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Benaresyama

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Benaresyama
Capitolo XXVI

Mentre la notte incombeva sulla Metropoli, inondando di oscurità gli spietati palazzi che ne costituivano l’anima, una figura silenziosa si muoveva passando ora tra la folla, ora defluendo in solitari vicoli come acqua in cupi rivoli di cui non si vuole ricordare il nome, una mano che reggeva una sacca che appariva straripare di pezzi di metallo, troppo pesante per essere portata da una persona comune. Mentre procedeva verso una destinazione che si profilava quasi con violenza all’orizzonte, i ricordi di quelle che erano state le ultime settimane lo invasero, facendogli perdere la concentrazione che era necessaria in quel momento; dopo avere serrato i denti ed essersi appoggiato ad un muro, osservando nei particolari il suo odiato obbiettivo, si adagiò in tutto quello che era successo, ripromettendosi di dare un corso ai suoi proponimenti non appena la notte avesse gettato il suo dominio di tenebra sulla Metropoli.

La sua fuga era iniziata in Egitto: essere costretto ad una missione che non era sua , ad una causa per cui non era importante combattere e per la quale, tuttavia, tutto ciò che era assimilabile al concetto di vita gli era stato tolto, era uno scherzo troppo crudele; fin da quando quel terribile dono gli si era mostrato in tutta la sua inumana potenza, aveva capito che nulla sarebbe potuto essere come prima, o che forse tutto sarebbe tornato a prima del suo abbandono della armi; i ricordi di quegli anni erano riemersi come una maledizione antica, che, anche quando appare sedata dal sacrificio della carne, continua silenziosamente ad spirare nelle profondità dell’anima.
La sua infanzia era stata quanto più terribilmente normale si potesse immaginare: molti dei suoi commilitoni , in accademia prima, nell’Astragon poi, si stupivano di un background familiare così consueto; ricordava con nostalgia quando, festeggiando dopo una terribile battaglia dalla quale venne salvato in extremis dal guerriero che tutti chiamavano Gray , quest’ultimo gli disse scherzando, mentre sorseggiavano lentamente una birra : " Diavolo , Yu, se qualcuno ti vedesse in combattimento, potrebbe pensare che tu sia stato picchiato fin da bambino: dì la verità, i tuoi non disdegnavano di darti una ripassata più volte al giorno , vero? "
Come ogni ragazzino della sua età, amava giocare alla guerra con gli amici e gli sembrò normale , quando gli si presentò la possibilità , di provare ad intraprendere la carriera militare; l’accademia era certamente un passo obbligato per iniziare, ma non era certo un ambiente per bambini che volevano inseguire un futile sogno. Era necessaria una disciplina ferrea, tutto doveva essere perfetto per non rischiare giorni interi di punizione da parte inferti da comandanti frustrati che in nome di un assurdo concetto di élite esigevano molto di più di quanto fosse lecito chiedere a dei giovani che stavano giusto imparando a capire cosa fosse la vita. Tuttavia, sebbene alle volte fosse stremato nel fisico, alle volte prostrato nell’anima, una forza più potente di qualsiasi altra cosa lo teneva in vita: non era corretto definire questa forza ambizione, anche se questa lo faceva odiare dai compagni e ammirare dagli istruttori ; non si trattava neppure di semplice entusiasmo, che soprattutto nei ragazzi di quell’età tende a smorzarsi molto facilmente se costretto a frantumarsi su scogli indicibilmente più duri. Forse ciò che più si avvicinava a quello che sentiva era una vocazione: lui era semplicemente il devoto prediletto del dio della guerra; ogni arte di combattimento pareva dispiegarsi con facilità inumana , la sua mira impressionava i cecchini più esperti , le sue lame brillavano all’unisono con occhi che divenivano improvvisamente spietati quando si trattava di mettere in mostra le proprie capacità. Per molto tempo si era fermato a pensare a quale che fosse per lui il significato di quello che faceva, e solo dopo anni giunse alla conclusione che l’odore di cordite del colpo che esplodeva da un fucile antico, le scintille che si generavano per un momento quando il suo coltello incontrava quello di un suo avversario, il sudore che scoppiava in mille gocce quando colpiva chi gli si opponeva rappresentavano per lui un valido motivo per combattere e vivere: non si trattava solo di spostarsi da un campo di battaglia all’altro combattendo per delle cause che venivano imposte da politici incompetenti, e nemmeno di cercare di combattere contro guerrieri sempre più forti per un edonismo da oplite di cui in fondo non aveva mai sentito come proprio: la questione era quella di scorgere il momento nel quale il sudore, le scintille, la cordite apparivano nella sua vita e in quella di qualcun altro, la testimonianza tangibile dello scontro di due vite pronte anche ad uccidersi tra loro, ma che in un istante preciso affermavano drammaticamente la loro esistenza: c’era una sorta di terribile bellezza in tutto questo, che lo spingeva sempre più in là , umiliando i compagni di corso, svergognando gli istruttori , impressionando chi non si trovava nella sua strada.
