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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Comincia ad esserci caldo davanti al computer e il pensiero corre alle prossime vacanze, all’aria aperta, alle gite al mare e sul fiume, all’acqua fresca e leggera in cui galleggiare senza pensare più a niente…state sospirando, alle prese con scuola, esami, lavoro, vari impegni che si susseguono senza darvi tregua? Coraggio…ci sono le domeniche, le serate in cui passeggiare, e qualche momento da ritagliarsi qua e là per tirare il fiato: come SUSSURRI, un piccolo angolo di riposo, di evasione mentale, un rettangolino di bonaccia in giorni troppo pieni (o anche, perchè no? un modo per occupare giorni troppo vuoti: la letteratura è capace di tutto!)
E non si respira certo ancora aria di smobilitazione nella nostra rubrica. Questo mese il numero è particolarmente ricco di temi e voci nuove, e renderà felici soprattutto gli amanti della poesia (sono addirittura sei le liriche che potrete leggere), ma non mancano bellissimi racconti, tra cui una nuova appassionante saga di Claudio Caridi….

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E, naturalmente, ritroviamo l’ormai mitico Benaresyama di Federico Mori, che ha ormai superato abbondantemente l’anno di vita editoriale, senza mai restare a secco di novità e di spunti intriganti, dalla mitologia alla fantascienza, tra vertiginosi balzi da un passato leggendario alla tecnologia del futuro…un futuro oscuro, in cui convivono fameliche multinazionali e guerrieri mercenari assetati di gloria.
Il dottor Blake e Steale sono alla loro prima visita alla Fist: cosa li aspetta, cosa si nasconde dietro la facciata di efficienza?

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Le parole evocano immagini, ma anche le immagini evocano parole: Luigi Del Greco ci manda un bellissimo esperimento di "poesia visiva", come lui stesso lo definisce, in cui i versi calibrati e potenti, dal significato ellittico e allusivo, sono intimamente uniti al disegno – splendido – che li accompagna (o forse sono le parole ad "accompagnare" il disegno: non c’è nessuna priorità nell’ineffabile sinodo di Working).

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Un altro collaboratore davvero da tener d’occhio, e che speriamo ci tenga compagnia anche nei prossimi mesi, è Simone Baldrighi. Il suo testo in prosa, senza titolo (solo una data, semplice e lapidaria, 01-11-97), è più lirico di mille poesie, più intenso e struggente di mille inni all’amore: la visione dell’uomo che cerca di penetrare nei sogni della sua amata, con la sola forza della sua calma disperazione, ha la perfezione circolare dei grandi sonetti, l’eco di certe fiabe mai sopite nella nostra anima.

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Capita che un racconto tocchi note a cui siamo particolarmente sensibili, come un lampo improvviso squarci temi da noi a lungo rimuginati, o solo confusamente intravisti in "attimi assoluti", brevi istanti in cui si spalancano esistenze e universi possibili….Realtà parallele, fantascienza? Anche. Ma nel bellissimo Strati (sovrapposti) di Marco Giorgini si dibatte soprattutto dell’eterno dilemma della vita, in cui ogni scelta ne fa morire un’altra, ogni esistenza che piano piano ci costruiamo esclude un’esistenza alternativa: alla protagonista accade che questi immaginari binari si intersechino in un unico abissale momento, il tempo della folgorazione.

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Raffaella Abbruzzese sembra aver trovato la sua strada in uno stile poetico che rasenta l’aforisma: in L’inifinito periodi chiusi in sè stessi si susseguono come sentenze di sapienza zen, con intuizioni molto belle ( l’idea del mare e della sabbia che si perdono "per il buon gusto di vivere assieme", il mattino che dissolve i pensieri della notte).

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Con Giovanna Cieri – poetessa che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare negli ultimi mesi – si torna alla classicità, all’armonia misurata del verso. Senza domani è una riflessione sulla solitudine derivata dalla mancanza d’amore, e sulla libertà che tale mancanza comporta, quella di vivere, appunto, inseguendo la conoscenza, assaporando ogni esperienza come se fosse l’ultimo giorno della nostra esistenza.

