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La ”dolce morte” e le sue regole

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La "dolce morte" e le sue regole

IN ITALIA
Nel nostro Paese l’eutanasia attiva è vietata, in quanto viene equiparata all’omicidio del malato consenziente, ed è perciò punibile con anni di carcere. L’eutanasia passiva è invece tollerata, almeno nella sua accezione più sfumata che equivale a rinunciare alle cure inutili. Nel caso infatti vi sia un’evidente sproporzione tra le terapie ed i risultati, la stessa Chiesa Cattolica ammette la possibilità di "staccare la spina". L’ordine dei medici, dal canto suo, condanna nel suo Codice deontologico ogni forma di accadimento terapeutico.
NEGLI STATI UNITI
Nel 1997 la Corte Suprema ha deciso all’unanimità che il diritto all’eutanasia e al suicidio assistito non può essere affermato a livello costituzionale, come è invece avvenuto per l’aborto. Questa decisione non impedisce però che i singoli Stati dell’Unione possano legiferare in materia. Per ora, comunque, solo l’Oregon ha una legge pro eutanasia.
IN AUSTRALIA
Nel 1995 il parlamento di Territori del Nord aveva approvato una legge secondo cui il suicidio assistito e l’eutanasia attiva erano un diritto del paziente e non una semplice pratica non perseguibile come di fatto è ancora in Olanda. Nel ’96 quattro malati hanno usufruito del sussidio assistito, ma nel marzo 1997, dopo dure campagne contrarie, il Parlamento australiano ha abrogato la legge pro eutanasia.
IN OLANDA
I Paesi Bassi da sempre sono la nazione con la legislazione più tollerante in materia: l’eutanasia infatti qui non è punibile già da tempo. La legislazione vigente prevede che di fronte a ripetute richieste del paziente di "staccare la spina", il medico deve avviare una complessa procedura, che prevede tra l’altro la compilazione di un questionario di 50 domande.

Francesca Orlando

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