Gli anni passarono, e se le guerre non esistevano ufficialmente da almeno quarant’anni , in ogni parte del mondo la guerriglia civile o gli intrighi che di volta in volta qualcheduno ordiva nei confronti di una fazione sua avversaria permettevano a qualsiasi combattente di dare prova delle sue virtù. L’accademia offriva al miglior offerente i suoi combattenti migliori, che di volta in volta andavano a rimpinguare le file di eserciti sfibrati da guerre silenti e striscianti in una sorta di tacito patto di iniziazione: pochi avevano l’onore di partecipare a più di una missione; ancora meno, vuoi per l’impazienza giovanile che tradiva anche i più esperti , vuoi per un’incoscienza che in maniera perfino più marcata ne tradiva la giovinezza , sopravvivevano tanto a lungo da avere la possibilità di intraprendere una carriera militare. Il suo fu un operato da leggenda , una furia che dilaniava i campi di battaglia e che esaltava gli animi delle reclute che agognavano un simile destino e che tremavano al solo pensiero di una tale eredità; dove le nazioni non potevano arrivare con le loro armi finali , dove il combattimento era necessariamente riconducibile ad un modello di crudezza quasi medievale, lui si mostrava innanzi ai nemici e ai suoi: con lo sguardo basso, mentre lo spostamento d’aria delle esplosioni e il sibilo dei proiettili gli facevano ondeggiare un ciuffo di capelli ribelle che spuntava dalla parte superiore del casco protettivo, gonfiava al massimo tutti i muscoli artificiali dalla sua corazza , e al contempo estraeva il suo coltello da guerra: poi , alzando di poco lo sguardo, allargando le braccia con la mano libera tesa come un artiglio mostruoso, sorridendo con inaudita ferocia , si gettava nella mischia: non importava se si trovasse a combattere contro studenti armati solo dei loro ideali o combattenti dotati di armamenti avanzati come i suoi: prima di combattere urlava al reparto a lui affidato di starsene indietro, e di non intervenire fino ad un contrordine: se qualcuno chiedeva se volesse usare armi da fuoco o da cecchino , lui rispondeva con un sorriso ironico e divertito , prima di gettarsi nella mischia.
Non ci volle molto tempo che i suoi superiori si accorsero del fatto che un simile combattente avrebbe potuto far fronte a situazioni che molti altri avrebbero ritenuto critiche; con una preparazione tale sarebbe potuto benissimo diventare un istruttore della accademia stessa , e non persero tempo a fargli pervenire una formale proposta, a cui lui oppose un fermo rifiuto: non aveva faticato così tanti anni per marcire in un aula a spiegare a dei cadetti a montare un fucile, voleva potere mettere in pratica tutti gli insegnamenti ricevuti come era avvenuto nell’ultimo anno. A quelli che gli davano dello sciocco a rinunciare ad un’occasione attraverso la quale avrebbe potuto vivere per tutta la vita in un ambiente a lui consono e con notevoli vantaggi sociali e monetari , ma senza rischiare ogni giorno la vita per un tozzo di pane, lui opponeva uno sguardo freddo, ricolmo di superiorità e disprezzo :" Non sono venuto qui per rammollirmi, e non ritengo rilevante il parere di persone a cui piace uno stile di vita simile…" Diceva, mentre i reparti speciali del suo stato gli proponevano offerte che parevano decisamente più allettanti.
Purtroppo, anche lì la situazione si fece insostenibile: pochi mesi dopo era evidente che i legami tra governo e le multinazionali – che di fatto comandavano la nazione – legavano le mani ad ogni azione di guerra tesa a bloccare eventuali conflitti tra gli squadroni privati delle potenti fazioni che si stavano mano a mano spartendo il globo terrestre: se non si riceveva un’autorizzazione che arrivava dall’alto non era possibile intervenire in alcun modo nei vari conflitti interni che scuotevano in maniera sempre più evidente la nazione.
