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Star Trek – La sibilla di Deban

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Star Trek
La sibilla di Deban

Capitolo Sei

"Signor Sulu, fermi i motori e prepari la navetta Galileo per il decollo," ordinò Kirk osservando le stelle che componevano il quadrilatero del sistema Dorado.
"Signor Spock, il comando è suo, mi attenda su queste coordinate senza rilevare la destinazione della navetta. Sul diario di bordo non dovrà comparire il minimo accenno su questa deviazione, stia tranquillo, vedrò di ritornare il più presto possibile."
"Si signore." confermò un po’ perplesso il Vulcaniano seguendo con lo sguardo il capitano che entrava nel turboascensore.
Velocemente Kirk salì sulla Galileo approntando le misure per il lancio, vide sullo schermo il volto preoccupato del Primo Ufficiale, poi disattivando il collegamento inserì la nuova rotta e scomparve fra le stelle.

L’aria era viziata nel corridoio che attraversava il cunicolo di collegamento dell’asteroide.
Kirk procedette con cautela cercando di tenersi in ombra dalle telecamere che tenevano sotto controllo la zona.
Scivolò contro la parete fino a giungere di fronte alla parete rocciosa, se ben ricordava era proprio quello il punto d’ingresso della base, cercò fra gli spuntoni rocciosi finché non ne trovò uno che fosse in grado di ripiegarsi su sé stesso.
Attivò il pulsante centrale, abilmente nascosto fra le insenature della colonnetta, e la parete iniziò a scorrere di lato mettendo in luce un portone in duranio.
"Maledizione, questo l’altra volta non c’era!" imprecò Kirk tastando con la mano la fredda parete inaccessibile.
Per proseguire sarebbe stato necessario digitare alcuni codici segreti d’accesso, tentò d’utilizzare i suoi personali sperando che il sistema accogliesse le sue credenziali.
Con un rimbombo sinistro la serratura improvvisamente scattò ed il portone iniziò a scivolare automaticamente verso l’alto.
Kirk fece qualche passo in avanti sentendo l’ingresso richiudersi alle sue spalle, con la massima cautela proseguì cercando di discernere qualcosa fra le ombre fluttuanti di quello strano posto.
Dopo poco gli sembrò di sentire dei passi in lontananza, si rannicchiò ma prima che potesse pronunciare una sola parola tre fasci phaser balenarono nell’oscurità sfiorandolo di pochi centimetri. Con una perfetta capriola evitò il tiro incrociato e si gettò contro la parete sentendosi un idiota per non aver portato con sé nessuna arma.
Come precisi bisturi laser i raggi energetici seguirono la sua traiettoria proseguendo in quella direzione impedendogli qualsiasi ulteriore spostamento laterale.
Kirk sentì il calore del phaser sulla pelle, dichiarò ad alta voce il suo nome e grado sperando che i gli aggressori lo riconoscessero o perlomeno terminassero l’attacco.
Mentre le estremità dell’uniforme iniziavano a raggrinzirsi le luci nell’atrio improvvisamente s’accesero, abbagliandolo.
"Jim, mi sorprendi, farti catturare così facilmente, cosa ti è successo? Il comando dell’Enterprise ti ha forse un po’ appesantito?"
Kirk riconobbe immediatamente quella la voce, si alzò di scatto e sorridendo si diresse verso la massiccia figura che lo stava ancora puntando con il phaser.
"Buddy, brutta canaglia, ti sembra questo il modo d’accogliere un vecchio amico?"
"Tu cosa ne pensi?"
"Come al solito hai esagerato." rispose Kirk abbracciandolo calorosamente.
"Perché avete installato quella parete di copertura?"
"I tempi cambiano, amico mio, e le misure di sicurezza non sono mai sufficienti, ma adesso seguimi, voglio mostrarti la base e le persone magnifiche che lavorano con me."
I due imboccarono un corridoio laterale ed entrarono in sala comandi, nessuno del personale indossava l’uniforme della Flotta Stellare, preferendo abiti civili od al massimo una comoda tuta di lavoro.
"Bel posto, me lo ricordavo proprio così, austero ed efficiente." sottolineò Kirk con sincera ammirazione.
"Faccio il possibile per mantenerlo in queste condizioni, e ti assicuro che non è affatto un’impresa facile, voi seguirmi in ufficio? Sono certo che sarai qui per un motivo ben preciso, e non dirmi che avevi voglia di rivedere un vecchio commilitone, non sei mai stato abile nel bluffare con me."
"Hai perfettamente ragione Buddy, fammi strada."

