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Epilogo inconsueto

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Epilogo inconsueto










Dedicato a Gene Roddenberry (1921-1991), creatore della saga di Star Trek.

Claudio Caridi

1
La nave stellare Drosky giunse in perfetto orario all’appuntamento con l’Enterprise.
Il capitano Friedman, accompagnato dagli specialisti della missione, raggiunse il signor Spock fra i mormorii ed i commenti dell’equipaggio che incontrava casualmente lungo i corridoi affollati della nave.
Il delegato di Makris Due li attendeva in sala riunioni, negli ultimi giorni la diplomazia aveva lavorato incessantemente ed infine il politico aveva avuto un ripensamento, acconsentendo ad un ulteriore incontro con gli ufficiali della Flotta Stellare.
In fondo il vantaggio dell’annessione sarebbe stato reciproco, ed in considerazione dei risultati ai quali erano giunti, non sarebbe stato saggio fare naufragare i negoziati a causa del comportamento di un capitano dissennato.
Poco prima d’entrare nel salone il capitano Friedman, con una certa discrezione, attirò l’attenzione del signor Spock.
"Naturalmente, in questo momento il capitano Kirk si trova in isolamento sotto l’effetto dei tranquillanti, ritengo quindi che si possa trattare questo problema in un secondo momento." concordò il Vulcaniano prendendo posto al tavolo delle trattative.
I colloqui si svolsero nel migliore dei modi, dopo tre ore di dibattito il trattato si poteva ritenere concluso, le firme apposte in calce al documento sancirono indelebilmente l’annessione dei Makrisiani alla Federazione.
Defilandosi dal ricevimento ufficiale che ne seguì il capitano Friedman ed il signor Spock si diressero verso il reparto d’isolamento per un primo incontro valutativo della salute mentale del capitano dell’Enterprise.
Il centro apparì inspiegabilmente deserto, percorsero rapidamente il corridoio che immetteva nella stanza di degenza ed entrarono nel reparto.
Il letto era vuoto, le cinghie che immobilizzavano il capitano Kirk erano state strappate dai loro sostegni ed a lato, privo di sensi, il dottor McCoy giaceva al suolo con in pugno la sua siringa ipodermica.
"Dottore." chiamò Spock reggendogli la nuca.
Il medico mise a fuoco l’immagine dei due ufficiali con una certa difficoltà, si mise una mano alla testa storcendo il naso per la fitta di dolore che l’enorme bernoccolo gli procurava.
"Signor Spock, Jim è fuggito da qui… mi ha colpito a tradimento mentre lo stavo esaminando."
"Quanto tempo è trascorso dottore?"
McCoy controllò il cronometro sulla parete e con la vista ancora annebbiata balbettò.
"…non molto."
Senza domandare ulteriori particolari Spock si portò alla parete ed attivò con il palmo della mano l’allarme interno.
"Allarme giallo! Sicurezza, rintracciate il capitano Kirk, fate particolarmente attenzione, potrebbe essere in uno stato d’alterazione mentale e quindi pericoloso. Posizionate i phaser su stordimento e catturatelo vivo, non deve essergli fatto alcun male."
Prima che il tenente Uhura potesse dare conferma degli ordini la voce di Kirk si sovrappose aprendosi un varco fra le scariche di statica.
Il tono della sua voce risultò in qualche modo distorto e maligno.
"Signor Spock, non si disturbi, non ha bisogno di cercarmi, mi troverà qui in sala macchine, esattamente di fronte al nucleo di curvatura. Le consiglio di raggiungermi in fretta prima che accidentalmente mi sfugga un colpo di phaser proprio in direzione del nucleo, le conseguenze può benissimo immaginarsele da solo…e mi raccomando di portare con se’ il delegato alieno, voglio salutarlo personalmente. Non vedo l’ora!"

L’accesso alla sala macchine non era stato sigillato, ovviamente Kirk desiderava che gli ufficiali entrassero senza alcuna fatica, Spock ed il resto del servizio di sicurezza lo videro in fondo alla sala con il phaser puntato verso il cuore del sistema propulsivo della nave.
"Capitano Friedman, le devo chiedere di tenere sotto controllo i suoi uomini, malgrado la situazione appaia alquanto precaria, vorrei essere io a trattare direttamente con il capitano Kirk." si apprestò a puntualizzare il Vulcaniano osservando i phaser luccicanti degli uomini della Drosky.
Friedman lo guardò di sbieco, annuendo fece cenno alle guardie di mantenersi a cauta distanza.
"La ringrazio capitano." concluse Spock procedendo lentamente.
Con il volto sconvolto Kirk sbraitò qualcosa verso il Primo Ufficiale.
"Spock, le avevo chiesto di portare qui la delegazione Makrisiana, non li vedo fra voi, vuole proprio costringermi ad aprire il fuoco?"
Spock non rispose, si arrestò a pochi metri da Kirk aprendo contemporaneamente il palmo delle mani.
"Capitano, non sono armato, vuole gentilmente adagiare quell’arma e discutere la questione con me?" chiese il Vulcaniano coprendo con la propria figura le guardie alle sue spalle.
"No! Avete firmato il trattato con quei traditori, siete dei folli, ci consegneranno nelle mani dei Klingon, e questo solo per colpa vostra, anzi sua, mi porti qui l’ambasciatore, la mia pazienza sta terminando!" precisò Kirk agitando il phaser verso il bersaglio.
Con una fasciatura provvisoria che gli circondava la testa il dottor McCoy comparve improvvisamente a fianco del Vulcaniano.
"Jim, mi dia quell’arma, non lo capisce? E’ sotto l’influenza dell’instabilità, si guardi, trema come una foglia, coraggio ritrovi la ragione e mi consegni il phaser." lo supplicò allungando la mano.
