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Black out

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BLACK OUT

Black out di un millennium bag1 che non è esistito.
Black out di un’offerta cinematografica natalizia al limite dell’indecenza.
Black out di una pessima organizzazione delle sale cinematografiche.
Black out di un regista che ha perso il filo di un discorso (e che forse non ha mai avuto).

Questo è il quadro che ci ha dipinto l’ultimo capodanno del millennio e che conferma ormai l’irrimediabile crisi di titoli che offre il periodo natalizio: Fantozzi (è ormai penoso vedere un Paolo Villaggio distruggere e violentare da anni il suo mitico personaggio), il solito Pieraccioni vestito a festa sulla strada decadente che prima di lui hanno percorso i vari registi del genere pacco-dono sotto l’albero (Verdone, Nuti & company), l’ormai incommentabile coppia dei fratelli Vanzina (e ho detto tutto), il ripetitivo cartone Disney e relativi concorrenti2, in piena crisi di idee e personaggi da rappresentare, sempre più in lotta verso il basso, e le spossanti commedie-romantico-sentimentali da dita in gola, non soddisfatte di anestetizzarci con storie fotocopie, ma addirittura capaci di creare pericolose accoppiate di attori destinati a perseguitarci per anni.
Ma la cosa più triste è che questo cocktail di atrocità lo ritroveremo pari pari il prossimo anno e i futuri anni a venire.
Ma il black out mentale che coglie indiscriminatamente gli spettatori in questo periodo dell’anno, pronti a ritagliarsi proprio ora il loro spazio cinematografico annuale e che decreta sempre un bel gran successo al botteghino, scopre anche tutti i limiti di un arretrata gestione delle sale, incapaci di cogliere i segni ed adeguarsi alla maggiore affluenza di questi momenti.
Almeno io parlo della situazione della mia città, Reggio Emilia. Esempio pratico: per vedere uno specifico titolo sono dovuto andare al cinema quattro volte. Ogni volta al portone mi aspettava (ci aspettava, molte troppe persone) un bel cartello "tutto esaurito", probabilmente mai tolto in tutto il periodo delle feste. Ed ho provato a qualsiasi orario ed anche in giorni non festivi, con più di mezz’ora di anticipo sulle proiezioni (neanche fossimo ad un festival del cinema). Per poi scoprire che chi arrivava mezz’ora prima non entrava, mentre la direzione si riservava di tenere posti e di far entrare gente all’ultimo minuto.
E nonostante quest’eccezionale ed inaspettato afflusso, non si e provveduto ad allestire altre sale, con una capienza più decente, quando ci sono casi clamorosi di film che rimangono in programmazione per mesi contemporaneamente nella maggioranza delle sale a disposizione.
La tentazione allora è di volare con la mente a giorni migliori, recuperare qualche cassetta di quelle che ci fanno sognare. Ma sarebbe troppo facile. Noi di Kult non ci facciamo intimorire. Bisogna calarsi all’inferno per vedere la luce. Collegamento "fighino" per parlare di questo famoso film che mi ha fatto penare: "la Nona Porta" di Roman Polanski.
Si, lo so che dopo tutti questi bei discorsi impegnati storcerete il naso. Soprattutto dopo i commenti poco lusinghieri da parte di molti (persino la RAI che salva tutto non ne ha parlato bene). Sarà che non credo nella critica, sarà stata una questione di principio, ma ci tenevo a scrivervi di questo film.
Purtroppo mi devo adeguare anch’io al coro generale. Questo film è francamente deludente. La storia non sarebbe male (un cacciatore di libri alla ricerca di un libro maledetto che si dice contenga al suo interno la formula per evocare satana in persona), i personaggi la cosa più positiva, un ottimo Johnny Depp3 e l’affascinante Emmanuell Seigner. Purtroppo il film non decolla mai, troppo scontato in tutti i suoi risvolti. Una di quelle famose storie in cui si prevede esattamente tutto prima. Persino gli americani avrebbero fatto di meglio, trasformandola in una pellicola tutto azione e battute. Cosa che tenta anche Polanski, ma alla sua maniera con una finta suspense che rende il film solo insopportabilmente lungo. Anche il finale lascia perplessi, e, ripensando alla pellicola, scopri che la trama è una non trama e che in realtà non c’è mistero in nessuna scena. In realtà il protagonista non fa altro che annotare evidenze che gli si pongono di fronte senza svelare ed intuire nessun particolare enigma.
Questo film assomiglia molto ai più recenti film del regista, troppo legati alla bellezza dei personaggi ed al fascino della sua compagna, insufficienti però a valorizzarne i contenuti. Se non altro (se la tendenza di Reggio è significativa), si potrà sempre consolare con il successo al botteghino. Finchè dura…
Comunque, nonostante tutto, Auguri.


Andrea Leonardi


1
Leo non è un programmatore e scambiare un’insetto per una borsetta è più che giustificato, anzi beato lui.

2
Spezzo una lancia in favore del grazioso "Kiriku e la strega Karaba", un cartone animato di produzione francese basato su di una favola africana. Certo non è lo spettacolo Disney ma non è nemmeno lo spettacolo Disney.

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