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Chiara Ceriati

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Chiara Ceriati

Presentati ai nostri lettori.
Sono nata nel ’76 a Piacenza , dove ho frequentato il Liceo Artistico, che mi ha insegnato soprattutto il disegno. I fondamenti del mestiere li ho imparati ad un corso biennale della Regione Lombardia: preparazione dei muri e tinteggiatura, spatolato, finti marmi e finti legni, varie texture murarie, stencil, trompe- l’oeil, fondamenti del restauro. Il mio primo lavoro è stato proprio in un cantiere di restauro, e via via ho avuto occasione di perfezionare un po’ tutte le tecniche imparate e aggiungerne qualche altra lavorando per privati e collaborando con altri artigiani.

I tuoi pannelli sono stati molto apprezzati. Puoi spiegarci come procedi nel tuo lavoro, che tecniche sono state utilizzate?
Nella realizzazione di trompe-l’oeil uso prevalentemente colori acrilici, i più comodi per i tempi di asciugatura rapidi e per versatilità: permettono sovrapposizioni e velature, indispensabili per gli effetti di tridimensionalità caratteristici della tecnica. Si possono usare anche i colori ad olio, più brillanti, magari solo per i dettagli in primo piano ai quali si vuole dar maggior risalto. Il supporto che preferisco è il muro, ma si lavora bene anche sui pannelli che avete visto. E’ medium density sottile: molto liscio, leggero, indeformabile, tagliato in ogni forma e misura. Il procedimento esecutivo è personale: in generale si parte dal fondo (cielo, paesaggio, tinte di base) e poi ci si avvicina man mano ai primi piani, trattati in modo sempre più dettagliato e con tinte più brillanti. La regola è l’illusione spaziale: i paesaggi devono sfondare grazie alla prospettiva atmosferica, la prospettiva geometrica deve essere perfettamente calcolata, agli oggetti bisogna dare volume. Ognuno ha il proprio metodo per realizzare quello che alla fine deve comunque risultare un inganno ottico.

Parlaci del mondo dell’artigianato artistico, una strada poco conosciuta.
Effettivamente l’attenzione verso i mestieri artigianali non strettamente indispensabili o di forti tradizioni locali è stata per anni molto bassa. Dopo l’iperdecorativismo eclettico la produzione in serie ha giustamente creato un proprio linguaggio espressivo essenziale, razionalistico, lineare, che ha soffocato però ogni altra estetica. C’è stata una generale infatuazione per il "tecnologico" e un altrettanto generalizzato disprezzo per l’artigianale e il tradizionale. In particolare negli ambienti c’è stato un dominio assoluto del bianco e del tinta unita, col risultato di perdere completamente varie abilità: l’imitazione dei materiali e delle architetture (fino alla prima metà del secolo competenza de ogni pittore) è per anni sopravvissuta quasi solo nel restauro. Da qualche anno si nota una riscoperta decisa della decorazione, dovuta credo alla nuova ricerca di armonia interiore: il colore è in chiave di cromoterapia, il gusto è un fatto più personale, ci si vuole riconoscere nei propri spazi, anche il trompe- l’oeil è un viaggio dello spirito. E niente è più personale di ciò che è pensato e realizzato per te e con te.


Quanto è difficile trovare ispirazione per una persona che fa il tuo lavoro?
La cosiddetta ispirazione è forse la parte più interessante del mio lavoro: mi ci vogliono alcuni giorni per avere l’idea giusta, e quando e se la trovo ne sono entusiasta. Si parte sempre dall’analisi della stanza, o dell’oggetto, e del committente : si cerca di capire di cosa hanno bisogno, di interpretarli. Non si deve pensare a qualcosa di bello, ma a qualcosa di utile: per modificare volumi, cambiare il carattere, mascherare elementi (la caratteristica porta blindata). Si elaborano poi tre o quattro proposte e si sceglie poi col cliente la migliore.

Ti consideri un’artista? E cos’è l’arte per te?
Non so dare una definizione di arte: è sicuramente la forma di espressione più alta, un linguaggio che trascende l’oggettivo. Quando si vede un’opera d’arte la si riconosce, non so perché. Io sono un’artigiana, lavoro con impegno cercando sempre di imparare, e questo è tutto. Certo mi fa piacere quando un mio lavoro piace, ma se mi chiamano artista mi viene da ridere.

Cosa ne pensi di Kult?
Trovo la vostra rivista molto interessante, ammiro l’impegno e la creatività che la animano: complimenti!

Come hai trovato la festa della rivista? Cosa ne pensi delle altre opere esposte?
E’ un’idea simpatica: anche se non conoscevo molta gente mi ha fatto piacere partecipare, anche per il clima costruttivo e le iniziative interessanti: in particolare la dimostrazione di nonsocomesiscrive e le belle opere esposte. Mi sono piaciuti particolarmente i "falsi d’autore", realizzati con gusto e passione da un’autodidatta di talento.

Fabrizio Guicciardi

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