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Piccolo è bello

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Piccolo è bello

Questo mese parleremo di alcuni piccoli espedienti che ci consentiranno di iniziare ad esplorare il fantastico mondo della macrofotografia. Siete stanchi di fare le solite foto? Non ne potete più di tramonti, monumenti e amici in posa? Forse è giunto il momento di cercare altrove i soggetti da fotografare: nel mondo del piccolissimo. Il bello della fotografia macro è la varietà di soggetti interessanti praticamente infinita a disposizione; inoltre non è necessario spostarsi per andarli a cercare, dato che basta guardarsi attorno per trovarne a volontà…
Tecnicamente si può parlare di macro quando l’ottica a nostra disposizione ci consente di ottenere un’immagine sulla pellicola o sul sensore in scala 1:1 (dimensioni reali) o addirittura superiore, rispetto al soggetto. Ad esempio un insetto lungo 5 mm produrrebbe una immagine di se stesso delle stesse dimensioni sul sensore; viste le ridottissime dimensioni del medesimo (come riportato nei miei precedenti articoli) una simile immagine dovrebbe riempire gran parte del fotogramma.
La macrofotografia è una tecnica che pone alcune difficoltà, soprattutto per quello che riguarda illuminazione e profondità di campo; inoltre alcuni soggetti tipici, come insetti e simili sono poco propensi a restare fermi in posa, e visto che le distanze di ripresa sono spesso dell’ordine di qualche centimetro, occorrerà armarsi di una robusta dose di pazienza!
Vediamo innanzitutto come dotarci degli strumenti necessari per entrare nel mondo dell’estremamente piccolo.
Per ritrarre un soggetto con un forte ingrandimento, si può agire in due modi (uno non esclude l’altro): si può sfruttare il fattore di ingrandimento delle lenti zoom della fotocamera, e ci si può avvicinare di più al soggetto.
Praticamente tutte le fotocamere digitali moderne hanno una apposita "modalità macro" solitamente accessibile con la pressione di un pulsante o con la rotazione di una ghiera, contraddistinta dalla tipica icona col fiore. In questa modalità la fotocamera è in grado di mettere a fuoco a distanze minori del solito, e così possiamo scattare da vicino ed ottenere un ingrandimento maggiore del soggetto. Normalmente una fotocamera può mettere a fuoco un soggetto a circa 60 cm di distanza in modalità normale, mentre in modalità macro questa distanza si riduce a pochi centimetri (da 2 a 10 circa a seconda del modello di fotocamera). Normalmente la modalità macro è sufficiente per soggetti piccoli ma non piccolissimi, ad esempio una grossa farfalla, un orologio da polso, ecc. Per ingrandimenti molto spinti si possono adottare due espedienti che vedremo ora.
Innanzitutto si può piazzare davanti all’obiettivo della nostra fotocamera una lente addizionale che consenta di accorciare la distanza minima di messa a fuoco. Molte fotocamere dispongono di speciali adattatori con filettatura a vite per montare filtri e lenti addizionali. Le lenti o diottri vengono fornite come optional, oppure le si può acquistare presso ditte specializzate come
Raynox, Tiffen, Hoya, scegliendo il diametro che si avvita sul vostro adattatore. Nella peggiore delle ipotesi potete riciclare una lente di ingrandimento di buona qualità oppure una lente di un vecchio paio di occhiali (del tipo usato per correggere la presbiopia o l’ipermetropia, non vanno bene invece le lenti per la miopia) che sicuramente ha una qualità migliore della lente per i francobolli… Purtroppo in questo caso dovremo costruire anche un adattatore per tenere ferma la lente addizionale. Tenete presente che gli adattatori forniti come optional dalle case come Sony, Canon, Nikon, ecc. sono fondamentalmente dei tubi di plastica o alluminio che si fissano al corpo macchina con un innesto a vite o a scatto, e che proteggono il meccanismo dello zoom inglobandolo al proprio interno. La lente addizionale viene posizionata dopo l’adattatore, in maniera tale che anche estendendo al massimo l’obiettivo zoom, la preziosa lente frontale dell’obiettivo non vada a sbatterci contro.