Le multinazionali erano arrivate a reggere i fili di ogni reparto armato sul territorio, e non avevano alcun interesse ad utilizzare truppe che in larga parte erano malamente preparate, quando potevano disporre di un esercito preparato di combattenti . Si ritrovò a fare lavoro di ufficio tediato e frustrato da una routine che non era più certo di riuscire a sprezzare, e di tanto in tanto vedeva i suoi vecchi compagni che ridevano del suo destino, mentre loro erano felicemente impiegati in un lavoro che gli rendeva decisamente di più.
Tutto questo durò fino a quando non si palesò un uomo nella gabbia in cui l’avevano relegato: tra i quaranta e i cinquant’anni, il volto segnato da una profonda cicatrice che correva da sopra l’occhio destro fino alla guancia , rendendo ancora più duro un viso segnato dall’impianto di un rozzo occhio biomeccanico. Si trattava del comandante Coen, capo dei reparti segreti di sicurezza Astragon, un corpo speciale istituito dalla Nexus, una multinazionale che in quegli anni aveva iniziato una rabbiosa scalata al successo sulla scorta di successi militari e infiltrazioni in territorio nemico a massimo rischio: operazioni del genere richiedevano uomini estremamente preparati , e le soverchianti truppe nemiche facevano aumentare il bilancio delle perdite in maniera eccessiva; servivano uomini in grado di durare, di poter combattere al limite ed oltre e tornare a casa pronti per una nuova missione.
A livello economico la retribuzione sarebbe stata ottima, ma prima di arrivare alla fine del servizio non si sarebbe certo potuto goderne: alzandosi dalla sedia in cui era stato fatto accomodare e puntando il sensore rosso che costituiva il suo occhio verso il suo interlocutore mentre usciva dall’ufficio, quello che cercava di far capire era che l’incarico non era per un soldato o per un militare, quanto per un combattente: non ci sarebbero state parate, tutte le missioni sarebbero state segrete, per molto tempo lui sarebbe sparito dalla circolazione.
" E’ così? " Gli chiese sorridendo il giovane combattente , fissando con nostalgia il coltello da guerra che lo aveva accompagnato in decine di missioni : " Mi dia una ragione per cui io dovrei seguirla : certo, lei mi offre una grande quantità di denaro, ma le possibilità che non arrivi in fondo alla mia carriera sono elevatissime, da come ne parla.
Allora, perché dovrei arruolarmi nel suo reparto?"
" Ragazzo, ti ho visto combattere ai tempi dell’accademia. Il tuo fucile, le tue mani, le tue armi erano quelli di un combattente ; la tua furia era quella del carnefice , ma quando necessario riuscivi ad aspettare e a portare a termine la missione con la freddezza di un cecchino esperto. Avevo sentito che ti sarebbe stato proposto di insegnare in accademia, ma che avresti rifiutato per un altro posto di lavoro; non pensavo certo che saresti finito in questo posto a fare un lavoro che si addice di più ad uno scribacchino. Quando lo sono venuto a sapere , mi sono precipitato qui per darti un’opzione in più : non è un lavoro semplice il nostro, prima di poter entrare in azione dovrai prepararti per alcuni mesi nei nostri campi di addestramento per arrivare ad un livello ancora superiore a quello a cui sei già arrivato , ma io ti posso promettere fin da ora che il tuo talento non sarà sprecato sotto pile di carta stampata. Sta comunque a te decidere, io non ti voglio fare pressioni di alcun tipo; ritenevo solo che tu potessi preferire un lavoro simile a questo…"
Con una profonda risata che fece voltare del tutto il comandante Coen, che comunque manteneva un’espressione imperturbabile, l’uomo gli disse : " Certo che lei non è comandante per niente…Conosce molto bene l’arte di incitare i combattenti e di infuocarne lo spirito, dico bene? Dopo avere posto la questione in questi termini, come posso rifiutare l’incarico che lei mi offre?" Mettendosi quindi sull’attenti , esclamò : " Sono ai suoi ordini comandante Coen, spero di essere all’altezza dell’incarico."
Rispondendo al saluto, Coen replicò : " E’ un piacere averla con noi, recluta Ominae : dalla prossima settimana presterà servizio nei nostri campi di addestramento , e , che Dio ci assista, lei diventerà la più potente macchina da guerra sui cui io abbia mai posato gli occhi ."


