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Maschere

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Maschere
secondo classificato

Maschere. Chi di noi può realmente affermare di conoscere le persone che gli stanno davanti; ognuna di queste potrebbe indossare una maschera che ne cela la vera natura.

Tom salì sull’aereo per tornare a casa, da quando era morta la moglie Lisa era rimasto solo con la figlia Kate. Quei brevi viaggi di lavoro, spesso in giornata, lo rendevano molto apprensivo: la figlia aveva solo 12 anni e non voleva lasciarla a casa da sola per troppo tempo, la scuola era finita da un pezzo e…
"Signori prego, allacciare la cintura di sicurezza; stiamo per decollare."
Tom si guardò intorno: poco più avanti dal suo posto vi erano due…
"Sembrano nordafricani"-pensò Tom- "chissà se sono stati perquisiti a fondo, questa linea aerea è abbastanza economica. Io stesso non sono poi stato sottoposto a controlli approfonditi… Il viaggio è breve ma… Quanto ci vorrà per dirottare un aereo? Non devo pensare a queste cose, non voglio essere anch’io contagiato dall’incubo del terrorismo. Ho conoscenti mussulmani e sembrano brave persone. Il Presidente ci ha rassicurato alla TV proprio la scorsa settimana… ma quella cos’è? Una Borsa?! Potrebbe esserci una bomba! Io non ho bagaglio a mano, non si può tenere…"
"Scusi signore"- lo interruppe l’hostess – "gradisce un caffè?"
"Si, grazie." Rispose un po’ teso.
Lo bevve tutto di un fiato…
"Come è amaro! Cosa ci sarà dentro questa porcheria!" – Tom si girò e vide l’hostess mettere polvere nerastra dando le spalle a tutti verso il fondo dell’aereo dunque continuò il suo pensiero…
"Quella ci vuole avvelenare tutti, ecco che porta un’altra tazza fumante a quell’uomo laggiù, ma com’è vestito… è un prete. Buoni quelli, anche questa settimana dopo quella scorsa e quella prima ancora un maledetto prete pedofilo, non si sa più di chi fidarsi. Questo sembra un tipo a posto ma quello della Chiesa che frequenta Kate ha una faccia che non ispira nulla di buono: capelli rossi, barba incolta…"
"Tutto bene signore?" – Interruppe ancora i suoi pensieri l’hostess.
"Si tutto bene grazie"
Tom congedò la bella signorina con un gesto e continuò a pensare…
"Non mi hai dunque già drogato? Devo avere una faccia strana anche io… Accidenti, non sopporto volare ma voglio tornare a casa presto. Prenderò una di quelle pastiglie che mi ha prescritto il dottore per l’ansia. Tutta questa paranoia sarà per l’aereo, quando Kate diventerà un po’ più responsabile potrò anche rimanere fuori due o tre giorni e intascare anche la trasferta: qualche soldo in più non fa mai male…"
Tom si rilassò per un po’ sino al momento dell’atterraggio. Sbrigò una volta a terra le pratiche in aeroporto recuperando il suo piccolo bagaglio costituito di una cartella di lucidi, un miniproiettore e un PC portatile, dunque chiamò un taxi.
Diede rapidamente l’indirizzo al taxista di colore ed aggiunse: "Ho una certa fretta…"
La vettura si immerse nel traffico…
"Quanto smog" – pensò ancora – "se continuiamo di questo passo ci avveleneremo tutti. Ha un bel da dire il governatore del Nuovo Piano per l’Ambiente! Le auto elettriche ecco! Giuro che appena usciranno ne comprerò una. Se tutti fossimo più coscienziosi potremmo salvaguardare l’ambiente senza gli strampalati Piani del Governatore. Dicono che apriranno un concessionario di auto elettriche fra un paio di mesi all’angolo con la Main Street e…". Tom si guardò attorno.
"Ma dove siamo pensò, questa non è la strada per casa mia!" Guardò il taxista e sembrava tranquillo; gli scivolò lo sguardo sotto il sedile del pilota e vide… una pistola!
"Cosa ci fa un revolver li sotto?! Si, si… Mi è parso di leggere di un serial killer! Un tassista, ma era bianco e l’avevano preso… Oddio, lo spirito d’emulazione! No, no! Con calma…"
Tom si fece coraggio e disse: "Dove stiamo andando mi scusi, non è la strada per casa mia questa…"
Il grosso tassista si voltò e lo liquidò con due parole: "La 5th è bloccata bisogna girare l’isolato"
"Plausibile" rispose Tom con un filo di voce "ma quel revolver sotto il sedile?"
"Il giocatolo?" Fece l’uomo con aria soddisfatta "La chiamo Molly è la mia migliore amica e la mia assicurazione contro l’aumento della criminalità in questo periodo. Non si può mai dire chi sale su un taxi di questi tempi…" fece un ghigno di sfottò ed il discorso si chiuse.
"Uomo disgustoso" – continuò nei suoi pensieri recuperando la strada di casa – "ma su una cosa aveva ragione, la criminalità! Era in vertiginoso aumento negli ultimi tempi. L’anziana signora all’angolo era stata rapinata e malmenata: roba da Arancia Meccanica! Dicevano fosse una banda di portoricani, poi alcuni psicologi e le testimonianze dell’anziana signora portarono a sospettare alcuni ragazzi bene poco più grandi di Kate, che frequentano la sua scuola e…"
"Siamo arrivati amico…"
Tom scese dal taxi per avvicinarsi al cancelletto di casa sua. Il cancelletto era semi aperto e lui sapeva perfettamente di averlo chiuso.
"Ehi bell’imbusto, non scordi qualcosina?"
"Si certo mi scusi, quant’è?".
"12, per voi…" Con il solito insopportabile ghigno…
"Ecco tenete il resto."
Ed il tassista si congedò senza proferire altra parola. Tom si avvicinò alla porta di casa a passi spediti e vide qualcosa sotto la porta.
"La bolletta! Ecco cosa, il postino deve aver aperto il cancelletto per… La finestra di Kate è aperta! Che strano! Non mi sembra di averla lasciata aperta, Kate non riuscirebbe a… il vento non…"
Aprì velocemente la porta di casa chiusa a doppia mandata…
"Kate, Kate! Salì i gradini tre alla volta… Kate dove sei bambina mia…"
La sua voce era un po’ tremante e di Kate, nella sua cameretta, non vi era traccia.
"Oddio Kate, dove sei?!"
Tornò al pianterreno, TV spenta, niente messaggi in cucina, bagno vuoto e perfettamente pulito, frigo pieno, altre finestre chiuse…
"Dev’essere ancora in cantina con i suoi vecchi fumetti di Mickey Mouse."
Aprì la porta che era chiusa a chiave dall’esterno e scese le scale accendendo la luce.
"Oh tesoro, sei qui" correndo verso la bambina e abbracciandola forte, ti sono mancato?"
Kate guardava fissa il padre, occhi sbarrati. Imbavagliata, legata alla caldaia spenta, con i vestitini stracciati ed accanto al cadavere della madre ormai in decomposizione. I suoi occhi sembravano solo dire:
"Liberami papà, ti prego…".

Federico Malavasi

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