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Un balzo ulteriore nella tradizione lirica si ha con Sera, di Mariacarla Tarantola, una costruzione raffinata e di gusto vagamente "retrò", per l’uso frequente dell’enjambement (il verso spezzato: tenue e dolce il sapore, mesto/ il sorriso….) e di termini rari e letterari ("turgide d’angoscia").

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Dopo tanta poesia, torna la vitalità sensuale, prepotente, crudele di Storia di un ragazzino elementale, prima opera a puntate di Alessandro Zanardi. Spinto dalla ricerca furente di qualcosa, dell’essenza della vita forse, il giovane protagonista figlio della terra e degli elementi primigeni travolge tutto, anche un amore, con l’unica amorale brama di sapere tutto, di conoscere, di assorbire l’esistenza come un fuoco assorbe ciò che incontra…

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Assente da qualche tempo, torna una "colonna" di Sussurri, Matteo Ranzi, con il suo registro inconfondibile, "romantico" nell’essenza pura del termine. In La rosa e Clementina la bellezza della letteratura – sono citati Verlaine, Borges, Milton – crea la bellezza della vita e dell’amore, in un continuo scambio.

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Lo rivela già la scelta dello pseudonimo: la poesia è davvero una seconda pelle per Myskin, tanto lieve e naturale suona il suo verso. Così in Presagio di primavera, un breve, ironico parallelo tra una ruga di una anziana signora e la fierezza di un samurai, parallelo concluso da un sorriso disarmante: una composizione, nella sua leggerezza, tornita e sapiente.

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Vi avevo avvisato: il reparto lirica è stracolmo, questo mese! Non poteva mancare la giocosità di Ettore Fieramosca, arrivato al numero 6 nella sua galleria dedicata a Roberta. Forse questa è una delle sue opere migliori: un tripudio di metafore, di accostamenti affascinanti tra minuzie quotidiane e grandiosi spettacoli della natura (dal gomitolo rosso allo splendore degli abissi…).

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E’ stato bello entrare in Una tranquilla giornata, assaporare le riflessioni, i sentimenti, il buon senso di Spalla: ci eravamo affezionati a questo curioso pseudonimo come ci si affeziona a un vecchio amico, e adesso, purtroppo, dobbiamo salutarlo, lasciarlo alla sua vita in fabbrica che immaginiamo continui tra intensi pensieri e sguardi dalla finestra.
Anche questo segmento, che segna la parola fine all’originale diario intimo, è scritto benissimo, con uno stile piano e scorrevole…e soprattutto non si possono non condividere i giudizi espressi sull’egoismo delle persone che traspare dai gesti quotidiani, e si rivela in una breve convivenza così come nelle scelte della vita.

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Ma su col morale… per un appuntamento mensile che viene a mancare (ma perchè, mi rivolgo a Spalla, non ripetere l’esperimento, creando un breve spazio introspettivo all’interno della rubrica?), se ne aggiunge un altro quanto mai atteso: La Sibilla di Deban, un nuovo tassello della saga dedicata a Star Trek, firmato – ovviamente – Claudio Caridi.
Già dai primi due capitoli il romanzo si preannuncia avvincente, oltre che ben scritto e vivace nella descrizione dei caratteri e degli ambienti: assistiamo a una curiosa "gita fuori porta" dell’equipaggio dell’Enterprise, con il capitano Kirk che entra in contatto con una fascinosa chiromante tormentata da dubbi e angosce. Si profila addirittura un incontro con il "super-razionale" Spock…

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Ma per saperne di più, come sempre, dovrete aspettare il prossimo mese. Approfitto del finale per ricordare che si avvicina il momento della premiazione del concorso di Holden: in bocca al lupo a tutti quelli che hanno partecipato alla gara (come sarà già stato spiegato nell’editoriale, potrete trovare le vostre opere riunite in un Cd multimediale).
Cambiando argomento: avete notato come sono belli gli sfondi delle opere di Sussurri? Il merito (fra i tantissimi meriti che ha nella costruzione della rivista) va a Fabrizio Guicciardi e a Marco Giorgini.
Adesso credo di aver proprio finito: arrivederci a presto e buona lettura!

Lorenza Ceriati

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