KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con MYTHO

11 min read
 
I Mythonascono nell’estate del 2007 da un’idea dei chitarristi Enzo Ferlazzoe Antonio Machera. I due decidono di utilizzare le chitarre synthcome tratto distintivo della band. Al gruppo si uniscono anche FabrizioMachera (batteria) e Marco Machera (basso/voce). I membri dei Mythohanno avuto modo di collaborare nel corso degli anni con artisti del calibro diPaul Gilbert (Mr Big), Adrian Belew (Frank Zappa, King Crimson,David Bowie), Kiko Loureiro (Angra), Paul Dianno (Iron Maiden), JerryMarotta (Peter Gabriel), oltre ad aver partecipato a tour in Europa eUSA.
Il lavoro in studio porta i suoi frutti con la composizione di variecanzoni e l’incisione, nel Gennaio 2008, del primo EP della band. L’EPviene recensito con entusiasmo nelle maggiori riviste e fanzine online,attirando l’attenzione dell’etichetta francese Musea Records (Camel,Steve Hackett, Rick Wakeman). L’attività compositiva della band prosegueintensamente, affiancata ad alcune esibizioni live in versione acustica edelettrica.
NelLuglio 2009 la band si chiude in studio per registrare il primo full lenghtalbum che vede anche la collaborazione di John Payne, cantante dei GPSe degli ASIA, che canta e scrive il testo del brano New Gemini’s Rising.Il disco In The Abstract esce il 10 Giugno 2010 per l’etichetta BTFe viene presentato sul palco della I Edizione di ExProg, festivalprogressive veneto che vede la partecipazione di Marillion, Clive Bunker,Orme e altri gruppi. I Mytho hanno anche partecipato al fortunato tributoai Marillion Recital For A Season’s End (Mellow Records) conun rifacimento di Go! (da Marillion.com).
Formazione:
Enzo Ferlazzo: guitar synth andbacking vocals
Antonio Machera: guitar synth andbacking vocals
Marco Machera: bass and leadvocals
FabrizioMachera: drums
Info:
www.mythoband.com
www.myspace.com/mythoband

 
 
Davide
Undisco eccellente. Parliamone un po’… Anzitutto ho un problema con la pronunciadel vostro nome per colpa del “th“: Mito o Miθo?Mircea Eliade ci dice che il mito racconta una creazione, una storia che haavuto luogo in un tempo favoloso delle origini… Insomma, come qualcosa è nato eha cominciato a essere… Dove affondano  le vostre origini e in quali “miti” diriferimento?
 
Antonio
Il nome si pronuncia così come si legge, quindi MitoJ. Per quel che riguarda le nostre origini (musicali), nonsaprei descrivertele con precisione o con un  ordine stabilito, in quanto tiposso assicurare che ho ascoltato quasi di tutto in passato, dall’esplosionedella passione per la musica, intorno agli 11 anni, fino ad oggi. Qualcosa nonmi ha lasciato nulla, altre, la maggior parte, mi hanno lasciato qualcosa,anche di minore importanza, che è servita comunque, nel suo piccolo, a formarmia livello musicale.
 
Marco
Avendo due fratelli più grandi che già ascoltavano tantamusica, sono cresciuto a suon di rock anglosassone, e di questo li ringrazioinfinitamente! Direi che quando ho scoperto i Rush, a 12 anni, mi si è apertoun mondo.  Un amico mi prestò la cassetta di “Hold Your Fire” e mi innamorai diquel sound. Corsi a comprarmi tutti i loro album, e da lì cominciai adinteressarmi ad altre band; non potevo più fare a meno della musica.
 
Davide
Raccontateci ora la creazione di questo disco, sviluppatosiintorno a quali idee cardine?
 
Antonio
L’album è nato nell’arco di circa un anno, le canzoni cheabbiamo scelto per il disco sono quelle che al momento ci rappresentano di più,e devo dirti che sono state scritte anche molto velocemente, nel senso checi siamo tornati pochissimo sopra. Al momento di riascoltarle, prima dellaregistrazione definitiva, notavamo che suonavano molto bene, quindi non cisiamo incanalati in eterne correzioni e ripensamenti vari. Parlando dell’aspettolirico l’album, predilige la descrizione dei vari stati d’animo appartenenti anoi persone, che possono andare dalla speranza al cambiamento (Dawn of a New Beginning),alla curiosità innata dell’uomo verso lo sconosciuto (New Gemini’s Rising), oal più semplice e classico amore (These Words Are In My Heart). Per quantoriguarda la musica, abbiamo cercato di dare una certa ariosità agliarrangiamenti, affinché il disco scorresse  in maniera non troppo pesante, esoprattutto abbiamo cercato di prediligere “l’immediatezza finale”: le canzonisono, in certi casi, abbastanza complesse dal punto di vista armonico e degliarrangiamenti, ma abbiamo cercato di “non farlo sentire” eccessivamente,proprio per far risaltare prima di tutto la canzone vera e propria nel suocomplesso.
 
