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VENEZIA 2003 – L’ORGANIZZAZIONE

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Venezia 2003 – L’organizzazione

Secondo anno della gestione De Hadeln a Venezia con quasi certa riconferma per il prossimo anno. Chiuse le polemiche sul film di Bellocchio "Buongiorno, notte", estremamente deluso dal mancato Leone d’Oro (comunque già vincitore al botteghino e praticamente presente in tutte le sale cittadine) ed accreditato anche dai più come vincitore (ma i critici hanno poi visto "Il Ritorno", il bel film russo premiato quest’anno?), ecco un breve resoconto di cosa è andato e cosa non è andato in questo Festival.
Le cose positive partono con la selezione dei film, mediamente superiori all’anno scorso (con anche una nutrita colonia italiana), nonostante la presenza di pellicole terrificanti, che alla fine poi fa piacere vedere, per il gusto di massacrarle e ridicolizzarle. Nutrita anche la presenza di Star straniere (nonostante la defezione all’ultimo di personaggi del calibro di Nicole Kidman e Antonio Banderas), nel bene e nel male la vera attrazione dei festival, che quest’anno ha visto sbarcare per la prima volta Woody Allen, da qualche tempo meno ritroso verso queste manifestazione cinematografiche-mondane (ricordiamo la sua presenza anche agli Oscar e a Cannes).
Se da un punto di vista strettamente "cinematografico" il Festival sembra funzionare, c’è purtroppo da registrare la pessima organizzazione che trasforma tutta la manifestazione in un "baraccone", in cui la fanno da padrone invece del cinema, la politica e la televisione. Cosa c’entra Marzullo con il Festival di Venezia? Perché la politica fa passerella e viene a imporre coordinate a chi lavora da tanti anni nel mondo del cinema?
Il Festival di Venezia è diventato sopra ogni cosa un affare, dove il cinema si vende e non dove il cinema si rappresenta.
Questo spiega il fatto che pur riconoscendo una carenza di strutture adeguate per un Festival Internazionale (il direttore De Hadeln ha indicato una mancanza di sale per soddisfare altri 2000 posti. PS: il sindaco di Venezia ha dichiarato che per il prossimo anno sarà fatto qualcosa. Vedremo), già da un paio di anni si è registrato un aumento esponenziale del numero di biglietti venduti al pubblico, a scapito, ovviamente, degli accrediti cinema, che, tra l’altro, si sono visti aumentare il proprio abbonamento dai 26 ai 40 €. Il che comporta lunghe code fra una proiezione e l’altra, tempi di attesa estremamente dilatati (ora per assistere ad una proiezione importante, bisogna mettersi in fila per lo meno un’ora prima, sacrificando ovviamente la possibilità di incastrare più visioni nel corso di una giornata), rischiando spesso comunque di non entrare, con la beffa di vedersi passare avanti chi è arrivato dopo (l’inciviltà purtroppo non ha confini) e di dover litigare ogni volta con zelanti "addetti all’entrata" (buttafuori con look stile Matrix) che non sanno niente dell’organizzazione delle proiezioni e che spesso lasciano fuori persone con ancora posti in sala. E la cosa divertente è che questo aspetto, curiosamente, non tocca solamente il pubblico accreditato, ma anche la stampa, anch’essa costretta a dover rimanere fuori dalle sale per mancanza di posti (un vero mistero visto che le loro proiezioni sono esclusivamente per i loro accrediti. Ma quante testate giornalistiche sono presenti al Lido, per non riuscire ad entrare in una sala da 1200 posti?). La stampa si lamenta poi, con l’era De Hadeln, del raddoppio del concorso ufficiale (Leone d’Oro e Settimana della Critica) che li costringe (poverini) anche a tour de force serali e a seguire conferenze stampa troppo pilotate. Al di là dei loro problemi, come accredito cinema devo comunque segnalare tre gravi colpe della categoria in cui mi ritrovo già da alcuni anni: l’inciviltà nelle file (già segnalato prima), che quest’anno ha portato alcuni accreditati a filmare testimonianze in diretta di queste "furberie"(magari sarà proiettato a Venezia, il prossimo anno, un video su questo); l’assurda consuetudine di tenere i posti occupati all’interno delle sale per altri amici del proprio gruppo, che probabilmente non riusciranno nemmeno ad entrare: posti, che di fatto non saranno mai occupati neanche da altri perché costretti a rimanere fuori da un’organizzazione che considera le sale esaurite; e per ultimo, le continue lamentele di questa categoria di accreditati, soprattutto in anni precedenti in cui l’organizzazione funzionava molto meglio: tutto ciò ha portato ad identificare l’accreditato cinema come un rompiballe che si lamenta sempre, e quindi non più credibile quando ci sono vere ragioni di critica. Ma chi è venuto quest’anno a Venezia non si è trovato a fare i conti solamente con la pessima organizzazione, ma anche con la città, che ogni anno diventa sempre più esosa: alloggi e cibo sempre più cari, e soprattutto trasporti che, approfittando della estrema difficoltà nel raggiungere un luogo come il Lido (lontano da tutto, anche dal campeggio collocato a punta Sabbioni, nell’estrema punta), in cui diventa obbligatorio utilizzare i mezzi pubblici ed i traghetti (purtroppo non si può pensare di farsela a nuoto da Venezia) dai costi proibitivi (3,50 € la corsa); la beffa è poi quella di vedersi togliere anche l’abbonamento settimanale per averne uno da tre giorni (costo 22 €) e vedersi anche trattare male dagli addetti al settore, mal disposti a fornire servizi supplementari per il breve periodo della durata della rassegna. E vi assicuro che tutto questo, sommato, alla fine diventa oneroso, sia in termini economici che in termini di "incazzatura". In ogni caso viva il Festival … e scusate lo sfogo.


Andrea Leonardi.

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