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The Blair Witch Project

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The Blair Witch Project

I giorni vengono distinti fra loro, ma la notte ha un unico nome.
Elias Canetti

Nelle nostre pianure la nebbia è un fenomeno tipico ma non per questo meno suggestivo. Non mi capita di rado di uscire dal nostro ufficio asettico e tecnologico e di ritrovarmi davanti ad uno spettacolo immenso: quello che di giorno è solo un infinito prato di notte è una mare di nebbia. Ogni tanto c’è un albero rinsecchito o una casa abbandonata che se rassicuranti alla luce del sole, quando viene sera assumono contorni ignoti. Il buio è mistero, è mancanza di conoscenza e dall’ignoranza nasce la paura. La paura che sotto il mare grigio si nasconda qualcosa, qualcosa che non esiste quando Elios percorre il cielo nel suo carro di fuoco, qualcosa il cui unico desiderio è bramire la tua anima per portarla nel suo mondo.

Più o meno un anno fa uscì un film adducibile alla categoria degli horror: The Blair Witch Project – Il mistero della Strega di Blair. Come al solito la traduzione italiana non rende giustizia al titolo originale in quanto, come gli anglofoni fra di voi avranno già compreso, in esso non si parla di nessun mistero ma di un project (un compito). E’ proprio la situazione del compito e dalla ricerca a creare un coinvolgimento fra gli utenti potenziali del film (il pubblico adolescente) e il film stesso.
Da premettere, soprattutto per chi non ha avuto l’occasione di vederlo, che BWP è un film in cui non si vede NULLA. Ma proprio niente, in quanto le scene clou sono quelle dove l’unica luce è il proiettore dietro di voi. A mio parere, è questo il segreto del successo ed il motivo per cui il film ha creato una sorta di divisione fra le folle. Chi come il nostro caporedattore Marco e l’amico programmatore Ruggero (torna presto!!!) non provarono la benché minima paura alla visione dell’opera cinematografica mentre il sottoscritto faticò a dormire per le tre notti seguenti; molto probabilmente il palato dei miei colleghi era meno incline alla paura psicologica o forse semplicemente non avevano colto lo spirito del film, questo non lo posso sapere ma credetemi chi non ha paura del buio non può comprendere appieno l’orrore di BWP.
Si può dire che questo Blair Witch Volume 1 – Rustin Parr rende in maniera eccellente l’atmosfera del film (ma di questo parleremo più avanti), anche se è presente più violenza esplicita e si discosta completamente dalla trama della pellicola; la storia raccontata in questo primo capitolo parla di un’investigatrice, Doc Holliday, della Spookhouse ( agenzia del paranormale che molti di voi conosceranno grazie all’esperienza con il mai abbastanza lodato Nocturne) è inviata a Burkittsville nel Maryland per indagare a proposito del caso degli omicidi di sette bambini da parte di un vecchio eremita, Rustin Parr. Costui affermò alla polizia di aver ascoltato gli ordini mentali di un essere, una donna, corrispondente alla descrizione della Strega di Blair, la quale sembra infestare la foresta e compiere atti diabolici spaventando la popolazione del paese, senza che nessuno possa fare alcunché.
Così la protagonista, con tutti i suoi strani equipaggiamenti, sarà coinvolta negli strani misteri e apparizioni dell’antica leggenda della Strega di Blair, combattendo spiriti e mostri fino a scoprire la verità che in tanti anni era rimasta incomprensibile persino agli abitanti di Burkittsville.
Dopo aver estrapolato tutti gli aspetti della trama, possiamo passare alla descrizione del gioco vero e proprio: questo s’imposta come un’avventura in terza persona dove la nostra protagonista dovrà non solo dedicarsi all’eliminazione fisica e non (nel caso degli spettri naturalmente) di tutta una sorta d’essenze soprannaturali e mostri di vario genere, ma anche passare ad una fase investigativa, come si confà al suo lavoro, dove interviste e racconti inquietanti dei cittadini di Burkittsville saranno all’ordine del giorno e saranno tutti raccolti, insieme alle impressioni di Doc e alla mappa, nel suo diario, strumento estremamente utile, che permette al giocatore di orientarsi in tutta la complicatissima indagine senza perdere informazioni importanti per il suo scopo.
