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Il robot assassino

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Il robot assassino

Carlo corse giù per le scale della metropolitana, il treno stava per arrivare e se l’avesse perso sarebbe arrivato tardi alla festa di compleanno di suo figlio.
Da quando s’era separato da sua moglie Anna non aveva più visto Alex molto spesso, il giudice aveva stabilito che gli incontri erano fissati ogni 15 giorni, e oggi Alex compiva 8 anni, se fosse arrivato tardi suo figlio non lo avrebbe perdonato.
Arrivò nel pieno della festa , c’erano bambini che correvano ovunque e saltavano su qualunque cosa fosse sul loro percorso, e urlavano come degli indiani sul sentiero di guerra.
Nonostante Carlo gli avesse detto che chi glielo aveva venduto assicurava avesse poteri speciali Alex guardò il suo regalo con aria di sufficienza.
"Un altro robot, ne avrò 50-pensò Alex- possibile che papà non sappia regalarmi altro?" e così pensando lo gettò nella cesta dei giochi che voleva vendere.
Il giorno dopo Alex ottenuto dalla madre il permesso di allestire un panchetto dove poter vendere i suoi giocattoli che non usava più organizzò coi suoi amici un vero mercatino.
Di nascosto dalla madre, prese anche il robot che il padre gli aveva regalato la sera prima, era bello nuovo lucido e ogni tanto gli si accendevano gli occhi.
Lì sul banco in prima fila faceva un figurone e di certo l’avrebbe venduto subito guadagnandoci un bel gruzzolo.
Soddisfatto per i guadagni Alex tornò a casa felice della giornata certo adesso poteva dire che suo padre gli aveva fatto il regalo più bello , era riuscito a vendere il robot a 50000 lire.
Alex non immaginava però che il robot aveva veramente poteri speciali e…… per fortuna se n’era liberato in fretta.
Il signor Marchi entrò in casa e appoggiò la sua borsa e il suo cappello sul mobile dell’ingresso e mostrò con orgoglio il suo ultimo acquisto alla moglie.
" Devi proprio spendere dei soldi per quelle stupidate? Quando ti deciderai a crescere?
Il signor Marchi non fece caso alla sfuriata della moglie, ormai era un abitudine, non le andava mai bene niente di quello che lui faceva, l’accusava sempre di non voler crescere, prese il suo ultimo giocattolo e lo mise sul comò in camera da letto.
Il giorno dopo andò a lavorare come sempre ma non senza aver prima salutato il suo robot.
La sera tornato a casa trovò davanti alla sua porta la polizia che lo informò della morte della moglie,non si riusciva a capire chi avesse potuto ucciderla, forse un maniaco, oppure un ladro, in casa era tutto in ordine così come l’aveva lasciato prima di uscire al mattino .
Passò un po’ di tempo e il signor Marchi si risposò, un giorno mentre spolverava per errore la neo moglie fece cadere il robot e nel tirarlo su da terra vide che gocciolava sangue,non ci fece caso, forse senza accorgersene s’era graffiata e il sangue era il suo, controllò ma non aveva nessun segno, allora pensò che fosse sangue di suo marito e non ci pensò più.
Al ritorno dal lavoro il signor Marchi salutava sempre molto frettolosamente la moglie per dedicarsi completamente al robot, al punto che lei lo mise davanti ad una scelta o lei o il robot.
Ciò rese molto triste il signor M. che quasi come se fosse una persona viva comunicò al robot la decisione della moglie.
Il giorno dopo tornato a casa dal lavoro trovò sua moglie morta , strangolata dal filo del telefono.
Preso dalla disperazione per questa seconda perdita decise di cambiare casa, rabbioso con il robot che riteneva causa del suicidio della moglie decise di non portarlo nella nuova casa ma di lasciarlo ai nuovi inquilini.
I signori Petri presero possesso dell’appartamento, avevano un figlio di 6 anni che appena vide il robot se ne impossessò.
Marco decise di portare il robot a scuola per farlo vedere ai suoi nuovi compagni , tornato a casa gettò il robot in un angolo della sua camera dicendo di non voler più vederlo, ciò che avrebbe dovuto aiutarlo ad inserirsi nella nuova classe lo fece invece oggetto di derisione da parte dei compagni.