Lo studio di Buddy non era particolarmente ampio, poche comodità ed appena tre sedie in legno poste di fronte ad una vecchia scrivania.
Kirk non sarebbe stato per nulla sorpreso se, attivando qualche diavoleria nascosta, il soffitto si fosse scoperchiato mostrando la testata di un siluro fotonico.
In un posto simile c’era d’attendersi di tutto, i servizi segreti della Flotta si servivano abitudinariamente dell’esperienza di Buddy e dei suoi collaboratori quando dovevano studiare qualche nuovo prototipo o qualche arma segreta dalle forme più strane.
Dopo due anni di detenzione in un campo di concentramento Klingon, Buddy venne liberato da un commando inviato in missione di soccorso oltre le linee nemiche, fra i prescelti c’era anche il giovane tenente Kirk.
Fu proprio lui a salvare la vita a Buddy eliminando il suo carnefice che voleva giustiziarlo per aver rallentato l’estrazione di Dilithium dalla cava.
Da allora divennero amici per la pelle, ma a causa delle sofferenze inflitte dal nemico, Buddy dovette sopportare l’amputazione della gamba sinistra.
Probabilmente a causa dello shock l’ex carcerato decise di lasciare temporaneamente la Flotta Stellare preferendo rinchiudersi in un laboratorio sperimentale nel quale si diceva sarebbero state costruite le nuove armi da utilizzare nella guerra contro i Klingon.
Il lavoro gli piacque immediatamente decidendo di servire la causa in maniera diversa da quella di Kirk, il quale non frattempo aveva ricevuto il comando effettivo dell’Enterprise.
L’intero sistema stellare venne isolato ed il laboratorio trasferito all’interno di un asteroide artificiale di massima sicurezza, l’autonomia dal Comando Centrale venne mantenuta a patto che la collaborazione con i servizi segreti fosse costante e produttiva.
Nella Federazione erano ben pochi a conoscere l’esistenza di un simile centro, solamente pochi alti ammiragli e qualche capitano di nave stellare, il timore di un attacco dei Klingon era più di un fantomatico sospetto, pur di mantenere la segretezza dell’organizzazione qualsiasi ufficiale che ne fosse venuto a conoscenza od in diretto contatto con essa veniva sottoposto alla droga d’amnesia.
Di questo fu ovviamente escluso il capitano Kirk, il quale si offrì volontariamente di dare una mano a Buddy nell’organizzare le difese perimetrali dell’asteroide prima d’imbarcarsi per la missione quinquennale.
Quando una nave stellare provava un nuovo banco phaser o qualche strano siluro dalla forma bizzarra, c’era da giurarci che ci fosse lo zampino di Buddy nei suoi circuiti interni o magari nella telemetria di navigazione, e questo rese particolarmente orgoglioso Kirk, felice di sapere che lo sfortunato amico era riuscito a guadagnarsi un posto di tutto rispetto malgrado le limitazioni del suo corpo.
"Jim, lasciami indovinare," esordì Buddy versandogli del brandy sauriano, " scommetto che sei qui perché ti serve qualcosa di speciale per oltrepassare il confine Klingon, è così bella quella cartomante?"
Kirk deglutì rapidamente la bevanda, domandandosi interdetto come facesse Buddy a conoscere i dettagli della missione.
"Non è questo il punto, ho promesso a suo padre che avrei fatto di tutto per ritrovarla, vorresti adesso spiegarmi come diavolo facevi a saperlo?"
"In questo posto le notizie corrono velocemente, probabilmente conosco più cose io dei servizi segreti, ad ogni modo ho seguito gli attacchi alle nostre unità, in effetti quei bastardi sapevano esattamente quando colpirci. Bisogna fermarli ad ogni costo, ed in questo io posso aiutarti."
"Ti ringrazio Buddy, tu conosci i Klingon meglio di chiunque altro, qualsiasi consiglio vorrai darmi sarà ben accetto."
"Credimi, sono veramente felice di rivederti Jim, lavorare con te mi ricorda i vecchi tempi. Forse invecchiando sono diventato un po’ nostalgico, ma io e te abbiamo fatto vedere realmente i sorci verdi a quei cani maledetti, accompagnami di là devo mostrarti qualcosa."
Buddy si sedette dietro una consolle di controllo ed inserì alcuni codici segreti, sulla tavola, come per incanto, iniziò a comparire un’immagine olografica della residenza di Kor riportante ogni singolo dettaglio delle strade d’accesso comprese le installazioni difensive che proteggevano la villa.
"Ecco, secondo le mie informazioni, la Sibilla viene tenuta prigioniera lì dentro, non sarà un’impresa facile entrarci inosservati."
"Potremmo sorvolare la zona con una navetta e teletrasportarla fuori, in teoria dovrebbe essere l’unica forma di vita umana nel maniero." ipotizzò Kirk indicando con un dito una rotta perpendicolare al tetto.
"Troppo semplice Jim, le vedi quelle cabine di trasferimento ad ogni lato del giardino? Certamente sono degli alimentatori di un sofisticato campo di forza studiato per impedire il teletrasporto esterno. No, non puoi arrivarci in quel modo, dovremo studiare un’alternativa, qualcosa di più originale." propose Buddy mentre si massaggiava la folta barba rossiccia pensando ad alta voce.