In commercio ci sono tantissime lenti addizionali classificate a seconda delle
diottrie1, da +1 a +10 circa. Una lente molto potente tenderà a far comparire distorsioni e aberrazioni cromatiche nell’immagine; un buon compromesso potrebbe essere la lente 4+ da quattro diottrie. E’ anche possibile montare più lenti una sull’altra, per ottenere una somma di diottrie. Anche qui è opportuno non esagerare, per gli stessi motivi riportati prima. Il tipico kit di lenti che trovate nei negozi di articoli fotografici è composto da tre o quattro lenti, da +1 a +4 e lo potete acquistare per 50 euro circa.
Tenete presente che la distanza di lavoro massima quando si lavora con le lenti addizionali è pari a 1 metro diviso per il potere della lente in diottrie; ad esempio un diottro da 10+ consentirà di mettere a fuoco ad una distanza massima (quando il fuoco della fotocamera è impostato all’infinito) pari a 1/10 = 10 cm. A seconda dai soggetti che desideriamo riprendere potremo quindi basarci anche su questo per effettuare una scelta. Naturalmente la distanza minima sarà nell’ordine di pochissimi centimetri, ma fotografando certi tipi di insetti non è facile avvicinarsi tanto senza spaventarli e farli fuggire.
Per ottenere ingrandimenti veramente spinti con una ottima qualità c’è un metodo alternativo. Occorre procurarsi un vecchio obiettivo 50mm a focale fissa (non zoom) e manuale (non autofocus) frugando in qualche mercatino o in soffitta… Sono da preferirsi obiettivi molto luminosi: almeno f1.9, l’ideale sarebbe un 1.4 (se avete la fortuna di trovarlo!) e fisicamente "corti". Un obiettivo poco luminoso o "lungo" causerà una vignettatura molto evidente (addirittura il soggetto potrebbe essere incorniciato in un cerchio e il resto dell’immagine potrebbe restare nero..)
Una volta trovato un obiettivo con le caratteristiche giuste, bisogna impostare il diaframma manualmente bloccandolo alla massima apertura disponibile e fissare poi il tutto al solito adattatore ma avvitandolo per la ghiera dei filtri, ovvero rovesciato. Per fare questo sono disponibili speciali anelli dotati della opportuna doppia filettatura. Così facendo il nostro storico 50mm agisce come un potentissimo diottro da circa 20+ con una ottima qualità di immagine. Il potere in diottrie di un obiettivo rovesciato si può calcolare approssimativamente dividendo 1000 per la sua lunghezza focale. Nel nostro caso, 1000/50 = 20 diottrie.
Naturalmente non si potrà usare l’autofocus della fotocamera, ma occorrerà impostare la messa a fuoco manualmente. Una buona tecnica consiste nell’impostare manualmente una distanza approssimativa ed effettuare poi la messa a fuoco definitiva muovendo lentamente l’intero corpo macchina verso il soggetto finchè l’immagine nel monitor LCD non risulta nitida.
Gli ingrandimenti (I) ottenibili con questa tecnica si possono calcolare conoscendo la lunghezza focale dell’obiettivo principale (FLP) e quella dell’obiettivo rovesciato (FLR), tramite la semplice formula:
I = FLP / FLR
Ad esempio un obiettivo da 50mm montato rovesciato su un obiettivo principale di 100mm darà un ingrandimento pari a 100/50 = 2x (ovvero un rapporto di riproduzione macro 2:1).
Dato che il nostro obiettivo principale sarà quasi certamente di tipo zoom, ne consegue che per ottenere il massimo fattore di ingrandimento dovremo impostarlo tutto verso il tele.
Sempre dalla formuletta vista sopra di deduce che per ottenere ingrandimenti sempre più spinti oltre ad allungare l’obiettivo principale (nelle fotocamere economiche e prosumer siamo comunque limitati all’escursione massima dello zoom a corredo) si può usare un obiettivo rovesciato di focale ancora minore. Rovesciando un obiettivo grandangolare (ad esempio un 28mm) otterremo ingrandimenti superiori, tuttavia a questi livelli si intensificano tutta una serie di problemi che potrebbero rendere sempre più difficile la buona riuscita della fotografia: forte vignettatura, perdita di luminosità, profondità di campo sempre più ridotta (anche pochi millimetri!). Una accoppiata ideale è formata dal mediotele come primario (100-150mm) e da un obiettivo normale (50mm) da usare rovesciato.
