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Il miglior amico dell’astronauta

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Il miglior amico dell’astronauta
25.3.0125

La caduta libera non mi è mai piaciuta. Trovarsi lo stomaco dove di solito sta la bocca non è il massimo delle mie aspirazioni. D’altronde finora nessuno ha inventato un modo più comodo di viaggiare, così…così sono qui, io, insetto cosmico, al cospetto di un signore che si chiama Universo. Dovrei essere felice: sono stato scelto, sono l’eletto. Eppure c’è tanto buio, là fuori. C’era una scienza, una volta, che studiava il rapporto delle situazioni ambientali con le reazioni umane. Credo che si chiamasse psicologia. Fu abbandonata perchè creava più problemi agli studiosi di quanti ne avessero i pazienti. Ora io non posso certo stare qui a fare lo stesso errore.
Non sarebbe economico, nè produttivo, come direbbe D.C., il computer di bordo, con quella voce nasale e metallica che mi ricorda quella vecchia sclerotica di mia suocera. Dove eravamo rimasti…ah, già: ora sono qua! Forse dovrei rivalutarmi, considerarmi il frutto di millenni di selezione in cui l’uomo, dopo aver conquistato sè stesso (così recitano i dischetti di storia), ha cominciato ad alzare il naso e si
è guardato intorno. Forse dovrei essere fiero e senza paura come l’eroe dei libri di fantascienza. Si vede che non sono tagliato per fare l’eroe. Non lo raccomando a nessuno di trovarsi in caduta libera quando a malapena riesci a non fartela sotto. Però non sono neanche così male. Al corso d’astronautica ho ottenuto i migliori voti, e anche se non sono un marcantonio sono riuscito a coronare il sogno della mia vita. E’ strano come la solitudine stimoli il ricordo e la riflessione. No, non è strano. E’ solo che io penso poco alla solitudine. Ora invece ho tutto il tempo che voglio.
Ma cosa penso a fare se non ho nessuno con cui litigare perchè sono convinto di avere ragione? Stare quassù non mi fa molto bene. Ma nessuno mi ha obbligato, se si escludono il mio orgoglio e l’incapacità di resistere allo stress chiamato moglie.

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27.3.0125

Ancora niente. Di tutto quello che cerco, neanche l’ombra. Ah, già, non vi ho detto cosa cerco. Forse perchè non lo so nemmeno io. Potrei riportarvi la motivazione ufficiale, ma non sono sicuro di averla capita io, figuriamoci se ci arrivate voi. Senza offesa, sia chiaro.
Ma il protagonista sono io, no?
Tornando a noi, cerco ogni traccia di forma di vita aliena. Un rametto di rosmarino, un’ameba di Giove. Qualsiasi cosa, anche il marziano a quattro braccia con le antenne verdi della letteratura, se esiste.
Cerco ogni cosa che possa far credere all’uomo di non essere solo
(bella questa, non trovate?). Forse è per questo che mi hanno mandato quassù senza un compagno. La solitudine stimola anche la ricerca.
Forse però non sono adatto. E se fallisco? Mi sono sempre chiesto se i grandi uomini erano veramente così ardimentosi o se erano spinti da giri d’interesse che ignoriamo, magari volutamente. Se così fosse, non sarebbero poi tanto grandi.
E se invece erano coraggiosi, allora dovevano per forza essere anche un po’ fessi. Ma a me cosa importa?
Io non sono certo un grand’uomo.
Se tornerò a mani vuote, mi crederanno? Cosa vuole davvero l’opinione pubblica? Sapere che fuori non c’è nessuno la rassicurerà o provocherà una grande delusione? Una cosa sola so, ed è meglio di niente: so cosa l’umanità non vuole.
Non devo assolutamente tornare con una razza più evoluta.
L’uomo è sempre stato il primo della classe, non sopporterebbe di doversi confrontare con qualcuno migliore. Ma mi sento così solo, quassù… quasi quasi rimpiango le grida di mia moglie. Consolati, al minimo ti rimarrà il materiale per scrivere qualche libro e andare da
Costanzo.

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33.03.0125 ore 17.49.55

Il mio viaggio è quasi finito. Non ho ancora trovato nulla.
Sono sulla via del ritorno, sto ultimando la circonferenza di rotta.
Me l’hanno fatta a forma di cerchio (più o meno) perchè dicono che così ci sono più probabilità di trovare qualcosa. I miei tubetti di dentifricio-cibo sono quasi finiti, debbo tornare anche se non ne ho una gran voglia. Speriamo che non mi lapidino. Eppure sono deluso!
Speravo davvero di non tornare a mani vuote. Mi manca solo un pianeta, e poi ho finito, ma ormai non ci credo più.
Adesso devo scendere, ci sentiamo più tardi.

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33.03.0125 ore 21.00.02

Ragazzi, è incredibile! Sono sceso sul pianeta e…Bingo!
L’ho trovato! Non so neanche come dirlo, io, sono talmente entusiasta… non riesco a parlare. Basta…un bel respiro…
Ok, allora: sono sceso sul pianeta, anonimo come tutti gli altri, ma c’era una macchiolina che si muoveva all’orizzonte, veniva verso di me e diventava sempre più grande. Ci credete?
Era un cane! O almeno mi sembra di poterlo chiamare così.
Vabbè, era viola, aveva un paio di zampe in più, ma mi leccava la tuta, e andava a prendere la ricetrasmittente d’emergenza portatile.
Cercate di capirmi, utenti che avete pagato questa costosa avventura spaziale: non avevo ossi a portata di mano, cosa potevo lanciare? Ora l’ho portato sù, è in un compartimento stagno tutto suo. Ci penseranno poi i cervelloni della Terra a stabilire cos’è e a dargli un nome. Io lo chiamo Fido, poi vedremo. Sono soddisfatto, ho portato a termine il compito che mi avevano affidato. Cos’altro può volere l’umanità più di un cagnolino da comandare a proprio piacimento?

IGNATZ

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