Kirk apparve indeciso, si passò una mano sulla fronte sudata tentando di riordinare i pensieri, ma il frastuono nel suo cervello era divenuto talmente intenso che non gli permise di comprendere correttamente la richiesta.
"…io non so cosa mi sta succedendo…e non so più cosa fare." gemette volgendo incautamente le spalle, per un breve istante sembrò recuperare il controllo, abbassò la pistola e si appoggiò barcollante contro il parapetto.
Il capitano Friedman approfittò di quel momentaneo sbandamento, balzò in avanti e compì una capriola a mezz’aria aprendo il fuoco con la sua arma d’ordinanza, troppo tardi si rese conto che era regolata sulla posizione rossa.
Il raggio centrò il bersaglio in pieno petto, Kirk lasciò cadere il phaser oltre la paratia, lo vide precipitare nel vuoto del pozzo gravitazionale non comprendendo nemmeno cosa l’avesse colpito, sentì le ginocchia mancargli mentre crollava sul pavimento iniziando a contorcersi per gli spasmi.
Spock si volse di scatto, folgorò il capitano Friedman con uno sguardo colmo d’ira lacerando l’aria con un urlo mai sentito prima sulla bocca di un Vulcaniano.
"Noooo! Non era necessario, si stava arrendendo. Fermi, restate indietro."
Prontamente si chinò verso il ferito, lo raccolse fra le braccia facendo scudo con il proprio corpo temendo ulteriori attacchi delle guardie.
"Capitano. Jim, riesce a sentirmi?"
La voce di Kirk risultò labile come un sussurro, vedendo l’amico chino su di se si sforzò di sorridere mentre provava la curiosa sensazione che il suo corpo iniziasse a fluttuare nel nulla.
"Spock…io sto morendo, però, che morte stupida…e nemmeno in questo momento…il trambusto nel mio cervello vuole lasciarmi in pace…avete commesso un grave errore, siete stati ingannati… morirete tutti per mano dei Klingon…ormai è troppo tardi."
Il Vulcaniano percepì le persone raggrupparsi intorno a loro, senza alcun indugio allungò le mani verso le tempie di Kirk, applicò una lieve pressione delle dita ed iniziò la fusione mentale.
"No Spock, non lo faccia!" urlò Friedman cercando d’allontanarlo con forza dal corpo agonizzante.
Anche Kirk spinse a lato il Primo Ufficiale rifiutandosi d’acconsentire al contatto.
"Non posso permetterglielo Spock, stia lontano da me, la mia mente è troppo pericolosa, potrei infettarla con questo morbo. Friedman ha ragione, mi lasci solo."
Ma Spock non lo volle ascoltare nessuna ragione, lo strinse ulteriormente verso il suo torace e riallacciò la fusione mentale forzando il contatto.
"La mia mente con la tua mente, i miei pensieri con i tuoi pensieri, le nostre menti si fondono."
Inizialmente Spock non provò nulla, poi come un’onda di marea la mente di Kirk lo raggiunse rendendolo partecipe dei suoi tormenti, sentì distintamente quel frastuono allucinante, ne rimase disgustato, intravide un bagliore in lontananza in rapido avvicinamento ed infine, il vuoto li avvolse entrambi.
* * *
L’automobile di Majel si arrestò nel giardino con uno stridore secco dei freni.
Scese in fretta dalla vettura ricoprendosi la testa con la borsetta per ripararsi dalla pioggia scrosciante, infilò la chiave nella toppa del portone e salì come un razzo le scale fino al terzo piano.
La porta non era chiusa a chiave, e di questo non si meravigliò per nulla, sospirando l’aprì di scatto fermandosi sull’uscio.
"Gene, hai visto che ore sono?" urlò senza nemmeno tentare di moderare il tono della voce.
L’uomo seduto alla scrivania non si voltò, continuò imperterrito a battere a macchina da scrivere senza degnarsi di risponderle.
Esasperata la donna entrò e si mise al suo fianco, sperando che la sua presenza riuscisse in qualche modo a distoglierlo dal suo lavoro.
Fra i ticchettii infernali di quello strumento Gene finalmente trovò un momento per sollevare lo sguardo vero di lei.
"Majel? Cosa ci fai qui?" domandò inserendo un nuovo foglio nel rullo.
"Forse lo hai dimenticato, ma io sono tua moglie, comunque t’informo che sono quasi le undici, e noi dovevamo essere al ristorante alle nove. Cos’hai da dirmi ?"
Gene scosse il capo riprendendo a scrivere.
"Non adesso Majel, sto scrivendo una nuova storia e penso che mi stia riuscendo piuttosto bene, devo consegnarla al soggettista lunedì mattina e sono in ritardo, dannatamente in ritardo."
La donna non volle sentire ragione, stizzita marcò volutamente le parole.
"Ascolta, sarai anche il creatore di Star Trek, e mi rendo conto dell’enorme mole di lavoro che ti sei accollato per rendere questa serie, come posso dire? Speciale? Comunque sappi che io sono stanca di questa situazione, ogni sera ti rinchiudi qui fino all’alba per scrivere soggetti nuovi e storie fantastiche, ti stai esaurendo, riesci almeno a rendertene conto? Concediti una pausa o rischierai seriamente d’ammalarti."
Gene smise per un istante di battere sui tasti, si volse verso la moglie con il sorriso tipico di chi vuole farsi perdonare una mancanza, tolse il foglio dal rullo ed incurante del suo avvertimento iniziò a leggere.
