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28 grammi dopo di Iacopo Barison

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Danielè un drogato. È questa la definizione che dà di se stesso, la dichiarazionedella sua essenza. Stringata e lapidaria, ma perfettamente aderente allarealtà. Come ogni drogato, Daniel deve trovare una fonte di sostentamento. Aifurti tradizionali preferisce le truffe on line che fanno leva sul sentimentodi pietà e di partecipazione del pubblico: casi di malattie incurabili cheaffliggono parenti immaginari e che vengono usati come esca per attiraredonazioni.
Lavita di Daniel è una linea retta, suddivisa in tanti segmenti. Ogni segmento èun giorno, l’unità di misura massima del tempo che la sua mente riesce aconcepire. L’oggi è solo oggi, mentre il domani potrà essere preso inconsiderazione esclusivamente quando si sarà sovrapposto al presente.
Sottoquesto profilo 28 grammi dopo di Iacopo Barison (Voras Edizioni) sembrala riproposizione letteraria di un verso dei Sex Pistols, quel No futureche ha rappresentato l’ideologia di un’intera generazione di punk. Ma qui ilpunk c’entra poco, sostituito da atmosfere pulp e da una buona dose diintrospezione e di analisi psicologica.
Illinguaggio è credibile e ben calibrato, e costituisce uno dei punti forti delromanzo, tanto da dare l’impressione di sovrastare la narrazione stessa. È illinguaggio che plasma i personaggi che si presentano, accompagnati da uninteressante meccanismo quasi pubblicitario di storia nella storia: da Said aOrlando, da il Canotta alla Ragazza della Fototessera. I fatti che liaccompagnano, i viaggi, mentali e fisici che intraprendono, sembrano passare insecondo piano rispetto alle loro caratterizzazioni.
Sututti emerge, inevitabilmente, la figura di Daniel. A dispetto di quanto ci sipuò aspettare, non ci troviamo di fronte a un tossicodipendente con il cervellofritto da acidi o imbambolato dagli oppiacei. Daniel apprezza Vivaldi, ammettedi aver sbagliato a lasciarsi influenzare dalla coscienza infelice di Hegel,cita filosofi e pensatori, si sente schiacciato dall’eterno ritorno di Nietzche.
Nellasua esistenza vuota di drogato sembrano apparire sprazzi di pienezza, chevengono tuttavia cancellati dalla consapevolezza che “tutto è stato fatto,tutto è stato detto. E io che mi illudo (…) non sono speciale (…). Che tantonon c’è niente che abbia valore“.
Ogniapparente passo avanti si tramuta, se non in un passo indietro, almeno in unostallo. Perché Daniel disprezza “i sensazionalismi individuali, tutte quellepersone che parlano e predicano di agire nel tempo, di fare progetti ecombattere per costruire qualcosa; (…). La felicità (…) una cosa che alla finenon esiste; è soltanto un’idea, uno stato emotivo“.
Ledecisioni di Daniel sono strettamente influenzate dalla consapevolezza di unamorte certa, quell’overdose auto-inflitta che appare inevitabile, senzatuttavia avere la forza di aggiungere sale alla sua esistenza, come in unasorta di roulette russa. Non c’è brivido e neppure rischio, ma soltantol’attesa di quello che sarà.
Equando la morte arriverà “organizzeranno un cordoglio, magari. Un cordogliometaforico, perché davanti alla morte bisogna fermarsi un attimo. E poi, dopoquesta disperazione cronometrica, tutti torneranno alle loro vite di sempre“.
Sorprendentementenon è la morte ad attendere Daniel nel finale del romanzo. Ma, altrettantosorprendentemente, non è nemmeno la vita a spalancarsi di fronte a lui.
 
28grammi dopo
diIacopo Barison
VorasEdizioni, 2010
Pag.144 – Prezzo € 13,00
ISBN:978-88-96253-07-6
 
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