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Una seconda possibilità

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Una seconda possibilità

Diario del capitano, Data Astrale 3241.8.
Alle ore 14 abbiamo ricevuto dal Comando Di Flotta l’ordine con
Priorità Uno di esplorare un settore sconosciuto denominato in codice
L1.
Non mi è stata fornita nessun’altra spiegazione sui motivi che ci spingono con tale urgenza verso quella zona di spazio, posso solamente supporre che si tratti di una minaccia d’invasione aliena o di qualche cataclisma naturale.
Fra alcuni minuti i nostri dubbi saranno dissipati.

– Capitano stiamo entrando in questo momento nel settore L1. – disse il Signor Spock leggendo i dati rilevati dai sensori a lungo raggio.
Kirk alzò lo sguardo verso il grande schermo centrale.
– Massimo ingrandimento Signor Sulu, vediamo cosa sta succedendo. –
Nulla di particolare comparve sul visore, solamente le stelle in movimento deformate dalla possente velocità della nave.
Kirk attese qualche minuto nella speranza che comparisse qualcosa, poi stanco dell’attesa si alzò dalla poltrona centrale e si diresse verso la postazione del vulcaniano.
– Cosa ne pensa Signor Spock? Non c’è nulla là fuori. –
Con la tipica espressione neutra lo scienziato rispose.
– Apparentemente è così capitano, tuttavia non penso che il Comando ci abbia inviato qui con un ordine di Priorità Uno senza un fine ben preciso. –
– Già Signor Spock ha ragione, se almeno ci avessero detto cosa cercare tutto sarebbe stato più semplice, Signor Sulu continui l’esplorazione ad ampio raggio e… –
Improvvisamente un boato assordante si diffuse per tutta la nave, Kirk fu letteralmente scaraventato verso il centro della plancia mentre la maggior parte del personale rovinò al suolo tramortito.
– Un colpo di phaser! – urlò Kirk rialzandosi ed avventandosi verso la sua postazione.
– Scudi alzati, postazioni di battaglia pronti a rispondere al fuoco!