Con la massima attenzione lesse nuovamente il dossier sul comandante Klingon iniziando ad analizzare i punti deboli, poi lo consegnò a Kirk permettendogli di osservare l’infinità di notizie raccolte in estenuanti anni di ricerche.
"Un sistema ci sarebbe," concluse avvicinandosi all’ologramma, "Kor è un bravo comandante, forse il migliore dell’Impero, però ha un tallone d’Achille, è molto vanitoso. Le ultime informazioni indicano che ultimamente abbia convocato le più alte cariche pubbliche per esibire la sua nuova arma contro la Federazione, per questo motivo Darin non è stata trasferita in un campo di lavori forzati. Sono certo che quel pavone vorrà aumentare a dismisura il suo prestigio personale permettendo all’alta società d’apprezzare il suo coraggio e la sua astuzia nel risolvere una volta per tutte le sorti della guerra. Jim, se leggi le note in fondo, per domani ha invitato alcuni Principi Romulani, certamente per intimorirli e sottolineare che benché siano ancora loro alleati, gli conviene non alzare troppo la cresta. Cosa ne dici? Ti è piaciuta la mia analisi tattica?" domandò Buddy dando una pacca sulla spalla di Kirk.
"Non ti montare la testa, sei in gamba, ma del resto, con tutto quello in tuo possesso…"
"Hai ragione Jim, ma permettimi d’essere almeno un po’ orgoglioso del mio lavoro, non mi capita spesso di poterne discutere con un amico. Rinfrescami la memoria? Hai ancora al tuo servizio il Primo Ufficiale Vulcaniano?"
"Certo, il signor Spock."
"Perfetto. Con le dovute alterazione chirurgiche non dovrebbe essere impossibile farlo passare per un Romulano, solitamente i Principi si fanno accompagnare da valletti umani durante le cerimonie, ed ecco quindi la perfetta copertura per te ed il tuo Secondo. Vi farò ottenere un falso invito per una seduta dimostrativa, entrerete nella residenza dalla porta principale ed una volta conferito con Lady Darin la porterete al di fuori del campo di forza ed il gioco è fatto! Accidenti Jim, credimi, è maledettamente eccitante, vorrei esserci anch’io al tuo fianco." sospirò Buddy con evidente nostalgia.
"Sappiamo entrambi che in questa missione mi sarai molto più utile qui. Rimane però un ultimo dettaglio, come arriviamo sul pianeta senza essere scoperti dalle pattuglie di confine?"
"Jim, il comando ti ha veramente intorpidito il cervello. Usa la fantasia e prova ad improvvisare, una volta eri bravo quasi come me." lo sfotté l’amico aprendo il collegamento con l’hangar sottostante.
"Ecco come farai."
Una navetta Romulana era parcheggiata nel centro del deposito, illuminata di lato da una serie di fari ad alto rendimento che ne mettevano in risalto la sua sinistra conformazione simile ad un uccello rapace.
"Bella non è vero? L’abbiamo catturata ad un Romulano un po’ troppo curioso che si era avvicinato incautamente alla base. Non è esattamente in perfette condizioni, ma il suo sistema d’occultamento funziona discretamente. La vuoi, Jim?" domandò con ironia Buddy chiudendo il collegamento video.
Kirk gli strinse calorosamente la mano restituendogli la pacca sulla spalle.
"Che domanda? Certo che la voglio. Nel frattempo ti lascio in consegna la Galileo, solamente mi raccomando di non applicare alcuna modifica ai suoi sistemi d’armamento o di propulsione, la Flotta Stellare è molto rigida riguardo la normale efficienza delle sue navette."
Buddy finse di sentirsi offeso e consegnò la documentazione riguardante la villa di Kor ed un sacchetto di stoffa azzurra, ridendo sotto i baffi si face indietro promettendo.
"Vai tranquillo Jim, al tuo ritorno la troverai esattamente nel medesimo stato. Mi raccomando, fai attenzione, quei bastardi sono spietati con le spie, ed io questo purtroppo lo so per esperienza personale…una volta nel loro territorio nessuno potrà venire in tuo soccorso, almeno finché non sarai giunto nuovamente all’interno della Zona Neutrale. Non deludermi, perché non vorrei essere costretto a celebrare il tuo funerale, e come tu ben sai, il nero non mi dona per niente."
"Vedrò d’accontentarti vecchio filibustiere. Mi piacerebbe rimanere qui con te, e magari portarmi via qualche ricordo dalla tua riserva personale, ma ho una missione da portare urgentemente a termine. Abbi cura di te, amico mio, e grazie ancora." rispose Kirk iniziando a salire la scaletta del vascello Romulano.
Prima di richiudere il portello stagno diede un ultima occhiata a Buddy che lo stava salutando vigorosamente con la mano, poi accese i razzi di manovra ed iniziò a salire verso il collettore d’uscita.
Nelle ultime ore le probabilità di riuscire nell’impresa erano considerevolmente aumentate, si trattava solo di vedere se la fortuna non volesse improvvisamente girare le spalle all’equipaggio dell’Enterprise.