Capitolo XXVII

Il quartiere a cui faceva base il reparto archeologico che la Fist aveva preso in consegna attraverso cospicue donazioni allo stato Iracheno appariva come una immensa fortezza agli autocarri che si stavano avvicinando dopo un lungo viaggio: imponenti mura di cemento armato screziate da improvvise insenature di un non precisato metallo costituivano solo l’involucro esterno di quello dava l’idea di essere un avamposto che aveva richiesto molto tempo e lavoro da parte di tecnici militari esperti e che culminava in una cupola collegata a possenti argani che avevano quasi certamente la funzione di permettere la fuoriuscita di unità di difesa come le rotaie dei cannoni a ripetizione che venivano spesso utilizzati in costruzioni analoghe.
Rispondendo ad una particolare frequenza emessa dalle centraline montate su ogni unità mobile, il massiccio portale che separava l’area sotto il diretto comando della Fist da quella controllata dall’esercito nazionale si aprì lentamente, scotendo leggermente la polvere che si era accumulata sopra di esso nel tempo in cui era stato serrato.
Alla sua apertura, una visione impressionante si palesò agli occhi dei passeggeri del convoglio: le costruzioni interne, che si stagliavano su più piani di altezza , apparivano essere mosse da un’irrequietezza senza fine: i fili e le parti meccaniche che li componevano non conoscevano sosta in un’inquietante danza meccanica, e, in uno scambio senza fine di informazioni tra i vari reparti , un tripudio di luci, di connessioni meccaniche, di mezzi volanti che privi di requie volavano tra i vari reparti, scoppiava di momento in momento davanti agli occhi dell’osservatore.
Con lo splendore della tecnologia che esplodeva appena all’infuori dei finestrini blindati, i furgoni iniziarono a muoversi seguendo una larga strada indicata a terra da luci intermittenti che scortavano il convoglio accendendosi ritmicamente al suo passaggio in direzione di un varco che si apriva nel ventre metallico della base.
Dopo avere varcato la soglia ed essere entrati nel buio , le porte posteriori chiusero al loro interno il convoglio: uno scatto metallico e lo sfolgorare improvviso di luci esterne preannunciò l’accensione di quello che appariva come un moderno modulo di trasporto industriale; sbucando da alcune feritoie poste ai lati della sala, dei tubi di connessione telescopici si collegarono con i dispositivi in entrata dei furgoni. Immediatamente, un video a scomparsa situato sul soffitto di ogni veicolo si attivò; al suo interno, l’immagine di una figura realizzata in computer grafica iniziò lentamente a definirsi : si trattava della rappresentazione di un giovane uomo, i capelli tagliati decisamente corti, i lineamenti che nella loro morbidezza ne tradivano la natura artificiale : con i video che finalmente permettevano una perfetta visione dal busto, ricoperto da una riproduzione dell’uniforme tipica delle milizie della Fist, diede il benvenuto agli ospiti : " Ben arrivati nel quartiere archeologico di Naft. Io sono il software Adam Mari 2, la vostra guida tra i settori della nostra base : vi prego di definire il vostro status e di presentarvi , onde permettervi un accesso ai settori che vi staranno aspettando. " La voce del software era risuonata così naturale e quasi contrita per la richiesta da porre che avrebbe potuto impressionare chiunque .
Alzandosi dalla panca su cui aveva riposato dall’inizio del viaggio, Steale si frugò in tasca, ed estraendo un tesserino che ne definiva le generalità , lo pose di fronte al video dove il software stava fissando la scena aspettando un’interazione di qualsiasi tipo . Zoomando con uno scatto l’immagine che lo componeva in maniera da presentarsi in primissimo piano e passando il raggio dello scanner che era posto direttamente sotto il video stesso sul codice a barre del tesserino, chiese cordialmente di aspettare l’elaborazione dei dati di riconoscimento: passati una manciata di secondi , il viso delicato che proveniva dal monitor riprese la conversazione interrotta poco prima : " Comandante, la stavamo aspettando . Immagino che l’uomo laggiù " e così facendo indicò la direzione dove Blake stava conversando con Meryl " sia il nostro nuovo collaboratore. Desiderate rifocillarvi dopo il viaggio o volete che vi conduca direttamente alla Zona? L’équipe archeologica è già al lavoro, se questo può servire per facilitare la scelta tra le possibili opzioni . Devo inoltre farle presente che è richiesto a rapporto dai Signori della sezione mediorientale; la prego di non farli aspettare."