– Numerosi incrociatori klingon in avvicinamento. – esclamò concitato il Signor Cechov cercando di mantenere i nervi saldi.
Kirk distinse nettamente le sagome minacciose del nemico comparire come dal nulla nel settore, non c’erano dubbi sulle loro intenzioni, la voce del Signor Spock lo raggiunse proprio mentre stava per ordinare il contrattacco.
– Capitano stanno per attaccare nuovamente. –
– Signor Cechov risponda immediatamente al fuoco e miri al capo formazione. –
L’Enterprise scaricò una bordata di phaser direttamente sul bersaglio riducendolo ad un cumulo di detriti vaganti nello spazio.
– Signor Sulu viri di Sessanta gradi a tribordo, prendiamo distanza dal resto della flotta avversaria, Signor Cechov armi i siluri fotonici e si tenga pronto. –
– Ma come diavolo avranno fatto a comparire così all’improvviso senza essere rilevati dai sensori della nave? – si chiese perplesso Kirk mentre studiava la nuova disposizione del nemico.
– Navi Klingon in avvicinamento, stanno armando i pezzi. – replicò il vulcaniano.
Kirk non si fece cogliere di sorpresa nuovamente.
– Signor Cechov fuoco con i siluri fotonici. –
Due globi luminosi fuoriuscirono dal ventre dell’Enterprise.
– Nemico distrutto. – rispose dopo alcuni secondi il russo sorridendo per il buon esito del tiro. Sul visore centrale ricomparvero le stelle ed il vuoto interstellare, alla massima velocità l’Enterprise inserì la rotta per lo spazio federale.
– Squadra di riparazioni subito in plancia. – ordinò Kirk osservando le varie consolle ancora fumanti a causa dei numerosi cortocircuiti ed il fumo acre che rapidamente iniziava a diffondersi sul ponte.
Il Signor Spock si avvicinò con una espressione strana, indefinibile,
Kirk la riconobbe subito, senza dubbio c’erano nuovi guai.
– Sì Signor Spock mi dica. –
– Capitano, stanno comparendo decine di incrociatori da battaglia, sono apparsi da ogni direzione con rotta d’intercettamento. –
– Ma questo è impossibile Spock, li abbiamo appena distanziati, cosa diavolo sta succedendo? Potrebbe trattarsi di un nuovo sistema d’occultamento? –
– Lo escluderei capitano, non abbiamo rilevato alcuna modifica del campo sub-spaziale, l’ipotesi più logica è che sia un’arma totalmente nuova… affascinante. –
– Grazie Signor Spock, se saremo ancora vivi dopo questa battaglia le prometto che avrà modo di risolvere questo mistero. –
Mentre l’Enterprise iniziava coraggiosamente a rispondere al fuoco due vascelli klingon vennero colpiti in pieno scomparendo in una deflagrazione accecante, rimpiazzati tuttavia da nuove riserve.
L’Enterprise fu sottoposta ad un massiccio bombardamento nemico che indebolì sensibilmente le sue difese già ridotte al minimo.
– Capitano!!! Gli scudi stanno cedendo. – urlò il Signor Scott dall’interfono, poi aggiunse sempre più disperato – Se non rallenta la velocità della nave finiremo per esplodere. –
Kirk iniziò a provare una strana sensazione, una sensazione che non aveva mai provato prima in vita sua e mai durante uno scontro con il nemico: quella di non riuscire a sopravvivere.
– Signor Spock quanti sono i vascelli avversari adesso? –
Lo scienziato si chinò nuovamente sull’analizzatore, il riflesso azzurro dello schermo gli illuminò il volto per qualche secondo, la risposta risuonò come un epitaffio per l’Enterprise: 35 unità in costante aumento. –
La tensione crebbe rapidamente, Kirk si accorse di avere la fronte imperlata di sudore, con un gesto brusco del polso si asciugò il volto facendosi spazio fra i fumi maleodoranti e le scintille colorate degli apparecchi in avaria.
– Presto Signor Sulu aumenti la velocità ed inserisca una nuova rotta di fuga da questa zona, Signor Cechov mantenga attivo un fuoco di sbarramento. –
Purtroppo non rimase abbastanza tempo.
L’Enterprise fu scossa violentemente da una nuova bordata di siluri nemici che la fecero inclinare sul suo asse come una gigantesca trottola impazzita.
Non fu necessaria alcuna spiegazione da parte del capitano, tutti avevano perfettamente compreso cosa fosse successo: gli scudi erano scesi.
Era giunta veramente la fine.
La flotta Klingon in pochi secondi si avventò sulla preda ormai indifesa, impietosamente scaricò tutte le sue armi riducendo velocemente l’Enterprise ad una sfera rovente nello spazio. Kirk intravide solamente una luce bianca accompagnata dal frastuono della sua astronave che andava letteralmente in frantumi… poi il nulla.

Diario del capitano, Data Stellare 46583.9.
Abbiamo ricevuto una chiamata d’emergenza con Codice Uno proveniente dal Settore L1.
Dopo aver interrotto la nostra missione di cartografia stellare stiamo procedendo a massima curvatura verso le nuove coordinate.
Una chiamata in Codice Uno annulla e sostituisce qualsiasi attività intrapresa fino a quel momento, impartendo l’ordine tassativo di eseguire immediatamente le nuove istruzioni.
Solitamente questo codice viene riservato per scongiurare pericoli imminenti per la sicurezza del territorio della Federazione.
Fra breve sapremo di cosa si tratta.