L’equipaggiamento di cui dispone l’investigatrice Holliday, oltre al diario, sono uno speciale registratore, nel quale saranno immagazzinati interviste e suoni, che vanno oltre l’udito umano (captati grazie all’aggiunta d’ingegnosi controlli e dispositivi capaci di avvertire una vasta gamma di frequenze), una bussola, occhiali per la visione notturna, utili in alcuni casi, a volte un set per le analisi chimiche, un sensore di prossimità di spettri e l’indispensabile torcia elettrica. Parlando d’armi, dotate tutte di mirino laser, le principali sono una pistola, un fucile, un emettitore di raggi avanzato (che serve a colpire gli esseri come gli spettri) e un bastone stordente che emana una forte scarica elettrica contro l’essere percosso, senza poi contare tutta una serie d’armi bianche che si potranno trovare e utilizzare nel corso dell’avventura passando da asce e paletti fino agli stessi pezzi delle creature neutralizzate.
Passiamo ora all’aspetto più importante di questo Blair Witch 1: la grafica; bisogna innanzi tutto lodare il fantastico motore grafico, il quale si muove in maniera davvero egregia in 1024×768 al massimo di dettaglio, che, ricavato da Nocturne, rende perfettamente lo stile dark e horror dell’atmosfera. Esso, infatti, ricrea in maniera quasi impeccabile, dico quasi perché ancora non siamo al livello della realtà ma questo lo stesso può dare un’idea della precisione, gli effetti delle luci e delle ombre su qualsiasi superficie, adattissimo a questo genere di giochi, inoltre gli ambienti renderizzati si sposano bene con gli elementi poligonali in azioni senza contrastare eccessivamente tra loro, anche se per questi ultimi dobbiamo notare il solito bug, che la maggior parte di questa tipologia di giochi non riesce a risolvere completamente dai tempi di Tomb Raider, quello degli oggetti che in minima parte si sovrappongono creando un effetto fantasma non bello da vedersi; per il resto ammirevoli sono le vesti della protagonista che si spostano in base ai suoi movimenti e le bitmap di volti e corpi realizzate con molta precisione, come del resto la riproduzione di lampi, pioggia ed effetti atmosferici realizzati veramente bene, che aggiungono un tocco di classe in più allo stile dell’avventura. A dar man forte alla spaventosa atmosfera ci pensa anche il sonoro, veramente a tema, che contribuisce ad incrementare il più possibile la tensione e l’adrenalina del giocatore considerando anche il suo dinamismo (ossia cambia in base agli eventi che accadono in un determinato momento, es. l’attacco di un mostro); c’è però da riscontrare un problema minore nella colonna sonora del menù principale che tende a sentirsi disturbata, cosa che invece non accade fortunatamente con tutti gli altri suoni nel gioco vero e proprio. Il fattore giocabilità è alto, grazie anche alla semplicità del sistema di comandi i quali potrebbero sembrare ostici solo al più inesperto dei giocatori. Apprezzabile è poi soprattutto la dinamica dei mostri e del personaggio principale in base ai danni subiti e più di tutto l’effetto rallentatore che si crea appositamente dopo un colpo particolarmente violento dato ad un mostro. Inoltre la presentazione è buona, il manuale, infatti, diviso nelle varie lingue, da precise ed esaurienti spiegazioni e anche la traduzione in italiano è stata compiuta in maniera sufficiente anche se bisogna far notare la mancanza dei collegamenti ai testi di descrizione d’armi e oggetti e dell’assenza assoluta degli accenti, insieme alle corrispettive lettere in quelli del diario. In conclusione sento però di dover consigliare questo a tutti questo gioco, impedibile per gli amanti d’atmosfere forti e spaventose, tranne forse ai deboli di cuore!

Un grazie particolare a mio fratello Andrea senza il quale questa recensione non avrebbe potuto mai essere scritta.

Vorrei dedicare il lavoro di questo mese a Sogno per essere quella che è. A mina 😉

Chi non ha paura è privo di fantasia.
Erich Kästner

Simone Rebucci
cthulu@inwind.it

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