"Majel, questa storia è veramente incredibile: il capitano Kirk subisce un incidente durante il teletrasporto e diviene instabile di mente, si oppone all’annessione di una nuova razza alla Federazione e pur di difendere le sue convinzioni è pronto a distruggere l’Enterprise, verso la fine viene colpito a morte ed è soccorso proprio dal signor Spock, il quale applica la tecnica della fusione mentale per capire cos’è successo. Il pubblico resterà con il fiato sospeso fino alla puntata successiva, ne sono certo, questa storia sarà una telefilm fantastico."
Lui la guardò aspettando un suo commento, dopo alcuni secondi Majel scosse il capo alquanto sconcertata.
"Onestamente, non mi sembra una trama particolarmente accattivante." confessò leggendo distrattamente le ultime battute.
Gene abbassò lo sguardo sentendo svanire tutto il suo entusiasmo, strizzandosi gli occhi stanchi ed arrossati infine ammise.
"Forse hai ragione, da quando ho eliminato la parte surreale della storia la trama ha iniziato a perdere consistenza, sono ore che ci sto lavorando per migliorarla, e ti confesso che mi sembra d’arrampicarmi lungo la superficie di uno specchio."
Incuriosita da quel termine inconsueto Majel domandò.
"Scusa, ma cosa intendi per trama surreale?"
"Vedi, in realtà nella prima stesura il capitano Kirk sentiva nella sua mente il battito della mia macchina da scrivere, era questo suono che lo faceva impazzire, ma nessuno era in grado di stabilire che la causa del suo malore fosse il rumore prodotto da questo vecchio strumento del 1966, neppure utilizzando le loro avveniristiche apparecchiature. Kirk viveva direttamente l’esperienza che gli facevo vivere io, il suo creatore, mentre gli altri personaggi continuavano le loro esistenze in racconti diversi che s’intrecciavano nella trama stessa."
Majel non volle ascoltare altro, tirò il marito per un braccio costringendolo ad alzarsi dalla sedia, gettò il foglio a lato della scrivania lasciandolo svolazzare verso il pavimento, poi lo obbligò a guardarla dritto negli occhi.
"Gene, adesso basta! Mettiti il cappotto ed andiamo, forse facciamo ancora in tempo a mangiare qualcosa. Te lo concedo, la prima versione era più interessante, ma francamente penso che sia troppo avanti per i nostri tempi, nessun produttore la vorrà comperare, puoi esserne certo, e meglio che ti adegui agli standard della televisione degli anni sessanta e smetti di sognare storie assurde e troppo fantasiose."
Afflitto e deluso Gene indossò l’impermeabile e si preparò a lasciare lo studio, raccolse il foglio sul pavimento e lo lesse nuovamente, storse il naso e lo appallottolò gettandolo nel cestino a lato della scrivania, poi spegnendo le luci aggiunse.
"Majel, hai perfettamente ragione, questa volta sono andato troppo oltre, e comunque non avrei mai potuto uccidere il capitano Kirk in quel modo. Non lo trovi buffo? Se veramente Kirk potesse sentirmi…sono certo che approverebbe la mia scelta."
Dopo aver chiuso a chiave l’ingresso degli Studios la coppia salì in macchina, Majel osservò lo sguardo del marito mentre guidava, da alcuni minuti era divenuto silenzioso e qualcosa di strano balenava nei suoi occhi.
Non osò chiederlo, ma era più che certa che stesse pensando ad una nuova trama per Star Trek.
Probabilmente non si stava sbagliando.

2
Il mattino seguente il signor Spock entrò nel reparto di terapia intensiva in cerca del dottor McCoy.
Lo intravide in fondo al laboratorio intento alla lettura della analisi del computer e ad impartire istruzioni alle infermiere di servizio.
"Dottore, posso disturbarla?"
"Certo, anzi sono felice di vederla signor Spock, questi dati del calcolatore sono a dir poco incredibili, li controlli anche lei e mi dia la sua opinione." chiese McCoy consegnando il taccuino elettronico.
Il Vulcaniano lesse con attenzione, al termine il suo sopracciglio destro svanì sotto la frangia di capelli scuri.
"Interessante, secondo questi referti il capitano Kirk risulta perfettamente normale, nessun trauma neurologico e nulla che possa spiegare il comportamento aggressivo di ieri sera. Veramente affascinante." sottolineò lo scienziato tradendo un’emozione a stento repressa.
"A parte i consueti: interessante ed affascinante, non potrebbe dire qualcosa di più pertinente? Ad esempio in che modo l’incidente del teletrasporto possa essere correlato ai cambiamenti di personalità del capitano?"
"Dottore, come già tentai di dirle in precedenza, le convulsioni del capitano nel flusso del raggio teletrasporto furono le principali anomalie alle quale abbiamo assistito. Inoltre le simulazioni del computer indicano chiaramente che nessun essere vivente potrebbe sopravvivere in quelle condizioni per oltre cinquanta virgola due secondi, ed il capitano vi è rimasto intrappolato per oltre dodici minuti. Adesso ha capito la situazione dottore?" rispose il Vulcaniano aprendo la porta della sala degenza senza aggiungere altro.
"Signor Spock, dove vorrebbe andare?" chiese il chirurgo seguendolo con apprensione.
"Vorrei parlare con il capitano, se non le dispiace, ho delle informazioni urgenti da riferirgli. Se lo desidera, può assistere al colloquio."
"Ci può scommettere!" replicò McCoy per nulla soddisfatto della richiesta del Primo Ufficiale, raccolse rapidamente le sue cose e lo seguì nel corridoio che conduceva verso la stanza d’isolamento.

"Ben alzato Jim." esordì McCoy avvicinandosi al lettino diagnostico, diede una rapida scorsa ai livelli delle macchine ed aggiunse.
"Tutto bene, mi sembra stia meglio."
"Allora Bones sarei veramente felice se volesse liberarmi da questa macchina della tortura." propose Kirk tendendo le cinghie di sicurezza che gli imprigionavano i polsi.