Davide
A quale astrazione fate riferimento nel titolo? Per esempio,alla musica come invito per astrarci da tutto ciò che accade intorno o aconsiderare uno o più particolari di qualcosa per giungere a un qualcheconcetto generale; in tal caso quale?
 
Marco
Come hai suggerito nella domanda, mi piace pensare chequalcuno possa “staccare la spina” per 45 minuti ascoltando la nostra musica,concentrandosi esclusivamente su di essa. “L’astratto” del titolo può essereinteso come quel luogo intangibile nel quale ci si addentra ascoltando undisco, o leggendo un libro, oppure osservando un quadro. È un luogo al di fuoridel tempo e dello spazio: un angolo di mente, uno stato emozionale, unasensazione provocata da un qualsivoglia stimolo creativo.
 
Davide
Non sfugge che l’elegante  copertina del cd è stata concepitacome quelle dei dischi 33 giri di un tempo. Un gruppo progressive, dunquesempre in “progressione” anche rispetto alle tecnologie, che tipo di nostalgiaprova per il vinile e perché?
 
Antonio
Io sono un amante del vinile, ne ho tantissimi e li ascoltoquasi tutti i giorni. Certo il cd è molto comodo, lo ascolti in macchina e nondevi girare lato, mi piace molto, ma il disco ha un non so che di artigianale.È “fisico”, la puntina scorre sui solchi, devi averne cura, la polvere e igraffi non perdonano; inoltre le splendide copertine degli anni ‘70 sono tuttaun’altra cosa, viste in dimensione da vinile.
 
Davide
Bellaanche la grafica, con quella particolare variante dell’anello di Möbius.Le copertine del progressive storico sono rimaste tra i più ammirati esempi diarte del Novecento; in Inghilterra, dove la musica è considerata Cultura, leposte britanniche hanno di recente scelto di usare come francobolli lecopertine di alcuni album. Escher ha reso il nastro di Möbius un simbolo delcambiamento, della stranezza, dei cicli, del rinnovarsi e del ringiovanire.Cosa rappresenta sulla copertina di “In the abstract”?
 
Marco
Inun certo senso, producendo questo disco, ognuno di noi nel gruppo ha intrapresoun percorso di cambiamento, di rinnovamento. “In The Abstract” segna una svoltanella nostra carriera di musicisti, poiché rappresenta il primo passo in unanuova direzione, musicale ed umana. Noi quattro siamo i “superstiti” di unavecchia formazione, afflitta da continui problemi di line-up, dedita ad unamusica completamente diversa da quella che proponiamo oggi. Dunque, non solonastro di Möbius, ma anche Nodo Gordiano e “soluzione alessandrina”:una situazione complicata risolta con un “taglio netto”, come da leggenda; e alcontempo, l’evoluzione, l’esplorazione di nuovi territori. Evoluzione che, tral’altro, è il tema centrale della canzone “Dawn of a New Beginning”.
 
Davide
La scelta di usare sintetizzatori musicali controllati dallechitarre è abbastanza insolita, ma decisamente interessante. Pregi e limitidelle chitarre synth rispetto alle tastiere? 
 
Marco
Non saprei individuare limiti delle chitarre synth… da unpunto di vista tecnico, posso dire che offrono un’alternativa interessante alletastiere in quanto gli accordi sono suonati con la diteggiatura tipica deichitarristi, quindi si ottiene una combinazione di note che un tastieristasolitamente non utilizzerebbe.  Considero le chitarre synth come deglistrumenti a parte, che non devono per forza essere paragonati alle tastiere.Credo che lo sbaglio più grande che si possa fare sia usare i guitar synthcercando di imitare una tastiera. Non emuleranno mai le dinamiche di un veropianoforte, per esempio, ma è quello il bello. Non bisogna pensare troppo alfatto che il synth passa per il manico di una chitarra, o che il suono somigliaa quello di una tastiera. Bisogna solo pensare al fatto che il synth mette adisposizione una vasta gamma di suoni da poter utilizzare all’interno di unacanzone. Si possono usare e combinare come si vuole. Spesso e volentieri neinostri brani le chitarre synth suonano una sola nota per volta, e tanto bastaper creare la giusta atmosfera.
 