Il giorno dopo il banco vicino al suo era vuoto e durante la ricreazione vi furono appoggiati dei fiori bianchi, le lezioni terminarono subito dopo; Marco sentì sua madre che parlava al telefono con un’ amica della morte del suo compagno di banco, " com’era possibile? il giorno prima stava benissimo, aveva preso in giro lui e quel suo ridicolo robot fino alla fine delle lezioni.
Marco pensava che il suo compagno era stato veramente stupido a fare il bagno con la radio sul bordo della vasca.
Dopo un mese le cose a scuola andavano decisamente meglio, Marco aveva fatto amicizia con tutti o quasi , in ogni scuola c’è il classico bulletto e purtroppo Marco lo conobbe una mattina che mise gli occhi su una bellissima e biondissima ragazza di nome Lisa.
Marco tornò a casa con un occhio nero, il bullo l’aveva picchiato per bene e lui era rabbioso per non essere riuscito a difendersi.
Il giorno dopo la scuola era chiusa di nuovo, ma questa volta un comunicato della direzione informò che era successa una disgrazia nella palestra , un ragazzo era stato trovato impiccato nelle docce…
Marco cominciava a sudare temendo d’udire il nome di chi gli aveva fatto l’occhio nero.
Corse a casa sconvolto e si gettò sul letto, poi prese il robot e vide che gocciolava sangue," impossibile" pensò e cominciò a smontarlo, ma l’interno era solo un insieme di viti e bulloni.
Che scemo, aveva pensato che il robot avesse ucciso i suoi due compagni di scuola solo per difendere lui.
A scuola e in paese non si parlava che delle morti strane dei due ragazzi ma dopo qualche tempo nessuno ci pensò più e la vita riprese a scorrere come sempre.
La scuola finì per le vacanze di Natale e Marco andò in vacanza dai nonni paterni, la cosa non lo entusiasmava tanto, il nonno era molto severo e pretendeva da lui che si comportasse come un vero soldato visto che lui da giovane era stato un colonnello dell’esercito di quelli tutti d’un pezzo, così aveva cresciuto suo padre e così pensava di crescere lui almeno per i dieci giorni che avrebbe passato con loro.
La prima settimana non fu tanto male ma già la seconda cominciò a diventare pesante, il nonno non era mai contento ed una volta arrivò perfino a dargli un ceffone in pieno viso per un suo ritardo di 15′ m. ma il tutto avvenne davanti al ritrovo dove era solito incontrarsi coi suoi amici che assistettero alla scena:
che umiliazione fu per lui, pieno di rabbia tornò a casa pronto per fare le valigie e andarsene via il giorno dopo, ma quando si svegliò trovò il nonno morto, era caduto dalle scale della cantina.
Andò subito in camera sua a prendere il robot, era lì dove l’aveva lasciato,sulla mensola , aveva gli occhi illuminati e sembrava che ridesse Marco lo guardò meglio e vide che gocciolava ancora come quando era morto il bullo a scuola.
Stavolta era proprio certo che si trattava di sangue e che era stato il robot a uccidere tutte quelle persone, cominciò a sbattere il robot contro il muro e poi lo gettò per terra e poi ancora contro il muro, ma il robot sembrava indistruttibile prese un cacciavite e lo smontò in mille pezzi, poi lo andò a buttare nel pattume. Stanco e triste per la morte del nonno che lui non voleva sicuramente s’addormentò, ma al suo risveglio il robot era lì accanto al suo letto , sulla mensola dove era sempre stato.
Marco capì allora che non sarebbe stato facile liberarsene provò per giorni , lo bruciò lo gettò nel fiume lo fece schiacciare da un camion lo gettò dall’alto d’un palazzo; ma il giorno dopo il robot era sempre lì al suo posto.
Era diventato molto cattivo al punto che nessuno poteva più avvicinarsi a Marco senza correre il rischio che gli capitasse qualcosa. Il ragazzo era disperato e voleva assolutamente trovare il modo per liberarsene.
Decise di prendere il treno e andare a fare un giro in un’altra città, al momento di scendere dal treno lasciò il robot sul sedile del vagone e scese pregando perché il treno partisse subito portando con sé il suo carico di morte. E così fu.
Per il suo compleanno ricevette molti giochi, tra cui un robot.

Monica D’Urso

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