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I ritrovati miracolosi

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I ritrovati miracolosi

Somatostatina e Di Bella, questi i protagonisti della cronaca di questi mesi, tanto si è scritto e si è detto sul conto di questa sostanza, sulla responsabilità di ministri e industrie farmaceutiche, giocando forse un po’ troppo con la speranza dei malati. Non si può a mio parere, giudicare a cuor leggero circa la buona fede del
Professore e la efficacia della sua cura. Si può però certo ricordare che questo del medico modenese non è il primo caso di personaggi che hanno annunciato la scoperta del secolo, il rimedio ultimo, la cura definitiva contro questa o quella malattia. Non sempre chi è andato contro la medicina ufficiale e le cure classiche può essere considerato un imbroglione o un ciarlatano, di fatto però è spesso accaduto che in un primo momento vengano decantati gli effetti di alcune sostanze che sono persino definite miracolose e in seguito le stesse vengano demonizzate e definite pericolose, e gli autori delle scoperte vengano poi dimenticati dalla comunità scientifica e dall’opinione pubblica.
Già nel 1945 c’era chi asseriva di fermare le neoplasie con la polvere di diamante puro mescolata con acqua di calce, o con iniezioni di cartilagine di squalo. Diverso era invece il metodo KC555, a base di estratti di piante e una buona dose di vino rosso del Chianti (magari ci si ubriacava un po’, ma la guarigione era assicurata). Agli inizi degli anni 50 fa la sua comparsa il siero Bonifacio, messo a punto da un veterinario di Agropoli convinto che la cura del cancro si potesse trovare nelle feci delle capre. Tale siero però non è stato mai approvato sebbene il suo inventore lo distribuisse gratuitamente ai malati che si recavano in veri e propri viaggi della speranza, al suo studio. Nel 1983 il medico muore e la questione e la cura sono dimenticate. Nel 1994 le prime pagine dei giornali sono dedicate all’UK101, molecola estratta dal fegato di capra che per l’immunologo
Alberto Bartorelli è in grado di stimolare le difese immunitarie dell’individuo colpito da cancro e bloccare così l’avanzamento del male; anche in tal caso, come per il professor Di Bella, a sostenere l’efficacia della cura non è la comunità medica ufficiale ma i pazienti e le loro famiglie che rivendicano la libertà di cura e chiedono al ministro della sanità dell’epoca di dare il via alla sperimentazione. A nulla valse ricordare le affinità dell’UK101 con il ritrovato del veterinario di Agropoli, anch’esso estratto dalle pecore. La sperimentazione inizia nel 1995 all’Istituto di Scienze
Farmacologiche dell’Università di Milano. Oggi su tale ritrovato gli esperti sono molto cauti, in attesa dell’esito della sperimentazione il farmaco è disponibile per “uso compassionevole”. Rientra cioè in quelle categorie di farmaci ancora in fase di sperimentazione ma che hanno già mostrato caratteristiche interessanti e sono prescritti ai malati terminali e a chi ha provato la medicina ufficiale senza risultati. Ritrovati e farmaci miracolosi hanno fatto la loro comparsa anche in America, così agli inizi del secolo tutti parlarono del
Laetrile, un composto a base di amigdalina, sostanza estratta dai noccioli di albicocca. Il primo ad usare tale sostanza fu il medico americano Krebs che nel 1920 la somministrò ai pazienti con tumori in fase avanzata ottenendo importanti risultati. Il ritrovato si rivela troppo tossico e la cura è abbandonata; il figlio di Krebs ripropone la scoperta in una nuova versione meno pericolosa vent’anni dopo con il nome di Laetrile. Il rimedio ha un grande successo e varca anche le frontiere degli Stati Uniti. Nel 1953 l’associazione medica della
California ne studia gli effetti dimostrandone la piena inefficacia e per di più ne conferma la tossicità con ricerche successive. Tuttavia il Laetrile continua ad essere distribuito clandestinamente da una rete commerciale nel Nord e Centro America.
Questi sono alcuni casi di ritrovati miracolosi, molti altri se ne potrebbero menzionare e non solo relativamente alla cura dei tumori, ma anche riguardo la disintossicazione di chi fa uso di sostanze stupefacenti e soprattutto riguardo l’arresto del processo di invecchiamento. Adesso è il turno della cura del professor Di Bella, speriamo che anche questa volta non si risolva tutto in una bolla di sapone e non siano deluse le speranze di tanti malati che oggi si stanno indebitando per acquistare le dosi prescritte della “magica” sostanza.

Francesca Sessa

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