McCoy scosse il capo.
"Tutto a suo tempo capitano, il signor Spock vorrebbe parlarle, se la sente?"
"Certamente, si accomodi signor Spock."
Il Vulcaniano si chinò leggermente ed entrò nel vivo della discussione.
"Capitano, ha qualche ricordo della cena diplomatica di ieri sera?"
"Naturalmente, che domanda banale, è stata una delle cene diplomatiche più piacevoli della mia carriera, coronata al termine dalla firma dell’annessione degli Makrisiani alla Federazione, perché voleva saperlo?"
Spock incontrò lo sguardo interdetto di McCoy, probabilmente il medico non aveva interrogato Kirk in precedenza a causa del suo stato mentale, ad ogni modo la situazione stava rapidamente precipitando ed il capitano doveva essere messo di fronte alle sue responsabilità, forse il trauma avrebbe sbloccato la sua memoria vacillante.
"Capitano, mi rincresce informarla che le cose non sono andate esattamente in questo modo, senza nessuna motivazione lei ha assalito il capo diplomatico tentando di strangolarlo, e conseguentemente noi siamo stati costretti a ricondurla in isolamento. Si ricorda qualcosa a riguardo?"
"Lei sta scherzando. Non pensavo che i Vulcaniani fossero in grado di farlo, non è vero Bones?" esclamò Kirk abbozzando un sorriso.
Il volto cupo di McCoy fece rabbrividire Kirk, i Vulcaniani non erano in grado di scherzare, e questo lui lo sapeva benissimo, per la prima volta si rese conto della gravità della situazione, balbettando aggiunse.
"Spock, mi creda, ho un vivido ricordo di ciò che è accaduto ieri sera, se non fosse per questo mal di testa potrei risalire in plancia, glielo dica lei dottore."
"Capitano, l’incidente nel teletrasporto durante il suo rientro dal pianeta lo ricorda dettagliatamente?" insistette il Vulcaniano incurante del disorientamento del capitano.
Kirk non apparve più così sicuro di sé, fissando un punto indistinto del soffitto sussurrò.
"… ma non ci fu nessun incidente nel teletrasporto, sono tornato a bordo dalla capitale e poi sono salito in plancia." commentò Kirk sbiancando improvvisamente in viso.
"Jim cosa le succede?" domandò McCoy appoggiando una mano sulla fronte imperlata di sudore.
"…ma ha la febbre alta, prima non ne aveva nemmeno i sintomi, Spock si allontani, devo somministrargli subito un antibiotico."
Le urla di Kirk lacerarono l’aria, costringendo il Vulcaniano a voltarsi di lato per non offendere il suo sensibilissimo udito.
"Bones, la mia testa, si sta squarciando in due, e…quel rumore metallico…è insopportabile, la prego lo faccia smettere, mi sembra d’impazzire!!!"
McCoy attivò l’unità d’emergenza a fianco del lettino, applicò gli elettrodi cercando di tenere il paziente fermo sul letto, aveva quasi ultimato la taratura degli strumenti quando autonomamente Kirk si calmò recuperando il completo controllo, inspiegabilmente la febbre svanì così com’era comparsa insieme allo stato d’agitazione.
Kirk guardò il viso di McCoy a pochi centimetri dal suo ed esclamò divertito.
"Bones, mi scusi, ma è certo che per visitarmi lei debba avvicinarsi tanto? Signori, se non vi dispiace volete spiegarmi cosa diavolo sta succedendo qui e perché mi guardate in quel modo strano?"
McCoy spiegò i dettagli di quel nuovo fenomeno al quale avevano appena assistito, al termine Kirk alzò il mento stirando il suo corpo intorpidito dai legacci, stette in silenzio alcuni minuti cercando di fare mente locale, era più che evidente che qualcosa di strano gli stesse succedendo, chinando il capo verso i suoi colleghi aggiunse con una smorfia.
"Ancora questo ronzio, però questa volta sembra meno intenso, è un suono ritmico, metallico, non saprei descriverlo con esattezza, ma sono certo che sia il diretto responsabile dei mie cambiamenti di personalità. E’ da quando sono rientrato dal pianeta che non mi dà tregua, McCoy non rileva niente con i suoi strumenti? "
"Purtroppo nulla capitano, nessun alterazione fisiologica, onestamente non saprei come aiutarla, ed i farmaci in questo specifico caso non risolverebbero la situazione, ad ogni modo la terrò in osservazione, qualcosa dovrà pure emergere." concluse infine il chirurgo rifiutandosi di accettare l’evidenza dei fatti.
"Eppure le garantisco che il mio cervello li sta rilevando senza alcuna difficoltà." precisò Kirk deluso della spiegazione del medico, poi si volse verso il Vulcaniano augurandosi di trovare nella sua logica una spiegazione plausibile.
"Signor Spock, considerando la natura di questi eventi, una fusione mentale potrebbe rivelare la causa di questi fenomeni? Cosa ne pensa? Lo ha già fatto in passato, sarebbe disposto a tentare nuovamente? Io sono pronto."
Lo scienziato raccolse le mani dietro la schiena non lasciando trapelare in alcun modo l’imbarazzo che indubbiamente doveva provare nel rifiutare la richiesta del suo superiore.
Con voce calma e controllata rispose "Sono spiacente capitano, ma una fusione mentale non è una soluzione proponibile. In questo momento sono al comando dell’Enterprise ed alla guida della squadra diplomatica. Devo ricordarle che con ogni probabilità la sua mente è afflitta da fenomeni d’instabilità del tutto sconosciuti, potrei rimanere contagiato anch’io mettendo così a rischio la missione e probabilmente la nave stessa. Tuttavia i medici specializzati saranno qui fra meno di cinque ore e sapranno fare piena luce su questo mistero."
