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Quel matto di Agosti

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Quel matto di Agosti

"Chi dunque guarirà coloro che sono sani?" Seneca

Silvano Agosti è un personaggio unico nel panorama attuale del cinema italiano: autore integrale di opere autogestite a basso costo (documentari e fiction, film inchiesta e film militanti, video e programmi tv), talent scout (di Franco Piavoli), montatore anche per altri autori (I pugni in tasca di Bellocchio), oltreché gestore di un cinema romano. Nel 1975 Agosti ha diretto, insieme a Marco Bellocchio, Rulli e Petraglia, quell’incredibile film documentario, molto atipico, che era Matti da slegare, sulla riforma che portò alla chiusura degli ospedali psichiatrici. Agosti conosceva bene Basaglia1 e la sua battaglia di liberazione dei malati dalle camicie di forza e dalle costrizioni a cui erano sottoposti.
Ritorna su quei temi dopo venticinque anni, con La seconda ombra, un piccolo film dai toni diversi, di favola realistica, una cifra molto cara ad Agosti (vicina a quella del nostalgico Uova di garofano di qualche anno fa), che è, anche questa volta, regista, produttore, sceneggiatore, fotografo e montatore. Interpretato da attori non professionisti, ex degenti che hanno vissuto in prima persona l’esperienza del prima e dopo riforma psichiatrica, con l’eccezione di Remo Girone che interpreta il "ruolo" di Basaglia, non è certamente una biografia ma un film delicato, intimo e libero su alcuni momenti di una storia: le urla e gli elettroshock dei manicomi-lager, con le suore-secondine della repressione, che fanno pure recitare le preghiere e i canti di Chiesa ai degenti; l’insostenibile liberazione dei malati e dei loro infermieri-custodi; l’apertura delle porte per poter finalmente uscire fuori, nel bellissimo giardino che anche nella realtà circonda l’ex ospedale psichiatrico di Gorizia (dove Basaglia operò); l’abbattimento del muro esterno, per "andare a vedere come sono i matti di fuori"; la festa e la musica per un matrimonio nel giardino. La seconda ombra è quella dimensione dove alcuni ricoverati riuscivano a rifugiarsi quando venivano "torturati" dagli infermieri, è un po’ anche l’ombra di una vita che per tanti non è stato possibile vivere perché rinchiusi in una realtà concentrazionaria. Agosti sta accompagnando amorevolmente il suo film in giro per l’Italia, in quelle città e quei cinema dove riesce a farlo vedere e magari a garantirgli qualche giorno di programmazione. Porta con sé la sua carica
fortissima di umanità e la sua filosofia di vita, candida e disarmante come quella dei bambini, a cui è vicino per purezza d’animo e di intenti: profondamente cristiano, considera l’educazione cattolica la più efficiente fabbrica di borghesi che esista, fondata com’è sulla pratica della repressione e sul rinvio della soddisfazione; padrone assoluto del proprio mestiere e dei propri film, ad eccezione della sua opera prima, Il giardino delle delizie (1967) che fu tagliato dal produttore su imposizione della censura:
esperienza che l’ha fatto allontanare dall’industria del cinema, per affermare la sua libertà di autore, che si nutre solo di idee, di una macchina da presa, di un po’ di pellicola e di un qualsiasi registratore del suono. La sua esperienza di esercente nasce da un sogno in cui, di fronte ad un Chaplin triste per la chiusura di un cinema, Agosti promette di riaprirlo; e così fece con una sala parrocchiale chiusa da alcuni anni, che è diventata l’Azzurro Scipioni (il nome deriva dal film di Franco Piavoli, Il pianeta azzurro, tenuto in programmazione continua per oltre un anno), di cui Agosti è talvolta anche operatore di cabina (perché gli piace toccare la pellicola), con due sale dove letteralmente si vola al cinema su delle poltrone di aereo. Per Agosti il cinema è un riflesso della passione per la vita, che si esprime anche nell’idea per cui non bisogna lavorare più di un giorno alla settimana, per
esser felici, avendo così modo di fare negli altri giorni ciò che realmente ci libera il corpo e la mente. Se capita dalle vostre parti, non perdetevelo.

Paolo Baldi

1
Nome noto per la battaglia a favore della chiusura dei manicomi. Di Basaglia, deceduto, esce in questi giorni "Conferenze brasiliane" , Editore Raffaello Cortina, in cui le sue ragioni ed i suoi metodi emergono nitidi e con grande forza

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