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Space Hulk

8 min read

gioco per due persone
Autore: Richard Halliwell
Editore: Games Workshop (www.games-workshop.com)
 
Games Workshop è l’azienda leader nel mercato dei giochi di miniature, per intenderci quelli che simulano battaglie utilizzando pedine tridimensionali (in passato di piombo, ora di plastica) su plastici dettagliati o semplici tavoli (quindi senza mappe esagonate o quadrettate ma misurando le distanza con righelli o metri a nastro); un genere che personalmente non mi attira, ma che ha un grosso seguito a livello di pubblico. I due giochi che vanno per la maggiore sono Warhammer Fantasy Battle (ambientazione fantasy) e la sua evoluzione Warhammer 40.000 (ambientazione fantascientifica, ma con toni mistico-fantasy). Ma Games Workshop prima di questi ultimi anni era attiva anche nel segmento dei boardgame, con giochi che sono poi diventati dei classici come Talisman, Heroquest, Bloodbowl, Fury of Dracula, e tanti altri. Tra questi nel 1989 usciva sul mercato Space Hulk, ambientato nel mondo di Warhammer 40.000, questo gioco ne utilizzava il background per simulare una battaglia a livello di squadra tra umani (Space Marine) e alieni (Genoraptor, o Genestealer nell’originale in inglese) in una relitto spaziale abbandonato (lo Space Hulk, per l’appunto). Dopo due edizioni (ed alcune espansioni) questo gioco non era più stato prodotto, ma avendo avuto un notevole successo era sempre ben quotato su eBay; oggi a distanza di vent’anni la Games Workshop, un po’ a sorpresa, ha deciso di ripubblicarlo (anche se per poco tempo, in pratica un’edizione limitata, con una tiratura in un numero di copie molto superiore alle normali “edizioni limitate” nell’ambito boardgame), e non si è limitata a ripubblicare il materiale esistente, ma ha anche rivisto le regole e aggiunto alcuni elementi, realizzando una vera e propria “terza edizione”.
La scatola è bella grande (e pesante) e contiene:
– miniature di plastica per Space Marine e Generaptor,
– una plancia per segnare i punti comando, i colpi sparati con il cannone d’assalto e i punti psionici a disposizione del Bibliotecario,
– sezioni di mappa (stanze e corridoi) in cartoncino plastificato,
– segnalini di vario tipo, sempre in cartoncino plastificato,
– porte, anche queste di cartoncino plastificato, con un piedistallo di plastica,
– una clessidra,
– cinque dadi a sei facce,
– il regolamento,
– il libro delle missioni.
Il gioco è stato tradotto anche in italiano, per cui vi conviene cercare questa versione o, in alternativa, una versione in una lingua che conoscete, dato che su Internet non si trovano traduzioni. Considerate comunque che il materiale in lingua si limita al regolamento e al libro delle missioni.
I materiali sono semplicemente il massimo che si può trovare sul mercato: le miniature sono state realizzate con un livello di particolari assolutamente eccezionale, e sono quasi tutte differenti (solo i Generaptor sono uguali se presi a coppie); la plastica è molto rigida, per cui si deve fare un po’ di attenzione a come si ripongono nella scatola (si può spezzare, per cui consiglio di procurarvi una o due scatole solo per loro), soprattutto bisogna fare attenzione quando si tolgono dalle fustelle di plastica: vi serviranno un paio di forbici robuste per le parti più grandi e un tronchesino (o un tagliaunghie, magari nuovo) per rifinirle. Tutte le miniature sono composte da due parti, ma sono talmente ben realizzate che si uniscono con una semplice pressione (comunque potete aggiungere un goccio di colla se volete essere sicuri).
Essendo un prodotto GW le miniature sono pensate per essere dipinte, ma non vi preoccupate se non siete molto abili: il gioco funziona benissimo anche senza pittura.
I componenti di cartoncino sono anch’essi molto spessi e robusti, le sezioni di mappa hanno anche una lavorazione a rilievo molto caratteristica: l’unico problema può risultare dalla plastificatura, che in presenza di luci particolari può dare dei riflessi fastidiosi.
Il regolamento è scritto in modo dettagliato, purtroppo non è esaustivo, dato che alcune regole risultano un po’ oscure e hanno avuto bisogno di una FAQ ufficiale per essere chiarite.
Di base le regole sono abbastanza semplici: per giocare una partita si sceglie uno dei dodici scenari e si prepara la plancia e le miniature come indicato, ogni turno viene giocato prima dagli Space Marine, che iniziano scegliendo a caso un segnalino che indica i punto comando a disposizione (da uno a sei) e piazzandolo coperto sullo zero dell’apposita scala: in questo modo l’avversario può vedere quando vengono spesi, ma non può sapere quanti ne rimangono (i punti comando servono a fare azioni extra, anche durante il turno dell’avversario).
Per muovere i propri Space Marine, il giocatore ha a disposizione una clessidra di tempo, questo per simulare il fatto che i Generaptor hanno una mente alveare e quindi sono sempre coordinati tra loro, mentre gli umani devono sempre scambiarsi informazioni attraverso le comunicazioni (e quindi il giocatore alieno non ha limiti di tempo o clessidre); quando la clessidra finisce, termina anche il suo turno.