– Stiamo entrando adesso nel Settore L1. – disse il comandante Data rivolgendosi al capitano Picard.
Alzandosi dalla sua poltrona e riasettandosi l’uniforme si avvicinò all’androide scrutando il grande schermo principale.
– Signor Data non vedo nulla di particolare, i sensori a lungo raggio non captano niente? –
– Nulla di particolare capitano per un raggio di cinquanta parsec, è un’area di spazio priva di pianeti abitabili, priva di nebulose, priva di un sistema stellare, priva… –
– Grazie Signor Data, continui pure l’esplorazione. – lo interruppe
Picard prima che il Secondo Ufficiale elencasse meccanicamente tutto il quadrante.
Come forma di vita artificiale Data aveva ancora molto da imparare nelle relazioni con gli esseri umani, ma Picard confidava che prima o poi ci sarebbe riuscito da solo.
Il sibilo della sirena d’allarme interruppe la quiete che regnava da alcuni minuti in plancia.
– Rapporto! – ordinò Picard sentendo scorrere l’adrenalina nel sangue.
– Stiamo incontrando delle anomalie sub-spaziali. – rispose il comandante Riker leggendo i dati trasmessi dal suo computer, poi aggiunse perplesso.
– Sembrano delle bolle nella struttura dello spazio circostante. –
L’androide si girò verso la postazione di comando.
– Più che delle bolle comandante le definirei delle fratture o se preferisce dei buchi nella trama del cosmo. –
– Si spieghi meglio. – chiese incuriosito Picard.
– Questo lembo di spazio apparentemente tranquillo è costellato da ampie zone di vuoto in movimento continuo, disposte casualmente lungo la nostra rotta. –
– Potrebbero essere pericolose? – domandò il consigliere Troi percependo la tensione e la paura crescente fra l’equipaggio.
– Direi letali consigliere. Capitano sarebbe opportuno portarci immediatamente alla massima distanza di sicurezza. –
Picard non se lo fece ripetere due volte.
– Navigatore esegua, ci allontani subito da questa zona. –
La minaccia sembrava ormai scongiurata, l’Enterprise viaggiava tranquillamente a velocità di curvatura verso la Base stellare più vicina dopo aver depositato una boa di segnalazione per le navi che fossero incidentalmente incappate in quell’area pericolosa.
Improvvisamente il ponte iniziò a tremare mentre l’Enterprise entrava inspiegabilmente in rotazione su se stessa.
– Rapporto! – ordinò Picard cercando di mantenersi saldo ai braccioli della sua poltrona, la testa gli girava e non era più sicuro se stessero ancora ruotando o se si fossero finalmente fermati.
– Abbiamo urtato il bordo di un buco sub-spaziale. – riferì Data controllando i suoi strumenti.
Riker si girò verso Picard, i loro sguardi preoccupati s’incontrarono comprendendo immediatamente quello che stava succedendo: le misteriose fratture si erano espanse così velocemente da ricoprire quasi tutto il quadrante, il minimo errore di rotta li avrebbe disintegrati all’istante. Il tenente comandante Geordi La Forge con fredda professionalità espose le sue scoperte durante la riunione degli alti ufficiali.
Nello schermo a parete alle spalle di Picard era rappresentato il settore di spazio interessato da quel misterioso fenomeno, a prima vista assomigliava ad una grande fetta di formaggio emmenthal, costellata da un’infinità di buchi di ogni grandezza.
Il capitano aveva arrestato le macchine nella speranza di trovare un modo sicuro di proseguire, presto le dimensioni di queste voragini avrebbero reso impossibile la navigazione.
– Quanto tempo ci rimane? – chiese infine Picard al capo ingegnere.
La Forge cambiò grafico ed indicò la curva di dissipazione evidenziata in rosso.
– Purtroppo solamente quindici minuti. –
– Quindici minuti!!! – grugnì il tenente Worf battendo nervosamente il pugno sulla tavola.
Picard si girò e richiamò all’ordine il klingon, non c’era tempo per scoppi emotivi di quel genere sarebbero serviti solo ad aumentare il panico e la tensione già abbastanza elevata.
Ritrovando la concentrazione domandò – Quale consiglio ha da darci tenente? –
Geordi si risedette sentendo lo sguardo degli altri ufficiali posato su di lui, avrebbe voluto avere delle alternative più rassicuranti, ma non ne trovò nessuna, tutto quello che potevano fare era giocare d’azzardo.
– Una bolla statica di curvatura rafforzata dagli scudi energetici dovrebbe farci rimbalzare sulla superficie delle fessure come una tavola da surf… il vero problema è l’esiguo tempo rimasto, dobbiamo muoverci immediatamente e non commettere il ben che minimo errore di navigazione. –
– Proceda tenente La Forge, ci muoveremo fra cinque minuti, ai vostri posti. –
In breve l’Enterprise si preparò a riattivare i motori principali.
– Bolla statica di curvatura generata e pronta capitano, scudi al massimo, siamo pronti a ripartire. – riferì il comandante Riker ricevendo il benestare dalle varie sezioni della nave.
– Attivare. –
Circondata da un alone fluorescente l’Enterprise iniziò la sua corsa disperata verso la salvezza, ad ogni buco che incontrava subiva delle spaventose sollecitazioni, in alcuni casi rimbalzò come un sasso lanciato a pelo d’acqua.
– Capitano gli scudi si indeboliscono e la bolla statica incomincia a fluttuare. – esclamò il tenente Worf osservando il pannello di controllo.
– Aumentare la velocità al massimo ed escludete tutti i sistemi non indispensabili, bisogna assolutamente rinforzarla. –
L’Enterprise urtò un buco talmente grande che il soffitto della plancia iniziò a screpolarsi facendo cadere dei calcinacci sulle teste del personale, neppure le apparecchiature furono risparmiate iniziando a fumare sempre più abbondantemente.
– La bolla statica è collassata capitano! Ci rimangono solamente gli scudi al venticinque per cento! – urlò il klingon cercando di compensare la perdita.
– Comandante Data riesce a rilevare la fine del percorso? –
L’androide si girò verso il capitano, in tale circostanza avrebbe voluto provare qualche emozione, ma la sua programmazione non comprendeva la paura.
– No capitano, il dissolvimento del tessuto spaziale si estende adesso praticamente all’infinito, non ci resta più spazio per manovrare. –
Picard si risedette pesantemente sulla poltrona, trovò la forza di ringraziare per l’informazione ed osservò lo schermo ormai completamente oscurato dalle voragini in espansione. Sul suo volto si poteva leggere chiaramente tutto il senso d’impotenza e di sconfitta che provava, nessuno in plancia si sarebbe mai aspettato che il viaggio dell’Enterprise era prossimo a terminare drammaticamente in quel punto preciso dello spazio.