Capitolo sette

"Capitano, questa navetta è poco più di un rottame!" esclamò inorridito il signor Scott girando attorno al vascello appena risalito a bordo dell’Enterprise.
"Guardi qui, i motori sono completamente fuori fase, gli stabilizzatori di volo sono praticamente bloccati, e gli smorzatori inerziali? E’ certo che li abbiano montati su questa vecchia carretta? L’unica cosa che saltuariamente entri in funzione è il dispositivo d’occultamento, ma in queste condizioni non posso garantirle nulla." concluse il capo ingegnere spegnendo l’unita diagnostica.
La delusione sul volto di Kirk divenne palpabile, si avvicinò allo Scozzese fissando la fusoliera verdognola sfregiata in più punti.
"Signor Scott, quanto tempo le serve per rimetterla in ordine?"
"Capitano, spero stia scherzando. Non abbiamo pezzi di ricambio Romulani, ed anche se tentassi di rimpiazzarli con i nostri, e non è detto che essi siano compatibili, comunque mi servirebbero non meno di due giorni di duro lavoro."
"Signor Scott, domattina dovremo partire con questo vascello per addentrarci in pieno territorio Klingon, per allora faccia l’impossibile per ripararlo, non so cosa suggerirle, è lei l’ingegnere dei miracoli, sostituisca tutto quello che le serve, ad esclusione del sistema d’occultamento e dello scafo. Non abbia quell’espressione triste, ho guidato personalmente quel congegno fino a qui, e malgrado avessi notato anch’io qualche lieve difetto, soro riuscito ad atterrare nell’hangar."
"Capitano, è stato un vero miracolo! Ad ogni modo vedrò cosa posso fare, riunirò due squadre di tecnici e vedremo, tuttavia le posso già assicurare che saranno riparazioni non del tutto affidabili."
"Mi fido ciecamente di lei, Scotty, ci vediamo domani." concluse Kirk preparandosi a lasciare il reparto manutenzione.
"Aspetti, capitano," lo richiamò l’ingegnere ripulendosi le mani sporche di grasso, "una soluzione veramente ci sarebbe."
"Davvero? Temo già di conoscerla."
"Potrebbe portarmi con lei in missione. Completerò la revisione mentre saremo in navigazione silenziosa, e consideri che durante il volo di rientro le sarà senz’altro utile la mia presenza nel caso i Klingon decidessero d’inseguirci."
Kirk squadrò il suo volto sudato, attese alcuni secondi lasciandolo un po’ sulle spine ed infine disse sogghignando.
"Se non la conoscessi così bene potrei sospettare che lei abbia volontariamente ingigantito i difetti di questa navetta per volerci seguire."
"Capitano, lei sa perfettamente che non farei mai una cosa simile." rispose il motorista evitando di guardarlo direttamente negli occhi.
"Non ne sono certo, comunque lei si è appena offerto volontario, benvenuto a bordo, signor Scott."
"Grazie mille capitano." gongolò lo Scozzese iniziando a sollevare le chiavi idrauliche sparse sotto la carlinga ed immaginandosi chissà quali sortilegi per risistemare in fretta quel rottame spaziale.