Annuendo , Steale riprese la macchina dicendo che aveva importanza primaria mettere subito al lavoro i "nuovi acquisti" sui dati finora raccolti : ci si sarebbe quindi dovuti dirigere alla Zona; dopo aver consegnato al presidio archeologico Blake e Meryl avrebbe fatto rapporto come stabilito ; sarebbe comunque stato richiamato se ci fosse stato bisogno .
Dopo che la macchina annuì e si congedò dai suoi ascoltatori affermando che per tutto il viaggio avrebbe mantenuto in funzione la guida logistica , il modulo piombò nuovamente nell’oscurità : dovettero passare alcuni minuti perché le luci superiori che correvano per tutto il perimetro del modulo medesimo si accendessero , diffondendo una leggera luce al neon che dipingeva azzurre venature sui volti di tutti i presenti . Mentre il mezzo iniziava la corsa verso i piani archeologici che venivano definiti la zona , il video iniziò a viaggiare su di un percorso prefissato snocciolando dati e informazioni allo scopo di intrattenere i suoi ospiti .
" Immagino che non ci vorrà molto ad arrivare a destinazione , vero ?" Chiese Blake a Steale, evitando ogni possibile interazione con la macchina che aveva appena iniziato a glorificare l’operato della Fist.
" Questione di una decina di minuti , se ben ricordo. Come penso lei creda, la città non può essere stata inghiottita troppo in profondità dalle sabbie del tempo. Comunque, per ragioni che tra poco le saranno chiare, tra il livello superiore e quello sottostante corrono parecchie centinaia di metri. Ecco, guardi…" Mentre pronunciava queste parole , il video diede nuovamente con solennità il benvenuto e, con un gesto sincronizzato del braccio, fece aprire con uno scatto le pesanti finestre che in alcuni punti del modulo permettevano di osservare l’esterno : si correva su rotaie ancorate saldamente sulla roccia all’interno di una grotta immensa, apparentemente senza fondo: tutto intorno, interi palazzi erano stati costruiti partendo dall’alto, scintille di saldatrici e fornaci disposte in punti strategici continuavano nella loro instancabile opera di costruzione, muri spessi decine di metri e armi di difesa giacevano inattivati , aspettando un ordine per riemergere dalle profondità della terra per portare supporto in caso d’attacco .
" Notevole , non trova? Non sa quanti soldi in ricerca c’è costato uno scherzo del genere." Sorrise , osservando con la meraviglia di un bambino la costruzione che surrealmente si trovava a pochi passi dall’abisso e che comunque brillava per imponenza.
" Impressionante, siete riusciti a realizzare un Dome funzionante… Nel corso degli anni, non sono pochi gli ingegneri che hanno cercato di stabilizzare questo tipo di tecnologia bellica…" Non c’era ironia nella sua voce: una simile impresa avrebbe colpito chiunque, e a maggior ragione una persona dotata delle conoscenze tecniche necessarie a comprenderne la reale portata.
" Se lei deciderà di collaborare con noi in pianta stabile, penso che potrà avere accesso ai dati di realizzazione : le persone come lei tendono ad apprezzare approfondimenti di questo genere, se non erro. Se nei cassetti dell’Arcam sono riposte simili meraviglie , di certo le ha già sperimentate tutte; lavorando per la Fist , si troverà davanti a problematiche tecniche differenti che sono sicuro la potrebbero interessare…"
" E’ un suo compito fare questa pubblicità spudorata nei confronti dei suoi padroni ?" Rispose maliziosamente Blake al suo interlocutore; questi si limitò a sorridere e, alzando le braccia con fare ironico mentre continuava ad osservare la struttura del Dome che si mostrava in tutta la sua grandiosità , si limitò a ribattere : " Penso che sia nell’interesse di entrambi una collaborazione …duratura… ", e così dicendo lanciò uno sguardo allusivo a Blake , " e quanto meno forzata possibile : non è né nelle mie intenzioni né in quelle dei miei datori di lavoro farvi del male; siamo tutte persone mature, e se possibile gradirei che ci comportassimo come tali : voi due fate il vostro lavoro al meglio , impressionate i Signori e certamente vi sarà fatta un’offerta più che generosa; di contro, se cercherete di ingannarci , proverete a mettervi in contatto con qualsiasi persona senza autorizzazione , attuerete qualsiasi comportamento che può essere ritenuto dannoso per la fluidità dei lavori , penso che ci dovremmo incontrare in una situazione decisamente poco piacevole . Inoltre, è chiaro che la vita di Meryl sia nelle sue mani dottore: nel caso il condizionamento mentale avesse il sopravvento e decidesse di porre termine alla sua esistenza danneggiando così i nostri interessi , sappia che non ci faremo remore a farla seguire dalla sua assistente, a meno che questa non si dimostri un elemento più indispensabile di lei. Come già detto , credo di avere a che fare con persone adulte: confido , quindi , nella vostra massima collaborazione."