L’ultima passione di Johnny lo costringeva a marinare la scuola ed il catechismo, suo padre ormai disperato non sapeva più cosa fare, dopo inutili tentativi falliti decise di accompagnarlo alla Convention di
Pasadena nella speranza che esaurisse tutte le sue enormi energie. La fila di ragazzini in coda davanti ad una strana macchina cresceva a dismisura di minuto in minuto assumendo la forma di un serpente snodato.
– Allora, muoviti! Vogliamo giocare anche noi, sbrigati!!! –
Johnny si voltò rivolgendo un’espressione feroce alla moltitudine di monelli smanianti.
– Finché non avrò perso giocherò a modo mio, lasciatemi continuare in pace! – urlò senza perdere la concentrazione sulla partita in corso.
Dopo circa quindici minuti il padre uscì dal bar del salone alla ricerca del figlio, non ebbe nessuna difficoltà a trovarlo, gli bastò seguire la colonna che si dipanava dal videogioco. Raggiunto il bambino lo afferrò cercando di convincerlo a lasciare libera la stazione.
– Adesso basta Johnny, ci sono tanti ragazzi che vogliono giocare a
Star Trek, non li vedi? Basta, vieni via, avanti! –
– Non adesso papà, devo superare il Livello L1, posso farcela guarda, non posso abbandonare l’Enterprise proprio adesso, verrà distrutta nuovamente. Posso vincere! Posso farcela! –
Il genitore esasperato non accettò scuse, sollevò di peso il figlio che rimase comunque ancorato saldamente ai comandi opponendo ogni tipo di resistenza.
Molti curiosi si fermarono ad osservare divertiti la scena.
Per porre fine a quella situazione imbarazzante l’uomo allungò con fatica il braccio verso i pulsanti di controllo, a stento raggiunse il
Comando Delete e sormontando con la sua statura il bambino infine riuscì ad attivarlo.
10… 9… 8… 7…
– No, nooo!!! – urlò disperato Johnny mentre iniziava a scorrere il conto alla rovescia sul display – Perchè? Perchè??? –
Osservando il volto congelato di Picard sul monitor gli parve che lo supplicasse di continuare quella partita, non voleva morire con tutto il suo equipaggio, c’erano ancora delle possibilità da sfruttare.
6… 5… 4…
Un giovane robusto si posizionò prepotentemente ai comandi del videogame e sogghignò pregustando una sicura vittoria adesso che quella peste se ne era finalmente andata. Con la coda dell’occhio vide
Johnny portato di peso fuori dalla sala mentre piangeva ed urlava per la disperazione, rise soddisfatto guardando la gente dietro di sè iniziare ad accalcarsi attorno al video ed incitarlo.
Adesso era lui la star del momento e non si sarebbe lasciato distrarre da niente e da nessuno.
Il viso di Picard inquadrato in primo piano iniziò lentamente a svanire perdendo forma e colore, ancora qualche secondo e ci avrebbe pensato il nuovo giocatore a dare una nuova possibilità agli equipaggi delle due Enterprise. Sempre se ne fosse stato capace.
3… 2… 1.
Game Over!

Claudio Caridi

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