"Quali medici?" aggiunse sconcertato McCoy colto in contropiede.
"La nave stellare Drosky è stata inviate per aiutarci a riallacciare i rapporti diplomatici con il pianeta, la commissione è già stata istituita e prenderà le dovute decisioni. Capitano, il mio turno in plancia inizia fra pochi minuti, purtroppo sono costretto a salutarla, verrò a farle visita più tardi." disse Spock immettendosi nel corridoio attiguo.
McCoy appoggiò il suo tricorder sulla scrivania e lo rincorse in tutta fretta, afferrò il Vulcaniano per le spalle e lo spinse bruscamente contro la parete.
"Spock, questo non me lo sarei mai aspettato da lei! Rifiutarsi d’aiutare il suo migliore amico, probabilmente l’unico essere umano che la tratti con rispetto. Lei lo sa benissimo, preleveranno Jim e lo condurranno in un maledetto centro riabilitativo in attesa di chissà quali scoperte, diventerà una cavia da laboratorio…no, mi ascolti, ho solo bisogno di tempo per scoprire cos’ha colpito il capitano. Non possono portarmi via il paziente in questo momento!"
Spock sembrò non dare importanza all’aggressione del medico, spostò lievemente a lato McCoy e riprese il cammino lasciandolo con le braccia aperte.
"La scelta non è stata mia, dottore, il Comando aveva già deciso precedentemente, e la sua illogica esternazione emotiva è del tutto fuori luogo. Il capitano infatti ha capito perfettamente la situazione e la logica della mia valutazione. Ad ogni modo se in questo breve lasso di tempo dovesse scoprire qualcosa me lo faccia sapere, mi troverà sul ponte di comando."
McCoy preferì non replicare, maledicendo la testardaggine del Primo Ufficiale tornò di corsa dal capitano alla ricerca di una risposta, sperando che ce ne fosse almeno una che avesse qualche valore scientifico.
Riaccese le macchine e ricominciò da zero.

3
"Allora Jim, come si sente?" domandò il dottor McCoy entrando nella sala di terapia intensiva reggendo una siringa ipodermica.
Kirk mise lentamente a fuoco l’immagine china sul suo viso, alzando il busto contro il cuscino flebilmente rispose.
"Direi bene Bones, a parte questo dannato mal di testa che non mi da tregua, tutto sommato non posso lamentarmi, quando potrò riprendere servizio?" aggiunse con un filo di speranza mentre il medico gli praticava l’iniezione.
"Capitano, forse non è a conoscenza di quello che è successo, e forse tutto sommato è meglio così, comunque dovrò tenerla qui in osservazione per diversi giorni, quindi, le conviene rassegnarsi ed attendere che il decorso del trauma si concluda prima di pensare a tornare in plancia." precisò McCoy non lasciando nessuna possibilità di ribattere.
"Ho capito dottore, sono suo prigioniero," concluse sorridendo Kirk.
"Vuole almeno dirmi come procedono i negoziati?"
"Jim, le ho appena detto che deve riposarsi, non ricorda?" aggiunse McCoy allontanandosi di alcuni passi.
Kirk non parve per nulla soddisfatto, alzò il tono di voce facendo sussultare il medico che non si attendeva una reazione così energica ed imprevedibile.
"Allora vuole rispondere per favore?" ribatté il capitano impaziente di essere aggiornato sugli ultimi sviluppi delle trattative.
McCoy notò che il suo corpo si era inspiegabilmente irrigidito, alzò preoccupato lo sguardo verso lo scanner diagnostico sulla sommità del lettino ma non notò nulla di anomalo nei valori indicati.
"I negoziati sono condotti dal signor Spock, il quale ha assunto anche il comando dell’Enterprise, e da quello che ho sentito dire in giro se la cava piuttosto bene."
"E la nave?" chiese immediatamente dopo Kirk iniziando a mettere a fuoco i dettagli dell’incidente.
McCoy iniziò a spazientirsi, preparò una seconda dose di calmanti e senza aggiungere nulla si avvicinò nuovamente.
"La sede per i negoziati è stata trasferita oltre l’influenza gravitazionale del pianeta, per ovvie ragioni di sicurezza, adesso vuole stare un poco tranquillo o devo proprio fargli un’altra iniezione capitano? Si accontenti di essere ancora vivo, in questo momento non deve preoccuparsi d’altro." precisò il chirurgo agitando la siringa ipodermica davanti al naso del suo paziente.
"La ringrazio per l’informazione dottore." sussurrò Kirk prima di girarsi sul fianco fingendo di riprendere sonno.
Il medico segnò alcuni appunti sul notes elettronico, consegnò lo strumento all’infermiera e lasciò il reparto soddisfatto del recupero dimostrato dal suo paziente, eppure quello sguardo cosi ostile negli occhi del capitano lo aveva alquanto turbato, scosse il capo e non diede ulteriore importanza alla cosa, il trauma subito giustificava pienamente alcune anomalie trascurabili.
Ben presto le cose sarebbero tornate come prima, continuò a ripetersi McCoy lasciando l’infermeria diretto verso il laboratorio d’analisi.

* * *

La sera seguente il salone dei ricevimenti ufficiali era gremito di persone.
La delegazione diplomatica del pianeta Makris Due aveva acconsentito alla richiesta del signor Spock di recarsi sull’Enterprise per una cena diplomatica.
Tre dei loro maggiori esponenti politici sedevano di fronte agli ufficiali di plancia, il loro aspetto era del tutto simile ai Terrestri, ad esclusione di alcune minuscole protuberanze sulla fronte ed al colore lievemente violaceo della pelle.