Abbozzando un mezzo sorriso, Blake continuò a guardare fuori dalla finestra, mentre dai finestrini si iniziava ad osservare il livello inferiore che si avvicinava sempre più velocemente: scivolando tra immense colonne di pietra e rallentando in prossimità di una grande costruzione con la funzione di capolinea, il modulo di trasporto si fermò definitivamente rilasciando fumi che testimoniavano l’immenso sforzo dei freni .
Tornando dalla modalità guida, Adam Mark 2 diede delucidazioni sulla locazione in cui in conclusione erano giunti , e augurando un buon soggiorno, fece schioccare i portelloni che chiudevano separavano il modulo dalle strutture del livello esterno e scollego le connessioni che aveva instaurato coi computer in dotazione ai furgoni.
Movendosi in una buia galleria scavata direttamente nella roccia , nella quale gli operai stavano ancora lavorando con indosso un’armatura protector e le bombole di ossigeno per ovviare al calore e alle difficoltà respiratorie che a tali profondità affliggevano anche l’uomo più temprato, i veicoli si muovevano con familiarità; se la galleria appariva ancora in costruzione, lo stesso non si poteva dire della strada che , seguendo il modello di quella superiore, si illuminava al passaggio del convoglio, che procedeva seguendo le indicazione del navigatore computerizzato .
Dopo pochi chilometri , un parcheggio militare si aprì davanti a loro : nella tenue illuminazione che rifletteva raggi arancione sulle lamiere del convoglio , questo raggiunse una piazzola presso un’entrata : solo a quel punto gli sportelli che erano stati chiusi per l’intero viaggio vennero aperti . Mentre tutti si preparavano ad uscire, Steale richiamò l’attenzione di Blake : "Una cosa, prima di uscire : i nostri veicoli erano pressurizzati e con un sistema di ventilazione che dall’inizio del viaggio ci ha fatto respirare normalmente. Avrà notato che da quando è stato aperto lo sportello l’aria si è iniziata a fare più pesante: le faccio presente che non siamo in superficie , e le ci vorrà qualche tempo per abituarsi alla pressione e all’ossigeno; eviti di compiere, almeno inizialmente , sforzi troppo grandi , e vedrà che si abituerà in un batter d’occhio."
Facendo quindi strada ai suoi ospiti , li guidò attraverso un entrata con un insegna che indicava il quartiere archeologico : entrati in un lungo corridoio immerso in un bianco surreale, soprattutto dopo essere stati immersi nell’oscurità così a lungo, un nastro trasportatore li indirizzò verso i laboratori di analisi . Steale , impartendo comandi vocali al computer che gestiva il traffico di persone nella zona, fece dirigere il gruppo verso quella che lui chiamò la sala di osservazione.
Lasciandosi alle spalle una piccola entrata , si scoprirono su un largo balcone che dava su una sala di dimensione megalitiche , le cui mura erano in gran parte roccia viva non toccata : su gran parte della parete direttamente di fronte a loro , immensi caratteri si univano con un’incisione a dimensioni normali che Steale fece notare con l’aiuto di un cannocchiale : solide impalcature correvano per molti metri, dopodiché era necessario utilizzare alcuni mezzi a controllo gravitazionale per ispezionare le scritture.
Affermando poi che c’era una sorpresa che li aspettava , invitò il computer a reindirizzarli in direzione della sala del megalite. Appena entrati , la visione si presentò stupefacente : la stanza sembrava protrarsi per chilometri interi , immersa in una luce rosata, mentre al centro , volteggiando ad alcuni centimetri da terra , si trovava una lapide che riportava una misteriosa iscrizione .


Federico Mori
(continua)

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