KULT Underground

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07-gen-45

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7 gennaio 1945
(Secondo Classificato)

Lo spirito calmo, l’anima in pezzi; un uomo in catene, le ginocchia affondate nella neve dell’apennino: Attilio Modanese, la mano che trema dal freddo, gli occhi velati dal vento: catturato mentre riceveva rifornimenti da un paese vicino.
Accanto alla sua tempia, una pistola: Riccardo Salvetti, divisa pesante, ha paura anche lui; tremano tutti, l’inverno è per tutti.
-Dimmelo, bastardo, lo sai che sei in vita solo per questo.
Eppure Attilio tace; fissa le punte dei pini ondeggiare piano; lui, che gli eroi gli hanno sempre fatto schifo. Lui che ‘sto paese lo odia. Adesso finirà studiato, adesso diventerà un santino da scuola elementare.
-Dimmi dove cazzo stanno, Modanese. Giuro che ti sparo, traditore di merda.
E siccome non funziona, Salvetti va a prendere una bambina del paese lì vicino, le punta la pistola alla testa. Dice che la uccide. Modanese tace. I suoi occhi sono già morti. Non sente più i piedi, la pelle è legno.
I suoi compagni nelle lacrime di una bambina infreddolita. Venti ragazzi che dormono abbracciati al fucile, sulle montagne. La sua vita. Non vale nulla di fronte a loro. Non vale nulla di fronte a lei.
E quando la testa salta le lacrime scoppiano e Modanese si alza; un plotone d’esecuzione potrebbe colpirlo, non importa più, ora che il soffio è perduto.
Salvetti alza la pistola. Mira.
E a turno dieci fucili si ribellano, prima uno, poi due, cinque, dieci, tutti gli uomini di Salvetti, puntano il suo petto, gl’indici sul grilletto che tremano di libertà.
E non sparano subito, prima c’è il tempo di guardare in faccia la morte; di guardare in faccia il tenente Salvetti.
La paura, l’inverno: sono per tutti.
Il cadavere di Salvetti giace esangue accanto a quello della bimba. Fra poco nevicherà di nuovo. Modanese conduce i nuovi disertori al nascondiglio.

Simonluca Merlante

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