Il signor Spock si rivelò effettivamente un ottimo mediatore, cambiando opportunamente argomento quando la situazione lo richiedeva e dimostrandosi aperto alle richieste dei nuovi ospiti, non ebbe nessuna difficoltà a conquistare la loro ammirazione facendo compiere notevoli passi in avanti allo sviluppo del negoziato.
Il dottor McCoy, seduto alla sua sinistra, fingendo di seguire quei pedanti discorsi diplomatici preferì concentrarsi sulle bevande iniziando ben presto a sentire l’effetto dell’alcool, anche il signor Scott ed il signor Chekov seguirono il suo medesimo esempio, pregando che quella stucchevole cena avesse presto termine.
Una cosa era certa, gli abitanti di Makris Due erano estremamente noiosi, probabilmente i Klingon li avrebbero decimati tutti una volta conquistata la posizione strategica del loro mondo, pensò il signor Scott fingendo di sorridere ad uno dei tre politici che lo stava fissando con aria interrogativa mentre si versava l’ennesimo bicchiere.
Era ormai giunto il momento del dessert quando le porte alle loro spalle si aprirono sovrastando i discorsi del rappresentante alieno, il quale era intento a decantare la magnificenza dello statuto della Federazione e la sua ferrea volontà d’entrare a farvi parte insieme a tutto il suo sistema stellare.
Un uomo in alta uniforme fece il suo ingresso facendosi spazio fra i camerieri pronti a servire una nuova portata.
"Jim!" esclamò il dottor McCoy appoggiando bruscamente il bicchiere sulla tavola.
"…ma cosa diavolo ci fa qui?" aggiunse alzandosi dalla sedia.
Kirk deviò rapidamente a sinistra prendendo posto vicino al signor Scott, il medico si fermò alle sue spalle con le braccia sui fianchi.
"Capitano, non le ho dato il permesso di lasciare l’infermeria, in questo momento dovrebbe essere sotto osservazione, mi segua immediatamente, potrebbe avere una ricaduta."
Kirk sorrise angelicamente, poi si volse verso Spock intento a seguire la vicenda nel massimo silenzio per non turbare gli ospiti.
"Dottore, mi sento meglio, stia tranquillo, non vorrà per caso che il capitano dell’Enterprise non partecipi personalmente alle ultime battute del negoziato, vero? Coraggio, non metta in ulteriore imbarazzo il signor Spock ed i nostri cortesi invitati."
McCoy sentì gli sguardi dei presenti su di sé, arrossendo in volto brontolò qualcosa di minaccioso alle orecchie di Kirk, poi sentendosi del tutto impotente ritornò lentamente a tavola lasciando che il signor Spock riprendesse il filo della discussione.
I tre diplomatici richiamarono l’attenzione dello scienziato sperando che volesse degnarsi di metterli al corrente della situazione.
Il Vulcaniano notò il loro turbamento, con ogni probabilità i successi ottenuti stavano per scemare, l’inaspettata apparizione del capitano poteva facilmente essere fraintesa come una beffa da parte della Federazione nei loro riguardi, con uno studiato colpo di tosse Spock indicò il nuovo commensale seduto a pochi metri da lui.
"Come vi avevo anticipato precedentemente il capitano Kirk è stato recentemente vittima di un incidente…ma la sua abnegazione e l’irresistibile voglia di conoscervi di persona gli hanno fatto dimenticare le prescrizioni mediche, vi prego di credermi quando affermo che egli è qui di sua spontanea volontà solo per onorarvi con la sua presenza."
La delegazione non parve del tutto soddisfatta, si consultò per alcuni minuti, squadrò Kirk con attenzione nella speranza che il suo volto tradisse qualche segno d’inganno, poi il più alto in grado dichiarò apertamente.
"Capitano Kirk, ci perdoni per la nostra iniziale diffidenza, siamo profondamente felici della sua insperata visita, ed auspichiamo che possa rimettersi presto e farci nuovamente visita sul nostro pianeta."
Kirk ammiccò ed inchinò il capo in segno di rispetto, si adagiò allo schienale e si mise in ascolto del signor Spock, il quale non si attardò per riprendere il discorso.
L’incidente sembrava per il momento dimenticato, da entrambe le parti c’era la concreta volontà di sottoscrivere rapidamente l’annessione alla Federazione, il signor Spock fece portare la documentazione necessaria per apporre le firme a norma di legge, imitato immediatamente dal capo delegazione Makrisiano.
Per suggellare quel momento storico il signor Scott alzò il bicchiere, imitato immediatamente da tutti i commensali.
"L’equipaggio della nave stellare Enterprise vi dà il benvenuto nella Federazione Unita Dei Pianeti." recitò ad alta voce con un forte accento Scozzese.
Il politico apparve alquanto compiaciuto da quell’inusuale usanza Terrestre, alzò a sua volta il calice ed indirizzò il suo augurio verso il capitano Kirk.
"Siamo estremamente felici di potervi chiamare alleati, sono certo che da questo momento le cose cambieranno, la nostra unione…"
"Porterà solamente sventura!!!" urlò Kirk raggelando l’aria nel salone.
"Traditori, avete già firmato un accordo con i Klingon, le loro navi da guerra si stanno avvicinando per attaccare l’Enterprise, vigliacchi!!!"
La costernazione si dipinse sul volto dei commensali mentre il signor Spock irrigidiva impercettibilmente il suo volto granitico, fra il caos che iniziava a diffondersi il dottor McCoy si apprestò a raggiungere il capitano trattenuto a stento dal signor Chekov.
"Lasciatemi! Lasciatemi vi dico, ma non capite? Moriremo tutti se continueremo questa farsa, Scott, faccia arrestare queste tre spie, è un ordine!" inveì Kirk liberandosi dalla stretta del navigatore, con gli occhi fuori dalle orbite iniziò ad aggirarsi intorno alla tavola come un predatore inferocito.