Ogni Space Marine ha quattro punti azione, da utilizzare per muoversi e sparare: si può muovere avanti (diritto o in diagonale), indietro (al doppio del costo) o ruotare di 90° (va indicata sempre la direzione verso la quale è rivolta la miniatura), non si può oltrepassare un’altra miniature e questo spesso è un problema, dato che la maggior parte della mappa è costituito da stretti corridoi; per sparare con l’arma standard (il Requiem, una traduzione un po’ curiosa, dato che in inglese si tratta di un più normale Bolter) il giocatore deve lanciare due dadi e può uccidere l’avversario (e quindi rimuoverlo) con un sei su uno dei due dadi. Se è la seconda volta che spara sullo stesso bersaglio (avendo mancato il primo colpo) può colpire anche con un cinque, oltre che con il sei. E possibile fare anche due manovre speciali: la guardia (che serve per combattere meglio in corpo a corpo) o la sovrallerta, quest’ultima è molto importante perché fa sparare automaticamente quando qualcosa si muove nell’angolo di visuale dello Space Marine; l’unica controindicazione è che in questa modalità il Bolter si può inceppare con un risultato doppio (e va disinceppato spendendo un punto comando).
Il giocatore che muove i Genoraptor ha solitamente ad ogni turno la possibilità di far entrare rinforzi, sotto forma di “segnalini blip”, questi vanno fatti muovere come miniature (con sei punti movimento a testa) e vanno scambiati con una, due o tre miniature prima di entrare nel campo visivo di uno Space Marine. L’indicazione sul numero di miniature è su un lato della pedina, e va tenuta nascosta in modo da lasciare il dubbio all’avversario sul reale numero dei nemici che si stanno avvicinando (come durante il film “Aliens”, uno scanner che rileva il movimento non dà una precisione assoluta).
I Genoraptor sono più agili degli Space Marine, ma combattono solo in corpo a corpo: se riescono ad arrivare a contatto col nemico, loro lanciano tre dadi, mentre un umano risponde con un dado solo, chi ottiene il numero più elevato uccide l’avversario, mentre un pareggio conduce ad un nulla di fatto; nel dettaglio, se lo Space Marine vince ma non fronteggia l’avversario allora non lo uccide ma semplicemente si gira verso quest’ultimo.
Il resto delle regole riguarda le altre armi che possono avere gli Space Marine, ce n’è per tutti i gusti: lanciafiamme, cannoni d’assalto, artigli, spade, scudi e così via. Tutta la dotazione viene comunque attribuita dallo scenario che si sta giocando, e negli scenari più avanzati si potrà anche controllare un Bibliotecario (Librarian), un umano dotato di poteri psionici che gli danno la possibilità di utilizzare attacchi e mosse speciali.
Il Genoraptor oltre alla forza dei numeri, può mettere in campo negli ultimi scenari il “Signore della Nidiata” (Brood Lord in inglese), un esemplare molto più forte del resto dei suoi simili, anch’esso dotato di attacchi speciali.
Gli scenari sono molto vari, si va da missioni di semplice combattimento, al recupero di artefatti o robot, a scenari con limiti nei rinforzi del Genoraptor o altre regole e speciali condizioni di vittoria. Per tutti si consiglia comunque di giocarli due volte, a ruoli invertiti, per poter meglio valutare come si sono comportati i giocatori. E questo viene aiutato dalla lunghezza delle partite, non eccessiva: si rimane sull’ora quelle più rapide, non più di due ore quelle più complesse, anche perché nonostante in queste vi siano due squadre di marine da muovere, il tempo a disposizione è sempre e comunque quello di una clessidra.
Molta parte degli scenari si decidono comunque sugli stessi punti: lo Space Marine deve cercare di sfruttare al meglio le scarse risorse a disposizione, sia in termini di uomini che di terreno, mentre il Genoraptor ha sicuramente meno scelte da prendere, ovvero cercare di colpire continuamente l’avversario cercando di sovraccaricare le sue difese, spesso affidate alla sovrallerta di un singolo componente che sta coprendo tutto il resto della squadra; di conseguenza avere risparmiato anche un solo punto comando per poter risolvere un inceppamento può trasformare una sconfitta certa in una vittoria insperata.
Non si tratta di un gioco privo di difetti:
– nonostante la revisione delle regole, alcuni scenari rimangono leggermente sbilanciati,
– si tratta di un gioco per due persone, difficilmente espandibile, due persone si possono dividere gli Space Marine (quando ci sono due squadre) ma in questo modo rimangono poche decisioni da prendere e si snatura un po’ il concetto della clessidra,
– è necessario applicare un po’ di strategia e pianificazione, ma l’alea si fa sentire e non c’è pianificazione che tenga quando si fa vedere troppo spesso il sei sul dado,
Infine, passato il periodo di uscita di questa “edizione limitata”, durante il quale il prezzo fisso praticato era sicuramente vantaggioso (poco meno di ottanta Euro) le copie rimaste sul mercato e su eBay hanno subito un immediato aumento di prezzo. Sicuramente il gioco ha un suo valore, anche solo per le miniature incluse, ma valutate bene l’acquisto quando lo trovate ad un prezzo troppo elevato, soprattutto considerando il fatto che lo si potrà giocare solo in due.
D’altra parte, Space Hulk rappresenta un titolo storico, quasi epico, e tutti questi difetti possono passare in secondo piano se acquistarlo e giocarlo vi fa rivivere i pomeriggi di vent’anni fa, quando si combatteva nel nome dell’Imperatore su ogni singolo metro di corridoio, cercando di strapparlo ad un orda inesauribile di alieni assetati dal vostro sangue.

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