleria Torre Strozzi. Possono essere amici miei di felina, suadente grazia, ci ammalia con le sue movenze sinuose, ci sorprende per il misterioso passo felpato, l’astuzia dissimulata da languidi sguardi in tralice, con cui non si perdono mai di vista, anche se sembrano schiacciare un pisolino, per la fatidica pennichella pomeridiana, scuotendosi dal torpore con balzi improvvisi tesi all’inseguimento senza tregua di un’ignara preda.

Giuliana Galli

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