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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Mentre scrivo sta cadendo una pioggia lenta e grigia, come quasi sempre in questa primavera che tarda ad arrivare; è piovuto anche sulle mimose della Festa della Donna, uniche chiazze accese di giallo in giornate un po’ spente; auguri, in ritardo, a tutte le lettrici.
Ma non è il caso di farsi prendere da meteoropatiche malinconie: in fondo si sta bene anche in casa, coccolati dal tepore del termosifone (il camino è più romantico, ma anche molto meno diffuso…), magari davanti ad un PC, per immergersi finalmente nel mondo di SUSSURRI.
E a proposito di romanticismo, questo è davvero un numero sognante, lirico, ricco di parole dedicate all’amore, da Giovanna Cieri a Myskin, con il contraltare dell’ironia corrosiva di Enzo Moschetta; ci sono nuove proposte interessanti e intriganti come David Risa; e non manca anche una dose di fantascientifica avventura, rappresentata dal grande – squillo di trombe – Claudio Caridi, con l’epilogo della splendida saga La Sibilla di Deban. E qui penso di dovervi una spiegazione…
Per un mio madornale, quanto banale, errore, gli ultimi due capitoli non erano stati pubblicati nel numero di gennaio, come invece avevo annunciato nell’editoriale; e non mi sono resa conto della mancanza nemmeno al momento della pubblicazione del numero di febbraio. Scrivo queste righe inginocchiata sui ceci, con il capo cosparso di cenere, nella speranza di ottenere il perdono dell’autore e dei lettori, che sono rimasti per un mese a bocca asciutta, chiedendosi A) se la redattrice di Sussurri avesse definitivamente perso il senno; B) come sarebbe andato a finire il test sulla paternità della bella Darin.
Come ricorderete infatti, due alieni avevano avanzato delle pretese sulla misteriosa cartomante, sostenendo di essere i suoi genitori, e di averla lasciata tra gli umani su Deba Quattro per sperimentare le possibilità di coesistenza pacifica tra la loro razza di sensitivi e la razza degli uomini.
L’esperimento non aveva però dato i risultati sperati: l’incomprensione umana verso le doti di Darin era stata assoluta, e l’aveva relegata ai gradi più bassi della scala sociale, nelle vesti di squallida attrazione per turisti. I due avevano quindi deciso di riprenderla con loro, e riportarla nel lontano e isolato pianeta da cui provenivano.
Verità, menzogna? Cosa si cela dietro il racconto dei capi della Coalizione Droviniana? Solo il test del DNA potrà stabilirlo, in un finale che lascia un po’ d’amaro in bocca. Buona lettura a tutti.

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Certe sere, davanti al mare e alle luci che danzano intorno, capita di essere invasi da una sensazione indefinibile di struggimento, in cui tutto appare stemperato in una mesta dolcezza, e anche piangere sarebbe troppo o troppo poco. Questa, l’essenza della lirica Luci sulla spiaggia: un sentimento vago e appena accennato, che Joe Ferrara riesce a rendere con poche pennellate, prosaiche e al tempo stesso elevatissime – nella loro malinconia.

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Come avevo anticipato, questo è un numero ricco di poesia, una poesia che spesso attinge al tema più nobile a antico, la passione. Giovanna Cieri, autrice prolifica, sempre misurata e composta nel suo stile, con In amore affronta con delicatezza il momento dell’innamoramento: l’insieme è gradevole, l’impianto tradizionale e aggraziato; spicca la bellissima immagine dell’aria che "sempre più/ sa di sale".

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Sabato sera è un altro quadro vivace del mondo giovanile, vivido e parlante nella sua immediatezza. Sembra quasi di vederli, i protagonisti del personale "diario" di Gabriele Prati, colti nei loro rituali da discoteca e nelle loro debolezze dallo sguardo acuto e divertito dell’autore: capace di tratteggiare caratteri e situazioni con ironica leggerezza, in cui traspare un sorridente affetto.

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Ancora versi d’amore, questa volta di Myskin, a delineare quell’impalpabile momento in cui un sentimento nasce, misterioso, nascosto come un "rassicurante inganno": l’attimo, appunto, della Soglia d’amore.

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Un risveglio brutale dopo l’emozione della lirica di Myskin è dato dalla corrosiva Bellezza di Enzo Moschetta, un dialogo tra una ragazza che si immagina – e forse è – splendida, e un interlocutore crudele e caustico, che la spinge alla disperazione travolgendo in orrida caricatura la sua immagine mentale di perfezione.
Una riflessione sul significato soggettivo delle apparenze, sul senso della bellezza, scritto nello stile inconfondibile, martellante, deliberatamente sciatto e iper-realistico, a cui ci ha abituati Moschetta.

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Torna, con Sezione Nuove Proposte, il "divertissement" letterario e culturale di Gabriele Roccheggiani, già apprezzato autore di Vuoto a perdere, vuoto a rendere, pubblicato il mese scorso.
E’ bene ricordare che sono tutti brani di un unico testo, e che quindi vanno inquadrati in una loro armonica e precisa armonia compositiva – che risalta sopra l’apparente follia della miscellanea di riflessioni e richiami letterari, conditi da un travolgente umorismo.

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Oceano nero è il biglietto da visita di David Risa, autore nuovo per Kult, che speriamo continui a collaborare con noi. Si tratta di un racconto sottilmente inquietante, che avvince e intriga fino al colpo di scena finale; bellissime le immagini, il contrasto tra il mistero racchiuso dalle onde cupe del mare e l’allegria effimera del gruppo di amici sulla spiaggia.

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L’ultima lirica è un monito, essenziale nella sua durezza, già da quell’incipit assoluto e perentorio: "Bada". Bada: che in un momento qualunque, nell’indifferenza pomeridiana, in qualsiasi tempo immoto e perso, all’improvviso ci si allontana. Avvolta nel mistero è la nascita dell’amore – se stiamo sempre parlando d’amore – e avvolta nel mistero è la sua fine, inspiegabile come una caduta dalle scale o una serie di dimenticanze.
Biagio Salmeri, con la sua raccolta L’esatta cubatura del vuoto, riesce sempre a donarci un’emozione con i suoi versi calibrati, all’apparenza algidi, in realtà pervasi da un fuoco doloroso e inquieto.

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Non mi rimane, finalmente, più nulla da dire: prima di lasciarvi alla lettura, vorrei solo invitare tutti, soprattutto i "non appassionati" della serie Star Trek, a riscoprire la bellissima saga di Claudio Caridi, che è apparsa forse in un modo troppo frammentato, ma è davvero uno dei romanzi a puntate più coinvolgenti e ben scritti pubblicati su Kult.
E a proposito dei racconti lunghi, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione: riuscite a seguirli, li preferireste pubblicati in pochi grandi blocchi, o magari accompagnati da due righe di riassunto del capitolo precedente? Mandatemi pure critiche e consigli.
E ora, davvero, Buona lettura a tutti!

Lorenza Ceriati

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