Disarmò agilmente McCoy dalla sua siringa ipodermica scaraventandolo senza troppi complimenti contro il buffet, ed ansante si fermò a pochi metri dal diplomatico.
"Bastardo, non avrai mai la mia nave!!!" gli urlò in faccia diventando ancora più aggressivo.
"Allora Scott, dov’è la sicurezza? faccia presto!" continuò esasperato Kirk afferrando l’alieno per il bavero della lunga giacca cerimoniale.
L’alieno iniziò ad emettere dei suoni gutturali simili a squittii mentre sentiva l’aria iniziare a mancargli nei polmoni.
Quando i più temettero il peggio una mano dalle lunghe dita affusolate si appoggiò sulla spalla del capitano, applicò una lieve pressione sui nervi del collo e Kirk crollò pesantemente sul pavimento lasciando libero la sua vittima.
Paonazzo e boccheggiante il delegato si rialzò con fatica massaggiandosi la gola arrossata e con i segni ben impressi delle dita del suo aggressore sulla pelle, con sprezzo sferrò un calcio al corpo inerme.
"Si fermi? Non vede che è svenuto?" intervenne prontamente McCoy soccorrendo Kirk ancora steso sul pavimento, allontanò il diplomatico con un’energica spallata e rapidamente praticò l’iniezione prima che l’effetto della stretta Vulcaniana perdesse d’efficacia, poi senza attardarsi lo caricò sulle spalle dirigendosi come un fulmine verso l’uscita.
"Presto, fate largo! Avvisate subito l’infermeria!" sbraitò oltrepassando la soglia del salone.
L’incidente durò solamente alcuni minuti, seguiti dal silenzio più assoluto nel locale, com’era prevedibile fra le due delegazioni si era eretta una barriera insormontabile di diffidenza.
Fu il Vulcaniano il primo a tentare di risolvere quell’imbarazzante situazione.
"Signori, vi pongo le mie più sentite scuse per questo riprovevole incidente. Ambasciatore, non ci sono scuse per il contegno irrazionale del capitano, e non sarò certamente io a voler giustificare il suo comportamento violento e dissennato, tuttavia vorrei che considerasse il recente trauma subito durante l’incidente nel teletrasporto… "
Il capo delegazione non volle ascoltare nulla, si sistemò alla meglio la veste sgualcita e strappata in più punti e, imitato dai suoi due colleghi, si apprestò a lasciare l’astronave.
"Signor Spock, lei non è molto abile a mentire, la preferivo come politico, mi creda. Questa offesa non sarà dimenticata, ci avevano già messo in guardia sulla malafede della Federazione, ma speravamo che queste voci fossero solo delle calunnie, purtroppo non era così. Quest’affronto avrà delle serie conseguenze, glielo prometto, i suoi superiori mi sentiranno presto!"
Quando le luci della festa si abbassarono Spock preferì trattenersi ancora per alcuni secondi, osservò la tavola imbandita rimpiangendo amaramente di aver acconsentito che il capitano s’intrattenesse con loro, ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti, presto avrebbe dovuto rispondere alle accuse dei Makrisiani, ed il capitano Kirk quasi certamente sarebbe stato posto sotto inchiesta dal Comando, rischiando di essere internato in un centro di riabilitazione.
Dirigendosi in plancia si domandò perplesso se il dottor McCoy fosse ancora così fiducioso in merito al prodigioso recupero del capitano Kirk.

4
Il pianeta Makris Due orbitava tranquillamente intorno ad una stella di seconda grandezza localizzata in quello che le mappe stellari definivano: il Corridoio Whang.
Questo settore di spazio, in gran parte ancora inesplorato, presentava delle singolari peculiarità mai osservate in precedenza, fra i cinque pianeti che componevano il sistema e la stella madre intercorrevano dei continui e violenti scambi di radiazioni e flussi di particelle altamente instabili, talmente intensi da rendere la navigazione interstellare particolarmente problematica.
L’Enterprise si trovava nei pressi del secondo pianeta a seguito della richiesta formale da parte dei diplomatici di quella società di entrare a far parte della Federazione Uniti dei Pianeti, ed in considerazione della posizione strategica del Corridoio Whang rispetto all’Impero Klingon, il Comando di Flotta non ebbe alcuna remora ad acconsentire al contatto con questa nuova specie.
I primi problemi a mantenere stabile l’orbita non si fecero attendere a lungo, il costante flusso di radiazioni sferzavano l’Enterprise come un fiume in piena, costringendo il timoniere a repentine e drastiche correzioni di rotta.
Anche il raggio del teletrasporto non fu immune a queste situazioni estreme, in più di una circostanza i tecnici dovettero ripetere il trasferimento molecolare poiché la matrice quantica non ne voleva assolutamente sapere di ricomporsi correttamente sulla pedana.
Il signor Scott si sentì in dovere di eseguire personalmente le operazioni, le letture che ricavava dagli strumenti non gli piacevano per nulla, e benché sconsigliò vivamente al capitano Kirk di sbarcare, dovette infine arrendersi di fronte all’importanza strategica della missione diplomatica.
Ormai non ricordava più da quante ore fosse rinchiuso in sala teletrasporto, con l’aiuto del signor Spock potenziò tutti i sistemi di controllo ed affinò le procedure d’emergenza in caso di guasto al sistema principale.
Scaramanticamente si vide incrociare le dita ogni volta che attivava il raggio, pregando di riuscire a recuperare la squadra al termine dei negoziati.
Eppure malgrado tutte queste attenzioni nessuno poté impedire che si verificasse la tragedia tanto temuta dallo Scozzese.