Nel pomeriggio il capitano Kirk preferì dirigersi in infermeria per accertarsi personalmente che la trasformazione del signor Spock in un Principe Romulano stesse procedendo senza problemi.
Quando entrò lo vide sdraiato sul lettino diagnostico con il dottor McCoy chino sul suo volto.
"Dannazione, signor Spock, vuole stare fermo per un istante?" sbraitò il medico allontanando le pinzette emostatiche dalle sopracciglia del Primo Ufficiale.
"Dottore, sono più di trenta minuti che lei maneggia quelle pinzette nella speranza di riuscire ad incollarmi le finte sopracciglia, e malgrado i suoi inutili sforzi, non è ancora approdato a nulla. Vuole, per cortesia, lasciare che mi trucchi da solo nel mio alloggio?"
"Signor Spock, fino a prova contraria sono io il medico a bordo di questa nave, e solamente io sono autorizzato a praticare la chirurgia sui membri dell’equipaggio, quindi veda di smetterla di lamentarsi e mi lasci lavorare in pace, possibilmente senza muovere in continuazione quella sua dannata testa Vulcaniana."
Kirk si fermò a lato del lettino osservando divertito la scenetta.
"Complimenti dottore, un ottimo esempio d’abnegazione medica."
McCoy sbuffò per l’ennesima volta e fece cenno a Kirk di seguirlo in fretta nell’anticamera.
"Jim, non posso continuare in questo modo! Lui non sta mai fermo, e non ho dubbi che lo faccia apposta per rendermi impossibile il lavoro. Si figuri poi che sarò costretto ad alteragli i valori interni nel caso i Klingon decidessero di verificare la sua reale struttura con qualche rilevatore."
Kirk perse la pazienza lasciando che il suono della sua voce raggiungesse facilmente le orecchie appuntite del Primo Ufficiale.
"Basta! Quando inizierete voi due a comportarvi come persone adulte e responsabili? Dottore, questo non è un gioco, domani partiremo per una missione disperata, e voi due litigate ancora per delle semplici sciocchezze?"
Il viso di McCoy tremò leggermente per la stizza, si fece indietro recuperando il suo prontuario scritto a mano e lo presentò aprendolo alla settantottesima pagina.
"Bones, perché diavolo usa ancora quello strumento d’antiquariato? Non funziona il suo computer?"
"Lasci perdere capitano, è una faccenda piuttosto lunga da spiegare…legga i valori qui sotto, per piacere."
Kirk non poté evitare di esternare il suo disappunto notando quella cozzaglia di appunti scritti in rosso, in blu, ed in una miriade di sfumature diverse, compreso qualche misterioso asterisco dalla forma oblunga.
"Bones, a parte questa evidente confusione, io non sono un dottore e non saprei proprio come interpretare questi dati medici."
"Sia ringraziato il cielo. Finalmente qualcuno che non vuole spacciarsi per il medico dell’Enterprise!" esclamò ad alta voce McCoy sperando che il signor Spock continuasse a sentire dall’altra stanza.
"Vede capitano," spiegò poi cercando di controllarsi, "dalle analisi risulta evidente che le modifiche da apportare all’organismo del signor Spock non saranno del tutto accettate dal suo codice genetico, in altre parole, se mai riuscirò ad infilargli le finte sopracciglia, lui potrà assomigliare ad un Romulano, ma la sua conformazione interna sarà instabile."
"E questo cosa vorrebbe significare, dottore?"
"Significa che saranno necessarie delle costanti iniezioni per impedire che il suo Primo Ufficiale non muoia per un’emorragia celebrale. Come ho già tentato più volte di spiegare a quello zuccone di là, solamente un chirurgo esperto può essere in grado di praticarle con sufficiente perizia, anche perché non è escluso che insorgano delle complicazioni, ed in questo caso sarebbe opportuno porvi rimedio al loro manifestarsi. Forse non ha ancora ben afferrato la situazione, capitano, ma dovrà portarmi con lei se vuole che Spock non le crolli stecchito fra le braccia di qualche Klingon."
Kirk alzò esasperato gli occhi verso il soffitto.
"Prima Scotty, adesso lei. Cosa sta succedendo? Volete per caso partecipare tutti a questa missione? La navetta accetta al massimo cinque posti, se proprio non ci sono alternative verrà con noi. Bones, lei sarà il Paggio del Principe Romulano e non osi nemmeno dire una sola parola di commento o porterò l’infermiera Chapel al suo posto. Siamo d’accordo, dottore?"
McCoy a quel punto sembrò esitare.
Nel suo astuto piano non aveva considerato l’ipotesi di dover fare da servitore proprio al signor Spock, alzando le spalle si dimenticò delle loro divergenze d’opinioni e con la massima determinazione infine domandò.
"Quando si parte, Jim?"


Claudio Caridi

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