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Insomnia

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Insomnia
(Lisa Massei – Edizioni Il Foglio)

Immagini crude e deliranti per raccontare il male di vivere. Intenso e sconvolgente l’intreccio di storie, quasi tutte al femminile, che si rincorrono fino al racconto finale, che sembra dare una parvenza di significato alle assurde scelte dei personaggi.
Forte realismo, cinismo e masochismo nella raccolta di racconti "Insomnia" di Lisa Massei. Un percorso lento e tortuoso nell’animo umano. Verità difficili da accettare. Un passato pesante da lasciarsi alle spalle. Un presente troppo vuoto da sopportare.
Persone incapaci di vivere, che si puniscono in un percorso infernale di squallore e degradazione, contenitori vuoti, da buttare, di nessun valore, collezionisti di difetti, frutto di soli sbagli ("Luci al neon").
Persone che scelgono, come Elisa, di ubriacarsi e di prostituirsi per non sentirsi vivere. Il sesso e l’alcol sono il modo per stordirsi e dimenticarsi di essere ("La casa di Barbie").
O come Elena, parte di un ingranaggio che non riesce a comprendere, di un meccanismo di cui non conosce l’inizio e la fine ma nel quale sa che deve continuare a muoversi, concentrandosi sui piedi che corrono, sul corpo sfibrato nello sforzo e soprattutto sa che non deve fermarsi, non deve voltarsi indietro, perché del resto? Solo correre ("Correre nel tempo").
O come Lisa, inutile nella routine familiare, due figli, un marito con il quale non comunica più, che non ha più niente da dirle ("Modalità provvisoria"), e la paura del futuro. Lisa che vorrebbe scomparire, nella sua depressione, dormire, dormire, per non pensare, per smettere di esistere ("I have no idea").
Prostituirsi, bere, vomitare, bere ancora, dormire, correre, fuggire. Reazioni assurde e masochistiche all’assurdità della vita.
Uomini e donne che vivono ad occhi chiusi, con la paura di affrontare la diversità che rende unici ("Una caramella di traverso, due, tre…"). Perché è difficile sopravvivere alla noia, all’incomunicabilità, alla malattia, all’amore, alla morte, in una parola alla vita, che ti lascia in apnea con tante domande senza risposta.
Costruzione originale, con un finale che, in qualche modo, è un punto di inizio per dipanare la storia, almeno una delle storie, per il lettore come per la protagonista. Ogni pagina aggiunge un tassello in più per comprendere e sondare la psicologia dei personaggi e scava nell’abisso di disperazione descritto senza lacrime, recriminazioni, rimpianti. Allucinante e assurdo come la quotidianità sa essere certi giorni.
Donne in fuga, da loro stesse, che cercano solo di farsi amare e che hanno dimenticato come si fa a sorridere. Uomini deboli, fragili, insicuri, che lavorano troppo, dimentichi di tutto il resto ("Exit"), che non sanno comunicare, uomini da proteggere, uomini da abbandonare ("Elena la troia").
Nessun giudizio morale, ma spietata lucidità nel ritrarre da una angolazione personalissima microstorie di solitudine. Quello che più sconvolge è che i personaggi di "Insomnia" non sono "borderline" in senso proprio, sono persone comuni, con esperienze e problemi comuni, come tanti, come tutti, ma incapaci di reagire ai fallimenti quotidiani, che si auto-emarginano, che si rifiutano.
Donne e uomini morti dentro, che si sono arresi, donne e uomini che quando il cuore bussa alla porta non trovano più la forza di alzarsi e di andare ad aprire ("Modalità provvisoria").

Stefania Gentile

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