Davide
Parliamo di John Payne: com’è avvenuto questo incontro e comeha lavorato con voi?
 
Marco
Volevamo un ospite di rilievo per il nostro debutto; uncantante, nello specifico, che fosse riconoscibile, che potesse offrire unapporto significativo all’album. John Payne era una delle opzioni possibili.Siamo grandi ammiratori degli Asia, in tutte le loro incarnazioni, e quandoJohn si è detto disponibile a collaborare ne siamo stati onorati, nonchégratificati, perché ha ritenuto il nostro materiale degno di un suo contributo.Non ci siamo mai incontrati personalmente: la collaborazione è stata portataavanti via internet. La tecnologia ha giocato un ruolo determinante, ma iltutto si è svolto in modo molto “umano”: non si è trattato soltanto di unaprestazione canora, di “lavoro”, quanto piuttosto di uno scambio di idee. C’èstato effettivamente un apporto creativo da parte di John. Gli abbiamo affidatouna “New Gemini’s Rising” ancora priva di melodia vocale, e lui l’ha rimandataindietro in forma pressoché definitiva. Insomma, un vero professionista.
 
Davide
Cosa avete imparato suonando con PaulGilbert (Mr Big), Adrian Belew (Frank Zappa, King Crimson,David Bowie, Talking Heads), Kiko Loureiro (Angra), Paul Dianno(Iron Maiden), Jerry Marotta (Peter Gabriel, Hall&Oates,Tony Levin)… e John Payne (Asia e molto altro)?
 
Marco
Francamente, l’insegnamento più importante che traggo daqueste persone è l’umiltà. Potrei dilungarmi elencando le doti artistiche diognuno di questi personaggi, ma non nego che tutte le volte è il lato umanodell’esperienza a regalare le sensazioni più forti. Discorrere amorevolmentecon Adrian Belew a proposito della sua casa a Nashville e dei Beatles, mentrecambia le corde della chitarra prima di un soundcheck, non ha prezzo. Oppure,quando ho suonato con Paul Gilbert l’anno scorso, l’emozione più grande (esclusoil concerto vero e proprio) è stata quella di passare la giornata in suacompagnia, con lui che mi dava “dritte” sui pezzi che avremmo suonato la sera.Vogliamo parlare di Steven Rothery dei Marillion? Abbiamo trascorso del tempocon lui in occasione del recente ExProg Festival di Mogliano Veneto, al qualeabbiamo partecipato presentando “In The Abstract”. Una persona piacevolissima,molto disponibile, un vero signore, di un’umiltà quasi disarmante, esagerata.Così come Pat Mastelotto, con cui sto collaborando per delle registrazioni, oJerry Marotta, che sento abitualmente. Ognuno di loro vive la musica in modospeciale, con semplicità. È questo l’insegnamento di cui far tesoro.
 
Davide
Come create i vostri pezzi? Inoltre, avendo oggi adisposizione 80 minuti di registrazione nel cd, cosa detta la scelta di restareintorno ai 45 minuti del long playing di un tempo? Cosa invece motival’esclusione di altri lavori (le cosiddette out-takes)?
 
