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Teste

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Teste
(Antonino Genovese – Edizioni Il Foglio)

Davvero originale e ben scritto l’esordio narrativo di Antonino Genovese Teste, edito da Il Foglio.
Scritto in un linguaggio schietto e realistico, il romanzo breve di Genovese, definito "noir sui generis" (in effetti un morto c’è, ma di noir niente di più), è la storia, narrata in prima persona, di un aspirante scrittore.
Il libro parla di un giovane siciliano di provincia, disoccupato, che scrive o almeno ci prova, sempre a caccia di ispirazione, che passa le sue giornate bighellonando tra casa, amici, ragazze. Parla della storia decennale con la fidanzata asfissiante e rompiscatole, di una breve storia con una ex compagna di scuola, della quale forse è veramente innamorato, e di un amore fugace e deludente con una vicina di casa. Donne, amore, sesso, ma Teste non è certo la storia di un’educazione sentimentale. È la storia del sogno, comune a molti, più o meno giovani, di diventare scrittore. Il protagonista parla dei suoi miti letterari, uno tra tutti Eraldo Baldini (Vorrei tanto avere le idee di Baldini. Baldini è unico. E prima o poi lo incontrerò e ci parlerò. E mi farò prestare la sua testa. Almeno per un mese. Poi gliela reastituisco). Il protagonista cerca di conoscere Baldini, lo contatta via e-mail e spera in una risposta, cerca di incontrarlo (e alla fine ci riesce) per avere da lui un consiglio, un’idea per il romanzo che ha intenzione di scrivere, l’idea giusta che gli permetta di sfondare nel difficile settore della narrativa. Ed ecco che il romanzo è un pretesto per parlare in modo fresco, ironico, senza veemenza e senza invettive, delle difficoltà che incontra uno scrittore in cerca di pubblicazione.
Genovese accenna a questioni importanti: la letteratura italiana contemporanea, i media, la perdita dei valori della società; critica l’istituzione scolastica che ti fa leggere le solite cose … alla scuola elementare, alla scuola media e poi alle superiori, sempre le stesse.
In uno stile scanzonato, umoristico, piacevolissimo decrive la rabbia e la delusione per i ripetuti rifiuti delle case editrici, per l’attesa di un riscontro positivo che non arriva.
Perché in Italia se sei un giovane esordiente, il luogo geografico di provenienza non è importante (qui è la Sicilia ma in un’altra regione sarebbe la stessa cosa), non è sufficiente avere talento. Per entrare a far parte della cerchia di scrittori che contano, devi conoscere i canali giusti, devi conoscere qualcuno, o ti cestinano ancora prima di avere il manoscritto tra le mani. Genovese critica gli editori a pagamento e gli scrittori che pagano per imporsi al grande pubblico. Bellissimo il personaggio del poeta a pagamento. Nel passaggio del libro che descrive l’incontro del protagonista con il poeta, sarcasticamente definito vecchierel canuto e bianco, c’è tutta la critica alla macchina dell’editoria italiana del momento (Hai pubblicato un libro? – Annuisco. – E’ una cazzata Quanto hai pagato?Niente – … Per questo è una cazzataSe pagavo era meglio? …).
E ancora parla, nelle prime battute del libro, di corsi di scrittura creativa (Sono a un corso di scrittura screativa, mi riempiono la testa di cazzate. Duecento euro per cinque giorni. Siamo ancora al primo, ma richiederò i soldi indietro.) e di concorsi truffa.
E se qualcuno di voi ha tentato di farsi leggere, di farsi conoscere, sa che c’è molto di vero in Teste, che l’esperienza del protagonista è comune a molti aspiranti scrittori.
Negli ultimi anni in Italia è aumentato l’interesse per la scrittura e il numero delle persone che scrivono, forse anche grazie alla vetrina offerta da Internet. E sempre di più chi desidera approfondire le proprie competenze e affinare il proprio talento naturale, tenta la strada delle scuole e dei corsi di scrittura creativa, disposto a tutto pur di vedere pubblicati la propria opera e il proprio nome.
E su questo argomento, tutti coloro che si muovono nel mondo "sotterraneo" della scrittura, esordienti e non, se non l’hanno già letto, non dovrebbero perdersi il provocatorio Quasi quasi faccio un corso di scrittura anch’io di Gordiano Lupi, che con molta veemenza e un pizzico di ironia affronta i mali dell’editoria italiana contemporanea.

Stefania Gentile

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