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Rieducazione equestre

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Rieducazione equestre
Una opportunità per tutti

C’è un ‘opportunità in più oggi per la cura di patologie degenerative e del sistema nervoso centrale, per la riabilitazione post traumatica del midollo spinale e per le paralisi infantili: si chiama ippoterapia o rieducazione equestre e in Italia esiste già da anni un centro d’avanguardia all’ospedale "Niguarda" di Milano.
La rieducazione equestre è un complesso di tecniche riabilitative che va ben oltre la tradizionale fisiochinesi e che unisce in se tutte le metodologie della rieducazione : motoria, psicomotoria e sensoriale.
Già nel II secolo a . C. l’utilizzo del cavallo era consigliato dalla medicina di allora per risolvere problemi di insonnia, per la cura dell’epilessia e per il trattamento di certe paralisi, anche se la sua vera affermazione è avvenuta solo dopo la seconda guerra mondiale. Per molto tempo considerata solo come attività ludica viene ora indicata nel trattamento delle più disparate patologie: dalle encefalopatie agli ictus, dalla schizofrenia all’autismo.
La posizione che il malato assume in sella tonifica e rilassa la muscolatura soprattutto di chi non è in grado di produrre movimento, favorisce la coordinazione e l’allineamento tra capo, tronco e bacino. Inoltre essere a contatto con un animale che è per natura imprevedibile, e che reagisce solo alle percezioni sensoriali prodotte dall’inconscio di chi lo sta conducendo, stimola attività intellettuali quali la concentrazione e la stabilità emotiva.
Il trattamento ippoterapico non termina dopo la seduta in sella, ma prosegue con la cura dell’animale da parte di ogni singolo paziente. Questo momento è particolarmente importante per la coordinazione di dita, mani e braccia, e stimola lo sviluppo di un rapporto diretto e costante con l’animale oltre che la presa di coscienza di se e delle proprie responsabilità. Il disabile in genere isolato e poco responsabilizzato attraverso questo rapporto riesce a superare le barriere che le sue condizioni creano nei rapporti con persone esterne e con il proprio ambiente, impara a prendere decisioni autonome senza trascurare l’aspetto emozionale che l’amicizia con l’animale riesce a stimolare.
La rieducazione equestre conta diversi momenti: l’ippoterapia in cui il paziente subisce passivamente il movimento del cavallo, la rieducazione in cui viene coinvolto in sella mediante l’esecuzione di esercizi coordinati, il pre-sport dove dopo una discreta autonomia sul cavallo il paziente viene stimolato ad apprendere le basi dell’equitazione ed infine lo sport vero e proprio organizzato da associazioni sportive specializzate in gare per disabili..
Ogni malato pratica l’ippoterapia per mezz’ora la settimana seguito dal fisioterapista, che qui assume il nome di terapista equestre e dal proprio medico.
I cavalli utilizzati per questo tipo di attività provengono per la moggior parte dei casi dall’attività sportiva e sono costantemente abituati alla presenza di un certo numero di persone intorno. Sono per lo più animali dai 18 ai 20 anni che, finita l’attività agonistica,invece del ritiro presso una comoda stalla, si assumono l’impiego di pseudo- terapeuti per bambini dai 5 anni in poi. E chissà se tra una zolletta e una passeggiata questi animali considerino più nobile l’ippodromo o la carezza di un bambino che grazie alla loro pazienza impara a camminare.

Samantha Boni

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