Marco
I pezzi solitamente nascono in sala prove. Si comincia con unriff di chitarra, o di basso, poi cerchiamo il groove giusto e… dopo non sospiegarti esattamente cosa succede. Improvvisiamo su una struttura provvisoriafinché il brano non prende una forma soddisfacente. A volte è determinante ilsuono di synth che si usa: ti suggerisce l’atmosfera che pervaderà l’interacanzone, e in un certo senso ti guida nella composizione. Una volta che abbiamouna struttura definita, procediamo con l’arrangiamento, aggiungendo dettagli erifiniture, stratificando i suoni. Spesso la melodia vocale e il testo arrivanoper ultimi, perché è la musicalità della canzone che ci porta ad affrontare unatematica piuttosto che un’altra. Ma non è sempre così. È capitato che uno dinoi proponesse un titolo o stralci di testo, e da lì siamo partiti aggiungendotutto il resto. Mi sembra che “These Words Are In My Heart” sia nata in questomodo. Enzo aveva delle parole e io ho ideato il riff di chitarra, poi l’abbiamocompletata tutti insieme durante le prove. Non abbiamo un metodo fisso per comporre,in realtà. Se alcuni di questi brani non ci convincono appieno, preferiamometterli da parte per un po’ e riprenderli a distanza di tempo. Non scartiamomai niente, a meno che non si tratti di una vera schifezza! Accumuliamo sempreun gran numero di canzoni, poi facciamo una scrematura. Ne abbiamo tenute fuorialcune per “In The Abstract”, perché abbiamo ritenuto che potessero esseremigliorate; inoltre non avevano molto a che fare con il “mood” generaledell’album. Le riutilizzeremo sicuramente per una futura incisione. Per quantoriguarda la durata del disco, che si aggira intorno ai 45 minuti, ti dico chenon l’abbiamo fatto di proposito. Meglio così, comunque: secondo me è la durataideale per un cd, e non volevamo che il nostro fosse troppo prolisso. 
 
Davide
Gershwin disse: “Mi piace pensare la musicacome una scienza emozionale”. Sembra una contraddizione, ma chi sae fa buona musica può capire cosa volesse dire. Qual è il vostro rapporto tratecnica e mondo emozionale?
 
Marco
È una questione difficile da affrontare. La tecnica è mercerara, di questi tempi. Non rappresenterebbe un problema, se solo uscisserofuori delle figure geniali con un carisma tale da relegare in secondo piano latecnica strumentale. Ovviamente, la soluzione migliore è il giusto dosaggiodegli ingredienti. Pensa a David Sylvian: non è un musicista vero e proprio, èpiuttosto un “creativo”, un artista a tutto tondo. Ma per dare forma alle sueidee, si è sempre avvalso di musicisti formidabili, da Ryuichi Sakamoto a RobertFripp, da Bill Frisell a David Torn; musicisti non solo dotati di grandetecnica, ma anche di estrosità, di forti personalità. La tecnica, a mio avviso,è  molto importante, ma va contestualizzata. Ci vuole tanto buon gusto. Se haiuna Ferrari, non devi continuamente spingere al massimo sull’acceleratore.
 
Davide
La vostra musica è un progressive AOR (ascoltando horicordato Alan Parsons, Toto, Journey, Kansas, Styx, soprattutto gli Asia…) Maquesto acronimo per Adult o Album Oriented Rock forse non ha più senso, dalmomento che definiva dei potenziali commerciali e un format radiofonico deglianni ’70… A proposito di mass media e del rapporto con chi sta tra il vostromessaggio e il destinatario, pur quest’ultimo nella sua pluralità di”indistinti”… In questo momento io rappresento un medium… cosa vorreste che viaiutassi a dire di un qualcosa che non sono riuscito a dire o a farvi dire?
 
Antonio
Non ti preoccupare, hai fatto ottime domande! Quel che mipreme dire alle persone che ascolteranno il nostro disco è di credereall’assoluta onestà artistica del nostro operato. Abbiamo cercato di scriverecanzoni che, anche fra 50 anni, piaceranno a noi che le abbiamo scritte, e chenon rinnegheremo. Quello che abbiamo inciso è la nostra idea di musica,maturata in tanti anni di attività personale e di gruppo, e ci sono ancoratante sfaccettature che possiamo esplorare. Ci siamo sforzati per quanto èpossibile di creare un sound abbastanza personale e riconoscibile, sempretenendo presente che la stragrande maggioranza dei fruitori di musica vuolesentire soprattutto belle canzoni , e se una canzone è già bella non servemetterci per forza un assolo di chitarra al centro.
 
Davide
Prossimamente?
 
Marco
Perora ci stiamo concentrando sulla promozione di “In The Abstract”. Vorremmoorganizzare dei concerti promozionali, se possibile. Ci piacerebbe moltosuonare queste canzoni dal vivo. Abbiamo avuto un paio di occasioni perpresentare il disco ed è andata benissimo, il pubblico ha reagito bene. Nonsmettiamo mai di vederci una volta a settimana per mettere insieme nuove idee.Vedremo cosa succederà. Come ha detto una volta Steve Hackett, il futuro è unastrada aperta.

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