Non tutti gli obiettivi "d’annata" da 50mm si comportano allo stesso modo per questo genere di lavoro, l’ideale sarebbe provarli prima di procedere all’acquisto. E’ sufficiente accostarli all’adattatore (sul quale avremo preventivamente montato un filtro neutro o UV per proteggere l’obiettivo della fotocamera) per rendersi conto dal monitor LCD della resa effettiva. Il problema principale che si presenta quando si prova questo "trucco" dell’obiettivo rovesciato è costituito dalla vignettatura. Ai bordi dell’immagine si osserva una perdita di luminosità (i tipici "angoli scuri") anche impostando lo zoom tutto verso il tele. In alcuni casi l’effetto è talmente accentuato da incorniciare completamente il fotogramma: il soggetto appare al centro di un "oblò" circolare, mentre il resto del fotogramma è nero. I due fattori chiave per attenuare al massimo il problema sono l’apertura, che deve essere molto grande, e la lunghezza fisica dell’obiettivo in questione (corto è meglio). La prova empirica resta il metodo più rapido per capire se il 50mm esaminato fa al caso vostro.
La profondità di campo diminuisce con l’aumentare dell’ingrandimento; nella fotografica macro può raggiungere valori veramente minimi, anche pochi millimetri. Ad esempio se fotografate un insetto, la testa potrebbe essere a fuoco ma non così per il resto del corpo. Sta a voi acquisire la destrezza per realizzare comunque delle foto ben riuscite: mettete a fuoco il dettaglio più importante e scattate.
Esistono speciali slitte micrometriche che consentono di muovere le fotocamera montata su di esse avanti e indietro con estrema precisione ruotando una ghiera, ma sono utilizzabili solo se il soggetto è statico (ad esempio il pistillo di un fiore).
Il problema maggiore nella fotografia macro è l’illuminazione. Anche se è giorno dovrete usare il flash per ottenere un buon risultato; purtroppo spesso si lavora talmente vicino al soggetto (pochi centimetri) che il flash incorporato nella fotocamera non è in grado di illuminarlo correttamente. Esso potrebbe cadere infatti al di fuori del cono di luce o riceverne al contrario una quantità eccessiva. Per ovviare al problema possiamo mascherare il flash incorporato con un diffusore (anche un semplice fazzoletto bianco può essere utile) stemperandone così la potenza, oppure utilizzare un flash esterno (se la fotocamera è provvista dell’apposito attacco a slitta) montato con un apposito cavo di prolunga per poterlo posizionare puntato verso il soggetto (che lo ricordiamo, è a pochi centimetri dall’obiettivo). Esistono appositi flash anulari progettati appositamente per la macrofotografia e che sono in grado di illuminare il soggetto con una perfetta luce diffusa, ma hanno tutti un costo molto elevato. L’importante è non farsi scoraggiare dalle difficoltà e sperimentare tutto ciò che l’ingegno ci suggerirà per superarle.. Chissà, magari un giorno potremo esibire fotografie assolutamente meravigliose come quelle di
Mark Plonsky, uno tra i migliori fotografi di insetti che abbia mai visto in rete (e anche fuori..) Assolutamente imperdibile il suo articolo sulla macrofotografia, che ha spinto anche me2 a sperimentare nel mondo del piccolissimo.
Buon divertimento!

Massimo Borri

1
La "potenza" di una lente viene misurata in diottrie. Si ottiene dall’inverso della lunghezza focale (espressa in metri) 1/F.

2
l’immagine di sfondo è un particolare di una moneta da un euro ripreso con la mia Canon Powershot G3 e un obiettivo Pentax 50mm rovesciato.

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