Una tempesta radioattiva d’immane proporzioni investì l’Enterprise proprio durante il trasferimento del capitano Kirk dalla capitale, la nave sbalzò dalla sua orbita rollando nello spazio come una trottola impazzita, le sirene d’allarme immediatamente lacerarono l’aria mentre Scott si tenne saldamente ancorato alla consolle tentando disperatamente di recuperare il corpo del capitano ancora fluttuante nel raggio teletrasporto.
Strinse i cursori di comando con tale energia che gli parve si frantumassero sotto la pressione delle dita sudate, li fece scorrere velocemente in ogni direzione, incrementò la potenza dei sistemi ausiliari, imprecò contro il destino avverso battendo i piedi sulla grata metallica mentre l’Enterprise si allontanava dal pianeta del tutto priva di controllo.
All’interno della pedana, come uno spettro ondeggiante, l’immagine del capitano Kirk sembrava talvolta recuperare consistenza corporea completando la procedura di trasferimento, poi improvvisamente l’energia iniziava a fluttuare rendendo nuovamente il suo corpo traslucido, imprigionato nel flusso energetico del raggio.
Il fisico atletico del capitano si contorse come se fosse attratto da tensioni contrastanti, il torace si confuse per un istante con le gambe mentre si udivano dei rantoli di dolore provenire dal campo di contenimento, ben presto quello che si poté intravedere fra le distorsioni non aveva più nulla di umano.
Una vaga forma abominevole iniziò ad emergere, Scott distolse lo sguardo da quell’essere ripugnante, ricalibrò le bobine ad una velocità tale che i suoi assistenti non capirono nemmeno cosa stesse realmente facendo, si rifiutò di accettare che quella cosa fosse tutto ciò che rimaneva del capitano Kirk, non si arrese, sapeva che presto l’Enterprise avrebbe superato l’onda d’urto e dopo…dopo forse un miracolo gli avrebbe consentito di riprendere il capitano.
Ma per il momento era di fondamentale importanza mantenere la matrice intatta, qualsiasi forma essa avesse assunto, se inavvertitamente l’avesse perduta o fosse degradata oltre il cinquanta per cento non avrebbe recuperato più nulla.
Con il loro tipico sibilo squillante le porte d’accesso della sala teletrasporto si aprirono lasciando penetrare per alcuni secondi il frastuono che regnava lungo i corridoi della nave, Spock ed il dottor McCoy entrarono di corsa e si misero ai piedi della piattaforma volgendo lo sguardo verso lo Scozzese che operava senza sosta.
Finalmente, dopo un tempo infinitamente lungo, la nave iniziò a rallentare la sua folle corsa recuperando rotta e stabilità, Scott se ne rese immediatamente conto percependo la vibrazione decrescente della griglia, ancora pochi secondi ed avrebbe potuto compiere l’ennesimo tentativo.
La voce atona del Vulcaniano lo raggiunse proprio mentre stava completando le ultime procedure.
"Adesso signor Scott, energia."
L’ingegnere spinse i cursori fuori scala riattivando il raggio di trasmissione, l’immagine mostruosa scomparve del tutto dalla pedana per poi ricomparire dopo alcuni secondi in forma di pura energia iniziando la fase di riconversione molecolare, con gli occhi spalancati i presenti videro ciò che stava salendo a bordo, fra i riverberi residui il corpo perfettamente integro del capitano Kirk si rimaterializzò.
Barcollante e con lo sguardo annebbiato Kirk fu raggiunto prontamente dal dottor McCoy, scese con calma i gradini mentre ripetutamente domandava con voce lontana.
"Cos’è successo? Dove sono stato?"
McCoy lo adagiò sulla barella e gli strinse le cinghie di sicurezza intono alla vita, facendo cenno agli infermieri di portarlo in infermeria rispose sorridendo.
"Non si preoccupi Jim, c’è stato un incidente, ma stia tranquillo, adesso è tutto passato."
Kirk volse lo sguardo sforzandosi di apparire calmo, poi non trovando più la forza per parlare crollò sfinito per lo sforzo sostenuto.
Gongolante McCoy esclamò ad alta voce.
"Le sue condizioni mi sembrano ottime. Scott, lei ha compiuto un vero miracolo, complimenti!"
Alzando un sopracciglio in segno di perplessità il signor Spock si avvicinò pensieroso al medico. "Dottore, mi dispiace dover contenere il suo illogico sfogo emotivo, tuttavia mi vedo costretto a sottolineare che nessun essere vivente è mai sopravvissuto per un periodo così lungo all’interno di in un raggio teletrasporto in avaria, potrebbero insorgere dei danni psichici permanenti."
McCoy non riuscì a trattenersi, si volse di scatto ed aspramente ribatté reggendo agevolmente lo sguardo impassibile dello scienziato.
"Senta signor Spock, a me non interessa la sua opinione medica, dal momento che io sono il medico a bordo di questa nave, e non m’importa sapere se Jim è rimasto intrappolato lì dentro per due minuti o per due anni…l’importante è che adesso egli sia vivo. Come di consueto lei non prova nessuna emozione, e questo le impedisce di godere di ciò che per noi umani è un dono di inestimabile valore."
Il Vulcaniano non afferrando il significato del ragionamento scetticamente domandò.
"…e quale sarebbe questo dono, dottore?"
"La speranza." sentenziò brevemente McCoy recuperando la borsa medica.
Bruscamente passò oltre il Primo Ufficiale non ritenendo opportuno approfondire quella discussione filosofica, diede una pacca sulla spalla del signor Scott prima di lasciare la sala teletrasporto fra borbottii incomprensibili.
Spock lo seguì silenziosamente con lo sguardo, stranamente la parte umana del suo essere gli suggeriva che McCoy era nel giusto, mentre il suo istinto Vulcaniano gli indicava che i suoi timori erano ben fondati.
Almeno in quella circostanza auspicò di sbagliarsi.

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